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Channel: VERSO LA STRATOSFERA
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Alberto Radius - The Seventies Trilogy: 1976-1979 (plus bonus live CD)

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La lunga storia musicale di Alberto Radius affonda le radici negli anni '60, con I Quelli, embrione della futura Premiata Forneria Marconi, nella quale anche Radius militò per breve tempo, agli esordi, sostituendo Franco Mussida impegnato a servire la patria. Seguirà la grande abbuffata di successi con la Formula 3, band  a cavallo tra canzone e venature prog, legata a doppio filo con la Numero Uno e con l'accoppiata Mogol-Battisti. "La grande casa" del 1973 segnò lo scioglimento della Formula 3. Le pagine si riapriranno nel 1990, con la reunion del trio. Altro grande gruppo, che ebbe purtroppo vita breve, fondato da Alberto Radius inseme a Mario Lavezzi, Vince Tempera, Gabriele Lorenzi, Bob Callero e Gianni Dall'Aglio fu Il Volo. Due soli album, l'omonimo nel 1974 e "Essere o non essere" nel 1976. Ma questa è una storia che già conosciamo. 
In mezzo a cotanto fervore musicale, Radius riuscì a realizzare una serie di album come solista, ad iniziare da quella meraviglia che fu "Radius" (1972), una sorta di jam session con la presenza di amici musicisti del calibro di Demetrio Stratos, Giulio Capiozzo, Patrick Djivas, Franz Di Cioccio, Vince Tempera e altri ancora. Lo ritroverete qui in questo lontano post del 2012. 

Alberto Radius - 1976 - Che cosa sei


TRACKLIST

01. Che cosa sei – 3:59
02. L’asino – 3:59
03. Il respiro di Laura – 5:14
04. La metà – 5:09
05. Sound – 3:43
06. Salamoia – 3:46
07. Suoni – 4:49
08. Zenit – 4:09
09. Popstar – 4:02


FORMAZIONE

Alberto Radius – voce, chitarra, sintetizzatore
Oscar Rocchi – pianoforte
Mauro Spina – batteria
Stefano Cerri – basso
Loredana Bertè, Marcella Bella – vocalist in Popstar


In questa sede esamineremo la produzione discografica  di Alberto Radius come solista legata agli anni '70. Una trilogia che inizia nel 1976 con "Che cosa sei", per proseguire l'anno successivo con "Carta straccia", per concludersi nel 1979 con "America Good-Bye". Nel 1976 l'annuncio di un nuovo album solista di Alberto Radius creò molte aspettative; peccato che andarono deluse. L'unico brano che ottenne un discreto successo fu quello che diede il titolo al 33 giri, posto in apertura del lato A. Il disco risulta un po' fiacco,  senza spunti degni di interesse, troppo spostato sul genere canzone e ancora troppo figlio della produzione Mogol-Battisti (anche se il disco viene pubblicato dalla CBS). Nonostante la presenza di ottimi musicisti quali il bassista Stefano Cerri e il batterista Mauro Spina, il disco non convince, nemmeno al secondo ascolto. La chitarra di Radius, nonostante le potenzialità del musicista, resta sotto tono. L' elemento migliore resta la copertina, disegnata da Mario Convertino. Dall'album viene tratto un 45 giri con Che cosa sei / Il respiro di Laura. "Discogs" informa che il disco è stato ristampato in CD per ben tre volte (1982, 1993 e 2005) solo per il mercato giapponese.

Alberto Radius - 1977 - Carta straccia


TRACKLIST:

01. Ricette
02. Celebrai
03. Pensami
04. Carta straccia
05. Stai con me, sto con te
06. Nel ghetto
07. Quando il tempo sarà un prato
08. Un amore maledetto
09. Non ti ricorda il vento


FORMAZIONE

Alberto Radius – voce, chitarra
Tullio De Piscopo – batteria, percussioni
Julius Farmer – basso
Roberto Carlotto – tastiera
Stefano Pulga – tastiera
Franco Graniero – tastiera
George Aghedo – congas
Claudio Pascoli – sax


"Carta straccia", a differenza di quello precedente, è  un album decisamente maturo, sia nei testi che nelle musiche e rappresenta il vertice della produzione discografica di Alberto Radius negli anni '70. Emerge innanzitutto un giusto equilibrio tra sonorità elettriche ed acustiche e anche le parti vocali sono decisamente più curate. Parte del merito va ai musicisti che accompagnano Radius in questa avventura, alcuni dei quali  con esperienze prog alle spalle. Il riferimento è al batterista Tullio De Piscopo (NT Atomic System) e al tastierista Roberto Carlotto (ex Hunka Munka). I brani sono arricchito dalla presenza del sax di Claudio Pascoli e dal gran lavoro di basso elettrico di Julius Farmer. L'album contiene il brano "Nel ghetto", che ebbe ampio successo anche nelle discoteche e divenne anche un 45 giri (lato B, "Pensami"). L'ultima ristampa in CD di "Carta straccia" risale al 2011.

Alberto Radius - 1979 - America Good-Bye


TRACKLIST:

01. America Good-Bye
02. Poliziotto
03. California Blll...
04. Il buffone
05. Coccodrilli bianchi
06. Patricia
'7. Giù
08. Las Vegas


FORMAZIONE

Alberto Radius – voce, chitarra
Tullio De Piscopo – batteria, percussioni, timpani
Julius Farmer – basso
Sante Palumbo – tastiera, pianoforte, Fender Rhodes
Gigi Tonet – sintetizzatore, ARP
George Aghedo – congas
Giorgio Baiocco – sax



La trilogia si chiude più che degnamente nel 1979 con "American Good-Bye" che segue le orme di "Carta straccia". Brani ben costruiti, la chitarra di sempre grintosa, una band parzialmente riconfermata che sostiene le otto tracce. Da sottolineare l'ingresso di Sante Palumbo alla tastiere che, insieme ad Alberto Radius, cura tutti gli arrangiamenti. 
Una buona recensione dell'album è stata pubblicata sul sito "OndaRock". Vi invito a leggerla cliccando qui. L'unica ristampa in CD, ad opera della CGD, risale a 20 anni fa. 
La carriera solista di Alberto Radius, tra alti e bassi, proseguirà fino agli anni 2000. Risale al 2017 la sua ultima prova discografica ("Antichi amori").


Bonus CD 
Alberto Radius - "Jeans Concerto" - RAI 2 - 11.03.1979


TRACKLIST:

01. Nel ghetto (con presentazione di Michel Pergolani)
02. Coccodrilli bianchi
03. Giù
04. Patricia (con presentazione di Michel Pergolani)
05. America Good-Bye
06. Poliziotto
07. Il buffone
08. Finale (strumentale)


FORMAZIONE

Alberto Radius - voce, chitarra elettrica, chitarra acustica
Oscar Rocchi - tastiere
Luigi Tonet -synth
Sante Palumbo - pano elettrico Yamaha, synth
Sergio Farina - chitarra elettrica
 Julius Farmer - basso elettrico 
Tullio De Piscopo - batteria


Ed eccoci al cadeau finale, un ottimo concerto live trasmesso da RAI 2 in data 11 marzo 1979. Forse vi ricorderete di "Jeans Concerto", una serie di live show presentati da Michel Pergolani (lo sentirete nella registrazione). Grande formazione ad accompagnare un Alberto Radius in splendida forma. Dopo l'apertura con "Nel ghetto", Radius sciorina gran parte dei brani contenuti in "American Good-Bye", in versioni piuttosto fedeli agli originali.
Siamo giunti alla conclusione di questa lunga cavalcata sulla produzione solista di Alberto Radius negli anni '70. Il post ha richiesto parecchio tempo e questo giustifica il lungo intervallo  intercorso dall'ultima pubblicazione su queste pagine. Speriamo che ne sia valsa la pena.
Buon ascolto


LINK Che cosa sei (1976)
LINK Carta straccia (1977)
LINK America Good-Bye (1979)
LINK Jeans Concerto (1979)

Post by George

Algebra - 2009 - JL

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TRACKLIST:

01. Il molo deserto (2.07)
02. Jonathan (4:28)
03. Il volo perfetto (3:13)
04. Aria nuova (1:51)
05. La gogna (2:54)
06. I gabbiani non volano al buio (2:16)
07. Un'altra dimensione (4:01)
08. Al naufragio del mio sogno (1:51)
09. Un battito d'ali (1:00)
10. Ciang (3:49)
11. Il fattore tempo (2:53)
12. Il richiamo (4:27)
13. Fletcher (2:10)
14. Soffi da Oriente (1:52)
15. Un'infinita idea di libertà (2:56)
16. Ritorno allo stormo (2:57)
17. Presa di coscienza (3:07)
18. Nel vento della grande montagna (1:45)
19. L'addio (1:18)
20. Atto finale (5:03)


FORMAZIONE

Mario Giammetti / vocals, acousti and electric guitars, bass
Rino Pastore / keyboards
Roberto Polcino / keyboards, accordion
Francesco Ciani / drums, acoustic and electronic percussion
Maria Giammetti / alto and soprano sax, flute


OSPITI

Steve Hackett / lead guitar on track 1
John Hackett / flute on tracks 5, 16 and 18
Goran Kuzminac / lead vocals on track 7
Graziano Romani / lead vocals on track 10, flute on track 1
Aldo Tagliapietra / lead vocals on track 2
Lino Vairetti / lead vocals on track 3
Gianfranco Casiero / lead vocals on track 8
Silvia Ricciardi / violin on tracks 12, 16, 18, 19 and 20
Raffaele Tiseo / violin on tracks 1, 12, 16, 18, 19 and 20
Peppe Timbro / contrabass on tracks 1 and 11


Chi di voi si ricorda di "Storia di un Iceberg", il primo album degli Algebra, pubblicato dalla Mellow nel 1994? Cercatolo qui, tra le vecchie pagine della Stratosfera. Così ne approfitterete per rileggere la loro biografia. Gli Algebra, fin dal 1983, hanno trovato il loro portavoce nel front man Mario Giammetti, cantante e chitarrista, nonché giornalista e grande cultore dei Genesis. Sarà per questa ragione che Giammetti mi ispira questa grande simpatia? Oltre che musicista, è autore del pregevole volume "Genesis - Il fiume del costante cambiamento" pubblicato nel 2004, nonché fondatore (nel 1991) e direttore del Genesis Magazine, "Dusk", che ospita abitualmente interviste esclusive, approfondimenti e servizi su attualità e novità del mondo Genesis. 


Tanta passione per i Genesis non poteva che riversarsi sul disco, secondo lavoro per gli Algebra, se si esclude l'oramai introvabile 45 giri del 1983 "A Prayer / You Can't". Con loro un gruppo di ospiti blasonati da mozzare il fiato; da Steve Hackett, che suona la chitarra elettrica nel brano di apertura, a John Hackett (fratello di Steve, al flauto in 3 tracce), per giungere ad Aldo Tagliapietra (ex Le Orme), Goran Kuzminac, Graziano Romani (fondatore dei Rocking Chairs) e Lino Vairetti, deus ex machina degli Osanna, che presta la sua voce nel brano "Il volo perfetto". Ma la lista non si esaurisce qui.

Mario Giammetti con Steve Hackett
Il disco, veramente di altissimo livello, è costruito fondamentalmente su sonorità prog, anche se non mancano al suo interno influenze jazz, folk e del cantautorato italiano. Insomma, non una riproposta tout court del progressive di stampo tradizionale, ma un originale amalgama di suoni e di vibrazioni che rende questo disco una tra le migliori prove dello scorso decennio. Si tratta di un concept album, composto da ben 20 tracce,  ispirato a "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach. Gli Algebra sono ritornati a farsi vivi sul finire dello scorso anno con un nuovo lavoro, un doppio CD dal titolo "Deconstructing Classics". 
E' tutto. Buon ascolto



Post by George

Serie "Cantautori ai margini" n.18- Andro Cecovini- 1978- Canzone d’autore + bonus tracks (vynil) + Live 1973

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TRACKLIST:

1 Il tavolino
2 Carillon
3 Notte stellata
4 Serenate
5 Per le tue dolci labbra
6 Clementina
7 I tuoi colori
8 Sogni diurni
9 Porta alle spalle

Bonus Tracks:
10 Aurelia Sport (45 giri 1982, Lato A)
11 Gennaio rivisitato (45 giri 1982, Lato B)

“Costruisco un tavolino solo per poter sapere
che ho lasciato qualcosa di me”

Diverso tempo fa un amico della Stratosfera ci chiese di parlare di Andro Cecovini, cantautore minore degli anni ’70.
Grazie al servigi del nostro Frank-One eccolo qua, il buon Andro, nel suo unico album, “Canzone d’autore”, pubblicato dalla RCA nel 1978, un disco impreziosito dalla partecipazione di Francesco De Gregori che dà una mano al pianoforte su “Clementina” e alle percussioni, anche se su “Notte stellata” sembra proprio di riconoscere il suo controcanto. Ma forse è solo suggestione…

Ma chi è Andro Cecovini? Un post nel suo blog, che potete leggere QUI, ricostruisce con bello stile evocativo le sue origini artistiche nella Roma del ’67 dove giunge da Trieste ancora ragazzo, armato di una chitarra e una tenda. Ben presto bazzica il Folkstudio (in seguito ci andrà proprio ad abitare davanti), studia gli americani che si esibiscono su quel minuscolo palco e impara così il fingerpicking. Lì conosce ovviamente Luigi De Gregori (Grechi artisticamente parlando) e il fratellino minore Francesco, un’amicizia che si ciba del comune amore per l’America, quella certa America: comincia infatti a tradurre in italiano i suoi eroi: Dylan, Simon & Garfunkel, Cohen. Insieme a Janet Smith e a Robert, chitarrista danese, forma il Trio del Nocciolo, di casa all’omonimo locale aperto da poco in Trastevere. Conosce Emma Baumgartner e insieme producono una trasmissione radiofonica per Radio 3, cinque puntate sui movimenti underground e d’avanguardia, finché Giorgio Gaslini lo ingaggia per rappresentare la sua innovativa opera da strada “Un quarto di vita” con Edmonda Aldini, i Nuovi Angeli, Franca Mazzola, Duilio Del Prete, Daisy Lumini, I Funamboli e Gabriella Ravazzi. Purtroppo, però, per motivi contrattuali, non sarà presente nella versione discografica del '69. Collabora persino con Pippo Franco con cui arrangia colonne sonore per pièces come “Molte voci intorno ad Oreste”, fin quando Tito Schipa Jr. l’ingaggia per la sua storica“Orfeo 9” che sta allestendo tra mille difficoltà. Purtroppo anche in questo caso non sarà presente nella versione discografica del '73, né in quella televisiva.
Ma fermiamoci qui, e torniamo al disco oggetto del nostro post.



Abbiamo detto che musicalmente Cecovini si inserisce in un certo sound che era di casa alla RCA in quegli anni, cioè in quel solco che si richiama ai grandi folksinger americani, un tracciato su cui oltre ai due De Gregori già citati potevamo trovare un Renzo Zenobi. A cementare il tutto ecco la non casuale presenza di Italo “Lilli” Greco, una firma che è ragionevole non voler limitare a una comparsata al pianoforte (come si evince dai credits), ma a cui probabilmente potremmo accreditare la produzione artistica del disco stesso.
Come considerare questo album? Potremmo dire che Cecovini è il classico caso di artista, che, pur muovendosi nell’ambito musicale da diversi anni, arriva tardi all’esordio discografico che giunge quindi fuori tempo massimo: avrebbe probabilmente potuto registrare un disco simile 7-8 anni prima, e sarebbe stato qualcosa di importante, ma nel ’78 un progetto come questo doveva suonare inevitabilmente un po’ sorpassato, anche nell’ambito della canzone d’autore che già da almeno un paio di anni si stava aprendo a nuovi suoni e ad arrangiamenti più ariosi. Forse per questo il lavoro non ebbe grande diffusione, né ha valso al suo autore lo status di artista di culto. A ulteriore aggravio, la grafica di copertina appare abbastanza anonima, da prodotto di serie B (anche per via del generico titolo “Canzone d’autore”, che scritto piccolo, in alto a sinistra, sembra più un’intestazione). O forse, per rifarci all’amico Vito Vita che ha parlato di questo album nel suo blog, il disco ha scontato “una sottovalutazione dell’aspetto musicale (basato per lo più su chitarre arpeggiate, peraltro suonate molto bene, e poco altro), mentre un pregio è senza dubbio l’abilità di Cecovini nello scrivere i testi.”.

