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Serie "Italian Prog Now" n. 6 - Barafoetida - Buio scarlatto (2018) & Here comes the Raven (2019)

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Dopo una lunga pausa, riprende la serie "Italian Prog Now" sulla stratosfera, assente addirittura dal 2015. Penso sia utile ricordare che in questa sede pubblichiamo lavori contemporanei con l'esplicita autorizzazione degli stessi artisti. Denny, tastierista dei Barafoetida, è stato in grado addirittura di oltrepassare questa contemporaneità, infatti oltre ai due album recentissimi che qui vi presentiamo, ha inviato al nostro blog anche un lavoro che sarà disponibile a febbraio 2020, e che pubblicheremo contemporaneamente alla sua uscita (non si chiude qui dunque la presenza di questa band molto particolare ed interessante sulla stratosfera)



Barafoetida - 2018 - Buio scarlatto

01 - Buio scarlatto
02 - La casa dalle cento finestre
03 - Preludio alla morte part.1
04 - Preludio alla morte part.2
05 - Monia
06 - Nel bosco di notte
07 - Quieta non movere
08 - La stanza delle mantidi nere
09 - Lugubria
10 - Finale



BUIO SCARLATTO è un progetto multimediale ideato dai BARAFOETIDA, l'unione di musica e immagini in movimento, ovvero la colonna sonora di un omonimo film horror. Ma solamente l'Ade sa quanto siano mutevoli le vie dell'Arte ed ora, l'album BUIO SCARLATTO è colonna sonora del film del regista romano Fabrizio Spurio: CRIPTE di imminente uscita.


L'album dei BARAFOETIDA non si limita ad essere solo una serie di composizioni da usufruire con la visione del film di cui,comunque, orgogliosamente vi raccomandiamo,ma è un opera musicale che sa muoversi di vita propria, dove gli autori hanno tentato una fusione tra la musica elettronica industriale moderna e le sonorità vintage del rock progressivo e della musica tipica dei film italiani di genere, usciti negli anni 70. BUIO SCARLATTO è un album dedicato agli amanti del rock orrorifico dei Goblin e agli appassionati dei più oscuri suoni dark elettronici. BUON ASCOLTO!



Le origini del nome Barafoetida:
Noi siamo di Rovigo, nel Delta del Po. Le acque del grande fiume  hanno alimentato vari miti e leggende. Il più conosciuto è il mito di Fetonte. Salito sul carro del Sole, non possedendo la forza necessaria per condurre i cavalli alati del padre, perde il controllo del carro. I cavalli, infatti, imbizzarriti, iniziarono a correre all’impazzata per la volta celeste, salendo prima troppo in alto, bruciando un tratto di cielo che divenne la Via Lattea. Poi scesero troppo vicino alla terra, devastando alcuni territori che divennero deserti. Per salvare la Terra, Zeus, adirato, scaglia un fulmine contro Fetonte, che cade, così, alle foci del fiume Eridano e muore. Le Eliadi, sorelle di Fetonte, piangono inconsolabili la sua morte e vengono trasformate in pioppi. Le loro lacrime sono mutate in ambra. Anche un amico di Fetonte, Cicno, lo piange sulle sponde, fino a quando gli dei, impietositi, lo trasformano in un candido uccello, il cigno. Gli Argonauti nelle loro avventurose navigazioni, si erano spinti fino alle acque dell’Eridano, (attuale fiume Po) là dove era caduto Fetonte. Essi ritrovarono il corpo ancora fumante che puzzava tanto che anche gli uccelli morivano all’istante. L’espressione odore fetido o fetente deriverebbe, quindi, da questo mito. Il mito di Fetonte ha ispirato i Barafoetida cioè Bara (che sta per sarcofago cioè la terra che fa da tomba a Fetonte, ovvero la terra polesana, il delta del Po e fetido da Fetonte), una band di Rovigo.


Barafoetida - 2019 - Here comes the raven

01 - Here comes the raven
02 - Honest
 03 - Tantrika
04 - Chemtrails & Haarp
05 - Two full moons & no sun
06 - Love never dies (Remastered 2018)
07 - Do my way (Remastered 2017)
08 - Laetitia! (Remastered 2017)
09 - kapalika (video version)


Here Comes The Raven è uscito il 3 Gennaio 2019 e contiene 9 brani. Here Comes The Raven, Honest feat. Antony Crepaldi (Ex Egofobica), Tantrika, Chemtrails & HAARP feat. Diego Banchero de IL SEGNO DEL COMANDO e la strumentale Kapalika che fa parte della colonna sonora di un cortometraggio "LA MARIONETTA" di Valentino Martelozzo in collaborazione con il body painter Massimo Dengo e la modella Beatrice Ganeo.



In aggiunta al Full Lenght sono stati inseriti il singolo Two Full Moons & No Sun uscito a settembre 2017 solo su bandcamp con la sua Doppelganger in italiano dal nome "Due Lune Senza Sole" . Questa traccia è dedicata all'avvento delle unioni civili in Italia. L'amore non ha colore nè sesso ma è l'unione di due cuori e due anime che si sono incontrate e hanno capito che il vivere insieme darà un reale senso alla loro vita. E nessuno ha il diritto di impedirlo. Inoltre sono presenti nell'' album 3 brani rimasterizzati facenti parte del nostro DEMO "A Coffinful of Secrets".



Di questi 3 brani, in coda all'album, "Laetitia! (Remastered 2017)"è il primo realizzato con la formazione attuale. Here Comes the Raven è una nostra autoproduzione ed è stata realizzata, composta e pensata dai "Barafoetida & Marco Fregnan". L'album è stato registrato nello studio dei Barafoetida mentre  il mix e il mastering è a cura di Giordano Sandalo del SINCRO studio di ADRIA (RO).




Formazione attuale :

Luke Warner - Lead vocal, computer programming, theremin, sound devices
Triplax Vermifrux - Lyrics, sound devices, computer programming
Denny Z - Keyboards, synthesizer, computer programming


Pubblico qui anche un estratto della mail dell'amico Denny, per la gentilezza da lui dimostrata, per creare un po' di hype in vista dell'anteprima del prossimo album e, non me ne vogliate, anche per le belle parole da lui spese per il nostro blog, che sono il combustibile alla base del nostro lavoro...

"Salve Captain, sono Denny e seguo "La Stratosfera" da sempre e spero possa continuare x secoli e secoli perchè a me del 1978 ha dato molto... Ti scrivo perchè spero che tu possa accogliere questa mia folle richiesta!!! Io ho una band dal 2010 circa e mi piacerebbe che fosse fatto un post con almeno gli ultimi 3 album ufficiali ... Ti passo un po' di info (poi in rete ne potrai trovare altre). Il trio si chiama Barafoetida, una band di musica Dark-Pop-Gothic.
 
Scrivo perchè sarei veramente felice di poter essere aiutato a far  ascoltare alcuni dei nostri lavori, compreso anche l'ultimo che uscirà in febbraio del prox anno e che vi posso già spedire in digitale e se possibile, voi in anteprima potete pubblicarlo per primi in febbraio (29 febbraio 2020) e nel caso voi decideste che ne valga la pena, avere una vostro super post.Abbiamo registrato già alcuni album autoprodotti (https://barafoetida.bandcamp.com/) e nel  febbraio 2020 uscirà l'ultimo dal titolo ''777 Obscura Somnia''. Il disco comprende musica composta da noi tranne una cover dei Sisters of Mercy (https://barafoetida.bandcamp.com/track/alice-the-sisters-of-mercy-cover-2). Il genere matrice è dark, con basi elettroniche, psichedelia e qualche elemento "metal" con testi inerenti il tantrismo, il futuro distopico. Tutti i brani sono stati eseguiti da noi tranne la chitarra  basso del brano ''God of Nothing'' dove abbiamo avuto l'onore di avere Diego Banchero de "Il Segno del Comando" e altre collaborazioni."


LINK Buio scarlatto (2018)
LINK Here comes the Raven (2019)

E per finire in bellezza, eccovi una lista di links per approfondire il lavoro di questa validissima band: link Bandcamp, link sito ufficiale, link Youtube, link Facebook, link Istagram, link Biography

Post by Captain, music covers and words by Barafoetida
 

Crystals - 1992 - Crystals (registrazioni del 1973)

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Front cover Mellow - 1992
TRACKLIST:

1. Wrought Iron (4:00)
2. Time Out (3:14)
3. Feeling (5:00)
4. If She's Still Mine (3:56)
5. Sad Story (5:42)
6. Persian Carpet (3:53)
7. Policeman (4:31)
8. Woman Under Water (4:13)

Back cover Mellow - 1992
FORMAZIONE

Carlo Degani - voce solista, percussioni
Giorgio Piazza - basso
Giorgio Santandrea - batteria, percussioni
Marcello Todaro - chitarra acustica, chitarra elettrica
Nanni Civitenga - chitarre
Paolo Tofani - compositore (di tutte le tracce)


BREVE PREFAZIONE BY GEORGE
La proposta di postare questo gioiellini proveniente dagli anni '70 mi è giunta dall'amico Frank-One e visto che condivido con lui l'apprezzamento per questo lavoro,  eccovi di seguito la recensione dello stesso Frank-One. Il post è arricchito dalle copertine sia dell'edizione Mellow del 1992 che della Akarma del 2003. Non mi resta che ringraziare Frank-One per questo ottimo contributo e per il piacere di realizzare questo post a quattro mani.


COMMENTO BY FRANK-ONE
Quando entrai a far parte della famiglia della Stratosfera, questa era in auge già da anni, cosicché accadde che pubblicassi lavori già postati da altri amici che non ero stato capace di trovare tramite la ricerca “TAG”. E così quando il mitico George ci ha deliziato col suo lavoro su Giorgio “Fico” Piazza ho subito pensato : “Figurati se i Crystals non sono già presenti in questa grande creatura!”, e invece cerca che ti ricerca…nulla, ed allora provvedo subito.
I supergruppi, chi erano costoro? Beh, avete in mente Crosby, Stills, Nash & Young? E anni dopo gli Asia? Anche in Italia avevamo avuto proprio il Supergruppo : Ricky Gianco , Victor Sogliani dell’Equipe 84, Mino Di Martino de i Giganti, Gianni Dall’Aglio de i Ribelli, Pietruccio.Montalbetti de i Dik Dik, ed in tempi più recenti gli Extra. Bene! Nel 1973 quattro grandi musicisti appartenenti a gruppi altrettanto importanti si misero insieme ed incisero un album per la Cramps, che però non vide mai la luce. Il gruppo fu chiamato Crystals ed il titolo dell’album ebbe lo stesso nome della band. 
, i componenti della quale erano  Giorgio Piazza (Premiata Forneria Marconi), Giorgio Santandrea (Alphataurus), Marcello Todaro (Banco del Mutuo Soccorso), Nanni Civitenga (Raccomandata Ricevuta di Ritornoe poi Samadhi) con l'aggiunta del debuttante Carlo Degani alla voce e percussioni. 


Abbeveriamoci come spesso facciamo alla fonte dell’amico maestro AUGUSTO CROCE e il suo sito ITALIANPROG per avere notizie sui Crystals e il loro unico lavoro.

Con una formazione così importante, è strano che questo gruppo abbia avuto una vita così breve. I Crystals furono una specie di supergruppo composto da musicisti di grande esperienza, ex componenti di gruppi importanti sotto la guida di Paolo Tofani (Area ed Electric Fankenstein) che risulta compositore di tutti i brani. Il gruppo registrò un album da pubblicare su etichetta Cramps, ma per ragioni misteriose questo non accadde, e il disco è comparso solo in CD all'inizio degli anni 90 (pubblicato nel 1992 per la Mellow Record di Mauro “Faraone” Moroni – ndr). Inutile dire che la qualità dei musicisti è eccellente, nonostante una certa mancanza di originalità. I testi sono in inglese, anche se l’album ha lunghe parti strumentali, e il genere musicale è più vicino ai gruppi inglesi che al suono prog italiano. C’è un evidente influenza dei Led Zeppelin in Time Out, molto simile negli arrangiamenti musicali e vocali al tipico suono di Page e Plant, o in Policeman con un tocco di folk. Tutto sommato un documento interessante di quello che sarebbe potuto essere un gruppo importante nella scena italiana”.
Come già detto il lavoro fu pubblicato in formato CD solo nel 1992 dalla Mellow, per poi essere ristampato anche dalla Akarma nel 2003 sempre in CD ma con copertina differente ed in formato digipack.

