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Channel: VERSO LA STRATOSFERA
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Genfuoco - 2001 - Live (registrazioni del 1976/1978)

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TRACKLIST :

01 - Solo Per Poco (4:50)
02 - Canzone Da Leggere (10:05)
03 - Dolce Momento (5:02)
04 - Favola Vera (3:49)
05 - Piccolo Sole (4:52)
06 - Dentro (5:19)
07 - Jam Session (19:32)
08 - La Suite Del Vento (6:03)

 

Per questo post devo ringraziare due persone: innanzittutto il vecchio e, in questo caso, tempestivo amico della stratosfera Anonimous Benefactor (A.B.) che, il giorno dopo il post già citato di George, mi aveva già passato il cd qui presente, e in seconda istanza in nuovo amico del blog Eufrasia, che già aveva condiviso il rarissimo "Antichi Confini", postato pochi giorni fa, accompagnato da un'altra copia di questo Live. Entrambe le versioni contenevano delle ottime scan del libretto interno. Ho preferito postare il contributo di Eufrasia (non me ne voglia l'amico A.B.), visto l'ottimo bitrate (320 kbs).


Chiudiamo dunque la trilogia che compone la discografia completa dei Genfuoco, gruppo di area cattolica, anche se non smaccatamente come altri, tanto da risultare uno dei miei preferiti del genere. Prima cosa molto interessante che salta subito agli occhi: tutti i brani sono inediti, ovvero nessuno di essi appare nei precedenti lavori di questo valido gruppo: motivo in più per ascoltare quello che ritengo, a mio modesto parere, il migliore dei loro lavori. Intanto bisogna dire che la qualità audio, sebbene secondo me il lavoro non goda di un ottimo missaggio, è ottima, certamente i concerti sono stati registrati dal mixer. Davvero di rilievo i pezzi più lunghi: "Canzone da leggere", di oltre 10 minuti, davvero interessante anche nella parte cantata, con ottimi stacchi e variazioni ritmiche e davvero hard in alcune sue parti; la lunghissima "Jam Session" di quasi 20 minuti, interamente strumentale e composta da lunghe improvvisazioni dei vari strumenti (con prevalenza del flauto) e, a partire dal 14° minuto, da un'interessantissimo uso delle voci come strumento, da ascoltare con attenzione; l'altro strumentale "La suite del vento", caratterizzata anch'essa dall'uso del flauto traverso. Tra i pezzi più brevi, mi sono piaciuti "Piccolo sole", con un bell'incedere ed un gradevole coro finale e la Branduardesca "Favola vera". Non da buttare comunque anche il resto. Vi lascio con una galleria parziale del bellissimo libretto che accompagna questa curatissima edizione, con tutti i testi delle canzoni e le formazioni. Insieme alla musica, troverete la versione integrale del booklet. Buon ascolto dal vostro capitano.



GENFUOCO :

Marco Borgogni - Voce, chitarra acustica, flauto traverso, armonica a bocca
Franco Cecchi - Tastiere, voce, chitarra acustica
Paolo De Luca - Chitarre, voce, armonica a bocca
Giovanni De Luca - Basso elettrico
Marco Masotti - Batteria
Marco Scala - Percussioni, effetti acustici
Tarcisio Bratto - Chitarre, flauto dolce, sax




Post by Captain, Eufrasia& A.B.


Art and Illusion - Art and Illusion 1990

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da artandillusion.it
Il gruppo si è formato verso la fine del 1989 per iniziativa di Luca Sabia (Voce e Chitarre). La formazione iniziale, che include anche Fabio Antonelli (Chitarre), autoproduce un primo demo-tape "Art and Illusion" nel 1990. Nei tre anni che seguono la band si dedica quasi prevalentemente all'attività Live, circoscritta in ogni modo in un ambito locale; l'organico della band si allarga in prospettiva degli spettacoli dal vivo, includendo un altro chitarrista (Andrea Giganti), un bassista  (Pier Mazza) ed un batterista (Dario Broglia), quest'ultimo poi diventa parte integrante del gruppo collaborando anche alle registrazioni del primo album ufficiale realizzate tra il marzo ed il novembre '92. 


1. Memories (the fire from within) 
2. The eternal mask 
3. Soliloquy no. 4 
4. the door in the mirror 
5. Soliloquy no. 3 
6. Art or Illusion? 
7. Soliloquy no. 2 
8. Lost in time: 
a) lost in time (opening section) 
b) the sandwatch (1st part) 
c) escape from the mirror 
d) behind the mirror (excerpt) 
e)the sandwatch (2nd part) 
f) lost in time (closing section) 
9. Soliloquy no. 1 (including "goodbye miss light")



Luca Sabia / vocals, guitar, bass, keyboards and drum programming 
Fabio Antonelli / classic guitar 




liberamente tratto e tradotto da Progarchives (Neu!mann)

Finora questa piccola ma accattivante banda italiana è stata ingiustamente considerata poco progressive. E' un peccato, perché l'album di debutto nel 1990 è una vera e propria chicca: rozzo, solo semi-professionale, ma con abbastanza qualità da meritare un secondo ascolto. A questo punto la band era più un progetto solista del poliedrico Luca Sabia (gestione di tutti gli strumenti tranne chitarra classica) e il suo album presenta una miscela non sgradevole di radio-friendly Neo Prog con stili pre-'70. L'influenza dei primi Genesis è notevole, ma la musica è comunque distante dalla fonte di ispirazione almeno per metà dei suoni. Le dolci melodie pastorali, disposte con disarmante semplicità preparate in studio per tastiera e chitarra (per lo più acustica), a volte raggiungono una pienezza quasi sinfonica che ricorda i migliori MARILLION: ascoltate la melanconica traccia iniziale o i 13 minuti del mini-epico "Lost in Time" (il titolo è un riferimento al discorso finale di Rutger Hauer nel film "Blade Runner"). Non ci si può nemmeno immaginare che sia un album italiano, i giri anglo-americani del suono e i testi in lingua inglese lo collocano ben al di fuori dello stile del Rock Progressivo Italiano. La qualità audio purtroppo è incerta e penalizza l'album, è come se le tracce master si fossero deteriorate nel corso del tempo. Ma guardiamo il lato positivo: il fruscio di fondo aiuta a mascherare la programmazione della batteria elettronica (nell'album successivo sarebbe stato poi impiegato un percussionista reale). Consideratelo un bootleg ufficiale, forse, o un pacchetto demo mai destinato alla vendita al pubblico, basta solo ignorare i difetti di produzione e concentrarsi sulla musica stessa, facendo ben attenzione a quello che si ascolta.

Post by Grog

Art and Illusion - 1995 - Seasons

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da artandillusion.it

Dopo un periodo abbastanza difficile che vede alternarsi momenti di attività concertistica ad altri momenti di stallo dovuti ai continui cambi di formazione, il gruppo vive qualche mese di stabilità e produttività con una line-up che include, oltre a Luca Sabia, Fabio Antonelli e Alberto Callegari (come tecnico del suono), Barbara Martini (Tastiere e Cori), Elena Bensi (Basso) e Roberto Lupo (Batteria). Nell'Agosto del '94 Luca ed Alberto cominciano a registrare materiale per il nuovo album. Nell'Autunno del '94 vi è un altro cambio di formazione: Fabio, Elena e Roberto lasciano il gruppo e sono sostituiti da Alberto Callegari (che ritorna all'attività Live dopo un lungo periodo di tempo dedicato allo studio di registrazione) e da Paolo Lisè alla Batteria. La band è finalmente pronta per concentrarsi sulla realizzazione del nuovo disco.


La formazione è ora stabile:

Luca Sabia (Voce e Chitarre)
Alberto Callegari (Basso, Mandolino, Tastiere e Cori)
Barbara Martini (Tastiere e Cori)
Paolo Lisè (Batteria e Percussioni)
tuttavia durante la registrazione del nuovo lavoro intervengono numerosi ospiti, tra cui
Matteo Belmonti / bassoon (8)
Elena Bensi / cello (8)
Massimo Braghieri / electric piano (11)
Marco Marandotti / keyboards (14)


1. Seven seasons (7:15)
2. From the edge of a rainbow... (4:26)
3. Still (2:55)
4. Reflections (2:53)
5. Late for nowhere (3:35)
6. Mist secret (1:56)
7. (Livin') borrowed time (5:20)
8. Voice of the snow (4:58)
9. Springtime again! (2:25)
10. Strange little baby (4:54)
11. Shadowspell (4:43)
12. I know what I like (4:13)
13. Nagual (5:20)
14. Hey Jack (a season of wars) (7:25)
15. ... to the rainbow's end (6:55)
Il pregio maggiore di questo gruppo si chiama Barbara Martini, la bellissima tastierista di questa nuova formazione. A parte gli scherzi, e passando più specificatamente alla musica, devo dire che sono rimasto deluso dai nuovi A&I, orfani di Fabio Antonelli, il quale è andato a formare i Mindflower, per lo meno dal punto di vista dell'appassionato di Prog: dov'è il rock romantico dei Progen (primo mitico gruppo di Luca Sabia, chitarrista nonché fondatore di questo progetto)...?...O per lo meno quello strano Prog che abbiamo potuto ascoltare sul loro primo CD? Gli A&I adesso suonano pop; elegante, raffinato, ben fatto... ma pop; a nulla serve presentare una ripresa di "I know what I like" (non male comunque) su questo CD. Solo pochi altri momenti possono interessare la nostra trattazione: giusto il "Seven seasons" che apre, lasciandoci illudere, l'album, e poi poco più. Il resto è fatto di un pop-rock raffinato, dicevo, piuttosto west-coast, con un grande utilizzo della chitarra acustica: tutto abbastanza piacevole da ascoltare o da regalare alla cuginetta.



I mesi che seguono sono contrassegnati da una intensa attività Live e dalla promozione del nuovo disco; la band inoltre partecipa ad un tour importante nel Nord Italia ed ad un tributo speciale organizzato a Venezia per Peter Gabriel. In queste occasioni il gruppo si distingue sia per i nuovi brani che per un repertorio di cover version molto curato e dinamico che, pur mantenendo i riferimenti alla musica degli anni '70, si arricchisce di influenze più attuali (Peter Gabriel come esempio più esplicito…). Ancora alti e bassi: ad inizio Primavera Barbara Martini lascia e si intensificano gli sforzi per ridefinire l'organico del gruppo che si concludono con l'arrivo di Mario Rossi (Chitarre) e Roberto Comaschi (Tastiere). La pressione sale e l'esigenza di proporre sempre più cover version allo scopo di ottenere più contratti con i locali di musica live minaccia di minare gli equilibri interni del gruppo, distogliendo l'attenzione dall'obiettivo originale di Art and Illusion: proporre musica propria. Sono questi i principali motivi che portano Luca Sabia, fondatore del gruppo, a decidere di interrompere l'attività della band nel Gennaio del 1997 e di lasciare il progetto Art and Illusion congelato in attesa di sviluppi futuri.

A distanza di parecchi anni, nella primavera del 2004 Luca Sabia ed Alberto Callegari decidono di ritrovarsi per delle sessioni all'Elfo Studio con l'intento di produrre nuovo materiale...

Post by Grog

Tullio De Piscopo Quintet with Luis Agudo - 1978 - Future Percussion (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Scetate / Garrison My Dear - 6:07
02. Barbara - 6:48
03. La mia natura - 6:52
04. Future Percussion - 6:45
05. Say It (Over and Over Again) - 5:00 
06. For Larry - 7:53


FORMAZIONE

Tullio De Piscopo - batteria
Larry Nocella - sax tenore
Giorgio Cocilovo - chitarra
Luigi Bonafede - piano
Lucio Terzano - basso
Luis Agudo - percussioni


Terzo capitolo dedicato ala produzione solista di Tullio De Piscopo, tra i musicisti più eclettici e versatili del panorama musicale nazionale. I primi due capitoli li ritroverete in questo vecchio postdel 2013. Tullio De Piscopo ha praticamente suonato di tutto e con tutti: da Franco Cerri (nel celebre Franco Cerri Quartet agli albori degli anni '70) a Max Roach, dai New Trolls Atomic System a Pino Daniele, da Astor Piazzolla a Eumir Deodato, da Franco Battiato a Fabrizio De André e l'elenco sarebbe ancora molto ma molto lungo. Ha prestato il suo tocco ai grandi del jazz, del pop, del prog, dimostrando doti tecniche fuori dal comune. "Future Percussion"è il suo quarto disco solista in ordine di tempo, pubblicato dall'etichetta Carosello nel 1978. Per l'occasione il quintetto di Tullio De Piscopo incontra il percussionista argentino Luis Agudo, uno dei mostri sacri della musica internazionale, che suonò per anni al fianco del chitarrista brasiliano Baden Powell e poi con il grande batterista Elvin Jones. In Italia, nel 1974, Agudo fondò la "Scuola di Musica del Testaccio", dove ebbe l'occasione di suonare al fianco di Billy Cobham, Luther Allison, Steve Grossman, giusto per citare alcuni nomi. Non mi dilungo oltre. Biografia e discografia di Luis Agudo sono facilmente reperibili sul web. La presenza di Luis Agudo rappresenta sicuramente un valore aggiunto nell'economia del disco, già di per sé di ottima levatura. Le composizioni di De Piscopo vengono esaltata anche dalla grande performance del sassofonista Larry Nocella che si alterna tra i solchi alla chitarra dell'ottimo Giorgio Cocilovo. fa eccezione il brano che dà il titolo all'album, Future Percussion, dove batteria e percussioni si incontrano e si miscelano in modo magistrale. De Piscopo e Agudo, soli in sala di registrazione, e ci regalano una traccia a dir poco grandiosa. Per la cronaca, questo disco non è mai stato ristampato in versione CD, quindi "accontentiamoci" della vinyl version. Personalmente continuo a sostenere che il jazz è meglio ascoltarlo dal caldo vinile. Non so voi cosa ne pensate. Buon ascolto.