In ogni caso, a patto di non aspettarci chissà quale tesoro nascosto, le nove canzoni di cui si compone questo lavoro scorrono via bene, con l’abile chitarra di Cecovini che spadroneggia, accompagnata con discrezione da basso, organo, piano. Tra i musicisti, da ricordare anche Mario Scotti e Alberto Visentin dei Cyan.
Venendo  ai brani, “I tuoi colori”è forse il pezzo più interessante, con quella melodia discendente che intriga, ma non dispiacciono neanche “Notte stellata” e “Clementina”.



Per la stessa RCA Cecovini pubblicò nel 1982 un 45 giri (Aurelia sport / Gennaio rivisitato) che pubblichiamo in coda all’album, anche se la differenza è notevole: sono infatti passati quattro anni e si sente: il sound si amplia anche a suggestioni un po’ più pop, probabilmente per l’apporto del nuovo produttore Piero Pintucci (all’epoca reduce dalla collaborazione di successo con Renato Zero), e anche il canto appare più “liberato” da certi stilemi. 
Sono due pezzi assai godibili, testimonianza di una certa evoluzione, peccato però che più che avviare una nuova fase nella sua vicenda artistica ne segnino l’epilogo.

Inutile specificare che l’album non è mai stato riedito. E’ presente, in file unico sul Tubo, ma la versione che qui vi postiamo è stata rippata dal vinile dal grande FranK-One, che ci ha fornito anche il 45 giri (introvabile in rete).

FORMAZIONE “CANZONE D’AUTORE”
Andro Cecovini- Voce, chitarre
Italo Greco- Pianoforte (tr.8)
Mario Scotti- basso
Alberto Visentin- tastiere
Francesco De Gregori- pianoforte (tr. 6) e percussioni



LIVE IN TRIESTE,  1973

TRACKLIST:

1 Stick a plastic flower (?)
2 A watery dream (?)
3 Clementina
4 Viene cantando
5 Blue song of madness (?)
6 The fadin' colours (?)
7 Una verde candela (“One of us can not be wrong”, L.Cohen)
8 Nelle mani stringeva un giornale
9 Reason for waiting (Jethro Tull)
10 Suzanne (L.Cohen)
11 Gentle lady (?)
12 Carolina in my mind (cover James Taylor)
13 ? + ?

FORMAZIONE LIVE 1973
Andro Cecovini- voce, chitarra e armonica a bocca


Nel secondo CD presentiamo un documento dall’interessante valore storico, apparso recentemente sul Tubo. Si tratta della registrazione amatoriale di un live nella natia Trieste datato 1973.

E’ presente la “Clementina” che poi troverà spazio del disco cinque anni dopo, e due inediti autografi: “Viene cantando” (niente male!) e “Nelle mani stringeva un giornale”. Il resto sono cover di pezzi stranieri, perlopiù legati a quel mondo USA di cui Cecovini è sincero amante. Da segnalare che in due casi queste cover sono rese in italiano, parliamo di “Una verde candela” (“One of us can not be wrong”, che poi sarà incisa nel ’79 in altra traduzione da Luigi Grechi col titolo “La regola d'oro”) e la classica “Suzanne”, entrambe a firma Leonard Cohen. Il live fa risaltare maggiormente la figura di Cecovini, sia per la conoscenza approfondita della grammatica dal folk di stampo americano, sia per la buona conoscenza della lingua che rende il cantato fluido, credibile.
Purtroppo non siamo riusciti a risalire a diversi degli autori coverizzati, anzi della traccia finale (che in realtà comprende due canzoni) non sappiamo neanche il titolo, quindi parte il contest: chi di voi, amici stratosferici, può aiutarci?

Andro Cecovini oggi continua a suonare, sia pure fuori dal mondo professionale (potete trovare delle sue belle cose su Soundcload), e vive nella sua fattoria nella campagna di Arezzo, dove coltiva la terra e produce eccellenti incisioni ad acquaforte.


LINK LIVE A TRIESTE 1973

Un grazie enorme a FranK-One a cui si deve questo post.

Serie "Bootleg" n. 307 - Claudio Lolli, Massimo Altomare & Co. - Ferrara, 10 e 11 ottobre 2014 (soundboard)

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Questi due magnifici concerti me li ha inviati l'amici Osel un po' di tempo fa e riprendono dal vivo, con un suono superbo (soundboard) le intere performance di due vecchi leoni della scena musicale italiana. Stiamo parlando di Massimo Altomare e di Claudio Lolli. Entrambi sono stati i protagonisti della seconda serata della "3° rassegna storica e nuova canzone d'autore (con dedica a Fabrizio De André)" che si è tenuta a Ferrara, nella Sala Teatro Estense, il 10 e 11 ottobre 2014. 
Abbiamo già tracciato su queste pagine la biografia di entrambi i musicisti e abbiamo anche postato numerosi loro dischi (vi invito a ricercare sia quelli di Claudio Lolli che di Loy & Altomare). Quindi non perderei tempo a ripetere cose già scritte e passerei direttamente ai concerti.

Set #1 - Claudio Lolli (11 ottobre)


TRACKLIST:

01. Viaggio (da "Canzoni di rabbia", 1975)
02. Frequenze (da "Frequenza al Teatro Galliera 22.05.2014")
03. Da zero e dintorni (da "Nove pezzi facili", 1992)
04. Analfabetizzazione (da "Disoccupate le strade dai sogni", 1977)
05. I musicisti di Ciampi (da "Intermittenze del cuore", 1997) - dedicata al grande Piero Ciampi
06. Folkstudio (da "Dalla parte del torto", 2000) 
07. Ho visto anche degli zingari felici – introduzione (dal disco omonimo, 1976)
08. Agosto (da "Ho visto anche degli zingari felici", 1976)
09. Primo maggio di festa (idem)
10. Anna di Francia (idem)
11. Ho visto anche degli zingari felici – conclusione (idem)
12. Presentazione della band

Claudio Lolli apre la seconda serata presentandosi sul palco con il suo gruppo, i "When I'm Sixty-Four", nome che va ovviamente ricondotto, per ragioni anagrafiche, all'omonimo brano dei Beatles.  Da notare che Danilo Tomasetta e Roberto Soldati (due dei tre musicisti della band) erano in sala di registrazione con Lolli nel 1976 quando venne registrato "Ho visto anche degli zingari felici".
Claudio introduce tutti i brani con lunghe presentazioni, tant'è che "il parlato" forse supera, per estensione, le 12 canzoni. Vorrei sottolineare la nostalgica Folkstudio, incisa nel 2000, che ci riporta ai tempi dello storico locale romano e del suo patron, Giancarlo Cesaroni, nonché I musicisti di Ciampi del 1997, omaggio al grande cantante e compositore. Lolli chiude il suo set presentando buona parte  del suo capolavoro del 1976, "Ho visto anche degli zingari felici". Nella tracklist ho indicato, tra parentesi, l'album da cui il brano è tratto  e la relativa data di pubblicazione. 


Set # 2 - Massimo Altomare (11 ottobre)


TRACKLIST:

01. Baby Boomer (da "Outing", 2010)
02. Un ubriaco (da "Portobello" - Loy & Altomare -1973)
03. Insieme a me tutto il giorno (da "Portobello" - Loy & Altomare -1973)
04. E’dall'amore che nasce l’uomo (cover Equipe 84)
05. La realtà non esiste (cover Claudio Rocchi)
06. Re di vie agitate (da "Outing", 2010)
07. Outing (da "Outing", 2010)
08. Quattro giorni insieme (da "Chiaro" - Loy & Altomare – 1974)
09.Il matto (da "Portobello" - Loy & Altomare - 1973)


Concluso il sodalizio con Checco Loy - tre album meravigliosi dal 1973 al 1979 - Massimo Altomare ha proseguito la sua carriera musicale incidendo 5 dischi (dal 1988 al 2010), alcuni dei quali in collaborazione con Stefano Bollani. Ripescheremo, prima o poi, qualcosa dal suo repertorio solista.
Nel corso del set di Ferrara, Massimo - così come Claudio Lolli - intrattiene il pubblico con racconti e aneddoti. Sotto il profilo musicale, a parte un paio di tracce da "Outing", suo ultimo lavoro solista risalente al 2010, ci offre due belle cover, rispettivamente dell'Equipe 84 e di Claudio Rocchi e un interessante brano intitolato "Re di vie agitate". E' lo stesso Massimo a raccontare al pubblico che la canzone è stata scritta in collaborazione con i detenuti del carcere di Solicciano, a Firenze, dove tiene dei corsi di musica. La parte del leone la fanno, naturalmente, i ripescaggi dallo storico repertorio di Loy & Altomare, ben quattro brani tratti da "Portobello" e "Chiaro".


Plus...

Mancando le registrazioni della prima serata, quella che ha visto come protagonisti Renzo Zenobi e Massimo Bubola, ho attinto da YT quel poco che ho trovato: due brani per entrambi, giusto per raccogliere sotto questo cappello tutto ciò che riguarda la lodevole rassegna di Ferrara. Se qualcuno di voi ha le registrazioni complete si faccia vivo.

Set # 3 - Renzo Zenobi (10 ottobre)


TRACKLIST (in one file)

1.La fine di una storia (da "Amore e battiti", 2002)
2.Telefono elettronico ( idem)


Set # 4 - Massimo Bubola (10 ottobre)


TRACKLIST (in one file)

01. Dostoevskij (da "Doppio lungo addio", 1994)
02. Fiume Sand Creek (cover Fabrizio De André)


Per informazioni dettagliate sulla rassegna musicale di Ferrara vi rimando al sito "Aspettando Godot", che troverete qui
E con questo è tutto. Enjoy the music.

LINK Claudio Lolli
LINK Massimo Altomare
LINK Renzo Zenobi - Massimi Bubola

Post by George - Music by Osel & George (just a little)


Massimo Altomare - 2010 - Outing (with bonus tracks)

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TRACKLIST:

01. Outing
02. Baby Boomer
03. Re di vie agitate
04. E' dall'amore che nasce l'uomo
05. Hey Mina
06. L'eterno fidanzato
07. Clara
08. Scusa per lelLacrime
09. Il torrente
10. Gato Lee

Bonus tracks live RAI 3 - 10.03.2011
11. Re di vie agitate
12. Outing


Prendete questo post come un'appendice di quello precedente, visto che si è dibattuto molto su Massimo Altomare e sulla sua produzione musicale come solista. Nell'attesa di proporvi i vecchi album promessi dai nostri amici Gaetano e Frank-One, con l'aggiunta dei 45 giri inediti su LP, vi propongo - come regalo per l'imminente 1° maggio  "in clausura" - l'ultimo lavoro di Massimo Altomare. Il disco, pubblicato nel 2010 dall'etichetta Edel, esce dopo 6 anni di silenzio discografico. Quello precedente, "Sounds of Humour" risale infatti al 2004. 
Questo album è di una bellezza straordinaria e conferma la classe e la creatività di Massimo Altomare. Tra i collaboratori va ricordato Stefano Bollani al pianoforte, con il quale Altomare ha aperto da anni uno stretto sodalizio e un proficuo rapporto di collaborazione. Ho trovato una recensione sul sito "Storia della musica", firmata da Giorgio Zito, che condivido in toto e che vi invito a leggere da cima a fondo. La troverete qui


Non potevano mancare due bonus track. Il nostro Massimo, ospite di una trasmissione su RAI 3 condotta da Sabina Guzzanti (era il 10 marzo 2011) presenta dal vivo due brani tratti da questo album. I due musicisti che lo accompagnano sono Lorenzo Piscopo alla chitarra acustica e Marilena Catapano all'armonica e tamburello. Una meraviglia.

Buon 1° maggio e buon ascolto



Post by George

BEPPE CHIERICI- 1976- Beppe come Brassens- Storie di gente per male (vynil)

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TRACKLIST

01 Canzone per gente anonima
02 Amici miei
04 Gli zoccoli di Lena
04 Chi è stronzo resta così
05 Zio Archibaldo
06 Il parapioggia
07 La non domanda di matrimonio
08 Canzone per le ragazze di vita
09 La moglie di Totò
10 Brava Margot
11 L'ombelico della moglie di un agente
12 La rosa, la bottiglia e la stretta di mano
13 Palmira

Bonus Track
14 La rosa, la bottiglia e la stretta di mano (cover Altrocanto, 2002)


FORMAZIONE: 
Beppe Chierici- voce
Ettore De Carolis e Gianfranco Coletta- Arrangiamenti ed esecuzione  

Qualche mese fa presentammo il primo lavoro di Beppe Chierici, che è anche il primo album interamente dedicato alle canzoni di Georges Brassens cantate in italiano. In quell’occasione cercammo di raccontare un po’ la storia di questo barbuto cuneese dalle mille vite. Per non ripeterci, consentiteci di rimandarvi quindi al nostro post relativo a “Chierici canta Brassens” 

La seconda tappa dell’amore sconfinato verso il grande chansonniers francese data 1976: nel mezzo sono successe molte cose, soprattutto i numerosi spettacoli e dischi insieme alla sua amata Daisy Lumini (raffigurata anche nel disegno di copertina di questo album, portata dalla bici di Beppe): anni affollati in cui vita, arte, amore e politica facevano tutt’uno. 
In quel 1976 il nostro Beppe decide che è ora di tornare a rendere onore al suo Maestro: imbastisce un nuovo spettacolo e lo porta in scena tra l’ottobre e il novembre all’Alberichino di Roma con grande successo di pubblico e di critica, tanto che il recital viene mantenuto in cartellone per un mese, e ciò nonostante è necessario un prolungamento di un’ulteriore settimana.
Venticinque canzoni-cabaret che poi, sfrondate dei pezzi già editi, diventano un disco che definire splendido sarebbe riduttivo.
“Beppe come Brassens- Storie di gente per male”è infatti un piccolo gioiello, che si eleva sopra il primo, già notevolissimo, album del ‘69.

A rendere il disco quel capolavoro che è concorrono diversi fattori, a cominciare dalla resa in italiano dei testi di Brassens, impresa ardua se si vuole, come Chierici, rimanere fedele alla lettera (e alla metrica) degli originali, anche a costo di qualche forzatura sintattica e un uso notevole di tronche.
In ogni caso, ascoltare queste storie di “gente per male” senza l’ostacolo linguistico (in tempi, questi, in cui il francese è lingua paria) è davvero un piacere, e poco importa se Fernande diventa Palmira o se “non lucchettiamo i nostri cuori” risulta un po’ farraginosa (come nota Antonello Lotronto in una sua monografia del 1985). D’altra parte, anche in questa occasione prima di pubblicare l’album, Chierici vola a Parigi per ottenere il benestare da “Tonton” Georges, il quale rivede con lui le traduzioni canticchiandole alla chitarra per verificarne la fluidità: la lettera con cui gli dà il via libera (pubblicata nel retro dell’LP) è ben più che un semplice placet. 