Front cover Akarma - 2003
Una curiosità dell’album è la presenza del brano Feeling che compare anche in Electric Frankenstein, per quanto qui in versione più corta. D’altra parte non va dimenticato che l’autore dei testi e delle musiche fosse proprio Paolo Tofani. E’ molto strano che l’Akarma non abbia stampato anche il vinile di questo album, cosa già fatta con altri gruppi che non ebbero la possibilità di pubblicare ai loro tempi. Mi vengono in mente Moby Dick, Buon Vecchio Charlie o Bauhaus, quest’ultimo con le note interne scritte da quella gran bella persona che corrisponde al nome di Giorgio Meloni, uno dei più grandi esperti di Progressive e non solo italiano. Da parte mia sto facendo pressione sul mio caro amico Matthias Scheller (BTF/AMS) perché provveda almeno lui, come già fece con Buon Vecchio Charlie, ma sembra che qui il problema dei diritti sia molto complesso, per cui posso solo salutarvi con gli auguri di un buon ascolto e soprattutto di buona salute,  

Back cover Akarma - 2003

Post by George - Words & Music by Frank-One

Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 61 - Henry Cow, Festa di Unità Proletaria, Cervia (RA), 23 luglio 1978 (with bonus mini CD live 1975)

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TRACKLIST CD 1:

01. +Soundcheck + Stage Intro
02. Viva Pa Ubu (cont'd) / The Big Tune
03. The March
04. Half The Sky Intro / Falling Away 1 
05. Woodwind intro / Falling Away 2
06. Improvisation


TRACKLIST CD 2:

01. Slice
02. Look Back
03. Industry
04. Waking Against Sleep
05. Ruins Variations-Free-Virgin Of Illinois
06. Scotland the Brave / Half The Sky


LINE UP

Fred Frith: guitar, bass, viola, vibes
Tim Hodgkinson: keyboards, treated guitar, alto and baritone sax, clarinet
Lindsay Cooper: bassoon, oboe, soprano, recorder
Anne-Marie Roelofs : trombone, violin, toys
Chris Cutler : drums, percussion, noises


Cari amici stratosferici, siamo oggi alle prese con gli Henry Cow, quasi certamente la band più coraggiosa, rivoluzionaria, sperimentale e sinceramente alternativa di tutta la scena musicale inglese. Nata a Canterbury nel 1968, si è soliti considerarla canterburiana di adozione per gli importanti contributi dei musicisti a quella scena. Fred Frith suonò spesso con Robert Wyatt, Lindsay Cooper con Egg e Steve Hillage, entrambi anche con Mike Oldfield, John Greaves con i National Hrealth e via discorrendo. Musica molto difficile quella degli Henry Cow (e questo concerto ne è una testimonianza), solo occasionalmente riconducibile alle classiche armonie della scuola di Caanterbury, ma soprattutto una consapevole politica pressoché unica nella scena rock. Fred Frith e Tim Hodgkinson furono i due fondatori. Il nome della band derivò da quello del compositore americano Henry Cowell (quindi nulla a che fare con la "mucca Henry"), maestro di Gershwin e Cage. Fin dagli esordi, con le copertine dei primi album caratterizzate dal calzettone che cambiava di colore ad ogni uscita, combinarono rock e sperimentalismo, teatro di strada, spirito dadaista e citazioni colte. Gli Henry Cow presero forma definitiva nel 1973, specie nei concerti live, accompagnando tra l'altro Mike Oldfield nella versione dal vivo di "Tubular Bells".  Cooptati dalla Virgin pubblicarono nel 1973 il loro primo storico LP, "Legend" (calzettone rosso e grigio). Secondo il batterista Chris Cutler le fonti di ispirazione abbracciarono Zappa e Beefheart, i Pink Floyd di Syd Barrett, i Soft Machine, Sun Ra, John Coltrane e Stockhausen, per arrivare a Magma e Faust. Un melting pot di suoni e di sonorità multiformi che resero unico il sound degli Henry Cow. Nel 1974 entrò nel gruppo la fagottista Lindsay Cooper (scomparsa nel 2013) , autrice di una ulteriore complessità dei suoni già piuttosto contorti, 


Seguì una fusione artistica con il trio anglo tedesco Slapp Happy che portò l'organico a otto elementi, più vari ospiti occasionali: il frutto di questa joint venture furono gli album "Desperate Straights" e "In Praise of Learning", entrambi pubblicati nel 1975. 
Le esibizioni live non si contarono, privilegiando consessi dove la lotta politica era dominante, Italia inclusa, nella quale gli Henry Cow stazionarono a lungo condividendo battaglie politiche di grande rilevanza all'epoca. Una selezione dei nastri dal vivo del periodo 1973-75 trovò posto sul doppi LP "Concerts", con alcuni estratti dal famoso tour nelle capitali (Londra, Parigi, Roma), con Robert Wyatt ospite sul palco, poco dopo l'incidente. La nascita del movimento "Rock In Opposition" (RIO), di cui gli Henry Cow furono artefici, segnò ancor di più il divario con la restante scena musicale e ancor di più con la Virgin, ben lieta di liberarsi di un gruppo scomodo, anti commerciale per scelta, dichiaratamente socialista e per nulla redditizio. E fu così che nel 1977 il contratto venne lasciato scadere. 


Nell'ultima parte della loro storia musicale il gruppo si ridusse a quartetto (Frith, Cutler, Hodgkinson e Cooper) per per poi trasformarsi in Art Bears. Il 1978 segnò la fine degli Henry Cow che incisero un ultimo album, "Western Culture" (caratterizzato, oltretutto, da una copertina orrenda, ripresa anche nel bootleg qui postato) ed effettuarono un farewell tour per salutare definitivamente i fan rimasti. Gli Art Bears sono invece un'altra storia e presto saranno ospiti su queste pagine. 


Il concerto che vede protagonisti gli Henry Cow è stato registrato il 23 luglio 1978 a Cervia, in provincia di Ravenna, in occasione della Festa di Unità Proletaria, giusto per non smentire l'impegno politico della band. Ne esce un doppio CD che raccoglie parte del canto del cigno "Western Culture", pubblicato nello stesso anno, con qualche traccia ripescata dal passato. Il concerto, lo premetto, non è di facile ascolto e i musicisti si lasciano andare a lunghi strumentali dal tono marcatamente free, liberi da schemi,  che raggiungono l'apice nella lunga "Improvisation", posta a chiusura del primo disco. Il quartetto è qui arricchito dalla presenza di Anne-Marie Roelofs, al trombone e violino. Il bootleg, non raro ma nemmeno di non facilissima reperibilità, è caratterizzato da una ottima qualità sonora. Io ho sempre amato gli Henry Cow: non so voi. Me lo direte nei commenti. 


BONUS CD
Henry Cow in Concerto 1977 
(vinile 7" - allegato al n. 4 della rivista "Gong")


TRACKLIST:

Parte I
01. Beautiful as the Moon - Terrible as an Army With Banners

Parte II
02. Udine


LINE UP

Fred Frith - guitar, piano, violin, xylophone
Lindsay Cooper - bassoon, flute, oboe, recorder, piano 
Chris Cutler - drums, piano Dagmar Krause - voice, piano  
John Greaves - bass guitar, voice, celeste, piano 
Tim Hodgkinson - organ, clarinet, alto saxophone 


Stratosferico bonus mini disc come compendio al concerto del 1978. Nel lontano 1977 il n. 4 della rivista "Gong" (unforgettable!), "mensile di musica e cultura alternativa", come recitava il sottotitolo, regalò ai suoi lettori un 7" ovviamente in vinile, che girava a 33 giri, contenente tre brani distribuiti su due facciate per u totale di 16 minuti di musica live. Le registrazioni risalgono al 1975, anche se non è certa la provenienza dei due brani collocati sulla prima facciata (probabilmente risalenti al 27 giugno 1975 a Roma, in piazza Farnese), mentre certamente, come indica il titolo, il brano posto sul lato B venne registrato al Palamostre Auditorium di Udine il 13 ottobre 1975. Il disco, citato anche in alcune discografie (vedi Discogs), è oramai praticamente introvabile. 


Si conclude qui la cavalcata live dedicata agli Henry Cow live in Italy. Un ultimo ringraziamento all'amico Danilo e al suo blog "Music Italy 70" dal quale ho tratto alcune immagini. 
A tutti voi auguro il consuete buon ascolto



Post by George


Various - 1998 - Notturno Etrusco (I migliori gruppi di musica etnica del Festival di Tarquinia)

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TRACKLIST:

01. Marco Schiavoni - Tema dell'aria  5:31
02. Nicola Alesini - Anínas  4:33
03. Dissòi Lògoi (Ensemble Tages) - Amptruabat/Redamptruabat  12:55
04. Mauro Palmas - Tyrrhenica "Nodas"  4:04
05. Consoli-Leopizzi Trio - 24 novembre  4:37
06. Marco Schiavoni - Il piccolo Tagète  2:36
07. Ensemble Galilei - Le gagliarde  2:53
08. Marco Schiavoni - ...Venivano da Oriente  7:12
09. Paolo Modugno - Maggi's Cave  7:11


Uno tra i dischi più belli e misconosciuti nel panorama della musica etnica, pubblicato nel 1998 e - da come scrive Marco Osel (che ringraziamo per l'invio dei file) - "uscito come allegato-omaggio ad una rivista". Il sotto titolo ricorda che le nove tracce appartengono "ai migliori gruppi di musica etnica del Festival di Tarquinia". Ovviamente di questo "festival" non vi è traccia. Altra cosa è il "Festival della Complessità", nato nel 2010. Ma qui siamo su altri campi culturali. 
Bene, tutto ciò detto, il mistero pervade questo CD compilation, sponsorizzato tra gli altri (vedi loghi sulla back cover) dalla Città di Tarquinia e dalla locale Università Agraria. Se avete informazioni aggiuntive sappiate che sono ben accette. 


Tutti i brani sono di rara bellezza ed è sicuramente apprezzabile lo sforzo creativo nel cercare di riprodurre suoni dal sapore antico, risalenti nientemeno alla antica civiltà etrusca collocata tra il IX e il I secolo a.C. nella terra di Etruria (Toscana. Umbria, Lazio, parte della Lombardia, del Veneto e della Campania). La musica era una presenza forte in questa civiltà. Ma cosa suonavano gli Etruschi durante la giornata? Molti strumenti, alcuni dei quali largamente utilizzati ancora oggi. 
Un primo strumento era il flauto, molto usato anche come mezzo per la caccia: secondo alcuni scritti, infatti, gli Etruschi usavano il suono dei flauti per attirare gli animali fuori dalle loro tane per poi catturarli con l’ausilio di cani e reti. Durante i banchetti, invece, non era raro ascoltare il suono delle trombe, con cui si dava il ritmo ai danzatori. Ma tra gli strumenti che forse più gli Etruschi suonavano di più vi era l’aulos, un tipo di flauto inventato da loro stessi, formato in realtà da due flauti uniti e che produceva un suono simile a quello della cornamusa. Arricchivano il panorama  i crotali, formati da pezzi di legno tenuti insieme da un anello che gli Etruschi suonavano come oggi si fa con le nacchere. Gli strumenti a corda, oggi dominanti nella musica etnica, erano allora sconosciuti. A questo punto fate serenamente un viaggio a Tarquinia e nel resto dell'Etruria. Ne vale veramente la pena: tombe, affreschi e meravigliosi spazi aperti sono a vostra disposizione. 


Siamo alle conclusioni: ogni musicista o gruppo presente nella compilation meriterebbe un discorso a sé. Alcuni di essi vantano una copiosa discografia, Alcuni sono conosciuti, altri un po'meno. Non è escluso che prima o poi dedicheremo questi spazi ad alcuni di essi. Per il momento gustatevi questa delizia. Grazie ancora ad Osel per il pregevole regalo.
Buon ascolto.



Post & words by George - Music by Osel

Vari autori - 1971 - Rebus

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TRACKLIST :

A1 - B. Nicolai, F. Carpi - Ghetto (2:35)
A2 - B. Nicolai - Tra Sogno E Vita (4:27)
A3 - G. Tommaso - Dissenso (2:20)
A4 - B. Nicolai - Ansioso I (1:03)
A5 - F. Tamponi - Strada Pericolosa (3:11)
A6 - B. Nicolai - Ansioso II (1:20)

B1 - A. Alessandroni - Sul Campo Di Battaglia (2:40)
B2 - A. Alessandroni - Sul Campo Di Battaglia II (1:14)
B3 - B. Nicolai - Confusamente In Fretta (2:53)
B4 - B. Nicolai - Climax (3:10)
B5 - F. Carpi - Ostinato Meccanico (1:40)
B6 - F. Tamponi - Soft Ground (3:47)

A5 e B6 Composte da Leopoldo Perez Bonsignore [Uncredited]

   

Vi presentiamo in questo post una delle più rare e ricercate raccolte italiane di sonorizzazioni (anche dette "library music") dei primi anni 70. Stampato dalla mitica (per i cultori del genere) etichetta Sermi in, si dice, sole 300 copie, raggiunge quotazioni di diverse centinaia di euro nei vari e-market. L'album è una specie di compilation, vista la partecipazione di diversi autori di album di sonorizzazioni, i più conosciuti dei quali sono Bruno Nicolai, Alessandro Alessandroni ed il futuro Perigeo Giovanni Tommaso(questi ultimi già presenti con diversi lavori sulla stratosfera).


Le atmosfere del  disco vannodalla psichedelia all'industrial, con vari brani atti a creare tensione; vi è un buon uso di chitarra distorta ("Sul campo di battaglia" I e II) ed una diffusa e sana tendenza alla sperimentazione, il che non è mai un male. Una mezz'ora di musica che scorre veloce, grazie alla varietà dei brani, e che sicuramente entusiasmerà i cultori del genere library, ma non solo.
Buon ascolto...