Post by George 

Serie "Bootleg" n. 230 - Eugenio Finardi & Crisalide - Ivrea, Stadio Pistoni, 29 agosto 1979

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TRACKLIST CD 1:

01. Tutto subito
02. Se solo avessi
03. Song Fly High
04. Affetto
05. Cuba
06. Lasciati andare (cut in)
07. La CIA
08. 15 bambini
09. Non è nel cuore
10. Scuola


TRACKLIST CD 2:

01. Funky Song (solo Crisalide)
02. Hold On (traditional)
03. La radio
04. Scimmia
05. Musica ribelle (including drums & percussion solo)
06. Extraterrestre
07. Sulla strada
08. Saluteremo il signor padrone


FORMAZIONE

Eugenio Finardi - voce, chitarra elettrica e acustica
Mark Harris - tastiere, voce
Luciano Minzetti - chitarra solista
Stefano Cerri - basso
Mauro Spina - batteria
Maurizio Preti - percussioni


Storico concerto di Eugenio Finardi, per la prima volta ospite della Stratosfera con un post tutto suo, risalente all'epoca di "Roccando Rollando". In una torrida giornata di fine agosto, accompagnato dai Crisalide, Finardi tenne questo magnifico concerto all'interno dello Stadio Pistoni a Ivrea (dove ai tempi della scuola facevamo educazione fisica). Armato di Philips K7 e di un paio di C90 più o meno sminchiate, cercando di sovrastare il mare di cazzate che dicevano i miei amici, riuscii - nonostante tutto - a registrare il concerto. Devo dire, col senno del poi, che tutto sommato il risultato finale resta a tutt'oggi più che dignitoso.  

Finardi era in gran forma, arrabbiato e  grintoso, così come ce lo ricordiamo negli anni '70 (Le ragazze di Osaka erano ancora a Osaka) e fortunatamente sciorinò una sequenza di brani tratti dai dischi precedenti a "Roccando Rollando", che - mi perdoni il caro Eugenio - ho sempre considerato poco più di una chiavica. L'apertura è al fulmicotone con Tutto subito e Se soloavessi un Kawasaki. La CIA ci riporta dritti a quel capolavoro che fu "Sugo". Dopo una Funky Song (ma non credo fosse questo il titolo) suonata dai soli Crisalide, Eugenio Finardi presentò il traditional Hold On, che suonò nel mese di giugno dello stesso anno all'Arena Civica di Milano, in occasione del concerto-omaggio a Demetrio Stratos. A ruota seguirono La radio, Scimmia, Musica ribelle (con all'interno un lungo assolo di batteria e percussioni ad opera di Mauro Spina e Maurizio Preti) e la struggente Extraterrestre. Gran finale con Sulla strada e Saluteremo il signor padrone (poteva forse mancare in quel periodo?). Il gruppo che accompagnava Finardi, i Crisalide, era composto da musicisti del calibro di Mark Harris alle tastiere e di Stefano Cerri al basso. Ottima anche la performance del chitarrista, Luciano Minzetti. Bei momenti ragazzi. Che dire? Buon ascolto e datemi un feedback.

Per finire ecco le due copertine che confezionò l'amico Danilo per Rock Rare Collection Fetish un po' di anni fa, quando pubblicò per la prima volta la registrazione.



Link CD 1
Link CD 2

Post by George

Serie "Battiato & Friends Special Fan Collection" n. 48 - Giusto Pio - 2000 - Le vie dell'oro

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"TRACK"LIST :

1 - Spazi Concatenati (1:34)
2 - Spazi Concatenati (1:17)
3 - Spazi Concatenati (1:00)
4 - Spazi Concatenati (0:32)
5 - Spazi Concatenati (1:28)
6 - Spazi Concatenati (0:52)
7 - Spazi Concatenati (0:59)
8 - Spazi Concatenati (0:29)
 9 - Spazi Concatenati (1:03)
 10 - Spazi Concatenati (0:53)
11 - Spazi Concatenati (1:08)
12 - Spazi Concatenati (2:09)
13 - Spazi Concatenati (0:57)
14 - A.D.A.M. Ubi Es? (16:49)


"Le vie dell'oro"è un lavoro davvero poco noto del maestro Giusto Pio. Si inserisce nel solco delle opere più sperimentali, sulla scia dell'album "Alla corte di Nefertiti" e con maggiori astrazioni rispetto a un lavoro già piuttosto complesso come "Attraverso i cieli". Ancora una volta ci troviamo al cospetto di musiche pensate per accompagnare la mostra d'arte omonima che ha trovato spazi in Veneto nel corso del 2000. Per l'esattezza, il "poema Sinfonico Elettronico" fu realizzato da Giusto Pio per l'installazione di "Le Vie dell'Oro" di Bruno Gripari, settembre 2000 con il patrocinio della Fondazione Villa Benzi-Zecchini. Solo in quella sede fu data copia del cd che adesso è possibile ascoltare in questo blog.


I primi 13 frammenti (definirli altrimenti sarebbe per me difficoltoso) sono dei bozzetti sonori chiamati "Spazi concatenati". Più che narrare una storia definita, queste note suggeriscono delle astrazioni. Sono delle pennellate su una tela indefinita più che delle note impresse in un pentagramma. Chiude una suite più corposa dal misterioso titolo "A.D.A.M. ubi es?". Acrostico per chiedersi: "Anima dell'anima mia... dove sei?". Titolo che conferma gli interessi spirituali del maestro Pio. Una vita intrisa di musica. By Antonio.


Nota del Capitano: mi scuso con Antonio per la dimenticanza e spero di rimediare, in calce a questo post, alla seguente gentile richiesta: "mi piacerebbe aggiungere al post il seguente link, utile per approfondire la figura del maestro Giusto Pio:http://dentroisecondi.blogspot.it/2013/07/giusto-pio-se-ne-consiglia-la-lettura.html


LINK mptroi
LINK efelaci


Post by Antonio LM with a little Captain's touch
 

Still Nameless Band

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La "STILL NAMELESS BAND" nasce ad Alcamo (TP) nel Maggio del 2003 per iniziativa di Giuseppe e Roberto Filippi, rispettivamente bassista e chitarrista del gruppo. "Sentivamo già da tempo l'esigenza di suonare blues anche per gli altri!"…parte da questo sentimento comune il progetto musicale basato su sforzi sinergici mirati ad ottenere dell'ottima musica, insieme alla consapevolezza che la quintessenza musicale del blues debba nascere dalle cantine per riversarsi nei locali e nelle piazze con un'aria smaccatamente innovativa. Le diverse influenze musicali, decontestualizzabili dal tutt'uno dei brani, sono il punto di forza di ogni componente: proprio questo dà al gruppo la capacità di esprimere la potenza immaginativa della musica e la sua intensa capacità evocativa. 



Nel luglio 2003 vincono la prima edizione della rassegna “The Blues is in the City” vedendosi ammessi al cartellone principale della successiva edizione del “Summertime Blues Festival” di Alcamo. È invece dell’aprile 2004 la partecipazione alla prima edizione del “Blues in Action”, rassegna che li vede sullo stesso palco di artisti prestigiosi quali Elliot Murphy e James Thompson. Nel luglio dello stesso anno gli Still Nameless partecipano di diritto al “Summertime Blues Festival 2004” facendo da apripista niente meno che al mitico Eric Sardinas; in cartellone anche Guy Davis, Kelly Joe Phelps, Scott Finch, Jourma Kaukonen e Robben Ford.


All’inizio del 2005 il tastierista Davide D’angelo lascia il gruppo dopo due anni di collaborazione e la band, con la nuova formazione, partecipa alla seconda edizione del “Blues in Action” condividendo la scena con star internazionali del blues come Rudy Rotta e Dirk Hamilton. Nel Maggio del 2005 partecipano alla rassegna “Effetto Blues” a Castiglion Fiorentino (AR) e, vincendo, si aggiudicano la partecipazione di diritto al “Torrita Blues Festival” di Torrita di Siena (SI) dove suonano nel giugno dello stesso anno insieme ad artisti come Sonny Rhodes e Otis Grand. Nell’ottobre del 2005 partecipano alla XXXI ed. della “Rassegna Musica Alea 2005” a Palermo insieme a Gai Bennici, Kent DuChaine e Tolo Marton. Nel 2006 partecipano alla XIII ed. del Summertime Blues Festival dividendo il palco con artisti internazionali come Big Bill Morganfield, Thornetta Davis e Eugene “Hideaways” Bridges. Gli Still Nameless sono attualmente la band ufficiale del BrassGroup di Alcamo. 

FIRST STUDIO SESSION



LIVE 2005


Formazione attuale

Florenza Artale– voce
Roberto Filippi– chitarra
Giuseppe Filippi– basso
Massimo Grillo– batteria

Post by Grog

Serie "Catto Prog" n. 11 - Vari - 1979 - Risonanze 2 / Evocazioni musicali di temi biblici (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Egisto Macchi - Schiavitù    
02. Giorgio Carnini - Esodo    
03. Gino Marinuzzi Jr. - Deserto    
04. Egisto Macchi - Manna    
05. Miriam Bordoni - Acqua    
06. Egisto Macchi - Fuoco    
07. Ennio Morricone - Alleanza    
08. Egisto Macchi - Terra Promessa    
09. Egisto Macchi - Adorazione    
10. Alessandro Alessandroni - Esilio    
11. Sandro Brugnolini - Liberazione    
12. Ennio Morricone - Gioia    
13. Alessandro Alessandroni - Danza 


Questa compilation di library music venne pubblicata dalle Edizioni Paoline nel 1979 in versione vinile e in musicassetta. Non ci furono successive ristampe in CD. Il disco contiene 13 brevi tracce ispirate, come si evince dal titolo, da temi biblici. Suoni epici e classicheggianti, archi e strumenti elettronici, scritti per colonne sonore, si susseguono lungo i solchi per fornirci un lavoro quanto mai godibile. Alcuni compositori / musicisti sono nostre vecchie conoscenze: cito Ennio Morricone, Egisto Macchi (entrambi già con il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza), Alessandro Alessandroni, Sandro Brugnolini. Null'altro da aggiungere se non augurarvi il consueto buon ascolto.




Post by George 


Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 15 (Serie "Yesterday & Today" n.15) - Colosseum live in Roma, Piper Club (1971) & live in Genova, Porto Antico (2011)

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La leggenda Colosseum approda finalmente tra le pagine della Stratosfera. Mi ero innamorato di questo gruppo fin dalle prime note di Valentyne Suite, un must, una cavalcata epica che ancora oggi mantiene intatta tutta la sua freschezza e la sua originalità. Non era il 1969 quando scoprii i Colosseum, ma qualche anno dopo, dopo essermi nutrito di quella che allora fu per me la bibbia nell'avvio della scoperta del rock, del blues e del progressive. Parlo di "Pop Story - Suite per consumismo, pazzia e contraddizioni"", testo seminale scritto da Riccardo Bertoncelli e pubblicato dalla Arcana nel 1973 (lo conservo ancora gelosamente nella sezione musicale della mia biblioteca), dove l'autore, con poche pennellate, definiva così i Colosseum: "Il blues regala ancora qualche figlio distorto. Jon Hiseman, Dick Heckstall-Smith e la centuria dei Colosseum, figli indiretti dei Blues Breakers mayalliani, sono i profeti più grandi in questa epoca tarda, di piena decadenza". E ancora: "Un suono aristocratico, il sax che fa vibrare gli angoli più nascosti dell'anima, il jazz lindo e odoroso senza rabbia, il classicismo particolarissimo e appena sfiorato, Bach deturpato con gentilezza e il ritmo onnipresente. Valentyne Suite resta il punto sommo degli orizzonti complessistici, un ricamo ad ampio respiro in cui le componenti ai poli opposti vanno a fondersi senza apparente difficoltà, per la suite forse più completa e coordinata di tutta la storia pop". 

I Colosseum in uno scatto del 1969
Tratti quasi onirici che fecero scattare in me la molla della ricerca di tutta la produzione dei Colosseum. Detto tra noi ho amato e amo ancora in modo particolare la discografia dei Colosseum pre Chris Farlowe, che ho da sempre appena tollerato. Nemmeno a farlo apposta anche Riccardo Bertoncelli lo definisce, un po' crudelmente, "un vocalist imbevuto sino al ridicolo delle proprie tendenze tenorili". Non sono così tranchant, ma i primi due album del 1969,  con James Litherland alla chitarra e voce, sono inarrivabili. Paradossalmente apprezzo di più la voce di Farlowe  nel periodo "reunion" (iniziato nel 1994) e ai giorni nostri,  più morbida, fluida e meno "tenorile".  Valga per tutti il concerto genovese, dove l'anima blues emerge prepotentemente. 