Poi c’è la voce di Beppe, come già detto nel precedente post, una non-voce, diversa da quella elegante e piena di bassi di Brassens, eppure decisamente a suo agio in queste canzoni così libertarie, così piene di umanità. Ascoltate la commovente “Canzone per gente anonima”, o quei manifesti esistenziali che sono “La rosa, la bottiglia e la stretta di mano” e “Gli amici miei” o le divertite “Brava Margot” e “Palmira”, ma di questo passo finiamo per citarle tutte…



E infine, c’è la carta che sbanca tutto, il grande lavoro musicale di Ettore De Carolis (ex Chetro & Co. e poi apprezzato ricercatore e arrangiatore) già all'opera nel 45 giri di Chierici del '70 e in altri lavori della coppia Chierici-Lumini, e Gianfranco Coletta che non si limitano a fare la calligrafia degli scarni originali brassensiani, ma si divertono a vestirli con arrangiamenti acustici di grande libertà creativa (frutto saporito di quella splendida stagione) in cui predomina un certo gusto manouche, con grande sfolgorio di chitarre che si intrecciano, si cercano, si chiamano, si trovano. 

Uscito per “I Dischi dello Zodiaco”, l’album conteneva, come tradizione di questa etichetta così politicamente impegnata, un libretto (che vi alleghiamo) spartano nella confezione, ma esaustivo nei contenuti con foto, testi italiani e francesi, riproduzione di articoli di stampa d’epoca.



Il disco non è mai stato ristampato in CD, ma da qualche anno è stato digitalizzato, ed è perciò rintracciabile nelle principali piattaforme musicali. Ma consentiteci come bonus track una piccola chicca introvabile altrove, vale a dire la rilettura di “La rosa, la bottiglia e la stretta di mano” proposta dal gruppo umbro Altrocanto (di cui, per esser limpidi, il sottoscritto faceva parte) in “Tributi e rifiuti”, un disco dal vivo del 2002.



A breve cercheremo di chiudere l’annunciato trittico Chierici-Brassens con l’introvabile, benché ben più recente, “Suppliche e lamentazioni”, per il momento non ci resta che augurarvi il nostro consueto buon ascolto e dedicare questo post al buon Beppe Chierici (tuttora attivo) che ha da poco compiuto la bella età di 83 anni!

LINK DISCO (REUPLOAD)

Serie "Just One Record" vol. 1 - Cooperativa del Latte - 1998 - Il Risveglio

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TRACKLIST:

01 - Verso i cancelli della memoria (6:08)
02 - Contemplazione (9:56)
03 - Notte volante (4:23)
04 - Il respiro dell'alba (3:33)
05 - Tentazioni (7:40)
06 - Maggio (1:11)
07 - Indagazione  strutturale (6:28)



FORMAZIONE

Pierluigi Piccoli - tastiere, piano, sintetizzatore
Claudio Farneti - batteria, percussioni, flauto
Gabriele Benfatto - chitarra, voce
Sergio Contin - basso, voce solista


Qualche giorno fa chattando con l'amico Frank-One gli ho parlato di un disco da me scoperto da poco (meglio tardi che mai), ovvero "Il Risveglio" inciso dalla Cooperativa del Latte, gruppo autore di una sola prova discografica. Frank-One, oltre ad avere condiviso la bellezza di questo album, mi ha sciorinato "tempo zero" una raffica di altri gruppi che hanno realizzato una sola prova discografica. Ne è scaturita l'idea di inaugurare una nuova seria della Stratosfera, intitolata "Just One Record", con lo scopo di presentare (o ricordare) gruppi di prog rock, inclusi quelli del cosiddetto new progressive,  che dopo un solo album sono spariti dalla circolazione. Parlo ovviamente di gruppi meritevoli di attenzione. Fatta questa premessa, inauguriamo la nuova serie (che spero trovi presto suggerimenti e contributi da parte vostra) con la Cooperativa del Latte, gruppo che - con un nome che ci riporta direttamente agli anni '70 - ha inciso nel 1998 un album pubblicato dalla Mellow Records. 
Francamente non conosco la biografia della band. Però vi posso dire che, non solo il nome, ma l'intero album ci catapulta agli inzi degli anni '70, con tributi ai Genesis "Gabriel era" (il brano di apertura ha la parte centrale che richiama "Supper's Ready") , ai Lindisfarne (per quel pizzico di folk rock che caratterizza, in particolare, l'ultima traccia "Indagazione strutturale") e anche alla nostra grande PFM. La parte debole del disco, se volgiamo essere critici, risiede nella voce, un po' fiacca, del cantante / bassista Sergio Contin e nei testi, un po' ingenui. Ma è la musica a fare la parte del leone: splendide le tastiere e le parti di chitarra acustica ed elettrica, supportate da ottimi inserti di flauto. Assolutamente originale il finale della traccia 4, "Il respiro dell'alba", che sembra tratto da un vinile con i solchi rigati.Una vera meraviglia. Peccato non avere avuto il piacere di ascoltare una seconda prova. Lascio a voi il giudizio.
Buon ascolto



Post by George

Serie "Just One Record" vol. 2 - Apogeo - 1983 - Due ere (vinyl)

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FIRST TIME ON THE WEB



TRACKLIST:

01. Disco Turka (Mozart) 3:00
02. Preludio 6:33
03. Incubi 9:25
04. Due Ere 4:35
05. Ieri e Oggi 4:30
06. Riflessi di Norma 9:35


FORMAZIONE

Lio Corbino - chitarre e Voce
Franco Maiore - basso
Popy Sole - tastiere
Francesco Barresi - batteria


Il contributo al vol. 2 della nuova serie "Just One Record" ce lo fornisce Gaetano Simarco (che da qui in avanti per brevità chiamerò solo Gaetano) , amico storico della Stratosfera, e da oggi anche ufficialmente attivo collaboratore. Si perché anche lui sta inviando, al fianco di altri amici e  sostenitori del blog,  autentiche rarità discografiche. Nel caso specifico stiamo parlando dell'unico disco realizzato dagli Apogeo nel 1983, dal titolo "Due ere", disco che da anni giace nella nostra wishlist e che oggi, per la prima volta, vede la luce, Un grazie infinito va quindi a Gaetano che, rovistando nei suoi archivi, ha trovato questo rarissimo gioiello e ha deciso di condividerlo con noi. Ecco quanto riporta il blog "genesismarillion" a proposito di questo album:
"Rarissimo Lp prodotto da Angelo Burtone, il quale sembra avere composto anche tutte le musiche. Del disco sono state stampate soltanto 999 copie, oggi introvabili. "Due Ere" degli Apogeo è un bellissimo album di prog sinfonico che, se anche datato nel 1983, sembra essere stato prodotto negli anni '70, vedi i molti riferimenti ai gruppi del decennio precedente, specie "Pink Floyd" e le evidenti influenze classiche presenti nei brani "Disco Turka" Mozart,  e"Riflessi di Norma" Bellini. L'album è quasi totalmente strumentale , a parte il brano "Due Ere" dove il chitarrista ci delizia con la sua splendida voce. Gli strumenti dominanti di tutto l'album sono le tastiere, di tanto in tanto sovrastate da brevi ma pregevoli interventi chitarristici. Vorrei concludere, raccomandando a tutti voi questo fantastico ma sfortunato lavoro. Sono sinceramente convinto,infatti, che, se il disco fosse uscito nella prima metà dei settanta, oggi sarebbe ricordato insieme ai dischi di PFM, BMS, Orme etc"

Le scarne informazioni trovate sul web riconducono al solo batterista del gruppo, Franco (Francesco) Barresi. Nato a Scordia in provincia di Catania il 19 aprile 1966, Franco già all'età di sei anni inizia a suonare su di una batteria giocattolo, regalatagli dai genitori, al fine di dare sfogo alla voglia di percuotere dei tamburi, già manifestata da piccolo. A dieci anni la prima esibizione “live” su un palco vero con una band locale davanti ad un pubblico numeroso. Da qui partono le richieste delle varie band locali che si contendono il piccolo batterista emergente. Dopo parecchi giri di gruppi, approda all'età di tredici anni con il gruppo APOGEO, con il quale incide nel 1982,  a soli 16 anni, il suo primo disco di rock sinfonico dal titolo “Due Ere”, prodotto dalla P.D.R. di Catania. L’esperienza con il gruppo APOGEO lo porta a crescere come batterista autodidatta e anche come artista, creando così le basi per uno stile che man mano diventerà sempre più personale e originale. Parallelamente allo studio della batteria inizia ad insegnare privatamente e a suonare jazz con diverse formazioni. Nel 1993 arriva il secondo lavoro discografico con gli EDITH, band catanese di progressive, con i quali registra un disco in sala e uno live a Genova. Nel 1994 entra a far parte di uno dei gruppi storici della musica siciliana e internazionale : i KUNSERTU. Sempre nel 1994 inciderà “Fannan”, ultimo lavoro dei KUNSERTU, che segnerà una svolta nelle ritmiche dello stesso gruppo, dando un tocco di originalità in più. Le collaborazioni continueranno negli anni a seguire con Oramgiuis. Luca Madonia, Mario Venuti e altri ancora. Come artista parallelo, dopo gli studi di batteria, ha sempre insegnato ed insegna tuttora batteria in privato presso la propria scuola a Scordia.


Detto questo, detto tutto. Godiamo questa meraviglia mai apparsa fino ad ora sul web. Inutile ricordare che il disco non è mai stato ristampato nel corso di questi anni.
A proposito di rarità vi anticipo che fra qualche giorno pubblicheremo un superpost di altrettante rarità dedicate ad un gruppo torinese da noi molto amato. Sarà il frutto di un corposo lavoro a quattro mani fra il sottoscritto e l'amico Frank-One. A presto e, nel frattempo, buon ascolto.



Post by George - Music by Gaetano Simarco (thanks friend)


Le antologie della Stratosfera vol. 43 - Zauber - Rarities & more, more more...

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A LOT OF MATERIAL APPEARS 
FOR THE FIRST TIME ON THE WEB


Si tratta di un lavoro decisamente ambizioso che va a colmare quasi tutte le lacune (e poi spiegherò perché ho scritto "quasi") ancora presenti sulla Stratosfera relative alla copiosa discografia degli Zauber. Perdonatemi fin da subito se questo post vi sembrerà un po' troppo "enciclopedico", La passione e l'interesse per gli Zauber la condivido da tempo con l'amico Frank-One il quale ha estratto dai suoi archivi delle autentiche rarità: parlo di album e mini album assolutamente di nicchia, pubblicati solo su vinile o su CD con una diffusione limitata. La mania del "completismo" trova in questo caso un elevato grado di sublimazione. Credo, con un pizzico di orgoglio, che solo la Stratosfera poteva arrivare a tanto. La quasi totalità del merito va senza dubbio a Frank-One. Io mi sono limitato a postare l'album "Draghi e Vampiri" del 2006, a raccogliere tutte le partecipazioni degli Zauber alle diverse compilation della Mellow e a fare qualche piccolissima integrazione alla sezione "Singoli e inediti". Cominciamo questa lunga cavalcata, suddivisa per sezioni e in ordine cronologico. Ovviamente eviterò di tediarvi con la biografia degli Zauber che abbiamo già proposto più volte su queste pagine.

 Mirage / Zauber - 1986 - Viva la libertà 
(quattro canzoni dal Ferrante Aporti femminile)
(mini LP - vinyl)


TRACKLIST:

01. Non è come gli altri
02. Katia
03. Troppo tardi
4. Viva la libertà


FORMAZIONE

Mauro Cavagliato - basso, chitarra
Oscar Giordanino - piano, tastiere
Massimo Cavagliato - batteria
Liliana Bodini - metallofono
Gianni Boeretto - viloncello
Guido Tonino Bossi - flauto
Laura Sabadin, Luciano Sabadin, Marisa Gatti - voci


Il primo pezzo raro fornito da Fran-One è questo mini-LP pubblicato dalla Drums Edizioni Musicali nel 1986. che raccoglie quattro brani registrati dagli Zauber insieme al trio vocale dei Mirage (prodotti dagli stessi Zauber). Il disco è il prosieguo naturale di "Profumo di Rovina (Dieci canzoni dal Ferrante AportI" del 1985 (pubblicato qui), in questo caso dedicato però alla sezione femminile. Dalle note di copertina si legge che "Viva la libertà" così come Profumo di Rovina (1985), è un'antologia discografica di canzoni scritte da ospiti del carcere. A differenza del disco precedente, però raccoglie solo composizioni di ragazze ed è affidato all'interpretazione di un unico gruppo, i Mirage "
I brani sono di una bellezza ed una dolcezza straordinaria. Su tutti svetta "Katia", la storia di un amore saffico incompreso. Il mini album non è mai stato ristampato.

LINK

Cooperativa Teatro Zeta & Zauber - 1989
Clowns, Clowns, Clowns...Proibito (vinyl)



TRACKLIST:

01. 02. Tutto fa Clown - parte a) & b)
03. C'era una volta
04. Proibito
05. La gabbia
06. Rock and Clown
07. Addio a Chico
08. Gandalf
09. Tutto fa Clown II


FORMAZIONE

Mauro Cavagliato - basso, chitarra, synth
Liliana Bodini - cori, tamburino, metallofono
Oscar Giordanino - clavicordo, tastiere, cori
Drums – Massimo Cavagliato - batteria 
Flavio Boltro - trombone

Le voci
Alex Ursone, Anna Marengo, Corrado Maria Galluzzo, Daniela Colombo, Fernanda Selvaggi, Giovanna Fiscella, Katia Quintavalle, Luisa Ramasso, Paola Iaconis, Riccardo Gastaldi


Questo raro album, anch'esso proveniente dagli archivi di Frank-One,  rappresenta la felice unione tra gli Zauber e la Compagnia del Teatro Zeta, quest'ultima fondata a Torino nel 1973. La Compagnia fin dagli esordi ha indirizzato la sua programmazione allo studio dei movimenti teatrali e degli autori che hanno caratterizzato il nostro secolo, alla valorizzazione del repertorio contemporaneo e all'allestimento di opere di preciso impegno socio-culturale. Dal 1997 opera stabilmente presso il Teatro Monterosa di Torino con una intensa e articolata programmazione stagionale. Gli Zauber musicano in maniera magistrale la pièce scritta dalla Compagnia, cimentandosi, come avrete modo di ascoltare, in sonorità a loro inusuali. Il disco è tratto dallo spettacolo omonimo per la regia di Pier Giorgio Gili. In sintesi, come si legge dalle note di copertina, in un luogo immaginario i clowns si danno appuntamento per il loro festoso raduno annuale, ma la loro allegria si scontra con il mortificante autoritarismo dei "bianchi" padroni del paese. Sembra sia la fine della libertà e della fantasia ma Chicco, il clown più timido, trova il coraggio per ribellarsi. E allora...


Tutte le musiche sono originali, ad eccezione della Marcia dei Gladiatori (di Kubik), scritte da Mauro Cavagliato e Oscar Giordanino. A proposito delle musiche degli Zauber, sempre dalle note interne di copertina si legge: "Le forme espressive e le scelte stilistiche sono varie: rock, classici, ballata, musical". Un piccolo capolavoro  purtroppo passato sotto traccia, pubblicato nel 1989 dall'etichetta Teatro Zeta in vinile e mai ristampato. Ultima piccola annotazione tecnica : il brano di apertura "Tutto fa Clown"è diviso in due parti, anche se in realtà è unico. In fase di digitalizzazione è stato suddiviso in due parti, causa un po' di bianco all'interno della traccia.

