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Channel: VERSO LA STRATOSFERA
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Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 9 - Leonard Cohen live Teatro Orfeo, Milano, 24 March 1985 (evening show)

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Leonard Cohen Special Tribute


TRACKLIST:

Disc 1
01. Bird on the Wire 
02. The Law 
03. Hey, That's No Way to Say Goodbye 
04. Who by Fire 
05. Sisters of Mercy 
06. There Is a War 
07. Dance Me to the End of Love 
08. Night Comes On 
09. The Partisan (Anna Marly/Hy Zaret) 
10. Hallelujah (cut end - sorry!)

Disc 2 
11. Avalanche (Leonard Cohen solo)
12. Chelsea Hotel #2 (Leonard Cohen solo)
13. The Stranger Song (Leonard Cohen solo)
14. Story of Isaac 
15. Famous Blue Raincoat 
16. Lover, Lover, Lover 
17. Tennessee Waltz (Pee Wee King/Redd Stewart/Leonard Cohen) 
18. Memories (Leonard Cohen/Phil Spector) 

Encores
19. Suzanne 
20. If It Be Your Will 
21. Passin' Through (Richard Blakesley, arr. Leonard Cohen) 
22. So Long, Marianne 
23. Bird on the Wire  


THE BAND 

Leonard Cohen - vocals, acoustic guitar 
Anjani Thomas - vocals, keyboards 
Mitchell Watkins - guitars, keyboards, back-up vocals 
Ron Getman - guitars, pedal steel, back-up vocals 
John Crowder - bass, back-up vocals 
Richard Crooks - drums 


Capitolo speciale della serie "Historic bands live in Italy" dedicato al grande Leonard Cohen. 
A pochissimi giorni dalla sua scomparsa non potevamo esimerci dal dedicare al grande cantautore-poeta una pagina sulla Stratosfera. Niente prog quindi, ma grandi emozioni che si snodano al fianco di una nota di tristezza. I titoli sui giornali hanno definito Leonard Cohen come "la voce seducente di un poeta tormentato e senza tabù". Ed è proprio così. Cohen se ne andato anche lui, a 82 anni, nella sua casa di Los Angeles, in questo 2016 che si è preso con sé una miriade di nomi illustri. Qualche giorno fa aveva confessato al New Yorker, con la sua solita ironia: "Sono pronto a morire. Spero non sia troppo disagevole". La sua eredità musicale è sconfinata. Come accaduto per David Bowie con "Blackstar" anche Cohen lascia come ultimo testamento sonoro uno splendido disco fresco di stampa, "You Want it Darker".


Per ripercorrere il percorso storico e artistico di Leonard Cohen non basterebbe un intero volume. Tra gli innumerevoli articoli che ho letto in questi giorni sui quotidiani, mi è particolarmente piaciuto quello di Marinella Venegoni sulle pagine de La Stampa, laddove, con poche ma efficaci pennellate, ne definisce la personalità. "Artista di razza, poeta letterato e cantautore seminale, con la sua sensibilità spoglia e raffinata, la voce profonda e sexy, il rifiuto della retorica, Leonard Cohen ha costruito al pari di Bob Dylan le sensibilità e gli umori di una generazione che guardava sempre avanti e altrove". 