Per l'occasione ho rispolverato la gloriosa serie "Yesterday and Today" per presentarvi un concerto "vintage", risalente al 1971 e uno più attuale, anche se non recentissimo, datato 2011. Tra le due performance sono trascorsi "solo" 40 anni, ma la freschezza e la levatura del concerto degli anni 2000 fermano il tempo, confermando la grandezza di una tra le più luminose band di prog-jazz-rock-blues di tutti i tempi

Yesterday

Colosseum - Roma Caput Mundi - Piper Club, Rome, 1971


TRACKLIST:

01. Intro / Rope Ladder To The Moon (by Jack Bruce)
02. Skelington
03. Tanglewood '63
04. Time Machine



LINE UP

John Hiseman - drums
Dave Greenslade - organ, vocals
Chris Farlowe - vocals
Mark Clarke - bass, vocals
Dave "Clem" Clempson - guitar, vocals
Dick Heckstall-Smith - saxophones



Nel 1971, anno della pubblicazione del doppio LP "Colosseum Live", il gruppo intraprese un tour europeo che toccò anche l'Italia, per la precisione Roma, nel leggendario Piper Club. La data non viene indicata sulla copertina di questa bootleg, in circolazione da tempo, peraltro intitolato "Roma Caput Mundi". La registrazione non è delle migliori: in alcuni brani i suoni si abbassano repentinamente, dando la sensazione che la traccia sia bianca. Alzate il volume. II concerto è costituito da quattro brani, piuttosto dilatati, con lunghi assoli di chitarra e di batteria. Le prime tre tracce provengono direttamente dal live del 1971 (Skelington è listata come Skeleton). Time Machine era il brano di chiusura di "Daughter of Time" del 1970. Complessivamente il concerto non mi ha emozionato più di tanto. Leggo un po' di stanchezza nel gruppo, preludio allo scioglimento che avverrà da lì a poco. Resta comunque la testimonianza di un evento musicale storico. Di seguito alcuni scatti fotografici relativi al concerto.




...and Today

Colosseum, Porto Antico, Genova, 5 luglio 2011


TRACKLIST CD 1:

01. Come Right Back 
02. I Can't Live Without You 
03. Morning Story - ( by Jack Bruce.)
04. Theme for an Imaginary Western ( by Jack Bruce.)
05. Walking in the Park
06. Stormy Monday Blues
07. Tomorrow's Blues



TRACKLIST CD 2:

01. Valentyne Suite
02. Jon Hiseman Drum Solo
03. Lost Angeles


LINE UP

Jon Hiseman - drums
Dave Greenslade - organ, vocals
Chris Farlowe - vocals
Mark Clarke - bass, vocals 
Dave "Clem" Clempson - guitar, vocals
Barbara Thompson - saxophones


Dopo 40 anni i Colosseum si ripropongono con immutata freschezza.  Identica formazione, ad eccezione di Barbara Thompson, moglie di Jon Hiseman, al sax, al posto di Dick Heckstall-Smith scomparso nel dicembre 2004. Ancora una volta le tastiere di Dave Greenslade si intrecciano in modo magistrale con la chitarra di Clem Clempson. Jon Hiseman sfodera uno dei suoi micidiali assoli, con tecnica e potenza immutate. Ascoltate cosa riesce a fare nella seconda parte del concerto. I grandi classici del gruppo vengono riproposti con dovizia: da Mornimg Story e Theme for an ImaginaryWestern di Jack Bruce a Walking in the Park, da Lost Angeles (con richiami ad Eleanor Rigby e a Sunshine of Your Love) ad una spettacolare versione dell'immortale Valentyne Suite. Ringrazio l'amico che ha postato questo meraviglioso concerto su Youtube, farcito anche dai suoi commenti. Ma ci stanno anche quelli sull'onda dell'emozione di trovarsi di fronte ai Colosseum. 
Semplicemente fantastico. Buon ascolto. 





LinkRoma, Piper 1971
LinkGenova, Porto Antico 2011 CD 1 
LinkGenova, Porto Antico 2011 CD 2 


Post by George

Serie "Bootleg" n. 231 - Eugenio Finardi - 1979 - Live RTSI (Radio Tele Svizzera Italiana)

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TRACKLIST :

1 - Song fly high
2 - Cuba
3 - Lasciati andare
4 - 15 bambini
5 - Non è nel cuore
6 - Non è nel cuore
 7 - Scuola
8 - Gold on
9 - La radio
10 - Musica ribelle
11 - Extraterrestre


 Tra il Dicembre 1978 e l'Aprile 1988 la RTSI di allora, oggi semplicemente TSI, organizzava e trasmetteva nella trasmissione Musicalmente  dei mini concerti live della durata di 50 minuti approssimativi, per l'80% di artisti italiani, ma anche col rimanente 20% di artisti stranieri. Tanti anni fa la TSI, ed in tempi più recenti la Edhel e la Sony Music hanno dato alle stampe molti di questi concerti, sia solo in CD, sia con una confezione che include persino il DVD. E così abbiamo avuto la pubblicazione di un giovanissimo Pino Daniele, ma anche dei più affermati Dalla, Guccini, Vecchioni, Jannacci, Modugno, Edoardo Bennato nonchè dei Matia Bazar, di Gino Paoli, di Ornella Vanoni, di Paolo Conte.


 Incredibilmente 2 di questi concerti non furono mai pubblicati: la PFM, lacuna colmata l'anno scorso con confezione CD più DVD, e questo concerto di Eugenio Finardi con i Crisalide del 1979. A voler essere precisi, erano incredibilmente usciti entrambi in VHS a marchio Orizzonte, ed è da questa che ho estrapolato le tracce che Vi propongo, anzi ad onor del vero la traccia, dato che ho fatto un'unica registrazione in quanto avendo il videoregistratore che non veniva usato da anni, temevo che fermandolo mi avrebbe creato problemi al nastro (cosa che mi aveva fatto in altre occasioni con altre videocassette). Anche le foto che vedete le ho scattate allo schermo televisivo durante la riproduzione del nastro. Spero che Vi siano gradite.
 

La tournèe era quella di supporto all'uscita dell'album Roccando Rollando, come per il precedente concerto di George, con la stessa line-up, lo stesso brano cantato da solo, quell ' Hold on che avrebbe poi proposto al Concerto all'Arena per Demetrio sempre del 1979. Insomma spero Vi sia gradito nonostante la vicinanza con l'altro Concerto del 1979 ad Ivrea. Tempo fa chiesi ad Eugenio come mai secondo lui questo concerto non fosse stato mai stampato in CD ed in DVD, si limitò a rispondermi che lui ce l'aveva, e ne aveva pubblicato alcuni stralci sul Tubo, ma non aggiunse altro.
 

Per cui cari amici ecco il link per scaricare il Concerto,
ed ecco il link per scaricare le foto, che spero apprezzerete.


 Mi auguro che tutto sia di Vostro gradimento, buon ascolto e soprattutto buona salute a tutti voi, by Frank - One

Claudio Rocchi - 2012 - Concerti 1973/4/5 & Mirage (1976) - From the seventies vault, two albums very hard to find and out of stock

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In collaborazione con l'amico Abulqasim, per una volta, presentiamo due lavori recentissimi e di un artista non certo sconosciuto: siamo infatti di fronte ad un musicista che ha avuto un'enorme importanza per la musica underground italiana degli anni 70 e per il rock progressivo. Claudio Rocchi, oltre che musicista dall'innegabile valore e grande sperimentatore, è stato ammirevole per le scelte coraggiose e radicali che seppe fare nell'intero corso della sua vita, artistica e non. Venendo all'oggeto di questo post, questi 2 gioiellini di Claudio Rocchi sono usciti entrambi in vinile nel 2012, ma oggi sono assolutamente introvabili, vista la tiratura super-limitata (500 copie numerate). Nascono come oggetti da collezionismo e, fino ad una ristampa più su vasta scala, non sono ascoltabili dalla maggior parte degli affezionati di questo grandissimo e compianto artista. Considerate dunque questo post un "servizio": siamo sicuri di non danneggiare nessuno mettendo questi eccezionali suoni (pur sempre degradati ad mp3) alla disposizione di tutti. Restiamo a disposizione, come sempre, per rimuovere i link se venisse dimostrata la loro reperibilità sul mercato. Da parte nostra, per testimoniare l'impossibilità assoluta di acquistare questi due lavori, immancabili nella discografia di un amante del prog italiano, includiamo nel post i 2 "colophon" (non so se è giusto) che ne domostrano l'irrimediabile stato di "SOLD OUT".


CONCERTI 1973/4/5

A1 - Canto adesso
 A2 - Dentro noi
A3 - Qualche volta
A4 - Ogni uomo
A5 - L'unico aspetto di tutto

B1 - In bilancia
B2 - 30 anni
B3 - Radici e semi
B4 - Sotto i portici di marmo
B5 - L'arancia è un frutto d'acqua
B6 - E' per te
B7 - Tempo di guerra
B8 - Piove governo ladro


Gli scritti che seguono, a cura di Antonello Cresti (che ringraziamo sentitamente), sono tratti dal bellissimo sito d'approfondimento Rock-impressions, al link l'articolo completo:

"(...) "questi “frammenti di passato”, palpitanti ed eccitanti da un punto di vista artistico, davvero sembrano per altri versi reliquie di un passato polveroso e lontano, da preservare con cura e affetto. Non aspettatevi registrazioni nitide e cristalline, e preparatevi piuttosto ad immergervi realmente nelle atmosfere, creative, entusiastiche, vitali, ma anche ingenue e controverse, delle situazioni live degli anni ’70… Ad ulteriore riprova del fatto che quello che si schiuderà ai vostri orecchi sarà un universo veramente distante dai riti dell’intrattenimento odierno, la gran parte del materiale finito su questi vinili è completamente inedito: spezzoni di brani, improvvisazioni, canzoni mai ascoltate, proposte allora con l’idea che al pubblico si dovesse sempre offrire qualcosa di nuovo (...).


Noi, a distanza di tanti anni, ringraziamo tanto rispetto e tanta generosità, e cogliamo ancora una volta le tante sfaccettature di Rocchi: dal visionario cantautore intimista dei concerti tra il ’73 e il ’74, in uno dei momenti forse più fertili della sua carriera, al, più desueto, musico socialmente impegnato (ed arrabbiato) di un concerto a sostegno dei Radicali del ’75, una propensione “politica” che solo oggi sembra riemergere dopo tanti anni (indicativi sono alcuni brani del suo recentissimo “come back” album “In Alto”). Un discorso a parte lo merita la performance “Mirage”, datata 1976, che documenta in maniera brillante il periodo “elettronico” dell’autore, sfociato nel bellissimo lavoro discografico “Suoni di frontiera”. Proprio perché affascinato da quell’album, “Mirage” rappresente a mio avviso un utilissimo complemento alle atmosfere alienate, robotiche, eppure caldissime della ipotesi sperimentale di Rocchi. Favorite da una qualità di registrazione migliore, questi documenti live del ’76, potrebbero davvero essere un “highlight” perduto della carriera di Rocchi, il cui enorme archivio di inediti, sembra esser sempre foriero di grandi sorprese! AC"






MIRAGE 1976

01. Kif market
02. Pipes & full
03. Li jin
04. Again
05. Flussi
06. Ketty line
07. Flat then over
08. Need up
09. La mente
10. Still drops
11. Wet warm
12. Mirage


Sempre a cura del benemerito Antonello Cresti, e sempre sul sito Rock-impressions, è possibile leggere un'interessante intervista a Claudio Rocchi. A seguire troverete due domande provenienti dal succitato dialogo, con le relative risposte di Rocchi, riportate perchè inerenti ai lavori qui presentati. Al link sopra è possibile leggere l'intevista nella sua completezza.


AC - Nei vinili recentemente usciti troviamo alcune tue registrazioni dal vivo del periodo '73-'76, un momento indubbiamente fertile per la tua carriera artistica, ma anche un momento di rara intensità per la scena musicale e giovanile italiana. Cosa ricordi di questi concerti? Hai una immagine, una sensazione, che sono riaffiorati riascoltando queste registrazioni dopo tanti anni?
CR - Due mondi diversi a poca distanza : la prima parte in un club di Padova, in trio, con suoni e modi psichedelici e gente che apprezzava attenta. Pubblico cannabinolico, totale sintonia e un movimento giovanile freak pacifista di stile angloamericano. Il prog che dilaga e tutti sono conoscitori della scena musicale contemporanea. Solo due anni dopo allo stadio di Padova, per un evento radicale con comizio a seguire di Adele Faccio per qualche loro campagna referendaria, un pubblico di Movimento assai politicizzato, disincantato, pragmatico, freddino perchè la musica tutto sommato NON è il punto. Un'escursione esagerata. Due mondi opposti in solo 24 mesi.