LINK

Zauber - 2002 - Camperlaia (mini CD a favore 
della LAC - Lega per l'Abolizione della Caccia)

TRACKLIST:

01. Il ragazzo della via Gluck
02. Il vecchio e un bambino
03. Canzone per un cacciatore
04. Eppure soffia


FORMAZIONE

Massimo Cavagliato - batteria
Mauro Cavagliato - basso, chitarra acustica
Leo Fiore - voce
Oscar Giordanino - tastiere

Questo mini CD dal simpatico titolo "Camperlaia", pubblicato nel 2005, è frutto della collaborazione fornita dagli Zauber alla Lega per l'Abolizione della Caccia (L.A.C.). E' più che altro un gadget che la LAC Piemonte distribuì in occasione delle varie promozioni. "Camperlaia" divenne anche una iniziativa didattica varata nel 2002 e parzialmente finanziata dalla Regione Piemonte. Il CD raccoglie quattro brani degli Zauber, di cui tre cover e uno scritto per l'occasione dalla coppia Cavagliato - Galliano (Canzone per un cacciatore). Decisamente originale la cover della celebre "Il ragazzo della via Gluck", un evergreen interpretato secolo fa da Adriano Celentano. Le altre due sono "Il vecchio e il bambino" di Francesco Guccini e "Eppure soffia" di Pierangelo Bertoli. La formazione degli Zauber è stata parzialmente rimaneggiata con l'ingresso del cantante Leo Fiore al posto di Liliana Bodini. CD decisamente introvabile che solo Frank-One poteva recuperare. 


Zauber - 2006 - Draghi e Vampiri


TRACKLIST:

01. Draghi & vampiri
02. Scoop
03. Nemesi
04. 750.000 anni fa, l'amore (cover Banco del Mutuo Soccorso)
05. Can Anybody Hear Me?
06. Sì
07. Canzone per un cacciatore
08. Sogni
09. Scooper
10. Il vento (cover Lucio Battisti / Dik Dik)


FORMAZIONE

Massimo Cavagliato - batteria , campane
Mauro Cavagliato  - basso, chitarre, glockenspiel, tastiere
Leo Fiore - voce e cori
Oscar Giordanino - piano elettrico, tastiere, voce (9)

Musicisti ospiti
Danilo Ghiglieri - chitarra elettrica
Daniela Dragone - violino (1, 6, 9)
Rosanna Galleggiante - voce (6, 9)
Gianni Cristiani - flauto (6)
Carlo Tricerri - sax (1, 3)
Lino Contiello - chitarra elettrica ritmica (5, 10)
Simone Barbiero - basso (2)


"Draghi e vampiri"è ad oggi l'ultimo disco (inteso come album completo) realizzato dagli Zauber. E' un disco strano, un po' disomogeneo, dove rock, ballate e prog si mescolano senza una linea precisa. Mauro Cavagliato ci regala belle "schitarrate elettriche" mai sentite prima. La voce è ancora quella di Leo Fiore. Segnalo due cover, "750.000 anni fa, l'amore" del Banco del Mutuo Soccorso e "Il vento", una composizione di Lucio Battisti portata al successo dai Dik Dik (ne esiste anche una versione in inglese interpretata dai Rokes, "When The Wind Arises"). Quanto inizierete ad ascoltarla vi chiederete se c'è qualcosa di sbagliato! Tranquilli, sono proprio le note di "Black Sabbath" ad introdurre il brano.

LINK


Part 1 - Singoli e inediti 

01. I lillà (a nome Zauber & Sandrino Rocca - 45 giri, lato A - 1981)
02. L'estate dei ragazzi (idem - 45 giri, lato B, 1981)
03. Dentro me (45 giri, lato A, 1982)
04. Periferia (45 giri, lato B, 1982)
05. Inuit (live) (inedito contenuto nella fanzine "Punto Zero" - forse 1993)
06. Rondò (Nice cover. - dalla compilation "Molecole" - 1995)
07. Io volevo diventare (tributo a Claudio Rocchi - CD a tiratura limitata della Toast Records, 2014)
08, La realtà non esiste (tributo a Claudio Rocchi - solo sul web - 2014)


Stiamo giungendo al termine di questo lungo percorso musicale attraverso dischi e rarità degli Zauber. In questa sezione abbiamo raccolto i 45 giri e i brani inediti su LP. vale la pena esaminarli.
"I lillà" e "L'estate dei ragazzi sono contenuti nel primo singolo assoluto, risalente al 1981, quando il gruppo si chiamava ancora "Zauber e Sandrino Rocca".


"Dentro me" e "Periferia" fanno parte del secondo 45 giri, pubblicato nel 1982 a nome Zauber. Entrambi per l'etichetta Drums Edizioni Musicali. "Inuit"è un brano compreso nell'album "Aliens" del 1993. Questa però è la versione live pubblicata solo sulla fanzine "Punto Zero", presumibilmente nello stesso anno, "Punto Zero", ci tengo a ricordarlo, fu praticamente l'unico esperimento di  audiorivista indipendente a diffusione nazionale (se escludiamo il tentativo di "Independent Music" ad inizio anni zero, durato lo spazio di pochi mesi). Fu progettato a fine anni ’80 e venne diretto sin dagli esordi da Silvano Silvi per la parte giornalistica, da Giulio Tedeschi per le scelte musicali (coadiuvato in fase di montaggio e masterizzazione da Gigi Guerrieri) e nei primissimi tempi da Massimo Setteducati per tutto il settore fotografico. 


Altra autentica perla rara è la versione degli Zauber di "Rondo", noto cavallo di battaglia dei Nice, contenuto nella compilation "Molecole" del 1995, edita dall'etichetta Kaliphonia. Il CD aveva il pregio di raccogliere brani di musicisti giovani ed emergenti al fianco di artisti già noti, quali Malibran, Clepsydra e, per l'appunto, Zauber. Una disco praticamente introvabile.


Le ultime due tracce sono un tributo a Claudio Rocchi, a seguito di una iniziativa della Toast Records. Nel dicembre del 2013 la Toast produsse, solo in versione digitale, un brano di Claudio Rocchi, deceduto, allora, da pochi mesi. Si trattava di “Io volevo diventare”, canzone che ebbe, a suo tempo,  un discreto successo commerciale. La voce era quella della cantante Giovanna.
Gli Zauber la vollero interpretare per rendere omaggio al grande Claudio. A metà 2014 “Io volevo diventare”, sempre per merito della Toast Records, si materializza su CD, venendo diffuso in tiratura molto limitata.


Nel 2015 gli Zauber parteciparono alla festa dei 30 anni della label torinese (6 settembre 2015, Magazzini Musicali Merula) proponendo con successo un omaggio live a Rocchi.
Un piccolo evento nell'evento, per mantenere viva la memoria dell’amico Claudio, simbolo della generazione freak italiana. Gli Zauber suonarono con questa line-up: Mauro Cavagliato (chitarre, basso, tastiere), Massimo Cavagliato (batteria, percussioni), Daniela Dragone (violino), Giulia Cavagliato (flauto), Rosanna Galleggiante (voce).
Sempre la Toast Records dovrebbe (o forse nel frattempo lo ha già fatto) portare su CD un'altra cover di Claudio Rocchi interpretata dagli Zauber, "La realtà non esiste". Al momento è disponibile solo sul web (ma nelle pieghe).

LINK

Part 2 - Brani presenti solo su Compilation

01. Musica (da "70-74-90" - 1990)
02. Il sogno (da "Progressive Voyage" - 1993)
03. La vela (da "Progressive Voyage" - 1993)
04. Theme One (da "Eyewitness - A Tribute to VDGG"– 1995)
05. Elke (da "Harbour of Joy - A Tribute to Camel" - 1996)
06. Impressioni di settembre (da "Zarathustra’s Revenge - A Tribute to Italian Progressive Rock of the Seventies" - 1997)
07. Clarion – R.I.P. (da "Zarathustra’s Revenge - A Tribute to Italian Progressive Rock
of the Seventies" - 1997)
08. A Reunion  (da "Giant for a Life  -A Tribute to Gentle Giant"– 1997)
09. Clarion – Talybont (da "Giant for a Life  -A Tribute to Gentle Giant"– 1997)
10. Romeo & Juliet (da "Fanfate fot the Pirates - A Tribute to Emerson, Lake & Palmer" - 1998
11. Clarion – Hands of the Priestess  (da "Steppes Beyond the Colossus -
A Tribute to Steve Hackett" - 2013)


LINK

In quest'ultima sezione abbiamo raccolto tutti i brani (credo di affermarlo con certezza) degli Zauber inclusi nelle numerose compilation / tributo realizzate dalla Mellow. Oltre al "gruppo madre" troverete anche le cover realizzate dai Clarion, gruppo parallelo formato da due componenti dellla band torinese, di cui ci siamo già occupati qualche mese fa.
E così siamo giunti al termine di questo monumentale e ambizioso post, un lavoro piuttosto lungo e articolato, finalizzato al (quasi) completamento della discografia degli Zauber. Purtroppo manca ancora un pezzettino e così vi spiego il "quasi" . Sul numero di dicembre 2019 della rivista musicale on line "Mat 2020" (che troverete qui) appare un interessante articolo scritto da Andrea Pintelli, dedicato agli Zauber con tanto di intervista a Mauro Cavagliato. In fondo all'articolo è indicata la discografia del gruppo. Ne consegue che, al fine di completarla, mancherebbero ancora all'appello:

1. Gente 1981/84 (pubblicato nel 1984 solo su musicassetta)
2. Ti ritorna in mente (canzoni anni '60 e '70) (CD, 2006)
3. Camperlaia (2a edizione, con 11 canzoni per la LAC - non tutte degli Zauber) (CD 2008)

Fermo restando che ho poche speranze di recuperare la MC del 1984, forse gli altri due CD qualcuno di voi li ha nel cassetto. Noi attendiamo fiduciosi. Concludo ringraziando ancora una volta l'amico Frank-One per il suo preziosissimo contributo, A voi auguro il consueto buon ascolto.


Post by George - Music by Franl-One & George

An Evening with The Treves Blues Band: Same (1976 - vinyl) & Live 1991 (bootleg)

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TRACKLIST:

01. Born in Chicago – 3:16 (Nick Gravenites)
02. Vietnam Blues – 2:35 (Champion Jack Dupree)
03. Everything' It's Gonna Be Allright – 6:06 (Treves Blues Band)
04. Imola Street Blues – 5:57 (Treves Blues Band)
05. Breakin' Boogie – 5:26 (Tradizionale, arrangiamento: Treves Blues Band)
06. Train Time – 3:50 (Tradizionale, arrangiamento: Treves Blues Band)
07. Blues in C – 4:37 (Treves Blues Band)
08. Let' Work Together – 2:55 (Tradizionale, arrangiamento: Treves Blues Band)

Bonus Track
09. Stormy Monday Blues (live Villa Versiliana, Marina di Pietrasanta (LU), 23.08.1980)


FORMAZIONE

Fabio Treves - voce, armonica
Lino Fats Gallo - chitarra
Gerry DeSario - sassofono soprano, flauto, percussioni
Tito Branca - sassofono tenore, sassofono soprano
Vittore Andreotti - pianoforte
Walter Cazzaghi - basso
Piero Papotti - batteria


Cari amici, percorriamo nuovamente le strade del blues in compagnia della Treves Blues Band. Di Fabio Treves e del suo gruppo  abbiamo già parlato lungamente in occasione della presentazione del bootleg datato 1987 (lo ritroverete qui) registrato in un club di Aosta.  Questa volta vi propongo una bella serata ascoltando il primo storico LP del 1976 e un ottimo concerto live del 1991. 
Il disco del 1976 è tratto dal vinile e non è mai stato ristampato. Fabio Treves si affacciava sulla scena musicale italiana raccogliendo in questo disco tutto l'amore e la devozione per i grandi maestri del blues, arrangiando brani classici e scrivendone dei nuovi.(sicuramente Imola Street Blues non può che essere di Fabio Treves). Molto bello l'arrangiamento di Train Time, con l'armonica impazzita di Fabio, anche se questa versione è ben  lungi dalla grande performance di Jack Bruce contenuta nel doppio "Wheels of Fire" dei Cream datato 1968. Ho aggiunto, in chiusura, una bonus track, registrata dal vivo nel 1980, ovvero la leggendaria Stormy Monday Blues, scritta nel 1942 da Billy Ekstine e ripresa da schiere di musicisti e di gruppi blues.  La classica ciliegina sulla torta.


Serie "Bootleg" n. 308 - Treves Blues Band live in 
Muzzano Biellese (BI), dicembre 1991


TRACKLIST:

01. track 1
02. presentazione della band
03. track 3
04. track 4
05. track 5
06. track 6
07, Hallelujah I Love Her So
08. track 8
09. track 9
10. Born in Chicago
11. Kansas City
12. track 12
13. track 13
14. Caledonia
15. Cuba Blues (cut end)


Questo ottimo concerto live proviene dagli archivi dell'amico Ilario. Qui la Treves Blues Band è stata immortalata nel dicembre 1991 (la data esatta non ci è pervenuta) in uno show tenutosi in un paesino nei dintorni di Biella, Muzzano Biellese. 
Pur non essendo una registrazione di grande qualità, è comunque un documento interessante che evidenzia la potenza e l'energia  del gruppo. La durata della registrazione è esattamente di 90 minuti, che coincide con la durata della mitica C90, Prova ne è che l'ultimo brano è tagliato nella sezione finale. Ilario ha identificato solo alcuni titoli, ma non è questo che incide sulla bellezza del concerto.
Inutile ricorda che questa registrazione appare per la prima volta sul web. Grazie Ilario per averla condivisa con noi. Buon ascolto.


LINK TBB 1976
LINK TBB live 1991

Post by George - Music by George & Ilario

Serie "Just One Record" vol. 3 - Pino Massara - 1995 - Quest'anno voglio navigare

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TRACKLIST:

01. Beautiful
02. Mastroianni
03. La Lomellina
04. Melissa
05. London In The Rain
06. Nostalgia
07. L’ultima Gauloises
08. La Malesia
09. Africa
10. Partire…


Ed ecco il disco evocato più volte dall'amico Osel, un quasi "Just One Record". Il quasi è dovuto al fatto che se diamo uno sguardo a Discogs, la discografia di Pino Massara vede un disco condiviso con Patrick Djivas nel 1989 (Suspence - mai sentito prima, forse una colonna sonora?) ed un mini CD del 1995 con 4 brani poi confluiti sull'unico vero disco ufficiale, "Quest'anno voglio navigare". Sia il mini CD, semplicemente intitolato "Pino Massara" sia quello che vi presentiamo oggi sono pubblicati dall'etichetta Bla Bla. E qui si apre un "portone" sull'attività di Massara, a prescindere dalla semplice registrazione di questo CD.  Eh si, perché agli inizia degli anni '70, dopo aver trascorso il decennio precedente a scrivere hits per Nicola Arigliano, Mina, Adriano Celentano, Al Bano, Paolo e Giorgio Conte (e l'elenco è incompleto), decide di mettersi in proprio fondando una sua casa discografica. Nasce così nel 1970 quella meravigliosa creatura che è la Bla Bla Records.


La Bla Bla si presenta sul mercato come etichetta alternativa. In sette anni di vita produce, tra gli altri, un allora poco conosciuto Franco Battiato, che con una serie di LP di avanguardia (Fetus, Pollution, Sulle corde di Aries, Clic, M.elle le "Gladiator") s'impone all'attenzione di operatori italiani e stranieri, tanto che una selezione dei suoi dischi viene riprodotta dalla prestigiosa Island inglese vincendo il premio BillBoard. Emergono inoltre i Capsicum Red, guidati da Red Canzian pre Pooh , che con il singolo Ocean raggiungeranno i primi posti in classifica. E poi  gli Aktuala di Walter Maioli, le cui musiche mediterranee rimangono ancora un prezioso documento di ricerca, tanto da essere in parte riprese nella colonna sonora del film "Il gladiatore" con Russell Crowe. E come non ricordare Juri Camisasca, gli Osage Tribe e altri ancora. Per avere una panoramica completa sulla produzione della Bla Bla Records vi rimando alla pagina dedicata su Italian Prog, che troverete qui. Quindi la storia musicale di Pino Massara. per  gran parte degli anni settanta è indissolubilmente legata alla sua grandiosa etichetta discografica. 