Credo che l'essenza di Cohen la si ritrovi ben sintetizzata in queste poche righe. Peraltro va ricordato che esordì come scrittore a soli 22 anni, con un romanzo. "Beautiful Losers", questo il titolo, che venne osannato dalla critica letteraria. Agli albori della sua discografia si posizione quel leggendario "Songs of Leonard Cohen", data 1967. Voce, chitarra e null'altro. Tra i solchi alcuni capolavori quali Suzanne So Long, Marianne, che lo seguiranno nel corso della vita. Suzanne  con ogni probabilità è il brano più "coverato" di Cohen, da Joan Baez ai Fairport Convention, da Neil Diamond ai REM, e moltissimi altri ancora, incluso il nostro Fabrizio De André che ne realizzò una versione in italiano nel 1972. Nel 1969 viene pubblicato "Songs from a Room", altro capolavoro che ricordo essere stato il primo disco in assoluto di LC che ho ascoltato. Nel 1970 è tra i protagonisti del Festival dell'isola di Wight. Nel 1974, scrive Chelsea Hotel #2, dove racconta la sua breve relazione con Janis Joplin. Lo ricorda anche nel concerto di Milano. Nel 1984 incide un altro grande capolavoro, ripreso anche da John Cale, intitolato Hallelujah (che nel concerto viene presentata come new song, ma purtroppo è tagliata alla fine).  Questi e altri brani fanno parte dello splendido concerto che vi offriamo in questo speciale capitolo. Si tratta della prima volta di Leonard Cohen in Italia, così come ricorda  lo stesso cantautore prima di Sisters of Mercy. Come avrete visto dal titolo, il concerto è stato registrato al Teatro Orfeo di Milano, il 24 marzo 1985. Una ottima band lo accompagna, ad iniziare da Anjani Thomas, sua compagna e musa ispiratrice, alla voce e tastiere. 


Spero che lo show, proposto nella sua integralità, sia di vostro gradimento, così come l'ho gradito e apprezzato io nel corso di questi anni. Ho diviso il concerto in due distinti CD, coincidenti con i due set. La qualità sonora non è eccelsa, mentre sono eccelse le emozioni che Leonard ci trasmette con la sua voce e la sua musica. Dite la vostra su Leonard Cohen. Non può che farci piacere.

Thank You Leonard. We don't forget 




Post by George 


Dario Baldan Bembo - 1977 - Migrazione

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 TRACKLIST :

1 - Migrazione
2 - Viaggio
3 - Arrivo
4 - Non mi lasciare
5 - Lontana Eri
6 - Città Dei Pensieri
7 - La Mia Casa
8 - Risveglio

Prima di passare all'analisi del disco che vi presentiamo, consentitemi di scusarmi con Mauro Lizard, che mi passò questo ed altri contributi moltissimo tempo fa. Purtroppo questi contributi erano finiti, dimenticati sino ad ora, sul mio portatile del lavoro, che non accendo mai a casa. Grazie dunque a Lizard per il bellissimo contributo e passiamo a parlare di "Migrazione"...

Concept album, un concetto questo (e mi perdonerete l'allitterazione) che fa immediatamente brillare gli occhi a noi appassionati di rock progressivo, e che vanta esempi mirabili durante tutta la decade dei seventies (e non solo) sia in italia che all'estero. In effetti, in tutte le canzoni del disco, ritroviamo il tema della distanza e degli affetti lasciati lontano, sentimento tipico ed unificante per il popolo cosidetto dei migranti. Tema mai attuale e doloroso come oggi, che ci troviamo a vivere i periodi che tutti sappiamo, a cui purtroppo ci stiamo persino abituando. Il pezzo dell'album più affine al nostro blog è certamente la strumentale "Arrivo", davvero un gioiellino che, con i suoi 7 minuti e mezzo, è anche il secondo brano più lungo dell'album. Molto belle a mio giudizio risultano anche la open/title track "Migrazione" con un ottimo incedere e "Viaggio", con un bell'assolo di flauto nel finale. Un discorso a parte lo merita la davvero ottima "Città dei pensieri", 11 minuti abbondanti per un pezzo davvero memorabile, con un ottimo uso dei cori. Per il resto, belle canzoni  comunque non banali (vedi ad esempio il singolo di successo "Non mi lasciare"), anche se viene concesso decisamente più spazio alla melodia ed all'immediatezza dei suoni (bisogna pur campare, direbbe qualcuno).