Post by Captain

P.S. - Menzione speciale al primo che risolve il peraltro facilissimo rebus 😉

Serie "Bootleg" n. 302 - Claudio Simonetti's Goblin - Fitzgerald Theatre, Saint Paul (Minnesota - USA), 19.10.2019

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TRACKLIST SET 1:

01 Band Introduction
02 Film Intro
03 Profondo Rosso
04 Death Dies
05 Deep Shadows
06 Death Dies
07 Deep Shadows
08 Death Dies
09 Mad Puppet
10 Death Dies
11 Wild Sessions
12 Mad Puppet
13 Death Dies
14 Profondo Rosso / Credits


TRACKLIST SET 2:

15 Intro (pre recorded)
16  Unknown 
17 Mother of Tears
18 Daemonia
19 Dawn of the Dead
20 Zombi Theme
21 Zaratozom
22 Suspiria
23 Tenebre
24 Colonna Sonora


FORMAZIONE

Claudio Simonetti - tastiere
Bruno Previtali - chitarra
Cecilia Nappo - basso
Federico Marangoni - batteria 


A volte ritornano. Intendo sulla Stratosfera, ovviamente. Periodicamente ci piace proporre un concerto dei Goblin piuttosto che di Claudio Simonetti, piuttosto che di una delle tante incarnazioni dei vecchi e gloriosi folletti, Il piatto forte è sempre rappresentato da "Profondo Rosso", che oramai da 45 anni accompagna Simonetti & Co nelle esibizioni live. Nel corso del 2019 i Goblin di Claudio Simonetti hanno pubblicato un disco nuovo di zecca, "The Devil is Back" nonché un Greatest Hits, per poi calcare il palcoscenico in occasione di un lungo tour italiano ed internazionale. Nello scorso mese di febbraio, nelle tappe di Padova, Forlì e Roma, la band ha diviso il palco con i Carl Palmer's ELP Legacy suonando insieme alcuni classici dello storico trio inglese. Come extra ospite niente meno che Lino Vairetti, voce degli Osanna. Su Youtube troverete alcuni interessanti video al riguardo.  Nel mese di marzo Simonetti annuncia a sorpresa il cambio di batterista: Federico Marangoni subentra a Titta Tani. Giusto per non annoiarsi. Restano nell'organico il chitarrista Bruno Previtali e la bella e bravissima bassista (confesso di avere un debole per lei), Cecilia Nappo. 


Il tour in Nord America è iniziato lo scorso 13 settembre: 30 date, 2 mesi fitti di impegni, per concludersi a fine ottobre. Per l'occasione la band ha deciso di dedicare l'intero primo set alla sonorizzazione del film "Deep Red / Profondo Rosso". 
Ed è proprio quello che ascoltiamo in questo splendido concerto dalla qualità sonora a dir poco eccezionale. Il secondo set è invece dedicato ad altri grandi classici del gruppo. La durata totale del concerto, registrato al Fitzgerald Theatre di Saint Paul, nel Minnesota, il  19 ottobre scorso, sfiora gli 80 minuti. Vi lascio con alcune belle immagini tratte dai recenti show del gruppo. 
Buon ascolto.






Post by George

Nicola Alesini & Pier Luigi Andreoni - Marco Polo (1995) + Marco Polo volume II (1998)

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Il più celebre dei viaggiatori, Marco Polo, ha ispirato pittori, registi e musicisti. Tra questi ultimi il duo di compositori formato da Nicola Alesini (uno dei protagonisti della compilation "Notturno Etrusco")  e Pier Luigi Andreoni ha dato vita, nel 1995, a un progetto intitolato, appunto, “Marco Polo”, prodotto da Giampiero Bigazzi e pubblicato da Materali Sonori. Insieme a loro una schiera di ospiti da togliere il fiato. Trde anni dopo il duo ripropone il volume II di marco Polo, sempre per la Materiali Sonori. Anche in questo caso gli ospiti illustri non si contano. Si tratta di due dischi ambient dai suoni intimisti, liquidi e sognanti. Due perle un po' dimenticate che è bene riportare in superficie.

Nicola Alesini & Pier Luigi Andreoni featuring 
David Sylvian, Roger Eno, David Torn, Harold Budd
"Marco Polo" (1995)


TRACKLIST:

01. Come Morning   4:07
02. Quinsai, la citta' del cielo   3:08
93. Yangchow   2:16
04. The Golden Way   5:56
05. Sumatra   5:36
06. M. Polo   6:03
07. Il libro dell' incessante accordo con il cielo   1:34
08. Maya   4:23
09. Buchara   6:29
10. Kubilay Khan   4:51
11. Samarca   5:10
12. The Valley of Pamir   4:12


MUSICISTI:

Nicola Alesini - clarinet, sax, keyboards, drum programming, percussion, synthesizer, tape
Pier Luigi Andreoni - piano, keyboards, percussion,  cymbal, programmed by computer
Pietro Mantovani - drum programming  (5, 10, 12)
Fabio Capanni - guitar (2, 10, 12)
David Torn - guitars (3, 6)
Roger Eno - synthesizer, keyboards, vocals, piano, percussion  (1, 5, 7, 10, 11)
David Sylvian - vocals (1, 4, 8)
Harold Budd - piano (11, 12)
Arturo Stalteri - bouzouki (1), harmonium (6)
Damiano Puliti - cello (4)


Nicola Alesini, sassofonista, è figlio delle sperimentazioni "oltre" il jazz degli anni 80, Nel corso del tempo ha affinato uno stile unico, che fonde le sonorità ambient con il calore della musica del Mediterraneo. Il modo di suonare il sassofono rimanda alle sperimentazioni per fiati e synth di John Surman, anche se il suo punto di riferimento rimane senza dubbio il suo ex collega nella Ecm. Jan Garbarek. Vanta collaborazioni illustri con artisti internazionali e questi due dischi ne sono la riprova. Negli ultimi anni Alesini si è occupato principalmente di musicare opere teatrali (“Canto della rosa bianca” di Mauro Bertocchi, “Caro Pierpaolo” di Maurizio Donadoni, ecc.) pur continuando a pubblicare dischi a suo nome (il tributo a Fabrizio De André registrato con i Radiodervish) o con i Pollock Project (due dischi in due anni, prima di lasciare il gruppo nelle mani di Marco Testoni). 


Pier Luigi Andreoni, tastierista, compositore e poli strumentista,  è anche studioso di sintesi e composizione elettronica e programmatore informatico, specializzatosi anche nel campo della grafica e dell’interattività multimediale. La sua prima esperienza musicale risale al 1978 con La Pattona, gruppo piacentino pre-new wave, influenzato dalla Dumb Art e da Rock in Opposition (RIO).
Nel 1982, con il fratello Alberto e Francesco Paladino, fonda gli A.T.R.O.X., di cui è stato il leader ed il principale ispiratore musicale, Il gruppo rientrava nella scena post punk italiana con la particolarità  di introdurre elementi di musica elettronica nel loro sound. Due album prima di concludere l'esperienza per creare, nel 1985, ancora con con Francesco Paladino, The Doubling Riders. Al duo si affiancano, a seconda degli album prodotti, musicisti provenienti da vari generi ed esperienze musicali. 
Sul finire del 1993 Andreoni inizia la collaborazione con  Nicola Alesini pubblicando, per la rivista Esoterica, un CD dal titolo "Armonie Celesti" e partecipando poi al CD solista di Alesini, "Italian Soundtrack", pubblicato nel 1994. Ed si giunge così al 1995, anno in cui sempre con Alesini e col produttore Giampiero Bigazzi realizza "Marco Polo".


Per realizzare l'album il duo si avvale della collaborazione dell' ex cantante dei Japan, David Sylvian, di Roger Eno, compositore e tastierista minimalista inglese e fratello minore di Brian, di David Torn, chitarrista americano pluri premiato per la sua tecnica sperimentale e di Harold Budd, una leggenda della musica ambient, attivo fin dal 1970, già collaboratore di Brian Eno, Cocteau Twins, John Foxx, David Sylvian e altri ancora. In un paio di brani dell'album fa la sua apparizione anche una nostra vecchia conoscenza, Arturo Stalteri, ex Pierrot Lunaire, che rifinisce un paio di brani col bouzouki e l'harmonium. Da questa schiera di super musicisti non poteva che nascere un capolavoro. E l'album "Marco Polo" lo è indiscutibilmente. Jazz, ambient, musica popolare, world music si fondono magistralmente lungo le 12 tracce. Lasciatevi trasportare dalla magia dei suoni  e iniziate il vostro percorso al fianco del grande viaggiatore veneziano. L'opera è conservata dall'Istituto Centrale  per i Beni Sonori ed Audiovisivi di Roma nel Fondo compact disc. 


Nicola Alesini & Pier Luigi Andreoni featuring Steve Jansen, Richard Barbieri, Roger Eno, Harold Budd, David Torn
"Marco Polo volume II" (1998)


TRACKLIST:

01. Across The Cities
02. Tabriz
03. Indiablue
04. The Valley of Pamir (2nd day)
05. Khanbaligh
06. Kimar
07. Kamandi
08. Erzindjian
09. Tibet
10. I Giovani Cantori di San Giovanni d'Acri
11. Ritorno a Venezia


MUSICISTI

Nicola Alesini - saxophone, drum programming, synthesizer, percussion, clarinet, voice
Pier Luigi Andreoni - keyboards, synth, percussion
Fabio Capanni - guitar (4)
Steve Jansen - percussion, loops (2, 3)
Richard Barbieri - keyboards (4, 9)
Harold Budd - piano (4)
David Torn - guitar (5)
Roger Eno - vocals, percussion, piano, keyboards (5, 10)
Angela Cavagnis - vocals (8)
Silvio Linardi - keyboards (11)


Tre anni dopo la pubblicazione di "Marco Polo" la premiata ditta Alesini & Andreoni, ci regala un altro capolavoro, il volume II dedicato ai grandi viaggi di Marco Polo. L'etichetta è ancora la Materiali Sonori così come il produttore è sempre Giampiero Bigazzi. Cambiano parte dei grandi ospiti internazionali: non c'è più  David Sylvian ma troviamo altri due ex Japan, Richard Barbieri alle tastiere e Steve Jansen, fratello maggiore di David Sylvian (i loro veri nomi sono Stephen Batt e David Alan Batt) alle percussioni. Harold Budd, David Torn e Roger Eno sono presenze fisse anche in questa seconda prova. La miscela sonora non cambia, i suoni sono il naturale prosieguo dell'esperienza precedente e non finiscono di stupirci. Sul CD è presente in chiusra una traccia multimediale dal titolo "The Marco Polo". E' tutto. 
Passate ora all'ascolto e, se lo volete, ci risentiamo nei commenti.


LINK Marco Polo
LINK Marco Polo volume II

Post by George

Serie "Historic (not) prog bands live in Italy" - Capitolo 62 - The Velvet Underground live at Forum Assago, Milano, 07.07.1993

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TRACKLIST CD 1:

01. We´re Gonna Have A Real Good Time Together
02. Sweet Jane
03. Femme Fatale
04. Venus In Furs
05. Some Kinda Love
06. All Tomorrow´s Parties
07. I´m Sticking With You
08. Beginning To See The Light
09. The Gift
10. I Heard Her Call
11. Afterhours


TRACKLIST CD 2:

01. Heroin
02. White Light/White Heat
03. Rock´n´Roll
04. Waiting For The Man
05. Pale Blue Eyes
06. What Goes On
07. Coyote
08. Guess I´m Falling In Love
09. Hey Mr. Rain


LINE UP

John Cale – viola, keyboards, bass, bk vocals, lead vocals in All Tomorrow's Parties, The Gift, Femme Fatale and Waiting For The Man
Sterling Morrison– guitar, bass, bk vocaals
Lou Reed– vocals, guitar
Maureen Tucker– percussion, vocals in After Hours and I'm Sticking With You


I leggendari Velvet Underground, una delle band più acide e innovative che abbiano mai solcato il suolo americano sul finire degli anni '60, creature dell'altrettanto leggendario genio della Pop Art, Andy Warhol, sbarcano sulla Stratosfera. Si tratta di uno straordinario concerto registrato il 7 luglio 1993 al Forum di Assago di Milano. Dalla performance integrale venne tratto un bootleg, con tanto di titolo (With Us from the Past) e copertine (un po' bruttine a dire il vero). Il 1993 segnò un evento fondamentale nella storia dei Velvet Underground, ovvero la reunion della formazione originale dopo 23 anni di assenza dalle scene, salvo qualche sporadica reunion a metà degli anni '80 per questioni di royalties. Ma come ebbe origine l'inaspettata reunion? Wikipedia help us...

 

Alla fine del 1992 la formazione originaria dei Velvet Underground del periodo 1965-1968 (Lou Reed, John Cale, Sterling Morrison e Maureen Tucker) inaspettatamente decise di tornare insieme e riformare il gruppo. La decisione destò sorpresa nell'ambiente musicale perché si sapeva delle cattive relazioni tra Reed e Morrison, che non si erano più sentiti dalla fine degli anni sessanta e a causa del burrascoso rapporto tra Reed e Cale che comunque si era parzialmente sanato grazie alla collaborazione tra i due del 1990 per la registrazione dell'album omaggio ad Andy Warhol "Songs for Drella". Galeotta fu un'improvvisata riunione avvenuta a Jouy-en-Josas, in Francia, dove i membri originari del gruppo eseguirono in pubblico Heroin durante una celebrazione in onore di Warhol (scomparso da poco). L'aver suonato insieme piacque alla band che decise di iniziare a pianificare una tournée in Europa e negli Stati Uniti. La casa discografica di allora di Lou Reed, la Sire Records, si offrì di pubblicare un album dal vivo tratto dai concerti in Europa e vennero persino progettati una esibizione nella trasmissione MTV Unplugged e un successivo nuovo album in studio dei Velvet Underground.