La biografia di Pino Massara post Bla Bla è lunghissima. Si dedicherà come autore e produttore all'esperienza internazionale, oltre a scrivere musiche per il teatro, in cinema, la fiction i cartoni animati, le pubblicità e le canzoni per bambini (il tormentone del "coccodrillo come fa"è opera sua).
Nel 1993, anche se non è nel fiore della gioventù, Massara partecipa al "Sanremo Giovani" dove "Mastroianni" ottiene un grosso successo di critica. Nel 2003 si trasferisce in Umbria per dedicarsi alle colonne sonore fino a che nel 2008, sollecitato da Maurizio Costanzo, decide di cimentarsi in una forma musicale completamente libera da schemi. Nasce così, su testi di Rossella Conz, una concept opera (Migrantes), che in anteprima viene presentata al Todi Arte Festival con grande successo. L'ultimo suo lavoro è datato 2012: si tratta di una nuova opera/musical dal titolo "Kaos".
Pino Massara ci lascerà il 23 luglio 2013 all'età di 82 anni. 


Per quanto riguarda il suo unico album, pubblicato dalla sua storica Bla Bla Records, non c'è molto da dire. Se amate Paolo Conte il disco vi piacerà. Sono 10 canzoni, ben suonate e ben cantate, molto di atmosfera, con escursioni jazzistiche raffinate e di alto livello. Ringrazio ovviamente Osel per averci inviato i file in modo tale da condividerli con voi.
Null'altro se non il consueto buon ascolto. 



Post by George - Music by Osel

Gerardo Carmine Gargiulo - 1981 - Avellino Express (with bonus track) (vinyl)

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TRACKLIST:

01. L'Espresso delle 21
02. Beato me
03. Esposito Gennaro
04. Concetta
05. C'è una donna
06. Una gita sul Po
07. L'autore
08. Invidia
09. Me ne vado in Canada
10. Avellino


MUSICISTI

Gerardo Carmine Gargiulo: voce
Gianfranco Gagliardi: pianoforte
Andrea Sacchi: chitarra elettrica e acustica
Paolo Donnarumma: basso
Ellade Bandini: batteria
Aldo Banfi: sintetizzatori e organo
Giancarlo Porro: sax alto-tenore-baritono e clarinetto
Maurizio Preti: percussioni
Raffaella Esposito, Wanda Radicchi,
Umberto Miserocchi: coro
e inoltre
Roberto Giuliani: piano Fender in "C'è una donna" e chitarra acustica in "L'espresso delle 21"
Gianni Faré: pianoforte in "C'è una donna" e fisarmonica in "Una gita sul Po"
I piccoli Carolina, Marco, Mariella, Andrea, Ermanno, Enzo, Giusy, Loredana: coro in "Beato me"


Altro gran bel regalo da parte dell'amico Gaetano Simarco. Ogni volta che ricevo i suoi file l'Italia si accorcia e gli antipodi si toccano.  E lo dico a ragion veduta dal momento che Gaetano risiede nei pressi di Cosenza mentre il sottoscritto vive ad Aosta. Sono certo che molti di voi ricorderanno questo disco pubblicato nel 1981 dalla Spaghetti Records (sia in vinile che in Mc). Nessuna ristampa nel corso degli anni. Non mi addentro nella recensione del disco. compito questo demandato all'amico Gaetano. Vorrei solo sottolineare la nutrita schiera di ottimi musicisti che accompagnano Gargiulo in questo suo primo 33 giri.

E ora passo subito la parola a Gaetano

"Gerardo Carmine Gargiulo, originario della provincia di Avellino, misconosciuto cantautore italiano, mosse i suoi primi passi come autore per tutti gli anni ’70, scrivendo diversi testi, soprattutto per interpreti femminili come Ornella Vanoni, Giovanna ed altri (da ricordare “Io volevo diventare”, scritta con Claudio Rocchi). Nel 1981 pubblicò il suo primo album “Avellino Express”  ottenendo un buon successo di pubblico e di critica. Prodotto da Alessandro Colombini, l'album cammina lungo la strada del cantautorato (è autore dei testi e delle musiche). Lavoro molto curato, basta guardare l’elenco dei partecipanti alla realizzazione. Quasi un concept album basato sul tema dell'immigrazione nel quale il ritmo scanzonato e l’aria festosa profumano di una velata malinconia. Sapiente mix di brani ironici e intimisti; si va da “Una gita sul Po”, che fu pubblicato come 45 giri, ottenendo molti passaggi radiofonici, ad “Avellino” con la quale esprime le sensazioni di un giovane emigrato che torna a casa in treno nel periodo natalizio, a “Invidia” con la quale, nel testo, si rivolge all'eletta schiera dei suoi colleghi cantautori, da Bennato a Guccini, da Branduardi a De Gregori ed altri ancora, descrivendone, in maniera bonaria, i difetti. Negli altri brani racconta del suo viaggio, della speranze di chi va via “da una terra senza pietà”, sempre però con un pizzico di rimpianto per averla lasciata, della sua avventura al nord, ma anche la storia di tanti ragazzi che, per poter realizzare i propri sogni e progetti devono lasciare la propria terra, il proprio paese di origine". 

Gargiulo...yestarday
E dopo "Avellino Express"?

Dopo una serie di apparizioni televisive (anche alla corte di re Pippo, scusare se è poco) e buone prospettive per il futuro, ecco che la casa discografica con cui collaborava (non chiedetemi quale) agli inizi degli anni 90 stoppa le attività e così il nostro Gerardo Carmine ne approfitta per terminare gli studi di giurisprudenza e iniziare la professione di avvocato. Nonostante ciò, la musica rimane una presenza costante nella sua vita e alle aule di tribunale alterna quelle di incisione e degli studi televisivi. Arriviamo al 2012, anno in cui pubblica il suo secondo album, "Miti & Tabù", che contiene 12 brani nuovi di zecca tra i quali una versione in chiave jazz di "Una gita sul Po". Il legame forte con l'Irpinia lo porterà a scrivere e interpretare l'inno ufficiale dell'Avellino Calcio, in occasione del passaggio della squadra in serie B. Il suo ultimo lavoro discografico è l'album "Viaggio".
E' incredibile come una cantautore premiato nel 2016 con il Lupo d'Oro, un premio che gli riconobbe l'impegno di avere portato l'Irpinia al di fuori dei propri confini, non venga né riconosciuto né tanto meno ammesso dai giudici (sui quali stendo un velo di pietà) dell'edizione 2018 di X-Factor. Et voilà. Cose che succedono.

...and today
Chiudiamo questo post pubblicando i vecchi 45 giri anni '70 , con una sola eccezione.
Di seguito l'elenco dei brani che sono riuscito a recuperare sul tubo con relative copertine.

BONUS CD - I SINGOLI 1970-1988


01. Io vendo tutto e compro il sole (a nome Gargiulo - lato A, 1970)
02. Maria la Bella (a nome Gargiulo - lato A, 1973)
03. Tua sorella (a nome Gargiulo - lato A, 1974)
04. Ma che razza di amore  (cut) - lato A, 1975
05. Napule more (lato A, 1976)
06. M'arricordo (lato B, 1976)
07. A Silvio (lato A, 1988)
08. Ridi (lato B, 1988)





Si parti dai primi tre singoli a nome Gargiulo per transitare su "Ma che razza di amore" (purtroppo tagliata nella parte finale e disturbata da un jingle. Domanda: ma che cazzate si pubblicano sul tubo? perché massacrare così i brani?) per arrivare a "Napule more", un brano bello e intenso scritto da Tullio De Piscopo. Ho volutamente escluso il singolo tratto da "Avellino Express". 
Si chiude i bruttezza, è il caso di dirlo, con un 45 giri allegorico dedicato all'ex Cavaliere. Ma ne facevamo anche a meno. Buon ascolto amici.



Post by George
Words & music by Gaetano Simarco & George (just a little help)

Serie "Italian Prog Now" n. 8 - NYE - 2011-2018 - Demos

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Ciao a tutti dal vostro capitano. Ricevo e pubblico dall'amico Giudas, già più volte collaboratore del nostro blog, una proposta sconosciuta ai più. Ecco infatti uno dei tanti gruppi, davvero validi, che avrebbe meritato sicuramente un'accoglienza migliore ed una maggior notorietà di quella ricevuta, musicalmente parlando. La loro proposta è infatti di indubbio valore e freschezza, tanto da consigliare vivamente a tutti l'ascolto. Non mi dilungo oltre, mi faccio da parte e lascio la parola all'amico Giudas, ringraziandolo di cuore per la graditissima condivisione.


All’interno del mio studio professionale, in un’ala a parte, ha sede una piccola sala di registrazione. Il suo fonico, Cosimo Cirillo, è alla base di questo post. Scopro infatti che ha fatto parte di una band di indie-rock, esistita dal 2010 al 2012 e che si chiamava NYE. Non hanno mai prodotto cd ufficiali ma solo un paio di cd demo autoprodotti e, come si usa oggi, alcuni video fai-da-te ancora reperibili in rete.



I NYE nascono nell’estate del 2010 da un’idea di Antonio Saponaro (voce e chitarra acustica) e Mariano Doronzo (chitarre). Dopo un po’ che i due suonano insieme decidono di estendere il progetto e di formare una vera band. Si associano quindi Giulio Lamacchia (batteria), Cosimo Caggia (basso) ed il nostro Cosimo Cirillo (chitarra e synth). Sono tutti in età universitaria, e questa sarà la principale causa del successivo scioglimento. Ma ci arriveremo.

Iniziano subito a comporre – mi dice Cosimo Cirillo che i brani sono tutti di fatto corali, non esiste un vero e proprio autore completo, ma qualcuno forniva delle idee alle quali altri contribuivano e così via sino al raggiungimento di quello che era ritenuto un soddisfacente risultato finale.



All’inizio del 2011 si autoproducono un EP – demo che comprende appena tre brani

1 – NYE – (senza titolo) – 2011
01 - This Is Not        (2” 27”)
02 - Upside Down    (4” 07”)
03 – Panagiotis    (7” 42”)

A questo si aggiunge, nello stesso anno un EP di sole quattro tracce (tre brani ed una intro), praticamente una specie di suite in quattro parti

2 – NYE – Black Hat And Ghosts – 2011
01 - Introducing the man with the black hat    (1” 26”)
02 - black hat and ghosts                (5” 12”)
03 - out of range                    (4” 07”)
04 - escape                        (4” 59”)

Come si usava già da un po’ di tempo, riescono ad infilare su you-tube dei video autoprodotti, a scopo pubblicitario, per i quali sono riuscito ad avere i relativi link, che qui vi fornisco

https://www.youtube.com/watch?v=rISEOTMlNMM

https://www.youtube.com/watch?v=PRdJvUkwmik

I testi sono tutti in inglese e hanno vari significati. In genere, anche se la parte musicale è corale, per i testi si ha che ogni brano ha un testo scritto da uno solo, poi rivisto insieme agli altri. Per esempio: “Panagiotis” parla di una nave e di un pirata, “Black Hat And Ghosts” prende spunto dal film “El Topo” di Jodorowsky, “Escape” parla di una fuga



Dalla loro musica si intravedono dei lontani echi di altre band prog – l’uso in alcuni brani di echi e delay sulle chitarre rimanda ai suoni psichedelici dei primi Pink Floyd – alcuni pieni musicali fanno concorrenza a Marillion e Radiohead. Ma sono, per l’appunto, lontani echi che nulla tolgono all’originalità delle tracce Stranamente, per chi di voi ci volesse provare, è molto difficile reperirli tramite una semplice ricerca su Google. Il problema è che in inglese NYE è l’acronimo di New Year Eve ossia della notte di Capodanno, ed esce sempre quello – se inserisci il loro nome (anche se specifichi che riguarda il settore musica) ti viene fuori un flauto tradizionale iraniano, un cd di un gruppo rock danese e varia altra roba – ma mai loro. Sulla faccenda del danese in effetti ci andiamo vicini. Il nome scelto dal gruppo – NYE – infatti è semplicemente la traduzione danese del sostantivo “nuovo” – non vi scrivo come si pronuncia perché quando ho cercato il suono in rete mi sono accorto che per riprodurlo occorre avere come minimo una laringite. In questo sono stati anticipatari rispetto, ad esempio, a gruppi come i Maneskin  - non tutti sanno infatti che il nome di quel gruppo è stato deciso dalla bassista, italo-danese, e che in lingua originale danese vuol semplicemente dire “chiaro di Luna” (e si legge mo-ne-sgen)



La storia musicale dei NYE si chiude nella primavera del 2012, perché le necessità di lavoro irrompono nella loro vita. Oggi li ritroviamo a lavorare nei seguenti settori:

Cosimo Cirillo è produttore musicale e fonico;
Cosimo Caggia è laureato al Conservatorio in contrabbasso e prosegue l’attività musicale;
Giulio Lamacchia milita in alcune cover band ed ha iniziato la professione di architetto;
Antonio Saponaro ha seguito le orme paterne ed è medico;
Mariano Doronzo è fotografo e poeta.



In realtà il destino ha mostrato un piccolo e promettente seguito. I vincoli di amicizia sono rimasti molto forti, e capita che nel 2018 si ritrovino a passare una giornata insieme nella sala di registrazione di uno di loro. Decidono di fare un po’ di musica per conto proprio, per il puro piacere di suonare. Ed è così che, in un pomeriggio, costruiscono un singolo originale che, all’istante, decidono di registrare. Nasce “Us”, cioè “noi” (perché infatti solo loro ci stavano in quel momento) – che resta nei cassetti e che sono in grado di fornirvi.

3 – NYE – Us – 2018
01 - Us    (3” 06”)

Se tanto mi dà tanto, prima o poi si riuniranno di nuovo per partorire (si spera) qualcos’altro di piacevole. Da quanto ne so, in realtà nessuno dei cinque ha appeso lo strumento musicale al chiodo, vedremo se il futuro riserverà a loro ed a noi qualche piacevole sorpresa.