Per chiudere il cerchio, quest'album dimostra, se ce ne fosse bisogno, che Dario baladan Bembo non è solo quello, che tutti ricordiamo, di "L'amico" (Ancora risuona nell'aere il refrain inconfondibile "...E', l'amico è, qualcosa che più ce n'è meglio è..." - e chi non la conosce?) di portobelliana memoria, ma un artista di deciso spessore (lo dimostra anche l'enorme quantità di canzoni scritte per molti artisti, tra cui ricordiamo alcuni dei più grandi successi di Renato Zero e Riccardo Fogli

 La Nuova Equipe 84: da sinistra a destra, Franz Di Cioccio, Dario Baldan Bembo, Maurizio Vandelli e Victor Sogliani

Su wikipediaè possibile leggere una biografia abbastanza approfondita di Dario Baldan Bembo (al link l'articolo completo):

"(...) Eccellente pianista e tastierista, inizia l'attività nel mondo musicale con il fratello maggiore Alberto (pianista, organista e vibrafonista) con cui si esibisce durante le serate estive in vari locali; nel 1966 conosce Ico Cerutti, che lo porta al Clan Celentano come tastierista, e si mette in luce suonando nei dischi dell'etichetta. Il primo grande successo di Dario Baldan Bembo è il celebre tema strumentale Djamballà, colonna sonora del film Il dio serpente, uscito nel 1970 con Nadia Cassini come protagonista. La genesi di questo brano è molto controversa a causa di una disputa con Augusto Martelli, che chiese a Baldan Bembo (all'epoca giovanissimo e non ancora iscritto alla Siae) di collaborare alle musiche per il film. L'autore formalmente registrato alla Siae per Djamballà rimase Martelli, ma Baldan Bembo ha più volte spiegato negli anni cosa accadde in realtà. Collabora poi con Lucio Battisti nel disco Amore e non amore nel 1970 (ma pubblicato nel 1971): in quell'occasione conosce il batterista de I Quelli, Franz Di Cioccio, con cui entra nella formazione dell'Equipe 84, in difficoltà per l'arresto di Alfio Cantarella e la defezione di Franco Ceccarelli. L'Equipe incide nel disco Casa mia le due prime canzoni scritte da Baldan Bembo su testo di Maurizio Vandelli, "Nessuno" e "2000 km"; grazie a Battisti conosce Bruno Lauzi, che gli scrive due testi per due brani che verranno portati al successo da Mia Martini: Piccolo uomo e Donna sola (1972). (...). Partecipa inoltre, in qualità di tastierista, nell'LP Seduto sull'alba a guardare dei Salis. Nel 1972 compone insieme a Ciro Dammicco la musica della canzone Le rose blu. Con il testo di Alberto Salerno la canzone esce su 45 giri senza nessun riscontro di vendita. Dopo alcuni mesi, grazie all'intervento di Vince Tempera, viene realizzata una versione strumentale del pezzo, che diventa un grande successo con il nome di Soleado. Successivamente la canzone esce in America con una versione dal titolo When a child is born, che diventa una hit natalizia e che verrà cantata dalle maggiori Star mondiali: Bing Crosby, Mireille Mathieu, Demis Roussos, Placido Domingo, Andrea Bocelli, Il Divo, Sarah Brightman e tanti altri. Nel 1975 debutta come cantautore con Aria, che sarà un successo internazionale, a cui farà seguito nel 1977 Non mi lasciare."


Post by Captain & Mauro Lizard

Tritons - 1973 - Satisfaction (with bonus tracks)

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TRACKLIST:

01. With a girl like you
02. Screwinsnort ball
03. Rock around the clock
04. Free heaven in time
05. I can't get no Satisfaction
06. Rain storm fever
07. Paso robles
08. Sunny afternoon

Bonus tracks:

09. I can't get no Satisfaction (single version, side A, 1973)
10. Drifter (single, side B, 1973)
11. Ba ba ba (single, side A, 1976)
12. New York City (single, side B, 1976)


FORMAZIONE

Nico Di Palo - chitarra, voce
Maurizio Salvi - tastiere
Frank Laugelli - basso
Ric Parnell - batteria

con la collaborazione di

Kamsin Urzino - voce
Jimmy Villotti - chitarra
Roger Mazzoncini - tastiere
Gilberto Faggioli - basso
 Daniel Palella - batteria