Due importanti ex membri del gruppo non parteciparono alla riunione, la cantante/modella Nico, che era purtroppo scomparsa  nel 1988 e il poli strumentista Doug Yule, al quale Sterling Morrison aveva chiesto di partecipare ma che Reed e Cale decisero di non chiamare. In seguito Yule affermò che, nonostante il desiderio di essere preso in considerazione, avrebbe dovuto comunque declinare l'offerta a causa di problemi famigliari. L'album venne registrato durante tre concerti serali tenutisi all'Olympia di Parigi. John Cale più tardi disse: "Durante la seconda serata iniziammo a ingranaredavvero" e fu proprio da questa esibizione che è tratta la maggior parte del materiale contenuto in "Live MCMXCIII". Il disco era principalmente focalizzato sull'interpretazione di vecchi classici del gruppo, con la predilezione per le composizioni dalla struttura più "regolare" e comune, con poco spazio alle sperimentazioni sonore dei vecchi tempi. Sono presenti solo due improvvisazioni (durante Some Kinda Love e Hey Mr. Rain) e due nuove canzoni, Velvet Nursery Rhyme e Coyote, una collaborazione Reed/Cale. Durante il tour in Europa i rapporti tra i membri del gruppo degenerarono nuovamente e tutti i progetti in corso vennero cancellati. La band si sciolse definitivamente quando nell'estate del 1995 Sterling Morrison morì a causa di tumore.


Sia il tour che il disco ricevettero recensioni "miste". Il pubblico e i critici si divisero in due fazioni: quelli che non volevano vedere offuscata l'immagine leggendaria della band acquisita negli anni sessanta e chi invece pensava che i quattro insieme avrebbero potuto produrre ancora qualcosa di interessante musicalmente. In generale però fu criticata l'interpretazione vocale di Lou Reed in alcuni brani (in special modo in Venus in Furs), ritenuta piatta e senza convinzione. Certo l'assenza della voce di Nico è palpabile, Il tour promozionale dell'album toccò anche l'Italia con quattro date, il 4 luglio a Udine (villa Manin di Codroipo), il 6 a Bologna al Parco Nord, il 7 a Milano al Forum di Assago e il 9 a Napoli, come open act d'eccezione degli U2.


Il concerto milanese qui proposto, caratterizzato da una qualità della registrazione ottima, si apre con la potente We´re Gonna Have A Real Good Time Together (inclusa originariamente nel doppio "1969: Velvet Underground live with Lou Reed", pubblicato nel 1974) subito seguita da Sweet Jane. Ed è pura magia. Tutti i grandi classici vengono snocciolati, senza soluzione di continuità, lasciando il pubblico del Forum senza fiato. Molto bella e intensa, in apertura del secondo CD, la lunga versione di Heroin. Una nota debole, ma è una mia personale considerazione, la versione stravolta e praticamente irriconoscibile di Pale Blue Eyes. Peccato. Il resto è un capolavoro. Non aggiungo altro se non augurarci il consueto buon ascolto con questa prima strenna natalizia offerta dallo stratospheric team. . 



Post by George



Chiave di Volta - 2004 - Ritratto Libero

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TRACKLIST:

1. Il Viaggio  (4:56)
2. OniricaMente  (10:52)
3. Dietro le Mura  (7:19)
4. Ritratto Libero (15:23)
5. Involuzioni Rapide (8:32)
6. Ballo al Molino (8:19)


FORMAZIONE

Vieri Villi - voce e flauto
Nicola Torpei - chitarre
Gabriele Pasquali - tastiere
Donato Masci - basso
Mattia Garofoli - batteria


Avevo ascoltato un brano di questa eccellente band di new prog rock su Youtube (l'unico pubblicato) e mi ero subito posto l'obiettivo di recuperare l'album per condividerlo sul blog. A chi chiedere aiuto per averlo nella sua integralità se non al grande Frank-One? Ebbene, provvidenzialmente come sempre, ecco i file ricevuti, con tanto di scansioni delle cover. Stiamo parlando della Chiave di Volta, gruppo fiorentino autore di un solo ed irripetibile CD, pubblicato dall'etichetta Lizard nel 2004. Le informazioni sulla band sono scarsissime. Un breve profilo, in inglese, viene tracciato su "Prog Archive's": 
"This Florintine newcomer to the Italian School of Prog continues the fine tradition of beautiful progressive rock arrangements and just released their debut opus "Ritratto Libero" with a variety of influences: from Jazz to Jazz rock and post rock, Italian songs, art rock, passing from classical to punk while blinking to Italian folk ect... but no single genre would come useful in such a list to completely define CdV's music. In their first studio cd, like in all first works, one could spot some clear references, but the influences are (hopefully) merged in a "Chiave di Volta" signature".


Ottimi strumentisti, i 5 componenti del gruppo propongono un prog rock di alto livello, con un debito di riconoscenza verso i King Crimson, che avrebbe lasciato sperare in un luminoso futuro. Peccato che l'opera qui proposta non abbia mai avuto un seguito. 
C'è però una appendice a questo post che coinvolge gli amici della Stratosfera. Il sopracitato sito "Prog Archive's" include nella discografia del gruppo due album (che dovrebbero essere molto rari e a tiratura limitata), pubblicati entrambi nel 2001 e contenenti cover live di Genesis, Yes, King Crimson, Area, PFM e altri ancora. Gli album si intitolano "Live Estate" e "Le 11 Facce". E' evidente chi siano gli ispiratori dei brani, tutti originali, contenuti in "Ritratto Libero". Pubblico qui di seguito le copertine dei live del 2001, semmai qualcuno ne fosse in possesso e li volesse condividere con noi. Sarebbe un bel regalo di fine anno. 

 

E' tutto, cari amici. Ringrazio ancora una volta l'amico Frank-One per questa bellissima strenna natalizia.


Visto che il Natale è oramai imminente, il Capitano, George e tutta la ciurma della Stratosfera vi augurano 
BUONE FESTE.



Post by George - Music by Frank-One

Serie "Bootleg" n. 303 - Fabrizio De André con i DAUSBE 2 (New Trolls e Nuova Idea) - Roma, Pincio, 12 maggio 1975 (1° tour)

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TRACKLIST:

01. La cattiva strada
02. Via della Povertà (Desolation Row) 
03. Nancy
04. Un giudice
05. Oceano
06. La guerra di Piero
07. Canzone per l'estate
08. La ballata del Miché
09. Amico fragile
10. Il pescatore
11. Il testamento di Tito
12. Canzone del Maggio


Bonus tracks - Live 1975

13. La ballata del Miché (Genova, Sala Chiamata del Porto, 4 ottobre 1975)
14. Amico fragile (Genova, Sala Chiamata del Porto, 4 ottobre 1975)
15. La guerra di Piero (Genova, Sala Chiamata del Porto, 4 ottobre 1975)
16. Canzone del Maggio (Rimini, L'Altro Mondo, 9 novembre 1975)


FORMAZIONE

Fabrizio De André - voce, chitarra acustica, armonica
Ricky Belloni - chitarra elettrica
Giorgio D'Adamo - basso
Giorgio Usai - chitarra acustica, clavinetta, organo Hammond
Gianni Belleno  batteria
Alberto Mompellio - violino e tastiere (nelle bonus tracks)


Recuperare un live di Fabrizio De André  non ancora pubblicato non è impresa facile. L'uscita del cofanetto "I concerti" nel 2012 ha raccolto in 16 CD gli 8 tour del cantautore genovese, coprendo tutta la sua vita artistica fin dal primo tour del 1975. Tutto noi ricordiamo la sua timidezza e la sua riluttanza ad apparire in pubblico. Prima del 1975 Fabrizio fece solo due apparizioni dal vivo, cosa del tutto eccezionale. Il primissimo concerto è del marzo 1973, quando suonò a Pontedera per gli operai della Piaggio. Il secondo è del 10 maggio 1974, in piazza Navona  a Roma, dove interpretò qualche brano in chiusura della campagna referendaria per il divorzio, Poi, nel 1975, il grande exploit alla Bussola di Viareggio, ingaggiato da Sergio Bernardini. Il patron della Bussola gli aveva fatto continue proposte, fino ad arrivare all'offerta di 60 milioni di lire, una cifra davvero principesca per l'epoca. Dopo continui rifiuti, nel gennaio 1975 fu lo stesso De André a contattare Bernardini, proponendogli un "pacchetto" di 100 serate alla cifra complessiva di 300 milioni di lire che, con sorpresa del proponente, venne accettata. E fu subito contestazione per avere "tradito" le piazze anarchiche. Il concerto della Bussola è documentato nel sopracitato cofanetto. Il tour del 1975 toccò numerose località italiane, da Nord a Sud, da marzo a dicembre. Quello che vi proponiamo sulle pagine della Stratosfera è stato registrato a Roma, nella magnifica location del Pincio, il 12 maggio. Qualche sito indica invece una data di settembre. Per informazioni complete sul tour vi rimando a questa pagina 


Ma chi erano i musicisti che accompagnarono il grande Fabrizio De André in quell'ormai lontano storico tour? Nientemeno che due ex New Trolls (che già avevano suonato con lui in "Senza orario senza bandiera") e due ex Nuova Idea: quattro musicisti appartenenti a due giganti del progressive italiano. I loro nomi? Ricky Belloni, Giorgio D'Adamo, Gianni Belleno e Giorgio Usai. Come nacque l'acronimo DAUSBE 2 lo lasciamo raccontare a Giorgio Usai che ripercorse quei momenti nel corso di un'intervista.
"De André ha iniziato il suo primo tour con noi: Giorgio D'Adamo, io Giorgio Usai,  Gianni Belleno e Ricky Belloni: dalle iniziali dei nostri cognomi, con un po' di fretta e magari senza troppa fantasia, ricavammo il nome che ci identificava come gruppo supporter: DAUSBE 2, dove DA stava per D'Adamo, US per Usai e il BE 2 stava per Belleno e Belloni! Io suonavo l'hammond, e la clavietta, quella specie di armonica a tasti che imita benissimo il suono di una fisarmonica, che non avevamo. Ricky ed io venivamo dalla Nuova Idea, che si sciolse nel 73/74; i New Trolls si erano sciolti nel 73: i musicisti di entrambe le band erano, quindi, liberi da impegni vincolanti e finirono, così, per ritrovarsi insieme prima nei Tritons ("Satisfaction" e altro) e poi, nel 75, ad accompagnare Faber. Giorgio D'Adamo e Gianni chiamarono me per questo progetto, ma gli serviva un chitarrista: "Ce l'ho", dissi io e mi rivolsi a Ricky."Finisco un lavoro con Patty Pravo in studio e sono dei vostri" fu la sua risposta. Fu, in conclusione, l'occasione del tour con Faber a metterci insieme. Anche Vittorio De Scalzi era nella band iniziale e avrebbe dovuto suonare la chitarra e il flauto in alcuni pezzi: provammo con lui per una settimana in quello che era lo studio dei Matia Bazar, da loro messo a nostra disposizione. Poi Vittorio, tutto sommato non interessato al progetto con De André, lasciò il gruppo e seguì la sua strada...Noi siamo rimasti, l'Antologia di Spoon River, da cui sarebbe venuto "Non all'amore, non al denaro né al cielo" l'abbiamo suonata noi per primi con De André e questo lo sanno in pochi".


Veniamo alle canzoni. Nel 1975 venne pubblicato "Volume 8", frutto della collaborazione di De André con Francesco De Gregori. Molti brani qui proposti sono tratti proprio da questo disco (La cattiva strada, Oceano, Nancy,  Canzone per l'estate, Amico fragile). Gli altri sono storia. 
Ho aggiunto alcune bonus track risalenti sempre al 1975. Si tratta di tre brani acustici, registrati a Genova alla Sala Chiamata del Porto il 4 ottobre 1975, gli unici salvati da quel concerto. L'ultima bonus track è una versione elettrica della celebre Canzone di Maggio, registrata da De André sempre con i suoi DAUSBE 2 all'Altro Mondo di Rimini il 9 novembre 1975.
Ultima annotazione: il grande amico della Stratosfera, Marco Osel, mi ha inviato tempo fa, su mia richiesta, un concerto di De André, assolutamente inedito, sempre risalente al 1975. Il suono è però di bassa qualità e deve necessariamente essere equalizzato. Ci proverò. 
Per il momento gustatevi questa preziosa chicca come regalo di fine anno. Buon ascolto.