AC - Seguendo la filosofia del periodo i tuoi concerti degli anni settanta erano infarciti di inediti e improvvisazioni e molti di questi inediti sono contenuti nei vinili appena usciti. C'è un brano che vuoi introdurci in particolare tra questi "lost and found"?
CR - Beh segnalo con entusiasmo certe invenzioni musicale del nostro trio veramente psichedeliche nell'uso di flangers, echi ribattuti, e certi shifts che si facevano con due revox uno in entrata uno in uscita allontanando così le testine di registrazione e lettura di qualche metro, per generare loops analogici antelitteram. Della serie allo stadio invece il taglio politico di impegno e critica dei miei pezzi che ovviamente risentivano del clima del momento. Un inedito Rocchi "sociale" che i più certo non hanno nemmeno sfiorato. L'anno succesivo, stremato dl clima dilagante sarei passato decisamente all'home recording tornando nelle mie corde più classicamente storiche con L'album "Rocchi" e poi "Suoni di Frontiera e, appunto, "Mirage".


LINK Concerti
LINK Mirage

Post by Captain, thank you very much to Abulqasim

Special Event - ALCESTE E' CON NOI (Definitive edition) - Reggio Emilia, 12-13 luglio '75

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“ALCESTE E’ CON NOI”
Reggio Emilia, 12 e 13 luglio 1975
(definitive edition)

 Piccolo preambolo: qualche mese fa avevamo pubblicato un post che ha riscosso un grande interesse sia perché andava a rispolverare un momento importante dal punto di vista storico-sociale di questo Pese (l’assassinio di Alceste Campanile, nel 1975), sia perché riportava alla luce l’evento musicale legato a questo tragico evento, un concerto che vedeva all’opera molti protagonisti della scena dell’epoca, con molte rarità. L’intervento dei lettori della Stratosfera, davvero encomiabili (che più sotto ringraziamo), ha permesso di chiarire alcune informazioni (titoli, artisti) rimaste oscure e di recuperare altre registrazioni di quell’evento e di riesumare delle straordinarie foto. Il Capitano ha quindi proposto all’autore di questo post di proporre una edizione definitiva dell’evento, che risulta pressoché raddoppiata rispetto al post originale (4 CD invece che 2). Il Magnanimo Capitano per l’occasione ha risfoderato la sua proverbiale  vena creativa, predisponendo la grafica dello straordinario cofanetto che ne è scaturito. Buona lettura e buon ascolto!



Nel 1975 viene ucciso Alceste Campanile, un militante di Lotta Continua. E' uno dei più noti omicidi politici dell'epoca, anche per la storia pregressa di Alceste: da giovanissimo aveva militato infatti nel Fronte della Gioventù per poi passare sull'altra sponda, fino a diventare responsabile del Circolo Ottobre di Reggio Emilia, lasciando dietro sé, ça va sans dire, diversi rancori negli ex-camerati che arrivarono ad organizzare una campagna di volantinaggio accusandolo di tradimento. Alceste Campanile viene ucciso a 22 anni, con due colpi di pistola sparati da qualcuno che doveva conoscere bene, nella notte del 12 giugno 1975. La sua morte andò ad aggiungersi alla lunga e triste lista che nello stesso anno aveva visto cadere diversi militanti, sia “rossi” che “neri”.


Le indagini apparvero fin da subito (e ti pareva) assai complicate: a una iniziale e ovvia pista nera ne segui una rossa, avallata dal padre di Alceste che accusò frange di Lotta Continua e del PCI di aver voluto la morte del figlio perché in possesso di notizie pericolose per la sinistra (a proposito dei veri fautori di un precedente rapimento). Solo nel 1999 la verità riuscì a farsi strada: Paolo Bellini, criminale comune con dei precedenti negli anni 70 in Avanguardia Nazionale,  confessò l’omicidio di Alceste Campanile, suo ex compagno nel Fronte della Gioventù. Affermò di averlo fatto salire in auto mentre Alceste faceva l’autostop, e poi, a tradimento, averlo freddato. La sentenza definitiva arrivò nel 2007. A questa vicenda, tra l'altro, sono state dedicate negli anni diverse trasmissioni televisive (Enzo Biagi, Giovanni Minoli e Carlo Lucarelli che gli ha dedicato una puntata di Blu Notte reperibile QUI).



Fatto sta che, per ricordare Alceste, il 12 e 13 luglio, a un mese dal suo assassinio, diversi Circoli Ottobre italiani (una rete legata a Lotta Continua) organizzano a Reggio Emilia, presso la ex caserma Zucchi, una due giorni di concerto (intitolata "Alceste è con noi") con molti esponenti vicini al Movimento Giovanile. In scaletta nomi anche di spicco (Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Claudio Rocchi, Canzoniere del Lazio), e poi, artisti off come Enzo del Re, un giovane Angelo Bertoli, Gualtiero Bertelli, Gaetano Liguori, il Collettivo Victor Jara ed altri ancora. Insomma un bell'happening (fortemente politicizzato, ma non poteva essere altrimenti, vista la stagione e l'occasione), oggi pochissimo ricordato, a cui parteciparono tuttavia migliaia di persone. Vi fa riferimento, di sfuggita e con qualche svista (il riferimento al disco di De Andrè appena uscito, che non è vol.III, bensì Vol.VIII), Luigi Manconi (che al tempo si occupava di musica con lo pseudonimo Simone Dessì) nel suo saggio "La musica è leggera" (Il Saggiatore, 2012), mentre non è affatto ricordato nell’altrimenti esaustivo “Anni 70, generazione Rock” di Giordano Casiraghi che non lo cita tra i festival pop dell’epoca.

 
Purtroppo, non tutti gli artisti tra quelli sopra citati sono testimoniati dalla registrazione di cui siamo in possesso (ricevuta anni fa dal sottoscritto da uno degli organizzatori, il cui nome, purtroppo, è andato perso in un'improvvida formattazione): dolorosa risulta l'assenza di nomi come Fabrizio De Andrè ed Enzo Del Re. Ma molto intrigante appare, tuttavia, ciò che ci è rimasto, di cui, per quasi la metà, siamo debitori e riconoscenti  all’amico Alifib. Abbiamo cercato di ricostruire in ordine cronologico la scaletta dei due giorni di concerto, scandendola in 4 CD, di cui ci permettiamo di segnalare alcune cose davvero notevoli.



Particolarmente interessante è il set di Francesco De Gregori, il più lungo tra quelli sopravvissuti, anche perché presenta un inedito (Roma Capitale) che testimonia una iniziale vena satirica del Principe, un brano citato dal biografo Enrico Deregibus, ma al momento, a quanto ne sappiamo, non presente in rete. Altro motivo di interesse è una Bufalo Billancora in divenire (uscirà sul disco l'anno seguente) con una strofa aggiunta nel finale rispetto alla versione canonica. Insomma, tutta roba che, crediamo, solleticherà l’appetito dei lettori stratosferici.

Non meno straordinario è il set di Angelo Bertoli(all’epoca si faceva ancora chiamare così) che ascolterete in chiusura. Non solo  è il più antico documento dal vivo di Bertoli reperibile in rete, ma addirittura presenta una corposa scaletta con ben 8 pezzi, testimonianza della sua prima produzione militante.  Di questi, due sono degli inediti assoluti: la tradizionale sarda “Procurate e moderare”, che anticipa di 15 anni la collaborazione sanremese con i Tazenda, e la rilettura, seppur interrotta, de “La GAP” di Dario Fo. “Marcia d’amore” risale invece ai tempi del Canzoniere del Vento Rosso. Tra l’altro, fu proprio nell’occasione di questo happening, ricorda il cantautore a Michele L.Straniero in un libro a lui dedicato e uscito per la serie Lato Side, che Bertoli fece la conoscenza di Alfolso Borghi, che sarà da lì in poi uno dei suoi più stretti collaboratori, firmando molte delle sue musiche.

Degno di nota e di grande interesse storico è certamente anche il set di Claudio Rocchi che propone anch’egli, come faceva talvolta al’epoca, dei pezzi inediti, quasi delle istant song, che poi non troveranno spazio nei suoi dischi.



Il resto della registrazione che vi proponiamo contempla diversi nomi della scena musicale di stampo folk e politico, intimamente legati al Movimento. Molti di essi risultano oggi abbastanza oscuri (o meglio, molto oscuri: di alcuni non c’è la minima traccia in rete), e hanno più che altro valore di documentazione storica, ma lasciateci almeno segnalare il Canzoniere Mantovano (che si avvaleva delle due fiere e intense voci soliste di Roberta Bonfiglio e Alberto Bernardelli), il Gruppo di Alternativa Popolare(composto dai giovanissimi Paolo Zanardi, Daniele Ambroggi, Franco ''Frescura'' Melis e Stefano ''Pompeo'' Denti) e il Canzoniere di Mestre (formazione effimera, se non addirittura estemporanea, composta da Mauro Bongiorno, Dario Fontanin e Manuela Taboga), che interpreta diversi brani del grande Fausto Amodei: assai commovente, visto il contesto, appare la loro interpretazione di “Per i morti di Reggio Emilia”.

 
Altri  artisti invece avevano o avranno una certa notorietà, come Gaetano Liguori, jazzista di larghe vedute, che s’inoltra in diverse improvvisazioni pianistiche, o come il Canzoniere del Lazio, presente con il set più corposo di tutto il lotto, una dilatata jam testimonianza della svolta impressa da “Lassa sta’ la me creatura”, il disco dell’anno precedente che aveva visto la rottura tra il gruppo e Alessandro Portelli. 

Una citazione a parte merita anche il Collettivo Victor Jara in cui militava un giovane David Riondino (futuro cantautore, scrittore, attore, regista, conduttore radiofonico e un’infinità di altre cose) con la sorella Chiara e Daniele Trambusti (poi con i Litfiba e i Diaframma). Il loro set prevedeva dei veri e propri sketch a fondo satirico, fortemente politicizzati, in cui teatro e canzone dialogavano e si alternavano.



Prima di passare alla tracklist, consentiteci infine di riportare due episodi, forse accidentali, forse no, che collegano la figura di Alceste Campanile alla musica. 1) A Bologna, Alceste condivideva un appartamento con Giovanni Lindo Ferretti (futuro fondatore dei CCCP, CSI e PGR), a cui era molto legato, anche per via dell'attività politica. 2) Nello stesso 1975, il poeta Giovanni Raboni aderisce a un appello, rivolto a diversi poeti, della Mensa Bambini Proletari di Napoli, per sollecitare testi di canzoni per  bambini (canzoni "impegnate", per così dire). Raboni, che anni dopo collaborerà con Milva, contribuisce con "Vincenzo e il mondo", un testo che doveva essere musicato proprio da Alceste Campanile. A causa della tragica vicenda, la canzone non verrà mai incisa, anche se, come si legge sulla rivista di estrema sinistra "Ombre Rosse" del novembre '75, "alcuni suoi compagni stanno ricostruendone le note, che Alceste non aveva trascritto".



AVVERTENZA & RINGRAZIAMENTI

- La qualità audio, considerando tutto, è generalmente più che buona, anche se la voce talvolta soffre di troppa eco. La registrazione viene direttamente dal mixer.

- Come potrete vedere, diversi titoli e, a volte, anche alcuni cantanti/gruppi non sono ben identificati. La tracklist che anni fa mi arrivò insieme agli mp3 risulta infatti incompleta e a volte errata. Dopo la pubblicazione del primo post, gli interventi dei lettori ci hanno consentito di far luce su diversi aspetti, ma permane, ostinata, qualche zona d’ombra (segnalata con il ? o la citazione del primo verso tra virgolette), sicché rinnoviamo l’appello: se qualcuno tra i frequentatori della Stratosfera potesse aiutarci a individuare canzoni e artisti rimasti ignoti, ne saremmo ben lieti.

- Per il momento il curatore del post intende rinnovare i ringraziamenti, per alcune informazioni e chiarimenti, a Mario De Felicis, Piercarlo D'Amato e Gualtiero Bertelli. Siamo debitori anche verso Francesco, Serlunch, Antonio, Tullio Visioli e Paolo Zanardi, tutti encomiabili lettori stratosferici presenti a vario titolo in quella lontana occasione, che ci hanno aiutato, commentando il precedente post, a dissipare dubbi e correggere errori. Grazie ragazzi!

- Ma soprattutto un peana di lodi s’innalzi verso il cielo e giunga ad Alifib: a lui dobbiamo il ricordo sugli Area (protagonisti mancati dell’evento) che leggerete poco sotto e il reperimento delle meravigliose foto (opera di Adri e Giò) che corredano il post e il booklet. Ma soprattutto ad Alifib dobbiamo il fatto che queste registrazioni esistano: era lui il fonico che ha ripreso tutto e che ci ha fornito, dopo il primo post, ulteriore materiale preziosissimo che ci ha consentito, ora, di approntare questa definitive edition. Ricordatelo nelle vostre preghierine della notte.