Un abbraccio musicale (purtroppo ancora a un metro di distanza …). Giudas

LINK

Post by Captain, all the rest by Giudas

Serie "Beat, beat...Cos'era il beat?" n. 11 - Augusto Righetti e le sue Ombre - 1964 - The New Sound Group (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Molto Chic
02- I'm Movin' On
03. All My Sorrows
04. Shazam
05. Monkey Time
06. Da-Doo-Ron-Ron
07. What'd I Say
08. Be My Baby
09. Chains
10. Shades
11. Twist And Shout


FORMAZIONE

Augusto Righetti - chitarra, voce
Marcello Olmari (Gil Ventura) - sax
Gerry Manzoli - chitarra, voce
Livio Macchia - basso, voce
Paolo De Ceglie - batteria


Ho deciso di riesumare la rubrica dedicata al beat italiano per il piacere di condividere con voi questo rarissimo vinile pubblicato nel 1964 dall'etichetta La Voce del Padrone. Il protagonista è Augusto Righetti insieme alla sua band chiamata Le Ombre. Nell'organico troviamo, oltre a Righetti, Marcello Olmari al sax, molto conosciuto in seguito con lo pseudonimo di Gil Ventura, tra i più grandi saxofonisti melodici italiani al fianco di Fausto Papetti. Olmari è scomparso nel 2016. Gli altri tre componenti delle Ombre sono Gerry Manzoli, Livio Macchia e Paolo De Ceglie, tre musicisti  che formeranno da lì a poco i Camaleonti. Possiamo quindi considerare, a ragion veduta, Le Ombre come l'embrione di questo storico gruppo italiano, anche se qui i musicisti sono alle prese con cover di brani stranieri beat e rhythm 'n blues. E' giusto spendere due parole su Augusto Righetti. Negli anni '60 era un chitarrista virtuoso che iniziò sin da giovanissimo una carriera professionale sia nella musica leggera sia nella classica. Attivo soprattutto a Milano, insieme alle sue Ombre prima, e con altri musicisti poi, era ospite fisso a metà degli anni '60 del Charly Max, un locale "di tendenza", dove ebbe il piacere di incontrare niente meno che i Beatles durante il loro tour italiano del 1965. Dopo "The New Sound Group", con una formazione completamente rimaneggiata, Augusto Righetti registrò un intero 33 giri di cover dei Beatles cantate in italiano dal titolo "Righetti al Charly Max canta i Beatles in italiano". In questo caso il locale milanese non c'entra nulla, visto che i brani vennero registrati in studio. Questo disco è già stato postato sulla Stratosfera nel 2016 e lo ritroverete  (qui).
Il concerto live di Righetti e Le Ombre qui proposto, dal suono piuttosto sporco, è composto quasi esclusivamente da cover cantate in inglese. Fanno eccezione "Molto Chic" e "Be My Baby". E' bello rivivere la ruggente e calda atmosfera dei primi anni '60, riascoltando brani oggi divenuti dei classici come "What'd I Say" di Ray Charles o "Chains" e "Twist and Shout", entrambe portate al successo dai Beatles. Il disco venne stampato in un centinaio di copie e mantiene un discreto valore nel mercato del collezionismo. Si parla di mille dollari. 
Non ci resta che ascoltarlo.



Post by George

Serie "Just One Record" vol. 4 - The Zint Group - 1990 - Curve and Crane (vinyl)

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TRACKLIST:

01 I Swim
02 The Winning Path
03 A Lock Inside
04 One Sided
05 Aching For The Sea
06 Another Epitaph
07 West And South
08 Anonym Carving
09 L.O.M.S.
10 Beep-beep (Live recording)
11 Noyo

Bonus Tracks

12 One Sided - live
13 Paroxitone Girl


FORMAZIONE

Angelo Avogadri – chitarra elettrica, flauto
Marco Marchetti - basso
Fabio Martini - voce, tastiere, chitarre
Roberto Saleri - chitarra elettrica 
Roberto Gigliotti - batteria, sequencer, voce


Carissimi, ho una lunga lista di contributi di amici vari da pubblicare e cerco di essere equo nei limiti del possibile. Ho da poco postato un album inviato dall'amico Gaetani Simarco ("Avellino Express" di Gerardo Carmine Gargiulo) e quindi sarebbe il turno di qualcun altro. Chiedo venia per questa eccezione, ma credo ne valga la pena. Gaetano ci ha appena inviato i file di un disco che troviamo da anni nella nostra wishlist, ovvero l'unica prova discografica dello Zint Group, dal titolo "Curve and Crane". Il disco venne pubblicato in vinile nel 1990 all'etichetta Musea Parallele.
Ho trovato alcune informazioni sul gruppo sulla loro pagina Facebook.


"Il gruppo nasce nella prima metà degli anni Ottanta a Milano. La Zint music è influenzata dalle novità artistiche che in quegli anni giungono dagli Stati Uniti e dall'Inghilterra (Pere Ubu, Television, Residents, Wire, Brian Eno, Can) ma è al contempo memore di quanto accaduto nei due decenni precedenti grazie a musicisti come Miles Davis, John Coltrane, Soft Machine, Frank Zappa, Van Der Graaf Generator, Pink Floyd, Tim Buckley. L’idea è quella di creare un gruppo indipendente sotto ogni punto di vista: artistico, gestionale, discografico. Se l’apporto compositivo vede Martini e Avogadri in primo piano, i materiali vengono però metabolizzati e arrangiati collettivamente con importanti apporti da parte di ciascuno dei componenti per quanto riguarda arrangiamenti e apporti solistici. Inizialmente, nel repertorio viene inserita una canzone di Tim Buckley, «Sing a song for you», tratta dall'album "Happy Sad", che verrà eseguita solo nel corso dei primi concerti. Nella primavera del 1985 il gruppo esordisce al Tangram e nell'arco di circa sei anni si esibisce in una sessantina di concerti, soprattutto nell'area di Milano, con qualche puntata in Toscana e in Liguria". 

The Zint Group al parco Trotter nel 1986
Nel 1990 pubblicano il disco "Curve and Crane" per l’etichetta francese Musea Records.
Riformatisi nel 2017, con l’ingresso di nuovi musicisti come Marco Gigliotti al basso e alla chitarra e Andrea Reali alla voce e all'elettronica, hanno attuato una completa rilettura del precedente repertorio al quale si aggiungono brani di recente composizione. Gli Zint Group sono ancora in piena attività.

 Ecco il commento di Gaetano su "Curve and Crane"
Per tornare al loro primo e unico album, "Curve and Crane". i cinque musicisti mettono in mostra i tratti distintivi del loro suono che appare avvolto da un’aura di raffinata decadenza e tenebrosa sensibilità nella quale si avverte forte l’influenza di certa new wave inglese ai confini con l’elettronica. Emerge inoltre la capacità di sintetizzare con talento e perizia le influenze progressive (ideale per mettere in evidenza le notevoli doti vocali che riportano al cantato di Peter Hammill), con suoni e ritmi di alternative. Certamente una delle realtà più interessanti della scena wave italiana.
Hanno saputo giocarsela ad armi pari, per lo meno artisticamente parlando, con le realtà più importanti a livello internazionale. Sicuramente uno degli album più interessanti e significativi del periodo. L’album comprende 11 brani, ai quali sono aggiunte due bonus track, tutti cantati in inglese.
Il disco è da poco disponibile sulle principali piattaforme digitali
Buon ascolto



Post by George - Music by Gaetano Simarco


Serie "Banco Special Fan Collection" n. 31 (serie "Bootleg" n. 309) - Banco del Mutuo Soccorso live Mantova, Giardini di Palazzo Te, 21.07.2008

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FIRST TIME ON THE WEB


TRACKLIST:

01. R.I.P.   9'56
02. Il ragno   5'09
03. Cento mani e cento occhi   6'20
04. Danza dei grandi rettili   4'20
05. 750.000 anni fa...l'amore?   10'10
06. Passeggiata in bicicletta e corteo di dimostranti   5'40
07. La conquista della posizione eretta   11'01
08. L'evoluzione   7'55
09. Traccia   2'56
10. Non mi rompete   9'31


FORMAZIONE

Vittorio Nocenzi - pianoforte, tastiere
Francesco Di Giacomo - voce
Rodolfo Maltese - chitarre
Filippo Marcheggiani - chitarre
Tiziano Ricci - basso
Maurizio Masi - batteria
Alessandro Papotto - fiati



Abbiamo trascurato da troppo tempo il glorioso Banco del Mutuo Soccorso. Nessun problema, rimediamo subito grazie a questo splendido concerto che ci ha regalato l'amico Alifib. La registrazione, di ottima qualità, è stata eseguita il 21 luglio 2008 nella splendida cornice dei Giardini di Palazzo Te, a Mantova.
Il tour del 2008 è scarsamente documentato, quindi ben venga questo live a colmare il vuoto. Per l'occasione il Banco propone una sequenza mozzafiato di brani storici. Si apre di potenza con R.I.P. per passare a Il ragno. Da qui in poi inizia la presentazione di quasi tutto l'album "Darwin", senza seguire l'ordine dei brani presente sul disco, Assolutamente pregevole la traccia tratta da "Garofano Rosso", Passeggiata in bicicletta e corteo di dimostranti. Traccia, dal "Salvadanaio" chiude il concerto. Ma ecco che arriva l'immancabile bis e con Non mi rompete il Banco si congeda dal suo pubblico. Inutile sottolineare la grandezza della voce di Francesco Di Giacomo e della chitarra di Rudy Maltese. Scorre un brivido nel risentirli.


Di seguito un breve ricordo del concerto da parte di Alifib: "Il concerto si svolse nei giardini dei Palazzo Te, splendida cornice rinascimentale circondata dalle acque del Lago Paiolo, all'interno di MantoLive Estate 2008. Prima del Banco si esibirono Le Voci New Trolls con quintetto d'archi, a seguito della riunione tra Vittorio De Scalzi e Nico Di Palo, freschi di pubblicazione del nuovo album "The Seven Seasons" (e solo quattro giorni prima Pino Daniele!). Per me fu una serata memorabile, un vero e proprio doppio concerto di due fra i miei gruppi preferiti in assoluto (ho visto il primo concerto dei NT nel 1967".  Attenzione: i due concerti sopracitati arriveranno  a breve per la gioia di noi appassionati bootleggari. 


Ringrazio ancora una volta Alifib per la condivisione della registrazione di questo concerto inedito sul web e anche per la realizzazione di tutte le magnifiche copertine che senza dubbio impreziosiscono il post. All'interno di una di esse è racchiuso il biglietto della serata.
E' proprio tutto. Buon ascolto


Post by George - Music & cover by Alifib


Stormy Six - 1974 - Guarda giù dalla pianura (vinyl) + singoli non ufficiali

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TRACKLIST:

01. Guarda giù dalla pianura – 1:28 (Michele Luciano Straniero, Tradizionale, Vitavisia
 (Giovanna Marini)
02. Union Maid – 3:03 (Woody Guthrie)
03. Otan xtupesis duo fores – 3:02 (Mikis Theodorakis)
04. Cuba sì, yanquis no – 2:44 (Alejandro Gómez Roa)
05. The Ballad of Ho Chi Minh – 3:33 (Ewan Mac Coll)
06. Leaving Belfast Town – 3:18 (Barney McIlvogue)
07. Cançion del poder popular – 2:39 (Luis Advis, Julio Rojas)
08. Do Re Mi – 3:05 (Woody Guthrie)
09. Brother, Did You Weep? – 1:49 (Ewan MacColl)
10. Per i morti di Reggio Emilia – 3:27 (Fausto Amodei)


FORMAZIONE

Franco Fabbri - chitarre, voce
Umberto Fiori - chitarra, voce
Carlo De Martini - sassofono, violino, viola, mandolino, chitarra acustica
Tommaso Leddi - violino, mandolino, balalaica, chitarra acustica
Luca Piscicelli - basso, voce
Antonio Zanuso - batteria, percussioni

Ospiti
Giorgio Kochinos (Spiros Nicolaou) - voce (brano "Cuba sì, yanquis no")
Giorgio Kochinos (Spiros Nicolaou) - coro (brano "Per i morti di Reggio Emilia")


Premessa by George
Spendo solo due parole per ringraziare l'amico Frank-One per questo ennesimo magnifico regalo. Con grande dovizia di particolari e maestria, da vero cultore, Frank-One ci accompagna in questo viaggio "storico", alla scoperta di segreti racchiusi in alcuni 45 giri dei primi anni '70, dove è presente la mano degli Stormy Six. E' anche grazie ai contributi di persone come lui, esperti e appassionati di musica e rarità, se la Stratosfera continua a crescere di livello e a mantenersi viva nel tempo. 

Recensione by Frank-One
Da tempo volevo pubblicare l’unico lavoro mai ristampato in CD degli Stormy Six, ovvero "Guarda giù dalla pianura" del 1974, uscito per la Ariston serie Progressive, in verità ripubblicato pochi anni dopo in edizioni economiche con busta singola (l’originale era gatefold), sia nel 1975 dalla Super Oscar che nel 1976 dalla Oxford, quest’ultima anche in cassetta e addirittura con differente titolo, "Canti della rivoluzione nel mondo" L’album è una raccolta di canti militanti da ogni parte del mondo come era sovente in uso in quegli anni. Ricordo lavori analoghi da parte, ad esempio, del Canzoniere delle Lame e del Canzoniere Internazionale.  La formazione è quella storica : Carlo De Martini, Franco Fabbri, Umberto Fiori, Tommaso Leddi, Luca Piscicelli e Antonio Zanuso.
Sintetizzando le note di copertina si legge che il gruppo, dopo l’esperienza de "L’Unità" del 1972, con canzoni da loro composte sulla storia dell’Italia, avendo introdotto nel repertorio dei propri concerti molti brani popolari di autori sia noti sia anonimi, decisero di pubblicarne un disco, rassicurando che quanto prima avrebbe visto la luce un nuovo lavoro con brani sempre attinenti alla storia d’Italia, ma originali. Chiaro riferimento al futuro "Un biglietto del tram" che ebbe anche il ruolo di primo album per la nascita della nuova casa discografica l’Orchestra. Note che si chiudono con i ringraziamenti a Giorgio Kochinos che ha cantato con loro nella canzone greca e nel coro "Per i morti di Reggio Emilia", a Aliki Andrismichalaros per le ricerche editoriali ed infine a Giorgio Prudente, tecnico del suono, che con entusiasmo collaborò alla realizzazione del disco.

In ognuno dei 10 brani è presente un piccolo commento atto ad inquadrare lo stesso:

a) Guarda giù dalla pianura (Vitavisia – Straniero) – la canzone in questa versione risale al periodo dell’occupazione delle fabbriche;

b) The Union Maid (W. Guthrie) – scritta nel 1940 e dedicata alle militanti sindacali, spesso vere eroine, che combattevano a fianco dei loro uomini nel IWW (Industrial Workers of the World):

c) Otan Xtupeseis Duo Fores (perdonate la trasformazione dal testo greco con nostre lettere) (M.Theodorakis) – l’inno è nato durante la guerra di Resistenza in Grecia,nella Seconda Guerra Mondiale.  La canzone è stata dedicata da Theodorakis ad Alessandro Panagulis;

d) Cuba si, yanquis no (anonimo) – una delle più conosciute canzoni della rivoluzione cubana;

e) The Ballad of Ho-Chi-Minh (E.Mac Call) – scritta nel 1954 poco prima della storica vittoria di Dien Bien Phu, e ripresa in tutto il mondo durante le manifestazioni di solidarietà col popolo vietnamita;

f) Leaving Belfast  town (Mc Livogue) – scritta sull'aria di una vecchia canzone popolare irlandese intorno al 1969;

g) Cancion del Poder Popular (L.Advis – J.Rojas) – diffusa in Italia dal gruppo degli Inti Illimani, è una delle canzone più significative nate dall'esperienza di Unidad Popular;

h) Do – Re – Mi (W.Guthrie) – la canzone si riferisce al periodo della Grande Depressione Economica (1929) e delle emigrazioni interne verso gli stati più ricchi;

i) Brother did you weep? (E. Mac Call) – scritta nel 1968, questa canzone testimonia l’impegno di solidarietà col popolo vietnamita degli artisti folk britannici;

l) Per i morti di Reggio Emilia (F.Amodei) – scritta dopo i fatti di Reggio Emilia durante il governo Tambroni (1960), è una delle canzoni più popolari conosciute in Italia. 

E questo è tutto per quanto riguarda "Guarda giù dalla pianura".