E con questo, cari amici, auguri di Buon Anno dal team della Stratosfera



Post by George


Blow Up - 1974 - Blowin' In The Wind - with bonus tracks (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Lato A
a. Blowin' In The Wind (Bob Dylan)
b. Sexy Doll 
c. Take It Easy, Joe (G. & M. De Angelis, S. Duncan Smith)
d. Gaye  (Clifford T. Ward)
e. Mr. No One 
f. Knockin' On Heaven's Door (Bob Dylan)

02. Lato B
a. Photograph (Ringo Starr)
b. Mind Games (John Lennon)
c. We're An American Band  (Grand Funk Railroad9
d. Live And Let Die (Paul McCartney)
e. Why Can't We Live Together  (Timmy Thomas)
f. Goodbye Yellow Brick Road (Elton John)

Bomus Tracks 
dalla cartuccia Stereo 8 "Blow Up - Pop Corn &... - 1972)
03. Popcorn
04. Proprio Stasera (Beautiful Sunday)
05. Freebirds


FORMAZIONE

Romano Gusella - voce, chitarra  
Gino Manno - basso, voce
Mario Linetti - chitarra
Raniero Abbaticoa - batteria

 

Cari amici, il nuovo anno si apre all'insegna di un disco decisamente "oscuro" risalente ai lontano 1974. La band in questione è quella dei Blow Up, composta da quattro musicisti provenienti da Lecce, autori di questo raro LP (pubblicato anche in musicassetta), mai ristampato né in CD né in vinile, dal titolo "Blowin' In The Wind". 
Per presentare il quartetto, e contestualizzarlo, ho recuperato questo articolo pubblicato sul "Nuovo Quotidiano di Puglia" nel maggio 2015, dal titolo "Quando Lecce suonava rock". 
Ve ne propongo uno stralcio.
"Il ’68 era appena passato, il miraggio dei grandi centri europei splendeva luminoso più che mai e il “Sud del Sud” pesava senza alcuna mediazione sui sogni dei ragazzi. La musica, quella dei dischi che ci si scambiava e poi quella suonata dal vivo nei garage, trasformati in rudimentali sale prove (solo più tardi, nel ’76, arriverà la prima radio libera, Radio Lecce Giovane), divenne un’ancora di salvezza esistenziale e, più di altri, anche un mezzo di svecchiamento della città. In pochi anni fiorirono decine di band, ma loro, i Blow Up furono i primi a fare “il grande salto”. A Lecce non passavano inosservati: “Avevano portato una ventata di beat generation da queste parti, dove all'epoca giravano solo canzoni melodiche o, tutt'al più, il folk leccese”, ricorda Beppe Elia, “padre” della manifestazione che prende le mosse dal libro omonimo sulla storia del rock locale.
E non passarono inosservati neanche all'industria discografica: notati durante un concerto a Peschici da un talent scout della RCA, nell'autunno del 1970 i Blow Up furono invitati a Roma e lì registrarono “Freebirds”, scritta da Romolo Gusella, che valse loro un contratto e diverse incisioni (Beautiful sunday, Pop corn, Blowin’ in the wind), cover di grandi canzoni internazionali, come era in uso all'epoca, e pezzi originali. Tra i giovani di Lecce e provincia divennero il segno tangibile che si poteva sfidare la forza di gravità della cultura".


Abbiamo fatto numerose date in tutta Italia in quel periodo. Portavano sul palco un nostro look molto personale ed uno stile che ci contraddistinse da subito. Suonavamo le canzoni scritte da Romolo, insieme al pop-rock anglo-americano: Deep Purple, Eric Clapton, Rolling Stones, Beatles, Creedence Clearwater Revival” ricordano Gino Manno e gli altri componenti del gruppo.
Nel 1977 i Blow Up si sciolsero. Alcuni componenti intrapresero la carriera solista, come il già citato Raniero, ma dopo un lungo distacco, nel 1998 gli storici fondatori dei Blow Up, Mario, Romolo e Gino si riunirono e da questo incredibile, rinnovato entusiasmo scaturì anche  un album dal titolo “Everest”, pubblicato nel giugno del 1999 


E' interessante ricordare come prima di "Blowin' In The Wind", pubblicato nel 1974 dalla RCA, disco zeppo di cover che spaziano da Bob Dylan a John Lennon, da Elton John  ai Grand Funk e via discorrendo, i Blow Up incisero nel 1972 un altro album che, nella loro scarna discografia, viene indicato nella sola versione Stereo 8 (ebbene sì, le mitiche cartucce). Ho recuperato sia le copertine che tre brani (tra i quali una primordiale versione di Pop Corn) che ho inserito come bonus track. 
Nel post trovate anche le copertine dei due 45 giri estratti dal disco del 1974. 
E con questo non mi resta che augurarvi buon ascolto.




Post by George

Serie "Bootleg" n. 304 e n. 305 - Fabrizio De André - Two rare concerts 1975 & 1981

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FIRST TIME ON THE WEB


La Befana vien di notte e porta nella sua calza un fantastico regalo.
Grazie all'apporto fondamentale di due grandi amici e collaboratori della Stratosfera, Osel e Ilario, visto anche il successo riscosso dal bootleg di Fabrizio De André postato prima di Capodanno, siamo ora in grado di offrire al popolo della Stratosfera due eccezionali concerti live che vedono la luce per la prima volta sul web. Un lavoro che immortala il grande Faber in due momenti essenziali della sua carriera artistica. Il primo concerto risale al 1° tour del cantautore genovese, accompagnato da costole dei New Trolls e della Nuova Idea (i DAUSBE 2), mentre il secondo, registrato a Biella, è del 1981, anno in cui prese il via il tour "L'Indiano". Due inediti assoluti e due eventi storici che vogliamo condividere con voi.

Fabrizio De André con i DAUSBE 2
Milano, Palalido, 15.11.1975
(from Osel archives)


TRACKLIST:

01. La canzone dell'amore perduto
02. La cattiva strada
03. dialogo / Via della povertà (Desolation Row)
04. Nancy
05. dialogo / Un giudice
06. Oceano
07. la guerra di Piero
08. canzone per l'estate
09. dialogo / Amico fragile
10. Il pescatore


FORMAZIONE

Fabrizio De Andrè: chitarra acustica, armonica voce
Giorgio D'Adamo: chitarra basso
Gianni Belleno: batteria
Giorgio Usai: organo Hammond, chitarra acustica, clavinetta
Ricky Belloni: chitarra elettrica
Alberto Mompellio: violino, tastiere, mini moog, pianoforte


Sul primo tour del 1975 di De André con i DAUSBE 2 vi rimando a quanto già scritto nel post dedicato al concerto di Roma, al Pincio, il 12 maggio 1975. La scaletta di questo concerto, registrato al Palalido di Milano il  15 novembre 1975, ricalca in buona parte quella dell'altro concerto, anche se molti brani non sono qui presenti e questo mi fa supporre che il concerto sia incompleto. Chiediamo allo stesso Osel, autore della registrazione e spettatore dello show, conferma o meno. La qualità del suono, come vi avevo anticipato, è un audience di bassa qualità (soprattutto a causa dei disturbi del pubblico), anche se resta un documento storico di grande valore.
La traccia n. 3, Via della povertà, presenta dei disturbi nella parte centrale, risalenti con ogni probabilità alla fase di digitalizzazione. Vale anche la pena ascoltare con attenzione i dialoghi di Fabrizio col pubblico che precedono l'esecuzione dei primi brani. Per approfondimenti sul tour e sulla data milanese vi invito a consultare questa pagina (qui).
Grazie Osel per la condivisione di questa autentica rarità.



Fabrizio De André
Biella, Stadio Lamarmora, 02.09.1981
(from Ilario archives)


TRACKLIST CD 1:

01. Ave Maria (introduzione)
02. Quello che non ho
03. Canto del servo padrone
04. Fiume Sand Creek
05. Hotel Supramonte
06. Franziska
07. Se ti tagliassero a pezzetti
08. Verdi pascoli
09. Una storia sbagliata (con Massimo Bubola)
10. Hoa iò iò (Massimo Bubola)
11. Senza famiglia (Massimo Bubola)
12. Encantado signorina (Massimo Bubola)
13. Sulla riva, la riva (Massimo Bubola)


TRACKLIST CD 2:

01. La guerra di Piero
02. Bocca di Rosa
03. Giugno '73
04. Amico fragile


FORMAZIONE

Fabrizio De André - voce, chitarra acustica
Massimo Bubola (ospite) - voce, chitarra acustica
Mark Harris - tastiere
Lele Melotti - batteria
Pier Micheletti - basso
Mauro Pagani - violino, ottavino, mandolino, chitarra acustica
Maurizio Preti - percussioni
Tony Soranno - chitarra
Carlo Facchini - chitarra 12 corde
Cristiano De André (ospite) - chitarra


Grande "scoop" offerto dal generoso amico  Ilario che - come aveva promesso - ci ha inviato i file di questo raro concerto da lui registrato a Biella, nello Stadio Lamarmora, il 2 settembre 1981. La registrazione, a mio avviso, è più che buona, anche se (come indicato dallo stesso Ilario nelle note di copertina) in alcune parti la qualità è rovinata "dagli schiamazzi del pubblico maleducato". Hai ragione, Ilario, ma non è sufficiente ad incrinare la bellezza e il valore di questo documento. Tra l'altro, sempre Ilario si è prodigato per realizzare le due cover, Un ulteriore grazie.


Veniamo al concerto. Concluso il celebre tour 1978-79 con la PFM, il biennio 1981-1982 fu consacrato al tour "L'indiano", che prese nome dalla copertina dell'album ufficiale. Il tour si divise in due parti, quello estivo, nei mesi di agosto e settembre 1981 e quello che coprì l'intero 1982. Fu in questa seconda tranche che De André, nel mese di aprile, tenne una serie di concerti in Germania, Austria e Svizzera, Il concerto di Dusseldorf è documentato da un video non ufficiale oltre che dal live ufficiale "Il concerto 1981-82". Anche lo show di Sarzana, risalente al 29 agosto 1981, venne trasmesso da RAI 3 ed è in circolazione il video contenente anche alcune interviste.
Il concerto di Biella vede la presenza di due ospiti importanti, Cristiano DE André, alla chitarra, e soprattutto Massimo Bubola, grande amico e collaboratore di De André dai tempi di "Rimini", al quale Fabrizio cede il palco per la presentazione di ben quattro brani tratti dal suo album solista "Tre rose", pubblicato proprio nel 1981. Il pubblico ad un certo punto, quando Bubola è giunto al suo quarto brano, dà segni di stanchezza e nervosismo e lo fischia richiamando a gran voce Fabrizio sul palco,



Prima però De André e Bubola interpretano insieme "Una storia sbagliata". Questo brano fu particolarmente importante per il cantautore genovese. Composto insieme a Bubola, fu l'ultimo singolo ufficiale pubblicato nel 1980, Su CD verrà pubblicato la prima volta nel 1995 all'interno della compilation "Luna di giorno - Le canzoni di Pier Paolo Pasolini".  E proprio all'omicidio di Pasolini, risalente al 1975, il brano è dedicato. La canzone fu commissionata a De André dalla RAI per fare da sigla al programma "Dietro il processo" sulle morti di Pasolini e Wilma Montesi. Del brano fu girato anche un video sullo sfondo della cittadina di Calcata, dove De André e Bubola suonano la chitarra seduti sugli scalini di una chiesa.


La prima parte del concerto di Biella è praticamente la riproposta integrale dell'intero disco "L'indiano", Nella sezione finale, dopo la performance di Bubola, De André propone quattro grandi classici, oramai divenuti immortali. Il gruppo che lo accompagna è composto da musicisti del calibro di Mauro Pagani, Mark Harris, Lele Melotti, giusto per citarne alcuni.
Un altro grande concerto da gustare da cima a fondo.
E con questo è proprio tutto. Ancora un grazie di cuore a Osel e Ilario per questo magnifico regalo.
A voi...buon ascolto e buona Befana.


LINK Milano 1975
LINK Biella 1981

Post by George - Music by Osel & Ilario
(six hands are better than two)

Labyrinthus - 1978 - Labyrinthus (vinyl)

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TRACKLIST CD 1 (LP 1):

01. Fiction!
02. Parla il Mostro
03. Great Discoteque!
04. The Wager (Part One) La scommessa
05. Dream Of Life
06. Treni Treni...
07. Theseus Song
08. Factory Of Happiness
09. Cosa vuoi?
10. Knowledge Is...
11. Policemen
12. Work's Labour Lost (Faticare)
13. Gifts Of Labyrinth
14. Desires In The Light-City
15. Paradise Suite
16. Anger And Amphetamine
17. MINOS!
18. Oh What A Wonderful City!
19. Minotaurus


TRACKLIST CD 2 (LP 2):

01. Tutto Era Così Vicino
02. Labyrinth Nazi March
03. The Wager (Part Two)
04. Turn Around
05. Turkish Bath
06. She Is Very Beautiful
07. POWER
08. Apotheosis Of Labyrinth (Labyrinthango)
09. Time Of Destruction
10. Big Grave
11. Successss!!!
12. Light Of God
13. Baptism Of Fire (I vendicatori)
14. Ariadne Song
15. Dionysos
16. Fiction!


La storia di questo disco si perde nelle brume del tempo. "Labyrinthus". doppio LP pubblicato dalla Philips nel 1978 è una sorta di opera rock, o per meglio dire di opera disco, vista l'ampia presenza di brani ballabili, disco e funky (con qualche digressione rock), tipici del finire degli anni '70.  Anche se si tratta di una rarità discografica, siamo di fronte ad una sonora porcheria (scusate, mi assumo tutta la responsabilità di questa critica). Il "pastiche musicale"è totale e, sinceramente, la rivisitazione in chiave moderna della leggenda del Labirinto, di Teseo e del Minotauro poteva essere riscritta e interpretata in modo diverso. Ho letto sulla pagina web dell'aurore che "Labyrinthus sarebbe la storia anticipatrice di una realtà oggi diffusa, quella di uno dei tanti migranti dal Terzo Mondo in arrivo verso la Capitale della ricchezza dove compie il suo percorso labirintico per la sopravvivenza e il successo che lo porterà al vertice". Un'idea, una metafora sempre di grande attualità. Le intenzioni erano buone. Peccato per il risultato. Altro dettaglio: vi sarete accorti che quasi tutti i titoli sono scritti in inglese, per dare quel tocco di internazionalità che all'epoca non guastava. I brani sono però sono cantati in italiano. Anche questo particolare non merita commenti.