GLI AREA- MOTIVI DI UN’ASSENZA (il ricordo di Alifib)

"Gli Area si presentarono ai cancelli di loro iniziativa, chiedendo di suonare, anche se non previsti in scaletta. Avevano suonato gratis per Lotta Continua durante tutta la campagna elettorale (quell'anno ci furono le famose elezioni del sorpasso PCI sulla DC). Quella sera chiedevano 500.000 lire di rimborso spese. Uno del nazionale di LC (il concerto era stato indetto e organizzato da LC di Reggio, ma subito preso in carico dal nazionale) si presentò sul palco per dire che gli Area chiedevano di suonare, ma solo se pagati. Ovviamente furono ingiustamente sbertucciati a furor di popolo, con fischi e insulti; a quel punto il suddetto nazionale vide la possibilità del colpaccio, e disse che anche De Andrè voleva ben 700.000 lire (era il compenso della band, già pattuito in sede di organizzazione con LC: lui avrebbe suonato gratis, ma i musicisti lavoravano per la pagnotta, e di certo non erano ricchi). Naturalmente ci fu una sollevazione anche contro Faber, reo di non essere un vero compagno ma un mercenario, e il concerto fu in serio pericolo di annullamento, che fu scongiurato solo dalla decisione di De Andrè di pagare di tasca sua la band (come raccontato da Luigi Manconi, che allora era nel nazionale di LC, nel suo libro qui citato). In quanto alla registrazione, io sono quello che se ne occupò personalmente, effettivamente viene dal mixer, anche se purtroppo la piastra fece i capricci e di gran parte della due giorni registrò solo un canale: solo in fase di recente post-produzione il canale mancante è stato ricostruito a partire da quello esistente. De Andrè non concesse la registrazione da mixer, e temo non ne esista altra fonte, perchè nessuno si era organizzato con un microfono, pensavamo non ce ne sarebbe stato bisogno (avevamo vent'anni...). Ciao".


1) Ballata per Claudio Varalli  (Canzoniere Mantovano)
2) Bandiera rossa (prova a cantare) (Canzoniere Mantovano)
3)La strategia del qualunquismo (Canzoniere Mantovano)
4) Nina (Gualtiero Bertelli)
5) “La voce…” (Claudio Rocchi)
6) “ E’ da giorni che ci penso…” (Claudio Rocchi)
7) “Conosco uno che ricatta le mie amiche..” (Claudio Rocchi)
8) “E’ pura onestà di bilancia…” (Caludio Rocchi)
9) Pablo (Francesco De Gregori)
10) Cercando un altro Egitto (Francesco De Gregori)
11) Roma Capitale (Francesco De Gregori)
12) Bufalo Bill (Francesco De Gregori)
13) Ipercarmela (Francesco De Gregori) 
14) Signor Hood (Francesco De Gregori)
15) Alice (Francesco De Gregori)
16)Domandine a proposito di Dio ("Preguntitas sobre Dios", Atahualpa Yupanqui)(Gianluigi Tartaull)
17) ¿Que dirà el Santo Padre? (Violeta Parra) (Gianluigi Tartaull)



1) Il bandito (Collettivo Victor Jara)
2) "Anche se non ci lasceranno..." (Collettivo Victor Jara)
3) “E non si respira più” (Collettivo Victor Jara)
4) Ballata dei disertori (Collettivo Victor Jara)
5) Mi piaci Fanfani (Collettivo Victor Jara)
6) “Suite dell’estremismo” (Collettivo Victor Jara)
7) 'Ncominciai a non avè più bene in vita mia (Da Piccolo Fanciullo) (Canzoniere del Lazio)
8) Tarantella dei baraccati (Canzoniere del Lazio)
9) Procurad'e moderare barones sa tirannia (Canzoniere del Lazio)
10) Ballu/Saltarello (?) (Canzoniere del Lazio)







1) A s'andira (trad.) (Un gruppo di compagni sardi)
2) ? (Un gruppo di compagni sardi)
3) ? (Un gruppo di compagni sardi)
4) Celestino e Pagliuca Suor Diletta (?) (Canzoniere di Alessandria)
5) Parodia di Vecchio Frack (Canzoniere di Alessandria)
6) Piazza della Loggia (GAP- Gruppo di Alternativa Popolare)
7) Piano solo (Gaetano Liguori)
8)     Improvvisazione 1 (Gaetano Liguori)
9)     Improvvisazione 2 (Gaetano Liguori)
10)  Round Midnight (Gaetano Liguori)
11) Ugo Bastianini (Paolo Ricci)
12) You ‘ve got a friend (Mimmo Campanile, Paolo Ricci, Giuliano "Biafra" Iori  e Paolo Casali)
13) Everybody’s talking (Mimmo Campanile, Paolo Ricci, Giuliano "Biafra" Iori  e Paolo Casali)



1) Se non li conoscete (Canzoniere di Mestre)
2) E allora? (Canzoniere di Mestre)
3) Per i morti di Reggio Emilia (Canzoniere di Mestre)
4) "In questa nostra bella civiltà…" (?) (Canzoniere di Mestre)   
5) "Caro Fanfani"(Canzoniere di Mestre)
6) Non vincono (Angelo Bertoli)
7) Prega Crest (Prega Cristo) (Angelo Bertoli)
8) Un inseni (Un sogno) (Angelo Bertoli)
9) Procurad'e Moderare Barones Sa Tirannia (Angelo Bertoli)
10) Marcia d'amore (Angelo Bertoli)
11) L'ot ed setember (L'otto di settembre) (Angelo Bertoli)
12) La GAP ( di D. Fo, interrotta) (Angelo Bertoli)
13) Rosso colore (interrotta) (Angelo Bertoli)

LINK CD 4
LINK ART E FOTO

Post by Andrea, Alifib & Captain

P.S. by Captain: ai 4 links di Andrea ne ho aggiunto un 5° con le cover ed il lavoro ad esse legato e, soprattutto, con la raccolta originale delle bellissime foto, di cui solo una parte abbelliscono questo post. A questo proposito, vorremmo chiedere un aiuto a voi nel riconoscimento dei vari artisti: tutte le persone che sia io che Andrea avevamo interpellato prima del post non hanno saputo aiutarci, se qualcuno di voi riconosce qualcun'altro oltre a De Grgori, Rocchi ed al Collettivo Jara batta un colpo, grazie.

Giorgio Lo Cascio - 1976 - Il poeta urbano (vinyl) + bonus tracks

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TRACKLIST DISC 1:

01. Il poeta urbano
02. Primo messaggio
03. Per te che mi sei compagna
04. Sull'orlo del vulcano
05. La baracca del vino a via Imbonati
06. Nebbia artificiale
07. Rotolando per le scale
08. Lo stadio e l'isola
09. Pegaso
10. Per liberare la mia terra

TRACKLIST DISC 2 (bonus tracks)

01. Giorgio Lo Cascio - Moneta di latta (live)
02. Giorgio Lo Cascio - Signora Aquilone (live)
03. Francesco De Gregori - Sotto il fuoco (testo di Giorgio Lo Cascio)
04. Francesco De Gregori - Miele di rose per Giorgio Lo Cascio (inedito)



MUSICISTI  SU DISC 1

Giorgio Lo Cascio - canto, chitarra folk, chitarra classica, pianoforte, armonica
Diana Corsini - voce
Lello Milantoni - violino
Roberto Picchi - chitarra acustica, chitarra folk, chitarra classica, liuto turco, flauto dolce, 
effetti ritmici
Marco Provvedi - chitarra folk
Pablo Romero - bomba leguero, charango, tiple colombiano, quena, flauto di pan, chitarra classica, 
effetti ritmici


Giorgio Lo Cascio affonda le sue radici nel Folkstudio di Roma, leggendaria fucina cantautorale dove lo troviamo agli albori degli anni '70 al fianco di giovani poeti-musicisti alternativi quali Francesco De Gregori, Renzo Zenomi, Ernesto Bassignano e Antonello Venditti. Il sodalizio più forte è quello con De Gregori che si concretizza anche nella realizzazione di una audiocassetta registrata dal vivo nel corso di un loro concerto, finita su un CD bootleg intitolato "Folkstudio 24-11-1970". E qui mi fermo un attimo: lo stiamo cercando per postarlo sulla Stratosfera. Quindi, amici miei, se lo possedete fatevi vivi. Il duo, che deve un tributo non indifferente a Dylan e Cohen, ottenuto nel 1971 un contratto con l'etichetta It, incide una lacca con quattro brani. Tra questi Dolce signora che bruci (cantata da entrambi e poi rifatta da De Gregori per includerla nel debut album "Theorius Campus" del 1972, condiviso con Antonello Venditti) e Signora Aquilone, anch'essa finita su "Theorius Campus". Tra le bonus tracks ne ho inserita una versione live cantata da Giorgio Lo Cascio.

Giorgio Lo Cascio e Francesco De Gregori, giovanissimi protagonisti del Folkstudio
Perché il sodalizio artistico tra Lo Cascio e De Gregori terminò prematuramente? La risposta l'ho trovata su Wikipedia. La causa pare risiedere in un viaggio premio in Ungheria che De Gregori avrebbe dovuto compiere con Lo Cascio. Quest'ultimo rinunciò per ragioni familiari e così venne invitato al suo posto Antonello Venditti. Insieme maturarono l'idea di incidere un disco. Il risultato fu "Theorius Campus", dove peraltro De Gregori incluse La casa del pazzo, con la musica scritta, guarda caso, da Giorgio Lo Cascio. Lo stesso Lo Cascio entrò in sala di registrazione per accompagnare gli amici di sempre alla chitarra acustica. Probabilmente tra i due subentrarono anche delle divergenze artistiche. Fortunatamente rimase intatto il sodalizio umano. 

Lo Cascio, De Gregori e Venditti al Folkstudio
I primi anni '70 sono quelli della contestazione dura, delle lotte operaie e studentesche e Lo Cascio decide di accostarsi alla canzone politica. Intraprende la carriera solista, incidendo dal 1973 al 1989 cinque album (l'ultimo, "Il vaso di Pandora", condiviso con Stefano Iannucci). Dopo la pubblicazione del primo album, "La mia donna", ancora per la It, firma un contratto con la Divergo e registra, nel 1976, il suo album migliore sia sotto il profilo compositivo che musicale, "Il poeta urbano". Seguono altri due dischi: "Cento anni ancora" nel 1977 e "Punto e a capo" nel 1978, quest'ultimo insieme ad Alessandro Carrera e a Mario De Luigi. Alle pubblicazioni dei dischi si unisce un'intensa attività concertistica associata a quella di scrittore. A lui va il merito di avere scritto numerosi saggi sui cantautori italiani, tra i quali De Gregori e Venditti. Dopo un ritiro dalle scene durato alcuni anni, ritorna in studio nel 1989 per il già citato album con Stefano Iannucci. Prima della prematura scomparsa, avvenuta nel 2001 a soli 49 anni, causata da una rara patologia tumorale, partecipa ancora al disco collettivo realizzato da un gruppo di cantautori per raccogliere fondi a favore del Folkstudio denominato UnitedArtst for Folkstudio. Per tenere viva la sua memoria viene istituito il Premio Giorgio Lo Cascio, un concorso nazionale che si tiene ogni anno in Calabria, a Sant'Andrea Apostolo dello Ionio, con lo scopo di valorizzare i giovani cantautori. Con il Folkstudio si apre e si chiude una vita. 


Il disco "Il poeta urbano"è caratterizzato, sotto il profilo musicale, dalla ricca presenza di strumenti acustici quali chitarre folk e classiche, liuto e una miriade di strumenti della tradizione sudamericana suonati da Pablo Romero (che collaborò anche con Antonello Venditti), oltre a flauti di diversa natura e violino. Vi lascio alla lettura della recensione pubblicata sul sito amico, "Il negozio di Euterpe", assolutamente condivisibile, che troverete qui http://ilnegoziodieuterpe.blogspot.it/2013/03/lo-cascio.html  Per la cronaca il disco non è mai stato ristampato né in vinile né in CD. Volendo giace nei miei archivi anche l'album del 1977, "Cento anni ancora" (stessa sorte del precedente in quanto a ristampe) che potrebbe essere oggetto di un altro post, magari fra qualche tempo.


Ancora due parole, prima di concludere, sulle bonus tracks. Monete di latta, qui in versione live, venne incisa nel 1989 e inclusa nel disco "Il vaso di Pandora", con Stefano Iannucci. Signora Aquilone, anch'essa registrata dal vivo (ma non so quando), ha il testo originario ("cattivo come Dio") che De Gregori modificò al momento di inciderla ("antico come Dio") per evitare le ripercussioni della censura. Gli ultimi due brani sono dell'amico Francesco De Gregori. Miele di rose, in particolare, è un inedito, una narrazione più che una canzone, dedicata a Lo Cascio. De Gregori, al ritorno da un viaggio in Grecia (erano i tempi del Folkstudio) con un barattolo di miele da regalare all'amico, dovette resistere alla tentazione di aprirlo per la fame. E così nacque la canzone.
Siamo giunti al termine. Vi lascio con il consueto augurio di buon ascolto.