BONUS CD - SINGOLI NON UFFICIALI

Movimento Studentesco Milano - 45 giri (1971) (vinyl)



TRACKLIST:

01. Chi ha ucciso Saltarelli?
02. Un bel discorso fine e antifascista



Commissione Artistica del Movimento Studentesco di Milano - 1972 - E.P (vinyl)



 TRACKLIST:

01. I padroni possono perdere la testa
02. Dimitrov
03. Palestina!
04. Come Yu Kung rimosse le montagne


Commissione Musicale del Movimento Studentesco Milanese - 45 giri (1973) (vinyl)


TRACKLIST:

01. Compagno Franceschi
02. E se il nemico attacca (ovvero, contro ogni opportunismo)


Come scrivevo all'inizio, da tempo volevo parlare di questo lavoro e di quelli che mi accingo ad aggiungere, soprattutto in seguito ad una conversazione con Franco Fabbri, quando ospite a casa sua mi segnalò che anche il 45 giri “Compagno Franceschi” fosse opera loro, scritto all'indomani dell’uccisione dello studente Roberto Franceschi di fronte all'Università Bocconi a Milano il 30 gennaio 1973, benché pubblicato a firma Movimento Studentesco. Ma il desiderio divenne realtà quando sul numero 24 di Vinile (Sprea Editore) trovai la discografia completa degli Stormy Six di Franco Settimo a cura di Michele Neri, ai quali vanno i miei più dovuti ringraziamenti per gli spunti successivi.


Orbene, già sulla Stratosfera era stata pubblicata una raccolta dei 45 giri ufficiali pubblicati dal gruppo milanese, ma grazie a questo meraviglioso e completo articolo si viene a conoscenza di quanto Franco Fabbri già mi avesse solo accennato. Ma andiamo con ordine.

Nel 1971 esce il 45 giri a nome Movimento Studentesco, "Un bel discorso fine e antifascista (Fiori) / Chi ha ucciso Saltarelli? (Fiori)", con U.Fiori voce e chitarra, F.Fabbri chitarra e voce, Roberta Zanuso voce, Jemima Zeller voce. Produzione diretta da F.Fabbri dove U.Fiori non viene accreditato come autore.

Nel 1972 esce a nome Commissione Musicale del Movimento Studentesco Milanese l’EP 33 giri con tutti i 4 brani aventi come autore Movimento Studentesco Milanese. In realtà leggiamo come l’autore de "I padroni possono perdere la testa" sia U.Fiori, l’autore di "Dimitrov" sia U.Fiori su una musica preesistente di Peggy Seeger (The song of choice), gli autori di "Palestina" siano U.Fiori e T.Leddi e gli accordi siano addirittura gli stessi della futura "Stalingrado", mentre l’autore dell’ultimo brano "Come Yu Kung rimosse le montagne" sia Giorgio Politi. In questo EP troviamo: voci soliste - U.Fiori, G.Politi, J.Zeller; F.Fabbri - chitarra e cori; U.Fiori - chitarra; C.De Martini: violino; T.Leddi - mandolino, Eminent; G.Politi - fisarmonica. La produzione è diretta da F.Fabbri


Nel 1973, infine, esce a nome Commissione Musicale del Movimento Studentesco Milanese il 45 giri "Compagno Franceschi / E se il nemico attacca (ovvero contro l'opportunismo)". Autore dichiarato per entrambi sempre Movimento Studentesco Milanese, mentre in realtà F.Fabbri è l’autore del lato A, mentre G.Politi del lato B. Voci : F.Fabbri, U.Fiori, Michele Mozzati (si proprio lui, di Gino & Michele), G.Politi, Mario Voltolini – F.Fabbri chitarra e basso – U.Fiori chitarra – C.De Martini violino – T.Leddi violino – G.Politi fisarmonica – A.Zanuso batteria
  Gli autori del succitato articolo, ai quali va tributato un doveroso enorme ringraziamento, ci informano che esistono altri dischi del Movimento Studentesco, ma che non vedono coinvolto Franco Fabbri e verosimilmente il gruppo degli Stormy Six.
Bene, è tutto. Un post estremamente militante, che mi auguro vi faccia piacere ascoltare.
Buona vita a voi tutti e buon ascolto                 


LINK Guarda giù dalla pianura
LINK Singoli non ufficiali

Post by George - Words & Music by Frank-One

Analogy & Earthbound - 2009 - The Complete Works (3 CD)

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TRACKLIST CD 1:

Yoice 7'' (1971)
01. God's Own Land (side A)
02. Sold Out (side B)

Analogy - 1st album (1972)
03. Dark Reflections
04. Weeping May Endure
05. Indian Meditation
06. Tin's Song
07. Analogy
08. The Year's At The Spring
09. Pan-Am Flight 249

Bonus Tracks
10. Analogy - Milan On A Sunday Morning
11. Yoice - Vita non so chi sei


TRACKLIST CD 2:

Earthbound Bonus Tracks
01. Love To Paul (acoustic version with Buckmaster - 1975)
02. Love To Paul (electric version with Luigi C. - 1977)

Earthbound Live 1977
03. You'll Leave Me Anyway
04. Summer's Love
05. Mountain Train

Earthbound Demo 1978
06. Getting Closer
07. Maid Marion
08. The News

Earthbound Bonus Track
09. Spacialities (Live In Laveno 1978)

Earthbound - The Robot EP (1978)
10. The Robot
11. Liberated Lady
12. Song For South Kensington

Earthbouand - Live at the Cristallo, Milan (1979)
13. Watchamacallit
14. Becoming Me
15. Nightgames

Earthbound Bonus Track
16. God's Own Land (Live In London 1979)


TRACKLIST CD 3:

Earthbound - The Suite (1980 - pubblicato nel 1993)

01. The Suite A
a) Sink Or Swim
b) The Mirror
c) The Treatment
d) Merseburg Charm
e) Spirit Dance

02. The Suite B
a) Ventadorn
b) Intermission
c) 1000 Deaths
d) Is There A Chance

Analogy - 25 Years Later (1996)
03. God's Own Land
04. Sold Out
05. Clown On A Pony
06. Nightgames
07. I Saw You Again
08. Arianna e Teseo
09. Teseo è Solo
10. I Feel So Cold

Analogy Bonus Track
11. Il viaggio dei grandi spiriti (2009)


Ho voluto cogliere l'opportunità fornita dalla pubblicazione, nel 2009, di questo cofanetto contenente 3 CD, per ripercorrere le vicende musicali degli Analogy, gruppo da noi molto amato e già apparso sulle pagine della Stratosfera (qui) grazie al bellissimo live del 2010 proposto dall'amico Frank-One. Nei 3 CD è raccolta l'opera omnia del gruppo, ad eccezione del live "Konzert", pubblicato bel 2013 dalla AMS. Il cofanetto, assolutamente degno di menzione, racchiude le prime testimonianze degli Yoice (pre-Analogy), degli Analogy e degli Earthbound, oltre a numerose bonus track inedite dal vivo e in studio e alcuni demo. Una vera chicca per i collezionisti. 
Ripercorriamo intanto la contorta biografia del gruppo, attingendo a piene mani sia da "Italian prog" del nostro amico Augusto Croce che dall'immancabile Wikipedia.

The Joice - 1970
Le origini degli Analogy vanno fatte risalire al gruppo dei The Joice, fondato a Varese all'inizio del 1970 dai tedeschi Martin Thurn (trasferitosi in Italia per frequentare la Scuola Europea) alla chitarra, Hermann-Jürgen Nienhaus alla batteria, Jutta Nienhaus come cantante, oltre all'italiano Mauro Rattaggi al basso (i genitori dei quali lavoravano per il Centro Comune di Ricerca di Ispra), il tastierista di Arona Nicola Pankoff, e Wolfgang Schoene alla chitarra ritmica, aggiuntisi successivamente. Il gruppo si esibisce in numerosi concerti in Italia settentrionale e Svizzera, per poi firmare un contratto con Antonio Cagnola delle Produzioni Ventotto, con la quale nel 1971 viene prodotto l'unico 45 giri God's Own Land / Sold Out. Per un errore di stampa, sulla copertina del disco il nome del gruppo viene riportato come Yoice, nome che verrà mantenuto anche in seguito.


Nel 1972, con l'uscita di Rattaggi e il passaggio del chitarrista ritmico Schoene al basso, il gruppo cambia nome in Analogy, e ottiene anche la possibilità di suonare in concerti molto importanti come il Festival Pop di Caracalla a Roma (il primo concerto con il nuovo nome) e il Be-In a Napoli, pur rimanendo totalmente sconosciuto al di fuori dell'Italia, tranne che in Svizzera.
Il loro album omonimo, pubblicato nel 1972, molto raro e interessante, mostra influenze rock-blues, con la bella voce della cantante Jutta Nienhaus in forte evidenza. Il disco vine anche ricordato per la copertina con i componenti che ritrae i componenti del gruppo completamente nudi.


Sempre nel 1972 gli Analogy accompagnano il cantautore Simon Luca al Cantagiro ma, a seguito di tensioni interne, Nicola Pankoff lascia il gruppo. Iniziano a lavorare ad una suite scritta da Martin Thurn e Wolfgang Schoene d'impostazione medievale/rinascimentale con testi in italiano, con alcuni brani presentati anche in alcuni loro concerti in Liguria. A causa del peggiorare dei rapporti con Cagnola e Pagani il contratto con la Produzioni Ventotto viene rescisso e l'opera resta nel cassetto. 
Nel 1973 il tastierista Nicola Pankoff esce dal gruppo, pur continuando a suonare e ad occuparsi di pittura, e viene sostituito dal flautista Rocco Abate. Jutta Taylor-Nienhaus e Martin Thurn-Mithoff collaborano con Franco Battiato sull'album "Sulle corde di Aries" del 1973, con il musicista/compositore Paolo Ciarchi e con il Collettivo Teatrale La Comune di Dario Fo nel 1974 (comparendo nella cassetta intitolata "Cammina, cammina"). Sul finire del 1974 gli Analogy si sciolgono definitivamente, dopo più di 250 concerti in Italia ed una sessantina in Svizzera.


Jutta Taylor-Nienhaus e Martin Thurn-Mithoff si trasferiscono in Inghilterra, dove formano nel 1975 il gruppo degli Earthbound.  Nel 1977 il gruppo originario si scioglie per riformarsi l'anno seguente, con nuovi musicisti, Nel 1978 realizzano solo un EP a 12" (titolo "The Robot"), oggi molto raro, con uno stile che ricorda alcune cose dei Curved Air, ma risente anche delle influenze della nascente new-wave. E' interessante notare come Nienhaus e Thurn si descrivono nelle schede informative per la stampa come ex-componenti del "gruppo italiano Analogy". Durante la loro carriera gli Earthbound hanno suonato anche nell'Italia settentrionale, sciogliendosi definitivamente dopo avere registrato nel 1980 la suite composta nel 1973 (semplicemente intitolata "The Suite"), poi pubblicata nel 1993 a nome Analogy.


Un nuovo CD (titolo "25 Years Later"), stampato nel 1996 dall'etichetta tedesca Ohrwaschl ma registrato in Italia l'anno precedente, contiene rifacimenti di vecchi brani da una formazione comprendente la Nienhaus e Thurn con il bassista originale Rattaggi e altri musicisti. L'album viene inteso come omaggio al batterista Mops Nienhaus, morto anni prima.


La prima apparizione dal vivo degli Analogy nel XXI secolo risale al 2003, quando alcuni degli ex componenti del gruppo (Jutta Taylor-Nienhaus, Martin Thurn-Mithoff, Mauro Rattaggi e Geoff Cooper, secondo batterista degli Earthbound) suonano God’s Own Land in un club vicino a Saarbrücken per il cinquantesimo compleanno della Nienhaus. È stato il primo concerto mai tenuto dagli Analogy in Germania. Successivamente, nel febbraio 2010, quattro ex componenti del gruppo (Jutta e Martin con Mauro Rattaggi e Rocco Abate) insieme a Dick Brett e Scott Hunter degli Earthbound sono tornati a suonare insieme per una volta in occasione della presentazione del cofanetto "The complete works". qui proposto.



Dal 2011 gli Analogy hanno ripreso a suonare, inserendo nella formazione, oltre a Nienhaus, Thurn, Rattaggi e Hunter, il tastierista Roberto Carlotto (Hunka Munka). Questa formazione ha suonato varie volte in Italia nel 2012. Nello stesso anno la AMS ha pubblicato un DVD intitolato "The Video Collection" contenente tutte i filmati d'epoca disponibili di Analogy ed Earthbound.
Uno dei concerti del 2012, a Lamezia Terme, è stato registrato per il live pubblicato nel 2013, intitolato "Konzert". La lunga storia degli Analogy si è definitivamente conclusa nel 2018 con la scomparsa di Martin Thurn nel mese di aprile e di Jutta Nienhaus nel dicembre dello stesso anno.
Non resta che passare alla musica e augurarvi buon ascolto.


LINK CD 1
LINK CD 2
LINK CD 3

Post by George

Andrea Liberovici- 1978- Oro (vynil)

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“Volava su un corvo spennato con in mano il profumo del passato,
raccontava storie di bambini, di maiali, porci e pulcini.”

TRACKLIST
01 Erbe
02 Risotto
03 Tibet
04 Giovane artista da ritratto
05 L’Uomo, il Brigante, l’Assassino
06 Indicazioni
07 La balena, il mare e Joe nel suo cuore



FORMAZIONE:
Andrea Liberovici- voce, chitarra acustica, violino, banjo
Nino Smeraldi- chitarre
Silvano Bertaggia- chitarre
Stefano Zabeo- chitarre, basso
Paolo Poniz- basso, percussioni
Paolo Donnarumma- basso, organo, chitarra acustica ed elettrica, percussioni
Pietro Tonolo- sax
Gianni Ancorato- sax
Michele Troncon- batteria
Massimo Poli- batteria
Marcello Tonolo- piano
Stefano Caprioli- piano, organo
Angelo Fodda- percussioni
Ermanno Velludo- effetti speciali, percussioni, armonica 

E’ il 1978 e la CGD immette sul mercato discografico “Oro”, album di debutto di un giovanissimo Andrea Liberovici, doppio figlio d’arte (il padre, Sergio Liberovici, e la madre, Margot, sono tra i fondatori dei Cantacronache).
Quando esce questo LP, Andrea Liberovici non ha ancora sedici anni (!), e tre anni prima, mentre è già iscritto al Conservatorio, è rimasto folgorato, a Londra, da un concerto dei Rolling Stones. Tornerà nella capitale inglese ben presto, facendo vita da musicista da strada e vivendo in case occupate.


Questo giovane ribelle, ma dall'aria da secchione (la rivalutazione di quegli occhiali sarebbe venuta solo anni dopo con Harry Potter), tecnicamente sarebbe di poco più grande dei bambini dello Zecchino d’Oro, ma quelli sono anni strani, in cui la discografia è ancora disposta a scommettere e a puntare su giovani magari eccentrici, forse ostici, ma con delle frecce acuminate al proprio arco.
“Oro” mette così in mostra un artista con un talento sicuramente ancora acerbo, ma indiscutibile. E’ un album bizzarro che da una parte approfitta delle estetiche free dei Settanta, dall’altra comincia a guardare a certo rock storto contemporaneo alla Patti Smith (della cui mitizzazione si farà poi beffe nel successivo album omonimo del 1980).


Sono canzoni sghembe, quelle di Liberovici, testimonianza di uno spirito artisticamente inquieto, quello stesso spirito che lo indirizzerà ben presto verso altri lidi, soprattutto teatrali, dove proporrà una commistione tra linguaggi (teatro, musica, poesia, danza) in tutto all’insegna della più coraggiosa sperimentazione. E’ proprio in questa veste di compositore che è oggi più conosciuto, grazie ad opere rappresentate in prestigiosi teatri in diversi paesi europei e non. Tra le tante opere e collaborazioni eccellenti, ci sia permesso almeno ricordare “Rap”,  e "Sonetto: un travestimento shakespeariano", lavori molto interessanti composti con il poeta Edoardo Sanguineti e messi in scena con Ottavia Fusco, con i quali fonderà nel 1996 il Teatro del Suono in cui Liberovici da "compositore transdisciplinare" come ama definirsi, sarà compositore, autore, regista, attore, artista visivo.