L'autore di questo concept album, scritto senza dubbio sulla scia dei fasti ottenuti dalle grandi e vere opere rock degli anni '70, è Gianni Munter Damiani, alias Johnny Damiani, vero nome Giovanni Damiani, scrittore, regista e musicista di grande fama. Una vera sorpresa. Vi rimando al suo sito ufficiale che troverete qui  per approfondimenti. 
Insomma, lo so di essere stato drastico. Ascoltate i due LP e poi mi direte. Sono curioso di leggere i vostri commenti e conoscere le vostre opinioni.. Buon ascolto.



Post by George

Enrico Casagni (ex Nuova Idea) - 1977 - Qualcuno stanotte... (vinyl)

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TRACKLIST:

Lato A
a. Qualcuno stanotte ...
b. Era il tempo
c. Gatto blues
d. Chi sta meglio d ime
e. Un po' di libertà

Lato B
a. Non per amore
b. Divo della canzone
c. S.I.A.E.
d. L'amico di tutti e tre
e. Domani è festa


Dopo l'incredibile successo di pubblico riscosso dal doppio LP "Labyrinthus" (scusate l'ironia), eccoci nuovamente pronti a proporvi un'altra chicca, piuttosto sconosciuta. 
C'era una volta un grande gruppo di progressive rock chiamato Nuova Idea. Indimenticabili autori di dischi fondamentali quali "In The Beginning" (1971), "Mr. E. Jones" (1972) e "Clowns" (1973), i cinque musicisti genovesi, subito dopo la pubblicazione di questo ultimo album, presero strade diverse. Giorgio Usai e Ricky Belloni nel 1975 accompagnarono Fabrizio de André nel suo primo tour (vedi post recenti); prima ancora Belloni e Paolo Siani formarono i Track, incidendo nel 1974 per la Ariston l'album "Track Rock" (anche questo sulla Stratosfera), 
Proseguendo, Belloni e Usai confluirono nei New Trolls, il primo nel 1975, incidendo con loro "Concerto Grosso n. 2", il secondo nel 1978. Il batterista Paolo Siani, dopo una breve parentesi con l'Equipe 84 e gli Opus Avantra sempre negli anni '70, si ritirò dalle scene per oltre 30 anni per rifarsi vivo nel 2010 incidendo un incredibile disco prog degno dei fasti del passato, intitolato "Castles, Wings, Stories & Dreams". Con lui, sia in studio che dal vivo, alcuni ex Nuova Idea quali Ricky Belloni, Marco Zoccheddu e Giorgio Usai, A questi si unirono Joe Vescovi, Mauro Pagani e altri ancora, ovvero una bella fetta di mostri sacri del prog italiano. La nuova incarnazione della Nuova Idea proseguirà con altri due eccellenti album; "Faces with no Traces" del 2016 e "The Leprechaun's Pot Of Gold" pubblicato lo scorso anno, 

La Nuova Idea nel 1973
Ne restano ancora due in elenco. Il primo è Claudio Ghiglino, chitarrista della prima ora al fianco di Marco Zoccheddu (quest'ultimo poi con Osage Tribe e Duello Madre). Dopo lo scioglimento del gruppo Ghiglino  andò a vivere a Roma dove, con il maestro Gianfranco Reverberi, lavorò in sala di registrazione confezionando basi musicali per diversi artisti. Nel tempo libero iniziò ad incidere una serie di brani chiamando in aiuto Giorgio Usai e Rocky Belloni. Nel 1975 prese forma un intero album che si pensò andato perduto nel corso degli anni, almeno fino al 2017, quando Reverberi, di passaggio a Genova, informò Ghiglino di avere ritrovato il nastro stereo dell'intero album. Questa è la storia. Il disco si intitola "It's An Old Dream" e su Youtube se ne trova una traccia (Well She Took Me, qui). 
Il "disco ritrovato" io però non l'ho trovato da nessuna parte. A questo punto ho dei dubbi sulla sua reale pubblicazione. Se qualcuno ha notizie al riguardo, oppure lo possiede e lo vuole condividere, si faccia vivo. 

La Nuova Idea in concerto - in primo piano il bassista Enrico Casagni
L'ultimo ex componente della Nuova Idea, protagonista del post di oggi, è Enrico Casagni che allora cantava e suonava basso e flauto. Casagni registrò un solo disco, nel 1977 (mai ristampato) intitolato "Qualcuno stanotte...". A differenza dei suoi vecchi compagni di avventura, rimasti ancorati al glorioso prog, Casagni incise un disco di canzoni, molto commerciale, senza lode né infamia, decisamente al di sotto delle sue potenzialità. Probabilmente la EMI preferì convogliarlo verso un genere melodico, più vendibile e di cassetta. Il risultato fu che il disco passò del tutto inosservato.
Nel 1976, un anno prima dell'uscita del 33 giri, venne pubblicato un singolo contenente Qualcuno stanotte e Non per amore, brani poi inseriti nel 33 giri. E qui finisce la storia. 
Buon ascolto



Post by George

Dono Celeste - 1999 - So Linger

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TRACKLIST:

01. Cold Day
02. Obsessional Soul
03. Narcotic Swaying
04. Aloofness (Third Part)
05. L. August
06. Tripping Man
a) Schizoid Child
b) Dear People
c) Light Of Heaven


FORMAZIONE

Antony Graham Milner - vocals
Ignazio Serventi - acoustic, classic, electric & 12 strings guitars
Alessandro Buzzi - drums & percussion
Enrico Ghezzi - piano, mini-moog, tape-loops, sampler


Splendido e unico album, pubblicato dalla Mellow nel 1999, da parte del Dono Celeste, "So Linger"è una sapiente miscela di suoni prog e psichedelici, con ampi richiami ai Pink Floyd più sperimentali, specie gli ultimi tre brani del disco, con dissertazioni nella cosmic music nelle prime tracce. Un gioiellino dimenticato che vogliamo riscoprire per originalità e creatività. Purtroppo non ha mai ricevuto le giuste attenzioni da parte del pubblico, se non da una ristretta cerchia di appassionati. 
Ecco cosa è stato scritto sul blog "Rottersclub.net" a proposito di "So Linger".

"Il disco si sviluppa attraverso sei composizioni eteree, dai toni molto riflessivi, che si riallacciano a sonorità vicine allo space-rock, ai corrieri cosmici tedeschi, sfiorando la new-age ed avvicinandosi anche a quel post-rock che cominciava a farsi notare alla fine dei nineties. Melodie indolenti, tappeti tastieristici ipnotici, arpeggi di chitarra delicati e ritmi compassati sono le caratteristiche che permeano "So Llinger" e che lo rendono così unico, così inclassificabile, così pieno di intuizioni. Anche quando si punta sulle chitarre elettriche, come in Obsessional soul, si avverte sempre una vena elegiaca, in parte discendente dalle visioni dei Pink Floyd di Echoes. In altre situazioni, si può persino intravedere un'anticipazione di quanto stavano per fare i Sigur Ros con Agaetis Byrjun, come si può notare chiaramente in Narcotic Swaging, una sorta di lenta sinfonia dalle atmosfere incantate e malinconiche"


"Se si entra in sintonia con il sound bucolico e tranquillo proposto dai Dono Celeste, si rimane inevitabilmente intrappolati e si viene assaliti da magnifiche emozioni. Non certo adatto a chi cerca quel prog roboante fatto di innumerevoli cambi di tempo e di tastiere superclassicheggianti, né a chi si esalta con le avanguardie legate al prog, So Linger è un grandissimo album che dimostra come la seconda metà degli anni '90 abbia visto in Italia il sorgere di svariate formazioni che provavano ad andare oltre certi cliché, ottenendo a volte, come in questo caso, risultati sorprendenti e meravigliosi".
E con questo vi auguro buon ascolto



Post by George


Zauber, Black Deal & Co - 1985 - Profumo di rovina - Dieci canzoni dal Ferrante Aporti (vinyl)

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TRACKLIST & LINE UP:

Lato A
01, Zauber - Anna
Bass – Mauro Cavagliato
Drums – Massimo Cavagliato
Guitar – Christian Zanirato
Vocals, Keyboards – Oscar Giordanino

02. Zauber - Eroina
Bass, classical guitar – Mauro Cavagliato
Drums – Massimo Cavagliato
Lead vocals – Liliana Bodini
Piano, Keyboards – Oscar Giordanino

03. Marco Garzena - I miei giorni infelici
Bass – Mauro Cavagliato
Drums – Massimo Cavagliato
Lead vocals – Marco Garzena
Piano – Oscar Giordanino

04. Leo Fiore - Discoteca
Backing vocals – Liliana Bodini, Mauro Cavagliato
Lead vocals – Leo Fiore
Piano, backing vocals – Oscar Giordanino

05. Attilio - Concerto in Si Bemolle
Bass, classical guitar – Mauro Cavagliato
Drums – Massimo Cavagliato
Lead vocals – Attilio
Piano, Synth – Oscar Giordanino

06. Black Deal - Profumo di rovina
Bass – Michele Nallino
Drums – Massimo Cavagliato
Electric guitar – Christian Zanirato
Lead vocals – Leo Fiore


Lato B

01. Black Deal - Life
Bass – Michele Nallino
Drums – Massimo Cavagliato
Vocals, electric guitar – Christian Zanirato

02. Zauber - Nightmare (live in Ferrante Aporti, 3 marzo 1984)
Bass, backing vocals – Mauro Cavagliato
Drums, backing vocals – Massimo Cavagliato
Keyboards, backing vocals – Oscar Giordanino
Lead vocals – Liliana Bodini

03. Cinzia - Non c'è gusto (live in Ferrante Aporti, 5 maggio 1983)
Classical guitar – Gianni Bodini, Mauro Cavagliato
Lead vocals – Cinzia (7)
Violin – Giovanni Vigliar
Vocals, acoustic guitar – Oscar Giordanino

04. Black Deal & Zauber - Immagine
Bass, vocals – Mauro Cavagliato
Classical guitar – Sandrino Rocca
Drums – Massimo Cavagliato
Electric guitar – Danilo Ghiglieri
Vocals – Christian Zanirato, Leo Fiore, Liliana Bodini, Marco Garzena
Vocals, electric piano – Oscar Giordanino


Il Ferrante Aporti è il carcere minorile di Torino, spesso protagonista delle cronache nazionali e oggetto di molteplici indagini ministeriali per le condizioni di vita al suo interno. Dal suo utilizzo come penitenziario minorile fino agli inizi degli anni '70  è un vero e proprio lager con al suo interno  circa 200 ragazzi dai 14 ai 18 anni. Basta rileggere le cronache dell'epoca per rendersi conto dell'ambiente in cui vivevano questi giovani all'interno di una ex cascina fatiscente costruita nel 1700. Ancora oggi, nonostante le molteplici iniziative per "umanizzarlo" i drammi di questi ragazzi, le loro voci e la loro sofferenza superano le spesse mura e vengono riprese dagli organi di informazione.  Fortunatamente sul finire degli anni '70 nacque il "Progetto Giovani", frutto dell'iniziativa congiunta tra Comune di Torino e Regione Piemonte, con lo scopo di organizzare attività ricreative e culturali all'interno della struttura. L'attività musicale, in particolare, venne affidata all'AICS, l'Associazione Italiana Cultura e Sport con sede a Torino. E fu così che molti ragazzi del Ferrante Aporti trovarono nella musica un'importante forma espressiva oltre che un valido passatempo. Alcuni di loro, come si legge nelle note di copertina del disco, rivelarono doti non comuni, raggiungendo una discreta professionalità. Tutti scrissero delle canzoni e dopo la pubblicazione di due raccolte di spartiti, i torinesi Zauber decisero di farle conoscere attraverso un disco. Nacque così "Profumo di rovina", pubblicato dalla Drums nel 1985, contenente nove canzoni  scaturite dalla fantasia e dall'abilità di ragazzi ospiti dell'istituto tra il 1980 e il 1985. La decima, Nightmare, è una composizione originale degli Zauber, nata e registrata nel Ferrante Aporti. Sempre gli Zauber furono gli animatori AICS impegnati nel carcere fin dal 1980. Inevitabile che toccasse a loro e ai collaboratori Garzena e Fiore tenere a battesimo queste composizioni. 