LinkIl poeta urbano
Linkbonus tracks

Post by George

Serie "Battiato & Friends Special Fan Collection" n. 49 - Giusto Pio - 1990 - Attraverso i cieli / Utopie

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TRACKLIST :

1 - Attraverso i cieli (18:22)
2 - Ou est donc (6:45)
3 - Dietro la maschera I (2:08)
4 - Dietro la maschera II (1:34)
5 - Dietro la maschera III (2:57)
6 - Dietro la maschera IV (3:02)


Nel 1990 la EMI pubblica con modalità quasi carbonara un LP di Giusto Pio dal meraviglioso titolo "Attraverso i cieli". La copertina è stupenda. Le composizioni che colmano le due facciate del vinile pure. Lato A con la suite che da il titolo all'album ma che, in realtà, doveva essere chiamata "Tiennamen". Giusto Pio compose questo brano sull'onda emotiva suscitatagli dai fatti di Piazza Tienammen e dalla tragica violenza repressiva del governo Cinese. Per un connaturato pudore, Pio preferì farsi suggerire da Battiato un titolo estraneo ai fatti.  Nacque così l'idea di “Attraverso i cieli”. "E’ stato Battiato - racconta Pio in una bella intervista concessa a Marco Rapelli nel 2000 - ad inventare il titolo. Ha grande acume e facilità nell’inventare i titoli. Il brano inizia con una folla che scende in piazza e urla. Il tutto dopo viene soffocato, e da qui si dipanano una serie di situazioni che nascono una dall’altra: di spiritualità, di gioia, di pensieri, di desideri, di allegria… Ci sono dei colori interessanti e ogni tanto si inseriscono elementi nuovi: paesaggi, situazioni psicologiche diverse tra loro. In alcune parti del brano si sviluppano atmosfere quasi di preghiera, liturgiche, adatte per la meditazione; in altre si raccontano situazioni di lavoro, anche un po’ eroiche, con cori, voci e un recitativo che ricorda la situazione reale di una persona che dopo aver visto la strage di piazza Tienammen è dovuto andar via, tutto solo, con i suoi pensieri e le sue cose: un uomo che ha dovuto abbandonare i suoi sogni".


Provate ad ascoltare il brano in questione pensando al titolo originale e vedrete, ad occhi chiusi, il terrore, il furore. Poi la calma, la suspence di un uomo solo che cerca di arrestare un carro armato. Poi un suono che appare come una elegia sulle vittime. Un commento sonoro per accompagnare un viaggio nell'aldilà, in un regno di quiete. Adesso mettete in mente "Attraverso i cieli" ed ecco che la stessa suite diventa un viaggio davvero interstellare. Come suggerisce la copertina del vinile un percorso attraverso cerchi concentrici, con un magma sonoro via via sempre più rarefatto. Dal clamore della terra ai suoni empirei che conducono verso un padre celeste. Ascoltate infine questo brano come volete: resterà sempre una meraviglia!


Il lato B accoglie in apertura un brano struggente come "Ou est donc" su testo di Masi Simonetti. "Ho ripreso una poesia di Masi Simonetti - prosegue Pio nella sopra citata intervista - un pittore del Cadore che ha vissuto lungamente a Parigi. Ha scritto una poesia dedicata a sua madre che è morta quando lui aveva tre mesi: “Où est donc ta mère?”, cioè: “Dov’è tua mamma?. “Elle est habillé de terre”: “è vestita di terra”. Io ho estratto dalla poesia quattro versi: “Fra tre giorni partirò anch’io e tu resterai solo nella notte”. A chiudere 4 momenti dal titolo “Dietro la maschera”.


Dalla solita intervista di Marco Rapelli apprendiamo che: "Tutti i personaggi dei dipinti di Simonetti avevano la maschera, ma chi guarda non sa cosa si nasconde dietro la maschera. Ha rappresentato anche un funerale, con una processione di uomini tutti con la maschera che seguono il feretro. Sembrano dei diavoli! Ho creato questo brano traendo spunto dal quadro: ho campionato una piccola frase della Messa da Requiem di Verdi, l’ho rovesciata e quindi eseguita un’ottava sotto, ottenendo un colore musicale particolarissimo, come una voce corale densa, che si contorce in modo confuso". Lo stesso Lp è stato edito dalla DDD su supporto digitale cambiando il titolo in "Utopie" e corredando il tutto con una sabbiosa copertina. Il destino ha voluto che quasi tutte le copie del cd siano andate soggette a rapido deterioramento. L'amico Stefano Abulqasim direbbe che si sono "abbronzate". Come sempre ci troviamo al cospetto di una musica coraggiosa e di grande valore artistico. Buon ascolto... se lo vorrete. By Antonio.


LINK

Post by Antonio LM

Giorgio Buratti - 1977 - Homo Sapiens? (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Il grido dell'uomo (live)
02. A Giglione (studio)
03. Donna (studio)
04. Uomo (studio)
05. Dio


MUSICISTI

Giorgio Buratti– contrabbasso, violoncello, sintetizzatore, nastri magnetici
Pasquale Liguori - percussioni
Hugo Heredia - sax soprano, sax tenore, flauto
Giancarlo Romani - trombone a pistoni
Sante Palumbo - piano acustico ed elettrico
Susanna Buratti - voce di bambina
Deb Reba - voce di donna
Giorgio Dall'Alba - voce di uomo, percussioni
Franco Corbella - voce di uomo
Stomu Yamash'ta - coro ricavato con anello a circuito chiuso creato con nastro magnetico lavorando su materiale sonoro ispirato al brano "My Little Friend”


Altra digressione nell'arcipelago jazz con un protagonista poco conosciuto ma molto creativo quale il contrabbassista Giorgio Buratti. Il disco, perché di vinile trattasi dal momento che non è stato oggetto di ristampe successive alla sua uscita, risale al 1977. E' un album di non facile ascolto e ancor più di difficile assimilazione, anche se racchiude un discreto fascino. 

Buratti, milanese di nascita, classe 1935, innamorato di Duke Ellington fin da piccolo quando suonava il jazz con l'armonica a bocca, vanta nel corso della sua lunga carriera prestigiose presenze in vari gruppi e collaborazioni di tutto riguardo (tra cui quella con Franco Cerri). Innamoratosi del contrabbasso grazie al bassista Al King, inizia a suonare stabilmente a cavallo tra gli anni '50 e '60 con il Gil Cuppini Quintet. Conclusa questa esperienza incide qualche disco a suo nome, tra cui questo "Homo Sapiens?" (con l'ambizione di ripercorrere la storia dell'uomo - e della donna - in meno di 40 minuti) e collabora con numerosi musicisti del circuito jazz nazionale finché nel 1987 si dedica al "Jazz Workshop" nell'ambito del "Living House", Centro Culturale Musicale creato e gestito dallo stesso Buratti dal 1981 al 1995. Di Giorgio Buratti, oramai ultra ottantenne, si sono perse le tracce.

Franco Cerri e Giorgio Buratti
"Home Sapiens?", pubblicato dall'etichetta Vedette,  è intriso di atmosfere free, con  impasti di piano, sax e contrabbasso. Il brano di apertura, Il grido dell'uomo, con il sax impazzito di Hugo Heredia, è stato registrato dal vivo al Festival Jazz di Bordighera nel 1974. Si conclude curiosamente con lo stacco pubblicitario della Milupa. Le altre quattro tracce sono state registrate al "Private Jazz Studio" di Milano. L'unica vaga concessione al prog, grazie alla presenza decisiva del flauto, risiede nel brano Donna, che si apre con una voce di bambina e si conclude con una serie di gemiti e sospiri (di grande effetto, ve lo assicuro). Il flauto ritorna anche in Uomo, brano volutamente "macho", con insetti vocali registrati in una palestra di karate. Il disco si conclude con Dio, aperto dal sintetizzatore sul quale si innestano il piano di Sante Palumbo e il contrabbasso dello stesso Buratti, sostenuti da un tappeto di percussioni suonate da Pasquale Liguori. L'effetto è assicurato. Se vi fa vomitare ditelo pure, non mi offendo. Intanto...buon ascolto. 



Post by George


Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 16 - King Crimson live in Rome, Palazzetto dello Sport, 13.11.1973

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In memory of John Wetton (1949-2017 R.I.P.)



Un'altra leggenda del prog ci ha lasciati il 31 gennaio scorso. John Wetton ha intrapreso il suo ultimo viaggio all'età di 67 anni, a seguito dell'aggravarsi di una patologia tumorale che lo stava perseguitando da tempo. Non ci sono parole per descrivere la grandezza di un musicista a tutto tondo, di un mito, come John Wetton. Il suo basso e la sua voce hanno accompagnato la nostra storia e le nostre passioni musicali per cinque decenni. Wetton è stato tra i più grandi protagonisti dell'epopea del progressive rock inglese. L'esordio risale al 1971, con i Mogul Thrash, insieme ai quali registra l'album eponimo prima dell'immediato scioglimento. Nel 1972 viene cooptato nei Family, altra leggenda del rock britannico, con i quali realizza "Fearless" e "Bandstand". Lascia la band di Roger Chapman nello stesso anno per correre alla corte del re cremisi, chiamato dal suo amico d'infanzia Robert Fripp. Subentra a Boz Burrell e con i King Crimson registra quattro album fondamentali, pietre miliari nella storia del progressive: "Larks' Tongues in Aspic" (1973), "Starless and Bible Black" e "Red" (1974) oltre al disco live "USA".


Nel 1974, a seguito della volontà di Robert Fripp di rimaneggiare (lo farà decine di volte nel corso degli anni) la line-up della band, Wetton lascia i KC per collaborare per un breve periodo con gli Uriah Heep e con i Roxy Music. Si giunge al 1978, anno in cui con Bill Bruford forma gli UK, per realizzare due dischi di studio e un live. Dopo la pubblicazione del suo primo album solista nel 1980 ed una breve parentesi con i Wishbone Ash, John Wetton forma il mega supergruppo Asia, con Steve Howe, Carl Palmer e Geoff Downes. Inutile ricordare il clamoroso successo che ottenne il gruppo a livello internazionale sia in termini di vendite che di pubblico. Asia è ancora oggi una leggenda, anche se nel corso degli anni ha fatto qualche scivolone in termini si creatività. Mettiamola così.


John Wetton nel corso degli anni '90 si dedica alla carriera solista, condividenso lo studio con ospiti prestigiosi, da Phil Manzanera ad Alan White. Gli anni 2000 vedono John Wetton ancora con gli Asia, in una delle sue tante incarnazioni, e  alle prese con la sua produzione solista. La ritrovata collaborazione con Geoff Downes porterà alla creazione del progetto "Icon". La coda del decennio vede ancora Wetton dividersi tra gli Icon e i sempreverdi Asia. Arriviamo ai tempi attuali: nel 2011 John Wetton pubblica quello che sarà il suo ultimo album solista, "Raided in Captivity", al fianco di Steve Howe, Steve Morse ed Eddie Jobson. Nel 2014 è protagonista dell'ultimo lavoro degli Asia, "Gravitas".

Se ben vi ricordate John Wetton fu anche ospite della prima edizione del  "Prog Exhibition" che si tenne a Roma nel 2010 dove suonò "Starless", uno dei capolavori di "Red", insieme al Banco del Mutuo Soccorso. Il pezzo è cucito su misura per Wetton con quel basso martellante che domina i quasi dodici minuti del brano. Peccato che venne escluso dal cofanetto per problemi legati alle case discografiche. E allora ve lo regalo io come bonus track.

John Wetton e il BMS sul palco del Prog Exhibition
Siamo alla fine di questa stringata biografia. John Wetton ha lasciato una traccia indelebile nella musica progressive e purtroppo anche un vuoto incolmabile. La Stratosfera l'ha voluto ricordare all'interno dei King Crimson dell'età d'oro, in occasione del concerto che il gruppo tennero al Palazzetto dello Sport di Roma in quel lontano 13 novembre 1973.

King Crimson - Live in Rome, Palazzetto dello Sport, 13.11.1973



TRACKLIST:

01. Larks' Tongues In Aspic Part One
02. Peace - A Theme
03. Cat Food
04. The Night Watch
05. Fracture
06. Book Of Saturday
07. Lament
08. The Mincer
09. The Talking Drum
10. Lark's Tongues In Aspic Part Two

Bonus track
Banco del Mutuo Soccorso with John Wetton - Starless (live "Prog Exhibition", Roma, 07.11.2010)


LINE UP

Robert Fripp - guitar, mellotron
John Wetton - bass guitar, lead vocal
Bill Bruford - drums, percussion
David Cross - violin, viola, mellotron, electric piano


I King Crimson intrapresero il loro primo tour in Italia nel 1973, tenendo quattro concerti: il 5 aprile a Reggio Emilia, il 6 aprile a Roma, quindi il 12 novembre a Torino  e il 13 a Roma, al Palazzetto dello Sport. Torneranno anche nel 1974 per una serie di date, tra le quali Udine e Brescia. Questi ultimi due concerti sono stati pubblicati ufficialmente all'interno del maxi cofanetto celebrativo di "Starless" del 2011, cosa che non è avvenuta per i concerti italiani del 1973. Quel che resta di quel memorabile tour è il concerto di Roma, purtroppo incompleto, ma di più sul web non si trova. A nostro beneficio la qualità della registrazione è di buona qualità. L'apporto di John Wetton, alla voce e al basso elettrico, è fondamentale nell'economia del gruppo. Insieme a lui tre mostri sacri quali Robert Fripp, Bill Bruford e David Cross, Sicuramente una tra le migliori incarnazioni dei KC in senso assoluto.