Ma torniamo a “Oro” che, con tutte le ingenuità che volete, appare ad ascoltarlo oggi un disco di indubbio interesse, e, azzardiamo, potrebbe essere per molti un’autentica sorpresa.
Si tratta di canzoni che disegnano una poetica stralunata e un po’ canterburiana, debitrice nei testi di un certo Dylan (magari attraverso De Gregori, si ascolti "Risotto" o "Giovane artista da ritratto"), e musicalmente vicina ai mondi disegnati da Claudio Rocchi o da un altro irregolare come Andrea Tich che esordì su Cramps proprio nello stesso anno.
Tutto ciò è reso con un approccio sonoro che oggi definiremmo low-fi, che forse non farà contenti gli audiofili, ma che certamente rispetta la naturalezza con cui è stato portato avanti il lavoro, e la genuinità di un adolescente che per la prima volta si affaccia sul mondo.
Tra i musicisti da citare almeno il bassista Paolo Donnarumma, eccellente turnista, qui anche in veste di coproduttore, e Pietro Tonolo al sax, che poi si affermerà come valente jazzista.


L’album presenta canzoni, interamente scritte da Liberovici, che giocano sovente sulla provocazione verso il gentile pubblico, sia nei testi (che prediligono fiabe malate e personaggi borderline) che nei suoni. La produzione è firmata da Ermanno Velludo e Stefano Cecchetto i quali, in controtendenza rispetto agli usi italici, tengono a volte la voce volutamente dietro in fase di missaggio, a voler dare spazio alla musica, con quei sax che si intersecano, quei cori inquietanti di bambini, quei rumori di fondo a collegare le tracce. Nelle tessiture tramate dall'ampio parterre di musicisti si percepisce chiaramente il gusto della jam, la voglia di bizzarrie e straniamenti, ultime concessioni ludiche di un’epoca che molto ha lasciato fare, per poi richiamare tutti all'ordine.
Tempo un paio di anni e nulla sarà più lo stesso.

Ritratto dell'artista da giovanissimo (a sinistra il padre Sergio Liberovici)
Due anni dopo, dicevamo, Liberovici darà alle stampe, sempre per la CGD, l’album omonimo, più orientato verso una personale rilettura della new wave, ma ugualmente interessante, anche se l’autore all’uscita rivelerà alla stampa, con ingenuo candore (o lucida schiettezza, scegliete voi) di non essere del tutto soddisfatto e di essersi dovuto piegare a numerose interferenze del produttore.
L'uscita di questo secondo lavoro gli consentirà anche qualche apparizione televisiva, una della quali verrà poi, un po' ingenerosamente, inserita nel 2003 tra gli "orrori" anni Ottanta dalla trasmissione "Cocktail d'amore" di Amanda Lear (ma Liberovici non se la prende, anzi sta al gioco e si fa intervistare dall'Amanda nazionale).

A "Cocktail d'amore" con Amanda Lear, 2003
 Se abbiamo scelto di presentare in questo post il disco di debutto è anche perché il secondo lavoro è stato ristampato in CD e lo trovate facilmente sul Tubo, mentre questo “Oro”, a quanto ci risulta, era finora desaparecido, e ci sembrava un’ingiustizia che un lavoro così valido non fosse più reperibile. 

Andrea Liberovici nel suo periodo rock con l'icona Patti Smith
Negli anni Ottanta l’artista veneziano, in polemica con la politica delle case discografiche, abbandonerà la musica leggera facendovi solo una fugace riapparizione nel 1992 con l’album “Pranzo di famiglia” che presenterà in anteprima al Club Tenco dell’anno precedente.
 I successivi CD, “Rap” (1997) e "Sonetto: un travestimento shakespeariano" (1998) sono invece intimamente legati agli omonimi spettacoli teatrali (vanno quindi ascoltati in funzione con l’azione scenica da cui nascono). Altri lavori ancora usciranno su CD negli anni Duemila come "64" (concepito per la radio) o la composizione "Electronic Frankeinstein".



Da ricordare anche, ed è la sua ultima apparizione su CD, la partecipazione di Andrea Liberovici ad "Aia da respià" (a breve su questo blog, vista la sua non facile reperibilità), commosso omaggio della scena genovese a Fabrizio De André poco dopo la sua morte. In quell'occasione Liberovici canterà "Hotel Supramonte".

Ci pare di avervi annoiato anche troppo, quindi vi lasciamo volentieri in compagnia di "Oro", questo strano, ma affascinante disco, diamante grezzo da spolverare e porre in bella luce nella vostra discografia. E mentre lo ascoltate, ricordate: questo disco, con cose incredibili come queste, esce quando l'autore ha solo 15 anni. Vi dirò di più: le canzoni sono state scritte e incise quando ne aveva 13-14. Pazzesco.

"... e io continuo a dire
che il mio salice piange serpenti
e che ragazzine di quindici anni
con le dita tra le labbra
s'accarezzano i denti".



Cancrena - 2005/2012 - Three album

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Pre by Cap - Ricevo e pubblico dall'amico Giudas (autentico scopritore di talenti della stratosfera) questa proposta, lontana dal genere al quale il nostro blog è dedicato. Siamo infatti nel campo del metal, genere cui personalmemente non misento affine,, equindi competente. Sono sicuro che i cultori del genere apprezzeranno sicuramente. Gradevoli e inusuali, comunque i pezzi più lenti segnalati da Giudas, che ho davvero apprezzato. Dopo queste brevissime, lascio come sempre la parola al nostro amico appena citato...

 Alla perenne ricerca di fenomeni musicali locali, da quelli assolutamente sconosciuti a quelli che occupano mini-nicchie musicali, mi imbatto in Fabio Chiarazzo. Il contatto me lo offre un comune amico musicista (Ruggiero Balzano, l’ex bassista degli Articolo 31 versione 2.0). Infatti Fabio Chiarazzo è anche lui un bassista e milita in un gruppo di thrash-metal (sono parole sue). Nulla di più lontano dalle mie preferenze – il mio faro sono gli Yes, tanto per dire – eppure la persona mi è subito simpatica e gli chiedo udienza per ottenere materiale ed informazioni da trasferire agli amici della Stratosfera – hai visto mai che al suo interno si annida, ben nascosto, qualche amante del genere ? 

Le “udienze” si tengono al bar sotto il mio studio professionale (io faccio altro, sono geologo) e mi costano una piccola fortuna in beveraggi, in quanto il buon Fabio trinca più di un alpino – dal prosecco in su – ma ciò non diminuisce la sua simpatia e la bontà della storia che mi racconta.

Il gruppo si chiama CANCRENA, sostantivo che implica la morte di un tessuto cellulare – definizione ben adatta al tipo di musica che propongono, un heavy-metal martellante che non lascia spazio a delicate melodie e tanto meno ad appassionanti ed evolute armonie. Qua i morti li fa risvegliare. Diciamo che non è musica per famiglie e che per ascoltarla devi almeno stare bene di testa. Per apprezzarla non è strettamente necessario essere strafatti, ma probabilmente aiuta.

Eppure se vi ascoltate “to nerve oneself” (dal cd “hidden depravity”, 2012) sentirete una melodia tanto struggente quanto semplice, e francamente bella – alla fine anche questi ragazzi hanno un cuore !! – per quel che conta il mio parere, il brano vale da solo l’intero cd.


Ma veniamo al nostro gruppo.
Il gruppo nasce nel 1999 a Barletta da un’idea di Francesco “Francis” Farinola - se vado indietro con la memoria, devo effettivamente ricordare che nei tardi anni ’80 e nei successivi ’90, quando mi imbattevo in un qualche festival o convention musicale di piazza, nove volte su dieci la musica dominante era l’heavy-metal sparato a palla; difficile ricordare altro perché nel giro di 30 secondi ero già scappato da un’altra parte ed il mese dopo sul tale gruppo che aveva suonato era già caduto il necessario oblio. Qui evidentemente alloggiava sia del talento e sia la necessaria tenacia per proseguire.
 
I ragazzi hanno tempra e tecnica e si danno da fare.
La formazione iniziale comprende Francesco FARINOLA (chitarre), Francesco MORGESE (voce), Luca CARONE (basso), Ruggiero RICCO (batteria) - (nessun errore, ricordatevi che dalle mie parti tutti i Ruggiero si scrivono e si battezzano con la i). Il nostra Fabio arriverà un po’ di tempo dopo. Rincorrono con astuzia, pervicacia e perseveranza tutti gli organizzatori musicali – di fatto sono una manica di rompicoglioni - ma la tecnica ha successo, ed iniziano a girare diverse piazze, sino a fare da spalla a diversi artisti di punta, tra i quali, per alcuni anni, un Pino Scotto in stato di grazia (ex leader dei Vanadium prima e dei Fire Tails poi)

La loro musica ricorda molto quella dei principali detentori di questo genere musicale, quali Pantera, Metallica, Anthrax, Megadeth. Mi racconta Fabio Chiarazzo che una loro particolarità è sempre stata quella di non seguire l’estetica tipica di questo genere musicale - concerti con costumi borchiati, anelloni di acciaio, giacchettoni di pelle lucida e tutta la paccottiglia a seguire - mi racconta di concerti tenuti con i vestiti con cui escono normalmente di casa e, a volte, con le infradito - comunque abbondano i tatuaggi – se avete voglia e tempo di andarvi a cercare in rete qualcuno dei loro filmati ne troverete un’intera pinacoteca.

La loro esperienza più stralunata riguarda una mini – tournee nella Repubblica Ceca nel 2015. Scoprono una specie di bando di partecipazione e fanno domanda – non si guadagna niente ma hanno il rimborso spese del viaggio e vitto e alloggio garantito – per pochi giorni di vacanza vale la pena - ci vanno e salgono sul palco di Praga, illustri sconosciuti, senza che nessuno se li fili – iniziano a suonare e si accorgono che un po’ alla volta tutti li iniziano a seguire prima e ad apprezzare poi – quando scendono dal palco trovano una sterminata fila di persone che chiedono loro l’autografo – praticamente entrano in Paradiso senza passare dal via.


La loro discografia è la seguente

01 - Cancrena – 2003    (demo)
02 –Fears – 2005
03 - Underneath – 2009
04 – Hidden Depravity - 2012

Fabio Chiarazzo mi fornisce tutto il materiale che a mia volta giro agli amici della Stratosfera, anche quello prodotto negli ultimissimi tempi, e che mi autorizza a divulgare.

CANCRENACancrena– 2003    (demo)
01 – Black Angel        (5’ 03”)
02 – In My Opinion        (14’ 39”)

 Storia curiosa quella di questo demo, In tutti i loro live suonava al basso Luca Carone ma, al momento di andare in sala di registrazione il bassista abbandona la formazione. Sul primo cd, quindi, al basso suona tale Fabrizio “il vichingo” (non sappiamo altro) che si limita a quello, ed è quindi sostituito da Marco Albanese.


CANCRENAFears– 2005 

01 – Fears            (4’ 04”)  
02 – Granny’s Lady        (3’ 58”)  
03 – The Truth            (4’ 33”)  
04 – Hollowing Myself     (3’ 50”)      
05 – Raw Child            (1’ 02”)
06 – Black Angel        (5’ 03”)
07 – In My Opinion        (14’ 39”)

Notevole il quinto brano “Raw Child”, uno strumentale breve e particolarmente melodico e con inusitate dissonanze, mentre il successivo “Black Angel” mostra, nella sua prima parte, una inaspettata anima romantica del gruppo. Infatti è dedicata ad un loro amico, Gabriele De Cillis, improvvisamente scomparso per problemi cardiaci a meno di trent’anni. L’ultimo brano – “In My Opinion” -  in realtà dura 4’ 57” – dopo un lungo silenzio appare una traccia fantasma – giusto gli ultimi due minuti – in cui si alternano dialoghi da studio, versacci, scurrilità varie e frasi dialettali di ogni tipo – tanto per rimanere in tema col genere …


CANCRENAUnderneath– 2009 
 
01 – From The South            (4’ 17”)  
02 – Dummies Of The Screen        (5’ 16”)  
03 – The Sponger            (3’ 19”)  
04 – Obscene Slummers         (3’ 53”)      
05 – Six Hours                (3’ 54”)

In questo lavoro fa la sua comparsa Fabio Chiarazzo, in realtà entrato nel 2006, che va a sostituire Marco Albanese al basso, dando così la stura alla formazione definitiva e ad oggi ancora attiva..


CANCRENAHidden Depravity– 2012 

01 – Serpent Skin        (Cancrena – F. Farinola)            (4’ 05”)
02 – The Pessimist        (Cancrena – F. Farinola)            (5’ 13”)
03 – Pervert Priest        (Cancrena – F. Farinola)            (4’ 25”)
04 – Dark Torment        (Cancrena – Giuseppe Farinola)        (4’ 29”)
05 – Backdraft            (Cancrena – F. Farinola . Chiarazzo)    (4’ 18”)
06 – Black Underground    (Cancrena – F. Farinola)            (4’ 05”)
06 – Ancient Strength        (Cancrena – F. Farinola)            (4’ 45”)
07 – Hidden Depravity    (Cancrena – F. Farinola)            (3’ 55”)
08 – To nerve oneself        (F. Farinola – Giuseppe Dentamaro)     (4’ 20”)
09 – Under The Law        (Cancrena – F. Morgese)            (3’ 34”)

I testi sono quasi sempre di Farinola – narrano di problemi di denuncia sociale, di droga, di vicende personali.  E comunque disdegnano la banalità. Le musiche sono sempre corali e mai firmate da singoli elementi.

Oggi questi ragazzi alternano ancora l’attività musicale alla propria attività lavorativa.
Ruggiero Ricco è cuoco in un locale da lui stesso gestito – Francesco Farinola è agente marittimo – Francesco Morgese ha un negozio di abbigliamento – Fabio Chiarazzo lavora nel settore farmaceutico – Luca Carone lavora nel settore calzaturiero – Marco Albanese è grafico.

MA NON FINISCE QUA. Il gruppo ha appena finito di registrare il suo nuovo album, che uscirà fra un po’ di settimane col titolo di “Chapter Five” – un paio di tracce sono già reperibili in rete. Fabio Chiarazzo ha promesso di mandarmene una copia con piena autorizzazione a girarlo sulla Stratosfera e mi ha raccontato che in questo lavoro i brani sono più blues e più melodici. A dimostrazione che vale sempre il detto che si nasce incendiari e si muore pompieri. Sono molto curioso di ascoltarlo e di proporvelo.


In chiusura di post mi imbatto in un curioso fenomeno – giro per la rete e trovo un video dei Cancrena, del 2009, di un brano non presente in alcuno dei loro cd – il brano si chiama “Black Cat Dies” e questo è il link

Solo continuando la lettura dei commenti capisco che si tratta di un altro gruppo, stavolta marchigiano.  Stesso nome, stesso genere musicale, stesso periodo. Una coincidenza incredibile.
Se qualche seguace della Stratosfera si vuole impegnare e farci sapere qualcosa in più …
Di quest’ultimo gruppo so solo che – mi dice Fabio – si sono sentiti una sola volta, discutendo in maniera accesa, in quanto ognuno sosteneva il proprio diritto di primogenitura sul nome. Dopo di che, visto che alla fine non c’erano in ballo soldi, hanno lasciato perdere.

Cari amici della Stratosfera, se siete ancora vivi dopo questa immersione totale nel thrash-metal più tremendo che ci sia, vi prometto che il prossimo post sarà molto ma molto più leggero.

Un abbraccio musicale. Giudas

Link Cancrena (2005) 
Link Underneath (2009)
Link Hidden depravity (2012)

Post by Giudas with a little Captain's help

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