Black Deal
Nel disco sono anche presenti i Black Deal, un gruppo rock nato proprio all'interno del Ferrante Aporti, Il disco è semplicemente meraviglioso sia sotto il profilo dei testi che delle musiche: la delicatezza di brani come "Non c'è gusto" o la struggente  "Immagine" posta a chiusura della side B,  si mescola al rock duro dei Black Deal (Profumo di rovina, Life). L'album, mai ristampato, è fuori catalogo da anni ed è reperibile solo sul mercato on line. Tra l'altro è la seconda prova discografica degli Zauber in ordine cronologico (dopo quello di esordio del 1978 e il successivo "Est" del 1991) , anche se l'album non è completamente attribuito a loro, Non aggiungo altro se non il mio consueto buon ascolto



Post by George

LE ANTOLOGIE DELLA STRATOSFERA VOL.42- ORNELLA VANONI- MAIS BRASIL (1967-2010)

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TRACKLIST

CD 1
1) TRISTEZZA (Tristeza, Lobo-Niltinho, ‘67)
2) BIM BOM (Bim bom, J.Gilberto, ‘68)
3) L’APPUNTAMENTO (Sentado a beira do caminho, R.Carlos, ‘70)
4) TEMPI DURI (Disparada, Vandré-Theo, ‘72)
5) DETTAGLI (Detalhes, E. e R.Carlos, 1973)
6) LA CASA NEL CAMPO (Casa no campo, Rodrix-Tavito, ‘73)
7) PIU’ GRANDE DEL MIO AMOR (Major que meu amor, Barros, ‘73)
8) NELL’ESTATE DEI MIEI ANNI (Se eu partir, Jorge, ‘73)
9) SE NON E’ PER AMORE (Por amor, E. e R.Carlos, ‘73)
10) PICCOLO AMICO (O pequeno amigo, P.Nogueira, ‘74)
11) L’APPRENDISTA POETA (O poeta aprendiz, Vinicius, ‘74)
12) LA GENTE E ME (Chuva, suor cerveja, C.Veloso, ‘74)
13) LUI QUI LUI LA’ (Eu sò quero um xodo, Dominguinhos-Anastacia, ‘74)
14) CANTA CANTA (Canta canta minha gente, Martinho da Vila, ‘75)
15) COSTRUZIONE (Costruçao, C.Buarque de Hollanda, ‘75)
16) FILI (Feelings, M.Albert, ’75)

CD 2
1)  TATUAGGIO (Tatuagem, C.Buarque de Hollanda, ‘77)
2)  OCCHI NEGLI OCCHI (Olhos nos olhos, C.B. de Hollanda, ‘77)
3) TERRA (Terra, C.Veloso, ‘78)
4)  TRE UOMINI (Teresinha, C.Buarque de Hollanda ,’80) 
5) L’AMORE E LA SPINA (O velho e a flor, Vinicius-Toquinho, ‘83) con Toquinho
6) VIAGGERAI (Mares de ti, Carlinhos Brown ‘97)
7) SANT'ALLEGRIA (Bem leve, M.Monte - A.Antunes, ‘97)
8) NAUFRAGIO (Seu corpo, Roberto Carlos, ‘97)
9) ARGILLA (Argila, Carlinhos Brown, ‘97)
10) AMORE VICINO (Ao meu redor, Nando Reis, ‘97 )
11) SE FOSSE VERO (Voce nao sabe, Roberto Carlos, ‘97)
12) MAGARI (Tomara, Vinicius, ‘04) con Gino Paoli
13) UGUALE A TE (Se todo fossem iguais a vocé, Jobim, ‘04) con Gino Paoli
14) UNA PAROLA (E’ preciso perdoar, Coqueijo, ‘04) con Gino Paoli
15) PERDUTO (Procuro olvidarte, Magdalena-Alejandro, ‘10)

Lo sappiamo, per il frequentatore-tipo della Stratosfera Ornella Vanoni non è esattamente il campo da golf su cui gli piace roteare la propria mazza (anche se dovremmo ricordare che è stata la prima a cantare i Genesis nella nostra lingua), e non è che le ultime performances canore-televisive della ex “cantante della mala” abbiano granché migliorato la situazione, lo ammettiamo. 
Ma dateci fiducia, e vedrete che non sarete delusi.

Ornella Vanoni negli anni '70
Orbene, c’è stato un tempo in cui la Vanoni non è stata solo l’ideale punto di congiunzione tra la musica leggera e quella d’autore, ma anche il giunto di cardano tra la musica brasiliana e quella italiana. Tutti voi ricorderete per esempio quel capolavoro che fu “La voglia, la pazzia, l’incoscienza e l’allegria” che nel ’76, sotto la regia di Sergio Bardotti, la vide protagonista insieme a Toquinho e Vinicius De Moraes. Un album memorabile, tra i più importanti degli anni ’70.

Sergio Bardotti (a destra) in compagnia di Chico Buarque (al centro)
Ebbene, prima di andare avanti, permetteteci di spendere qualche parola appunto su Sergio Bardotti: questo colto pavese, paroliere e produttore artistico di enorme importanza per la musica italiana, è forse il pontefice massimo della penetrazione in Italia della musica di qualità brasiliana (lontana dai facili esotismi anni ’50 e ’60), sia affiancando Chico Buarque de Hollanda traducendone le canzoni per i due dischi dell’esilio italiano (1969 e 1970), sia indirizzando artiste affermate come Patty Pravo, Anna Identici e Mia Martini verso questo repertorio, sia producendo un album incredibile come “La vita, amico, è l’arte dell’incontro” (1969) in cui fece collaborare Sergio Endrigo, Vinicius de Moraes e Giuseppe Ungaretti (!). 
Così lo ha ricordato, poco dopo la morte, avvenuta nel 2007, la stessa Vanoni: “Bardotti è una persona che ha lasciato un grande vuoto, ma anche un grande pieno, perché ha lasciato tante cose: il suo entusiasmo per la vita, la sua commozione, la sua curiosità, la sua capacità aggregativa. Abbiamo avuto insieme una vita molto fantasiosa, molto bella. Eravamo così uniti che quando chiamavo al telefono i miei genitori, puntualmente sbagliavo numero e chiamavo Bardotti”.

Dicevamo che “La voglia, la pazzia…” ebbe un successo, se non immediatamente clamoroso, assai duraturo (oggi è considerato un classico), ma quello che forse molti non sanno è che la frequentazione della Vanoni con la musica brasiliana cominciò parecchio prima quel disco, e continuò anche dopo, dando vita a un corpus ben più consistente (31 pezzi) che attinge a tutti i più grandi autori della musica popolare brasiliana, da Caetano Veloso a Chico Buarque de Hollanda, da Vinicius De Moraes a Joao Gilberto, da Roberto Carlos a A.C.Jobim, fino alle nuove leve degli anni ’90, come Carlinhos Brown e Nando Reis.
Strano, quindi, che la Vanoni non abbia voluto negli anni cercare di bissare quel suo lontano album “brasiliano”: anche pescando dalla sua stessa produzione avrebbe avuto materiale almeno per altri 3 LP, tutti di livello.

Una foto recente della Vanoni con Toquinho
Ci è sembrata dunque cosa buona e giusta, a guisa di piccoli Dèi, correggere la Storia e raccogliere in un unico post tutta l’Ornella brasileira, ordinando i pezzi in ordine cronologico in due CD virtuali, prendendo come spartiacque il suddetto album del ’76.
Si tratta di versioni in italiano (tranne una, in originale) di incredibile bellezza, che, grazie a traduzioni eccellenti restituiscono la profondità e la leggerezza tipiche della musica carioca. Vi troverete alcuni “cavalli di battaglia” della prima Vanoni, come “L’appuntamento” e “Dettagli” (tradotte da Lauzi), “Tristezza”, o “Fili”, ma anche e soprattutto gioielli in gran parte sconosciuti al grande pubblico, sepolti in dischi non molto frequentati, pur se quasi tutti facilmente reperibili in rete. Mi riferisco a “Tempi duri”, “L’apprendista poeta” (il primo incontro con Vinicius), “La gente e me” (probabilmente la prima cover italiana di Caetano Veloso, poi bissata da “Terra”), senza dimenticare la solida frequentazione del canzoniere dell’immenso Chico Buarque de Hollanda (la celeberrima “Costruzione”, poi cantata anche, in versione assai più stranita, da Enzo Jannacci nel ’76, e poi Tatuaggio”, “Tre uomini”, “Occhi negli occhi”).

Dando una rapida occhiata alla cronologia dei vari pezzi, ci si accorge subito di un lungo periodo sabbatico in cui la Vanoni smette di attingere alla musica brasiliana, per dedicarsi invece ad altri repertori: sono gli anni che vanno dal 1983 al 1997, fin quando cioè pubblica lo splendido “Argilla” (un lavoro di grande qualità sia nella scrittura che nella veste musicale, ad opera di un dream team guidato da Beppe Quirici) nel quale la cantante milanese si rituffa nel mondo brasiliano scegliendo coraggiosamente di interpretare sei brani di recente uscita, e quindi sostanzialmente sconosciuti al pubblico italiano. 
Le ultime (nuove) interpretazioni risalgono ai primi anni del millennio, e sono in buona parte cantate con il vecchio amante, poi amico e sodale, Gino Paoli.

Con Gino Paoli, al tempo del loro amore (inizio anni Sessanta)
Una precisazione prima di lasciarvi all’ascolto: oltre al criterio di escludere i brani di “La voglia, la pazzia…” (album facilmente reperibile in rete), abbiamo scelto di presentare la prima esecuzione in disco, togliendo di mezzo le successive riprese in studio e live (anche se la “Tatuaggio” cantata al Club Tenco avrebbe meritato). Non stupisca poi la presenza di “Fili”: l’originale “Feelings”è in inglese, ma è scritta da un brasiliano DOC come Morris Albert (al secolo Maurício Alberto Kaisermann).

Infine, per questo post sono debitore della pregevole rivista “Vinile” che nel numero 8 (2017) ha pubblicato la discografia completa di Ornella Vanoni.

Nient’altro da aggiungere, se non l’invito a inoltrarvi, con alegrìa e saudade in questo mondo.

Various Artists - 2001 - Omaggio a Demetrio Stratos

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TRACKLIST:

01. Luca Sapio - Diplofonia
02. Lothlorien - Luglio, agosto, settembre (nero)
03. Memoria Zero - Salti
04. Memoria Zero - 3 Haikù
05. Odessa - Cometa rossa
06. Cafeteria Murnau - Showdown Tokyo
07. Periferia Del Mondo - Brand - y / Arbeit Macht Frei
08. Vedda Tribe - Yang Meditation
09. Memoria Zero - Acrostico in memoria di Laio
10. Venus Tebla - Gerontocrazia
11. Imagin'aria - Bassa marea
12. Raffaello Regoli / Lothlorien - L'elefante bianco
13. Odessa - Esilio
14. Cafeteria Murnau - L'abbattimento dello Zeppelin
15. Venus Tebla - Il dubbio
16. Raffaello Regoli / Imagin'aria - Gioia e rivoluzione


Premessa by George
Ringrazio di cuore l'amico Frank-One per averci inviato i file e la recensione di questo splendido lavoro dedicato all'indimenticabile Demetrio Stratos. 
Il titolo completo del CD, un po' lunghetto, è il seguente: "Omaggio a Demetrio Stratos - rassegna a concorso di gruppi rock italiani, 3-4 luglio 1999 - Centro sportivo Alberone di Cento (FE)".
E ora passo la palla a Frank-One con questa lunga, precisa e magistrale recensione.


Recensione by Frank-One
Il desiderio di pubblicare questo CD edito 20 anni fa dalla Mellow  Records di Mauro “Faraone” Moroni mi è venuto a seguito del bel post di George su materiale del sempre prolifico Osel concernente un concerto degli Area. Mi sembra fosse il caro Albe a domandare chi potesse essere un erede dell’irraggiungibile Demetrio Stratos. Io, in quell'occasione, risposi Raffaello Regoli, amico dello stesso Demetrio e già presente nella StratoSfera con i Cormorano. Ma ascoltando in questo CD le diplofonie di Luca Sapio, beh…mi direte voi.
Il lavoro che pubblichiamo è a parer mio molto piacevole: trattasi di un contest nel quale alcuni gruppi di quel genere che si definirebbe NEO PROGRESSIVE si cimentano con un loro brano e soprattutto con una cover degli AREA. Ho notato che molti erano i gruppi presenti alla rassegna, ma non tutti parteciparono al concorso, e comunque quelli che ne presero parte avevano o avrebbero pubblicato lavori “personali”. Raffaello Regoli prese parte come ospite con Lothlorien ne L’elefante bianco e con Imagin’Aria in Gioia e Rivoluzione. Luca Sapio era ospite e la premiazione avvenne da parte del “compianto” Giulio Capiozzo e da Patrizio Fariselli. Insomma, una gran bella rassegna che vide per la cronaca la vittoria da parte de i Memoria Zero.
Belle le note di Loris Furlan Lizard Manager riportate nel booklet all'interno del CD:
“Un ponte di ricordi lungo vent'anni, una voce rimpianta che non era solo canto. Demetrio Stratos, voce rivoluzionaria del progetto AREA, caustica dentro la musica edulcorata nazionale e oltre la musica, comunque una voce amica che non si può più dimenticare: urlo parossistico del disagio sociale (vicino e lontano) in un significativo processo di fervida sperimentazione". Tutto o quasi tacque da quel 13 giugno 1979, non solo per la sua dolorosa dipartita, ma anche perché tante cose stavano cambiando nel rapporto tra musica, cultura e società, accentuando la precarietà dell’artista e della sua effettiva creatività.