La scaletta qui proposta comprende, per la maggior parte, brani tratti dagli ultimi due lavori , "Larks' Tongues in Aspic" e "Starless and Bible Black" (peraltro all'epoca non ancora pubblicato, dal momento che vedrà la luce il 29 marzo 1974). Molto bella la ripresa di due classici tratti da "In the Wake of Poseidon" del 1970 (il 2° album in assoluto) ovvero Peace - A Theme e Cat Food. Il concerto è contenuto in un unico file (eccezion fatta per Starless).

Grande concerto, grandi King Crimson e, soprattutto, grande John Wetton.

Unforgettable.


Link

Post by George


Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 17 - JOHN WETTON : Sub Rosa – live in Milano – 5 Luglio 1998 1998

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 In memory of John Wetton (1949-2017 R.I.P.)

Intro by Captain - Visto l'affezione che tutti noi amanti del rock progressivo proviamo per John Wetton, ed il grande vuoto lasciato dalla sua recentissima scomparsa, la stratosfera dedica un altro omaggio al grande bassista e cantante grazie a Frank-One. Auguro a tutti buon ascolto e lascio volentieri la parola all'amico Francone...


TRACKLIST :

01 Intro-Stabat Mater-Book of Saturday
 02 Heat of the Moment
03 Sole Survivor
04 Quilmes
05 Battle Lines
06 Arkangel
07 The Smile Has Left Your Eyes
08 Easy Money
09 Emma
10 30 Years
11 Hold Me Now
12 Rendez-Vous
 

 Ho appreso qualche giorno più tardi grazie all'amico George della scomparsa di John Wetton, e da quel momento ho cercato di andare con la memoria ad un album che ero sicuro di avere, e che rispettasse i criteri di pubblicazione sulla StratoSfera per gli artisti stranieri, ovvero la possibilità che si trattasse di un concerto che fosse stato suonato in Italia. Ero sicuro di averlo, ma me lo ricordavo con gli Asia, gruppo da me iper/amato, o al massimo con gli Icon in compagnia del fidato amico Geoffrey Downes, come ben spiegato dal sempre preciso George nel suo post, ed era per questo motivo che non riuscivo a trovarlo. Poi il lampo di genio : mi ricordai che fosse un concerto acustico a suo nome, ed infatti a nome del solo John Wetton uscì nel 1999 : "Sub rosa - live in Milan - July 5, 1998", lavoro che ripropone il concerto tenuto in trio da John ad onor del vero non a Milano, ma a Vigevano (che tra l'altro si trova in provincia di Pavia), ma che ovviamente avrebbe avuto possibilità di maggior attenzione da parte di un pubblico straniero se avesse riportato il nome del capoluogo lombardo in copertina.


 Poichè George ha già pubblicato una precisa e dettagliata biografia di John Wetton, mi limiterò a sottolineare alcune curiosità inerenti il concerto qui presente, tratte tra l'altro dalle note scritte da Gianluca Mantova per il libretto che accompagna il cd in questione. La prima curiosità sta nel fatto che il musicista inglese avrebbe dovuto suonare la sera prima con la PFM, ma la sua compagna diede alla luce il figlio Dylan, al quale dedicò la sua performance unitamente a Beate che suppongo fosse appunto la sua compagna, così arrivò in Italia il pomeriggio successivo, passeggiando per la cittadina pavese, fermandosi alla Fontana di San Francesco per ottenere un pò di refrigerio dal caldo pomeriggio, soffermandosi anche a pregare prima di tornare al bar dell'hotel. Mantova descrive in quel tardo pomeriggio il carattere epico del momento causato dallo stridere delle rondini in cerca di zanzare e dal loro volo tra i merli del castello, prodromo del concerto che si sarebbe tenuto più tardi. Quadri epici a parte, John Wetton aveva suonato nel Nord Italia già nel 1973 con i King Krimson, come ricordato e pubblicato da George, e nel 1982 con gli Asia, per cui tornò da noi ben 16 anni dopo per un concerto che ebbe luogo sotto un cielo limpido ed una luna crescente, situazione non insolita per le nostre zone nelle notti di Luglio.


Accompagnavano John Wetton nel concerto Martin Orford alle tastiere e flauto, e David Kilminster alla chitarra, accompagnandolo entrambi con la voce. Furono proposti brani dei King Krimson, degli Asia e della discografia solista di John Wetton. Sinceramente non ho idea se il cd che Vi propongo sia di facile reperibilità oppure sia raro, per la prima volta voglio trasgredire ai nostri diktat, ma credo che un omaggio ad un grande musicista permetta una simile "deviazione", presto torneremo con gemme rare ed introvabili, per ora limitiamoci ad ascoltare questo piacevole momento nel ricordo di chi tante volte ha saputo donarci gran belle "good vibrations".
 
Sperando Vi sia cosa gradita, Vi auguro buon ascolto e soprattutto buona salute a Voi tutti, Frank-One.




Post by Frank-One with a little Captain's help

2+2=5 - Into The Future (1984) & Di che cosa parliamo...(1985) - vinyl

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2 + 2 = 5 (due più due uguale cinque) è una locuzione utilizzata prevalentemente in ambito letterario che può essere simbolicamente citata per indicare una qualsiasi teoria volta a negare qualcosa di altrimenti evidente ed inconfutabile (Wikipedia). L'esempio più famoso di questa frase è contenuto nel romanzo "1984" di George Orwell. Fin qui tutto bene. Se non che 2+2=5 è anche il nome di una band milanese new-wave (o post punk o minimal synth) che tra il 1984 e il 1988 lasciò qualche rara traccia sonora. Il trio era formato da Giacomo Spazio, musicista, Dj, grafico musicale, pittore, nonché fondatore della fanzine "Vinile" e dell'etichetta discografica Vox Pop. Con lui Nino la Loggia e la cantante-tastierista Cha Cha Hagiwara. 


La breve biografia del gruppo ricorda che La Loggia e Spazio nel 1981 erano regolari frequentatori del Bar Concordia, a Milano, luogo d'incontro di numerosi musicisti dell'era post punk. Qui Nino La Loggia e Mark Philopat diedero vita agli HCN, una delle band pioniere del post punk. Giacomo Spazio aveva già iniziato la sua carriera di grafico e di pittore. La passione che univa Spazio e La Loggia per gruppi come Kraftwerk, Joy Division, DAF e, più in generale, per la scena electronic e new wave inglese, fece scaturire la decisione di lavorare insieme per un progetto musicale comune. Il risultato furono i 2+2=5. Il gruppo debuttò al Cinema Porpora di Milano nel 1982 all'interno della rassegna "Cinema-Music Non Stop". Le sonorità del gruppo si arricchirono con l'ingresso della cantante e tastierista Cha Cha Hagiwara. Dopo alcuni concerti "di rodaggio" a Milano, Torino e nella vicina Svizzera i 2*2=5 entrarono in studio per la registrazione del primo album, "Into The future".
Di seguito alcuni scatti della band nel corso di questi primi concerti.



2+2=5 - 1984 - Into The Future


TRACKLIST:

01. Without Words (Intro)
02. Alternative Two2
03. K. S. and V.
04. Meeting Mc. L.
05. Slow 4
06. Jacho's Story
07. It's A Good Day Today
08. Last Sunset


FORMAZIONE

Nino La Loggia - chitarra ekettrica, basso, sintetizzatore 
Giacomo Spazio - chitarra, basso, sintetizzatore, voce 
Cha Cha Hagiwara - tastiere. sintetizzatore, voce


Il disco venne pubblicato nel 1984 dalla No-Name Music e, come è facile immaginare, ebbe scarso successo di vendite e sparì in fretta dalla circolazione. Bisognerà attendere il 2010 per vedere la versione CD grazie all'etichetta Spittle Records. In questa versione troviamo anche due bonus tracks, tratte da due delle numerose compilation in cui i 2+2=5 furono protagonisti al fianco di altre band new wave italiane della metà degli anni '80. L'ultima ristampa, in solo vinile, è avvenuta nel 2014, per il mercato tedesco. L'etichetta è la Mannequin. La versione qui postata è quella originale del 1984. 

Vi riporto le parti salienti dell'ottima recensione pubblicata sul sito "Onda Rock" nel 2010: "Misto di post punk, minimal synth, dark-wave, l'album è avvolto da un'aria cupa e straniante e da testi pessimisti sulla tecnologia prossima a invaderci. "Without Words" apre il disco con uno strumentale electro-dance svuotato della sua gioia, che si apre brillante per poi avvolgersi cupo su se stesso. "Alternative Two2" sfoggia un ritmo alienante di tastiera e drum machine tra balbettii di chitarra, K.S.& V. un post-punk alienato. Si passa, poi, per la new wave in salsa Stranglers di "Meeting Mc. L.", l'apocalittica "Slow 4" e l'ossessiva "Jacho's Story", tra un basso funky, una drum machine incalzante, saliscendi di synth e il canto inglese dal marcato accento italiano di Spazio. 
"It' s A Good Day Today"è una plumbea ballata che lascia intravedere uno spiraglio di una qualche emozione umana, e che apre il passo al requiem "Last Sunset", messa a morto fatta di venti dronici, basso marziale e tastiere a lutto"

2+2=5 - 1985 - Di che cosa parliamo quando parliamo 
d'amore-odio


TRACKLIST:

01. Haiku  (voce Paolo Mauri)
02. So 11
03. Rayographie (voce Mauro Ermanno Giovanardi)
04. Haiku  (voce Paolo Mauri)
05. La leggenda di Sennefer e Anthar
06. Abbracciati (voce Mauro Ermanno Giovanardi)

Bonus tracks dal 12""Amazing Stories" (1988)
07. Godzilla R'N'R (Dance version)
08. Half Shiny Moon (Ratio Turn Blue)


Senza variazioni sostanziali nella formazione, tranne la presenza di Paolo Mauri e Mauro Ermanno Giovanardi che cantano in qualche brano, i 2+2=5 ritornano in studio per registrare un 12 pollici composto da sei brani, tre per ogni facciata. Il mini LP (etichetta Materiali Sonori) venne stampato in vinile di colore rosa. Il disco conteneva anche una T-shirt e alcune cartoline. Anche in questo caso vennero stampate poche copie. Non vi sono state successive  ristampe né in vinile né in CD. I suoni ricalcano quelli dell'album precedente, caratterizzati da quel minimalismo elettronico che vede la dominanza di synth, basso e drum machine. I 2+2=5 entreranno ancora una volta in sala di registrazione, tre anni dopo, nel 1988, per realizzare un altro 12" dal titolo "Amazing Stories", (per l'etichetta UT) con quattro brani cantati in inglese. Non lo possiedo e quindi mi sono limitato a postare come bonus tracks due delle quattro tracce.


In conclusione vi propongo uno stralcio dell'intervista che Giacomo Spazio rilasciò alcuni anni fa ricordando i tempi della registrazione del primo album, nel 1984.

"Non ho mai pensato che fare un disco in vinile fosse importante. Quando ho iniziato ad occuparmi seriamente di musica, producevo K7 (tape). Belle, bellissime. Facili da comperare e ancora più semplici da registrare, in casa con la doppia piastra. La registrazione di un disco in vinile arrivò anni dopo, quando Nino (La Loggia) si convinse che potevamo insieme produrre qualcosa di interessante. Solo allora, finite le registrazioni di “Into The Future” con Rieko che ci diede man forte suonando le tastiere, pensammo che era il momento di stampare un vero e proprio LP. Ci aiutò in questo la Ma.So. e finalmente la nostra band, che in culo alle regole, avevamo battezzato con un operazione matematica (2+2=5), diventò reale. Tutti (a dire il vero non proprio tutti dal momento che stampammo 500 copie), si accorsero della nostra esistenza. Persino la rivista inglese NME, parlò del nostro disco. Ma concerti praticamente nulla. Quelli arrivarono dopo, quando le strade artistiche di ognuno iniziarono a prendere direzioni differenti. Ma sono davvero felice di avere pubblicato dei dischi in gioventù, sia per l’amicizia che mi lega ancora ai miei compagni di avventura, sia perché (come tutti quelli che allora hanno lasciato un segno tangibile) abbiamo inciso in maniera indelebile la STORIA di questa nazione".


LinkInto The Future - 1984
LinkDi che cosa parliamo... - 1985

Post by George 

Lucio Dalla e gli Idoli - Geniale? 1969 -1970 (inediti)

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 TRACKLIST

1 Gragnanino blues (Dalla-Lecardi)
2 1999 (Bardotti-Dalla-G.F.Reverberi)
3 Sylvie (Bardotti-Dalla-Baldazzi)
4 Summertime (Gershwin)
5 Il mio fiore nero (Phillips- Migliacci)
6 Africa (Pallottino-Dalla-Bardotti)
7 Non è una festa (Baldazzi-Dalla)
8 Geniale (Dalla)
9 Fottiti (Dalla)
10 Etto (Dalla)
11 4 marzo 1943 (Pallottino-Dalla)

Registrazioni effettuate durante i concerti di Barga di Lucca (febbraio 1969, tracce 1 e 2) e a “La Mecca” di Rimini (agosto 1970, tracce da 3 a 11)



Strana storia quella di questo disco, testimonianza dei primi passi musicali di Lucio Dalla.