Un “Omaggio a Demetrio Stratos"è dunque una circostanza importante con cui provare ad accendere la memoria (e scusate se i vincitori si chiamano MEMORIA  ZERO, non l’hanno fatto apposta), con cui animare questo ponte di idee, sensibilità e motivazioni. Credo siano state anche queste le serate del 3 e 4 luglio 1999: un concorso quale pretesto, un ritrovo speciale poco incline alle tendenze che sa assommare riprese progressive e vivide realtà alternative del panorama italiano. 
Nel ricordo di Demetrio, esultando intenti prettamente riproposti “revival”, hanno suonato ad Alberone di Cento (FE) i MEMORIA ZERO, dalla scarna commistione di rock e jazz in libera e disinvolta digressione, gli ODESSA, dall'avvincente musicalità hard-prog seventies, i VENUS TEBLA, dal brillante e dinamico jazz-rock strumentale, i CAFETERIA MURNAU, dall'originale ricetta acustica avanguardista, i PERIFERIA DEL  MONDO, dalle arrembanti incursioni prog-jazz-rock 'nell'eco dei tempi ruggenti (tra l’altro il loro album d’esordio, ”In ogni luogo, in ogni tempo” vide la partecipazione dei compianti FRANCESCO DI GIACOMO e RODOLFO MALTESE. Ndr), i VEDDA TRIBE, giovani alchimisti di rock, psichedelia, elettronica e cenni crimsoniani. Tutte espressioni eccellenti a cui vanno aggiunti i trascinanti ospiti LOTHLORIEN, IMAGIN’ARIA, le vocalità di RAFFAELLO REGOLI (il principale, eroico artefice della rassegna) e LUCA SAPIO, nonché altri encomiabili musicisti che questo CD non ha potuto includere. 


Non è stato importante vincere, ma esserci e questo documento (ringrazio anche personalmente la disponibilità della MELLOW Records), forse marginale nel contesto musica-consumo, diviene prezioso a ribadire, oltre all'esistenza di tanta buona musica sotterranea, non tanto la nostalgia, non tanto la storicizzazione, ma soprattutto che ancora ci arrabbiamo nel vedere che tuttora si “gioca col mondo facendolo a pezzi”, che ancora ci fa male vedere magari nel consueto spettacolo televisivo, quei poveri “bambini che il sole ha ridotto già vecchi”.   LORIS FURLAN
Ma io, invece, vorrei chiudere salutandovi e augurandovi buon ascolto con le commoventi parole di Raffaello Regoli, anche queste riportate all'interno del booklet : “Sono passati vent'anni e ancora stento a crederci. Quando mi hai detto: “VADO A NEW YORK, POI QUANDO TORNO CI VEDIAMO”. Io sono qui che ti aspetto. Ciao Demetrio”   RAFFAELLO REGOLI.



Post by George (a very little help) - Words & Music by Frank-One

Serie "Bootleg" n. 306 - Francesco Guccini in concerto - Vercelli, Palestra Mazzini, 5 luglio 1981

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FIRST TIME ON THE WEB


TRACKLIST CD 1:

01. Venezia
02. Il vecchio e il bambino
03. Canzone dei dodici mesi
04. Milonga (para Jacinto Chiclana)*
05. Antenor
06. Bisanzio

TRACKLIST CD 2:

07. Bologna
08. Eskimo
09. Black Out
10. Canzone di notte n°2
11. Un altro giorno è andato
12. La locomotiva
encore
13. Blue Suede Shoes

* J.L. Borges eseguita da Juan Carlos ''Flaco'' Biondini


FORMAZIONE

Francesco Guccini:  voce, chitarra
Juan Carlos ''Flaco'' Biondini: chitarra voce
Tiziano Barbieri: basso
Jimmy Villotti: chitarre
    Sconosciuto : batteria


Premessa by George

E' con enorme piacere che pubblichiamo questo importante contributo inviato dall'amico Ilario che ha avuto il privilegio di assistere al concerto di Francesco Guccini e a "passarci" la registrazione quasi  integrale (manca la parte iniziale, ma sarà lo stesso Ilario a spiegarci le ragioni).
Nel 1981, anno della registrazione di questo live, Francesco Guccini incise "Metropolis", decimo album in ordine cronologico, un disco molto bello (lo dice chi non è mai stato un grande estimatore del cantautore bolognese - sorry!) con gli arrangiamenti curati da Ettore De Carolis, ex componente del gruppo Chetro & Co.  La registrazione è di buona qualità ed è anche un'occasione per ascoltare un bis inusuale: il nostro Francesco in versione rock 'n 'roll che propone nientemeno che l'evergreen di Carl Perkins "Blue Suede Shoes".  Altra chicca è la presenza di "Milonga", una composizione di Jorge Luis Borges, interpretata da Juan Carlos Biondini. 
Grazie Ilario, anche per le belle copertine che hai realizzato per l'occasione e che arricchiscono questo post.


Recensione by Ilario

Ecco il concerto da me registrato in quel di Vercelli nel 1981. Si tratta di un concerto purtroppo monco nella parte iniziale, poiché a causa di mia negligenza, mi accorsi quando Guccini aveva già eseguito alcuni brani, che non avevo schiacciato il tasto REC del registratore, ed è un vero peccato perché erano veri e propri cavalli di battaglia, quali Dio è morto, Canzone per un'amica ecc...Maggiore il rammarico, in quanto la registrazione era secondo me, di buon livello. Comunque meglio di niente. Il concerto vede un Guccini più che mai in forma, forse uno dei momenti migliori del suo percorso artistico. Lo ricordo alle prese con le zanzare che in quella sera di inizio luglio abbondavano, e a sorseggiare dal fiasco, tra una canzone e l'altra. Sarà stato davvero vino?
Il concerto nonostante le zanzare e l'afa fu molto bello, e sopratutto questa volta ci era un pubblico attento e rispettoso.
P.S. Anche in questo caso zuma66 ha digitalizzato la mia registrazione. Grazie per l'ottimo lavoro.
Buon ascolto


LINK

Post by George - Words & music by Ilario

Bruno Tavernese - Il compositore e il musicista: 1981-2013

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C'è un disco di Bruno Tavernese che ristagna da molti anni nella wishlist della Stratosfera. Si tratta del suo primo album solista, intitolato "Marea", pubblicato dalla Numero Uno nel 1978. Praticamente introvabile, aspettiamo ancora che qualche anima buona ci faccia un gentile omaggio. Sono certo che questo nuovo appello verrà accolto.  Sappiamo di amici che possiedono tutto e anche di più. 
Ed è così che trattiamo in questa sede gli altri due album appartenenti alla scarna carriera solista di Bruno Tavernese. Eh sì, perché il nostro protagonista è più che altro un compositore che ha scritto, nel corso della sua lunga attività artistica, decine e decine di brani per altri cantanti e musicisti.  
La carriera artistica professionale di Bruno Tavernese inizia nel 1973, quando entra a far parte della Numero Uno, la scuderia di Mogol e Battisti. Con Mogol scrive subito due brani per Adriano Pappalardo, California no e Con il martello. L'album che ne segue, intitolato appunto "California no", è prodotto da Claudio Fabi (produttore anche della PFM), e comprende al suo interno altri quattro brani scritti da Tavernese con Alberto Salerno. Sempre nel 1973 scrive il brano Stereotipati noi per la giovanissima Gianna Nannini, all'epoca cantante del gruppo Flora Fauna e Cemento.
Nel 1974 scrive per i Nomadi Tutto a posto, brano che resterà al primo posto in classifica per diverse settimane, vendendo oltre un milione di copie. La collaborazione con il gruppo emiliano proseguirà ancora con Fatti miei, Ritornerei, Vorrei che fosse e Quasi quasi.
Nel 1975 passa come compositore alla Ricordi dove conosce Luigi Albertelli, con il quale stringe un rapporto di lavoro che durerà molti anni. Insieme incideranno anche "Alta Sound n. 1" nel 1981, un interessante album di sonorizzazioni (presentato in questa occasione). Dal 1975 al 1979 incide una manciata di 45 giri. Nel 1978, rientrato alla Numero Uno, registra il suo primo 33 giri, quel "Marea", contenente dieci brani arrangiati insieme al giovanissimo Celso Valli, che prima o poi ascolteremo su queste pagine. Continua instancabilmente a scrivere brani per altri artisti fra cui Mia Martini, Anna Melato, Drupi, Laura Luca e, soprattutto, Adriano Pappalardo (musicista assolutamente da riscoprire specie nei suoi primi lavori).  


Tra i molti brani che Bruno Tavernese ha scritto per Adriano Pappalardo, oltre ai successi Mi basta così, Voglio lei e Non mi lasciare mai, va ricordato senz'altro Ricominciamo (sempre su testo di Luigi Albertelli), un successo  internazionale di vaste dimensioni. 
Nel 1983 Bruno Tavernese passa alla CBS, dove scrive e produce ancora per Laura Luca e per Michele Pecora. Lasciata l'etichetta nel 1987, fonda una propria casa discografica, la Alta Marea, che nel corso di un ventennio verrà distribuita dalla Polygram, dalla Carisch, dalla Warner Music, quindi dalla Edel Italia. Infine, tra i direttori di orchestra che hanno collaborato con Tavernese vanno ricordati il già citato Celso Valli, Vince Tempera, Maurizio Bassi, Gian Piero Reverberi e Alberto Nicorelli. Nel 2013 Tavernese ha deciso di pubblicare un disco, peraltro poco diffuso, contente i "suoi Numeri Uno", ovvero i successi scritti per altri artisti appartenenti alla gloriosa etichetta.

Albertelli - Tavernese - 1981 - Alta Sound N. 1 (vinyl)


TRACKLIST:

Lato A
01. Pelota   3:10
02. Gonzales   3:30
03. Bossamba   3:10
04. Antille   3:00
05. Rodeo   3:00
06. Boulevard   4:00

Lato B
01. Neutroni   3:50
02. Angeli Poveri   4:00
03. Treno Fantasma   3:00
04. White Fox  3:00
05. Amando Lucia   3:00
06. Saloon   3:30


"Alta Sound N. 1" venne pubblicato dall'etichetta Usignolo nel 1981 ed è l'unico frutto della collaborazione tra Bruno Tavernese e Luigi Albertelli. Quest'ultimo fin dagli anni '60 si dedicò alla musica e alla pittura. Come l'amico Tavernese scrisse canzoni per altri artisti (più di mille), tra cui Iomi fermo qui, interpretata da Donatello e dai Dik Dik, Donna sola, affidata a Mia Martini e ancora Un giorno insieme (Nomadi), Piccola e fragile (Drupi), Casa mia (Equipe 84) e centinaia di altri brani. 
Il maestro Luigi Albertelli vanta un curioso primato: è l’autore di cui Mia Martini abbia cantato il maggior numero di testi, 23 per l’esattezza, esclusi gli inediti.
Nel 1983 scrisse i testi di alcuni brani appartenenti a "Un po' di Zucchero", album d'esordio di Zucchero Fornaciari. La sua prima sigla per la televisione di enorme successo fu "Furia cavallo del West" (!!) del 1977. L’anno successivo, 1978, scrisse il testo e produsse insieme a Vince Tempera (autore delle musiche) il brano Ufo Robot e tutto l'album di Atlas Ufo Robot bissando un altro risultato clamoroso. 
Siamo al presente. Nel 2015 ricevette il premio Romics d’Oro Musicale. Seguirono altri numerosi riconoscimenti legati al suo lavoro dedicato alle sigle. Ricordiamo infine che nel campo pubblicitario realizzò numerosi  jingle musicali, tra i più importanti quelli per Coca Cola, Sprite e la mitica "Brooklyn, la gomma del ponte". Dal 2017 ha iniziato la produzione della cantastorie Furia, sua ultima scoperta. 
E' quindi un evento discografico eccezionale quello di "Alta Sound N. 1", che vede insieme due fra i più grandi autori della musica leggera italiana. Non resta che passare all'ascolto.

Luigi Albertelli
Bruno Tavernese - 2013 - Ieri & Oggi (I miei Numeri Uno)


TRACKLIST:

01. Stereotipati noi
02. California no
03. Tutto a posto
04. Quasi quasi
05. Marea
06. Fatti miei
07. Mare
08. Era lei
09. Ricominciamo
10. Aria di casa mia
11. Me ne andrò


Disco auto celebrativo, peraltro meritatissimo, "Ieri & Oggi" vede la luce nel 2013 (lo so, non sono trascorsi i fatidici 10 anni, ma facciamo una eccezione) e contiene i maggiori successi composti da Bruno Tavernese a favore di altri artisti all'interno della celebre etichetta Numero Uno (il sottotitolo del disco non è casuale). Il CD si apre con Stereotipati noi, cantata da Gianna Nannini sull'omonimo singolo del 1974, ascritto al gruppo Flora, Fauna e Cemento.  Di seguito California no (Adriano Pappalardo, 1973),Tutto a posto (Nomadi, 1974), Quasi quasi (Nomadi, 1976), Marea (dal suo primo LP del 1978), Fatti miei (Fiordaliso, 1986), Mare (Laura Luca, 1983), Era lei (Michele Pecora, 1991), Ricominciamo (Adriano Pappalardo, 1998), Aria di casa mia (Sammy Barbor, 1981) e per finire Me ne andrò (Michele Pecora, 1996).
Disco nostalgico che ripercorre alcune tra le migliori pagine della musica leggera italiana. Da ascoltare con disimpegno. Alla prossima. 


LINK Alta Sound N. 1
LINK Ieri & Oggi (I miei Numeri Uno)

Post by George

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