Chiariamo subito che non si tratta di un bootleg, o di registrazioni rubate, ma di un album edito ufficialmente in CD e MC nel 1991, dalla RCA, editato e rimasterizzato dalla “Pressing”, etichetta fondata dallo stesso artista bolognese. L’album ha avuto poi due ristampe a stretto giro di posta nel ’93 e  ’94 per etichette svizzere. Da allora risulta fuori catalogo, anche se qualche pezzo risulta oggi recuperabile nel Tubo.

Dopo un apprendistato musicale in alcune formazioni che spaziano dal jazz classico a un repertorio da dancing (Second Roman New Orleans Jazz Band e Flippers), convinto da Gino Paoli, Lucio Dalla si lancia nella carriera solista esordendo con un singolo del ’64, seguito da altre prove, tutte di scarso esito commerciale. Nonostante gli insuccessi fino a lì raccolti, un caparbio Lucio Dalla decide di prendere un gruppo che lo accompagni nei concerti (ma sarebbe più corretto chiamarle, con il lessico dell’epoca, “serate”). Sono Gli Idoli, e saranno composti da musicisti di area bolognese. Con essi inciderà nel 1966 il suo primo album, “1999”, che gli consentirà di esibirsi con “Paff… bum!” al Festival di Sanremo in coppia con gli Yardbirds di Jeff Beck e Jimmy Page. Ciò nonostante, il successo è ancora al di là a venire, e il giovane Lucio Dalla scorrazza tra balere, sale da ballo, feste di piazza.

E’ proprio questo ruspante aspetto live dei primi anni che viene documentato da “Geniale?”. Si tratta, come da titolo, di registrazioni dal vivo risalenti agli anni ’69-’70, in cui possiamo trovare alcuni dei brani del primo Lucio Dalla, già usciti in singoli e nei primi due album (del ’70 è infatti “Terra di Gaibola”), una simil-cover (una “Summertime” virata a scat e finto-inglese, come tipico del Dalla degli esordi) e alcuni brani inediti (da “Gragnanino blues” e “Geniale” poco più delle jam, a pezzi scat come “Fottiti” ed “Etto”), fino all’unica canzone propriamente detta, “Non è una festa”. Tra l’altro, si tratta di una gran bella canzone, sugli autori della quale c’è molta confusione: il pezzo fu inciso in quello stesso 1969 da Little Tony, accreditato a Franco Migliacci e allo stesso Little Tony. Sui credit del CD che stiamo presentando sono indicati invece Gianfranco Baldazzi e Lucio Dalla. Fin qui nulla di strano, essendo quella della falsa attribuzione SIAE una delle pratiche più consuete nella musica italiana dell’epoca (e sorvoliamo qui sui diversi motivi che potevano sottostare a tale consuetudine). La pagina Wikipedia degli Idoli riporta che in alcuni casi il batterista Giorgio Lecardi ha scritto testi per canzoni cantate da Dalla, tra le quali “Gragnanino blues” e “Non è un segreto”. Ora, mentre la prima trova posto in “Geniale?” (con il giusto credit Dalla-Lecardi, seppur con un “r” di troppo: Lercardi. Anche nell’attribuzione di “Summertime” c’è un refuso), della seconda non vi è traccia, e ciò lascia pensare che potrebbe trattarsi, appunto, di “Non è una festa”, ammettendo l’ipotesi che la “Non è un segreto” citata da Wikipedia sia un lapsus o che “Non è una festa” sia una seconda versione di “Non è un segreto”.



Oltre il piacere di riascoltare questo Lucio Dalla ancora acerbo (stavo per scrivere “imberbe”, poi ho pensato bene di lavorare di sinonimi), che dal vivo riveste di estro, digressioni e scherzi con i musicisti le sue prime canzoni, questo disco di archivio, tra l’altro registrato, dato il contesto, molto bene, propone un’altra curiosità che, a quanto so, pochi finora hanno notato. Seguitemi. L'ultimo brano dell’album è il celebre “4 marzo '43”. Ora il dubbio è: visto che l’artista bolognese la presentò a Sanremo 1971, quindi oltre il limite temporale segnalato dal titolo e specificato all’interno (agosto, ’70), come stanno le cose? Personalmente mi sono venute in mente tre ipotesi: A) la data riportata nel libretto è errata. Mi sembra singolare, essendo, come detto in apertura, una pubblicazione ufficiale (anche se passata un po' sotto silenzio). Aggiungo che, come potrete notare, dalla registrazione non trapela nessun applauso particolare all'inizio della canzone, il che forse confermerebbe la data 1970 (se fosse stata eseguita dopo Sanremo probabilmente ci sarebbe stata un'ovazione, visto il successo riscosso); B) Al Festival di Sanremo di quegli anni la regola dell'inedito non valeva per le mere esecuzioni dal vivo, ancora non edite. C) La regola esisteva e ne consegue quindi che Dalla portò un pezzo già eseguito dal vivo (cosa non consentita), il che avrebbe dovuto portare alla sua esclusione dalla manifestazione, ma all’epoca (di là a venire i telefonini e i social network) nessuno se ne accorse, e così il buon Lucio la passò liscia e poté andare felicemente incontro al suo primo successo.

Mesi fa, mi è venuta voglia di chiarire questa cosa appellandomi a chi poteva saperne un po’ di più. Ho chiamato in causa Federico Guglielmi, storico giornalista musicale che qui desidero vivamente ringraziare, il quale, anche lui incuriosito dalla vicenda, ha a sua volta interpellato Enrico De Angelis, probabilmente il più autorevole critico e studioso della canzone italiana nonché, fino a un paio di mesi fa, “Grande Capo” del Club Tenco. De Angelis così risponde: “Potrebbe trattarsi di un errore. Il disco contiene tutte canzoni precedenti, uscite appunto entro il '70, firmate tutte - tranne "Africa" e appunto "4 marzo ‘43" - da parolieri diversi dalla Pallottino e precedenti a lei. La collocazione proprio alla fine del disco di "4 marzo ‘43" mi fa pensare che per motivi commerciali abbiano aggiunto quella come una specie di bonus track, sia pur non dichiarata, anche se in un'esecuzione successiva (sicuramente di pochissimo, peraltro), e ciò non sia poi stato specificato. E' vero che nel libretto viene esplicitamente accreditata all'agosto '70 alla Mecca di Rimini... ma sappiamo bene l'imprecisione e l'approssimazione dei discografici, in particolare dei compilatori di raccolte. L'assenza degli applausi scroscianti potrebbe essere spiegata dal fatto che, se noti, da tutti i brani gli applausi iniziali sono stati tolti. Ma in effetti anche quelli finali sono debolissimi. Certo, la Pallottino entra in scena proprio nel '70, e quindi siamo sul confine dei due periodi. Lei spedisce a Lucio una busta con questo testo e un altro (i primi due della loro collaborazione) e Lucio lo musica mentre si trova in vacanza alle Tremiti. Possibile che in agosto già la canti dal vivo col gruppo? Non è escluso, comunque, che sia davvero un'esecuzione precedente al Festival. Non saprei giurare né una cosa né un'altra.”

Ordunque, chiamiamo a raccolta i lettori Stratosferici, eventuali esperti di normative sanremesi (cosa che il curatore di questo post si rammarica di non essere), per aiutarci a far luce su questo piccolo “mistero”.

Nel frattempo godetevi in tutto il suo animalesco splendore il primo Lucio Dalla!




Post by Andrea with a little Captain's hand

Le Antologie della Stratosfera vol. 31 - Vittorio De Scalzi & La Storia dei New Trolls LIVE - 2 concerti e mezzo

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1 -  Vittorio De Scalzi & La Storia dei New Trolls - 2000 - Concerto Grosso Live


TRACKLIST :

01 Allegro
02 Adagio
03 Cadenza-Andante con moto
04 Shadows (per Jimi Hendrix)
05 In St. Peter's Day
06 Vivace [Live]
07 Andante (Most dear Lady)
08 Intro a Moderato
09 Moderato (Fare you well dove)
10 Le Roi Soleil
11 Una miniera
12 Preludio - Signore, io sono Irish
13 Wings [Live]

 
Quanto Vi propongo oggi non ha certo la pretesa di competere con le gemme pubblicate in questi ultimi giorni dai nostri amici, e pur tuttavia mi auguro che i concerti che troverete di seguito possano essere di Vostro gradimento, soprattutto se ancora non avete avuto la fortuna di ascoltarli. Sono due cd completamente agli antipodi, ed è proprio per questo che li accomuno, oltre al fatto di essere stati prodotti entrambi a nome di Vittorio De Scalzi e la Storia dei New Trolls, una delle tante derivazioni seguite agli innumerevoli litigi e riappacificazioni ai quali i New Trolls ci hanno abituato sin dai primi tempi dei loro esordi (New Trolls, Ibis, NT Atomic System, Tritons, Johnny dei Tritons e chi più ne ha…).


 Il primo lavoro, dal titolo : ”Concerto Grosso Live”, è stato registrato dal vivo al Teatro Milanollo di Savigliano (Cuneo) il 9/11/2000 assieme all’Orchestra Filarmonica di Torino con direttore una vecchia conoscenza dei nostri, quel Maurizio Salvi che qualcuno ricorderà nel quadrinomio : Nico, Frank, Gianni e Maurizio, divenuti poi Ibis, e con alla batteria un’altra vecchia conoscenza del movimento prog Genovese, quell’Alfio Vitanza che con Oliviero Lacagnina e Marcello Della Casa aveva dato luogo al gruppo dei Latte e Miele, autori di eccelsi lavori quali Passio Secundum Mattheum e Papillon.

 
Il cd in questione non ebbe una distribuzione ordinaria, ma fu venduto in allegato col quotidiano La Stampa di Torino, da qui la sua non facile reperibilità. Se non vado errato, ma Voi cari amici saprete senz’altro essere più precisi del sottoscritto, fu ristampato in seguito in Giappone, ma non in Italia. Tutti brani del cd furono registrati durante il Concerto di cui sopra, eccezion fatta per gli ultimi due brani : Preludio/Signore, io sono Irish & Wings, registrati all’Abbazia di San Fruttuoso, Genova, e comunque l’intero lavoro presenta una notevole qualità sonora.



 2 - Vittorio De Scalzi & La Storia dei New Trolls - 1998 - Live

 

TRACKLIST :

01 Una miniera
02 Quella carezza della sera
 03 Irish
04 Ti ricordi Joe
05 America ok
06 Davanti agli occhi miei
07 Visioni
08 Il treno
09 Aldebaran
10 Quelli come noi
11 Faccia di cane
12 La musica che gira intorno



Il secondo lavoro invece lo reputo il tipico colpo di fortuna e mi spiego : di fronte al solito cestone da Autogrill incappai in quella che pareva essere la tipica raccolta di brani storici dei New Trolls, a prezzo appunto ovviamente da Autogrill, se non ricordo male 4 o 5 €. Incuriosito però dal fatto che anche questo cd fosse a nome : Vittorio De Scalzi e la Storia dei New Trolls lo acquistai, scoprendo che si trattava di un altro concerto registrato a Genova il 9 Ottobre 1998 al Teatro Politeama di Genova, con la stessa precisa line up del Concerto Grosso Live di cui sopra, ovvero oltre ai già citati De Scalzi e Vitanza, Andrea Maddalone alla chitarra e alla voce, Mauro Sposito anche lui chitarra e voce, e Roberto Tiranti voce e basso (mancavano Maurizio Salvi e la Sua Orchestra Filarmonica con i quali avrebbe intrapreso la tournèe qualche anno dopo) .



La particolarità è che non furono suonati brani dai vari “Concerti Grossi”, bensì successi che avevano attraversato 30 anni di storia della musica italiana: a titolo personale apprezzai molto “Il treno” (ho sempre amato FS) e la cover de La musica che gira intorno di Ivano Fossati, ma nel complesso tutto il concerto è godibilissimo.

 

2 e 1/2 -  Vittorio De Scalzi & La Storia dei New Trolls - 2001 - Concerto Grosso (Radio italia)


Come avrete notato, nel titolo avevo scritto “Due concerti e mezzo”, questo perché sempre nel 2001, Radio Italia trasmise il Concerto Grosso 2001, suonato in diretta, questo si con la line up assolutamente uguale a quella del cd, ma con qualche leggera differenza nella scaletta e nei brani, e così sia Wings che Signore, io sono Irish sono suonati dal vivo, ed inoltre troviamo Quella carezza della sera e persino Poster di Baglioni, benché solo nel suo riff vocale.


Ho voluto aggiungere qui quest’ultimo concerto, ritenendo di non dover pubblicare un nuovo post a fronte di così piccole differenze, certo di fornire linfa vitale a quella patologia della quale siamo in molti sofferenti che va sotto il nome di completismo. Bene cari amici, felice ascolto, buon divertimento e soprattutto buona salute a Voi tutti, Vostro Frank-One.



LINKLa Storia Live 1998
LINKConcerto Grosso Live 2000
LINKConcerto Grosso Radio 2001

Post by Frank-One with a little Captain's touch

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