Tanto clamore per una simile "belinata", come mi disse a suo tempo un amico ligure? Ebbene sì, la montagna ha partorito il topolino. Mi sento di sottoscriverlo. Limitiamoci a prendere questo disco per quello che è (o che fu), un semplice divertissement scanzonato e disimpegnato ad opera di una parte litigiosa dei New Trolls agli albori del 1973. Il pasticcio legato alla realizzazione di questo disco, alle defezioni, alle liti, alle scopiazzature, ai falsi, è storia nota e, sinceramente, mi ha rotto da tempo le scatole e non mi interessa più di tanto ripercorrerla. Lo hanno fatto più che bene sia Augusto Croce su Italian Prog (qui), con cui tra l'altro mi complimento per la pubblicazione del tanto atteso omonimo libro, che JJ John su John's Classic Rock (qui). Vi devo riportare un commento lasciato su quest'ultimo sito, a proposito di questo disco perché è troppo divertente: "Tanto rumore per nulla come disse un famoso critico cinematografico all'indomani dell'uscita del film 'Il Petomane' di Ugo Tognazzi".

Ma allora la domanda è: perché diavolo ho fatto questo post? Non lo so bene, ma forse perché al fianco di opere impegnate e impegnative (per le nostre orecchie) o di tristi commemorazioni, ogni tanto ci sta pure bene un po' di bubble gum music nostrana. E poi...mancava sulla Stratosfera!

French cover
German cover #1
Detto questo passiamo al disco. Contiene otto brani scaturiti con ogni probabilità da una jam session, cover stravolte di celebri classici di Elvis Presley, Bill Haley, Rolling Stones, Kinks, ecc., oltre a qualche brano originale scritto per l'occasione. Satisfaction venne anche pubblicato come singolo ed ebbe un successo clamoroso in tutta Europa. Il disco venne stampato in Germania, Francia, UK, Portogallo, Spagna, tanto per citare alcuni Paesi. Il vero capolavoro, permettetemi di dirlo, è però Drifter (il lato B di Satisfaction), un rock acido e vibrante che riporta ai grandi e veri New Trolls dei tempi migliori.

Portugal cover
Spain cover
Quindi, giusto per ricapitolare, il 1973 vede sia l'uscita del singolo che, a ruota, del 33 giri.
A questo punto parte in tromba il solo Gianni Belleno, in aperta polemica con gli altri perché non pienamente soddisfatto del "capolavoro", per realizzare un disco del tipo copia-incolla con lo pseudonimo Johnny dei Tritons (era il 1974). Visto che non me ne importa un fico secco, lascerò ad altri amici, se lo vorranno, il compito di completare il post col prodotto del solo Belleno o con i falsi Tritons.Ma vogliamo parlare dell'altro singolo pubblicato tra le bonus tracks? Quello del 1976? Se già il titolo vi sembra una porcata, non temete: il brano è ancora peggio. Appena dignitoso il retro. E pensare che vi suonano Di Palo e Laugelli.

German cover #2


Siamo in chiusura e allora una domanda ai nostri critici e, più in generale, ai nostri amici, la pongo io: nel singolo Satisfaction, che è in versione diversa rispetto a quella dell'album, è presente o meno Gianni Belleno (che dovrebbe pure essere il cantante)? O vi è sempre e solo Ric Parnell? Credetemi, ho il sonno turbato da questo dilemma. Vi aspetto nei commenti. Intanto vi auguro, come sempre, buon ascolto.

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Post by George 

Giovanna "Vanna" Brosio (Torino, 18/04/1943 - 19/06/2010)

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Biografia a cura di Peppuccio Purromuto (2003)

Un po’ introversa, modesta, profondamente umana, fa della dolcezza e della semplicità i suoi mezzi per comunicare con il prossimo. Vorrebbe farlo anche con la voce ma la sua ispirazione artistica la spinge a modelli non facilmente recepibili. <<Io canterei molto bene - dice Vanna Brosio – ma purtroppo non ho la voce di Mina o della Fitzgerald ; ho soltanto una spiccata musicalità e mi sento portata per un genere di musica che purtroppo non incontra il favore del pubblico >>. Per questo motivo, alla domanda se preferisca l’attività di attrice e presentatrice a quella di cantante risponde in modo affermativo.
Nata a Torino, figlia di un austero antiquario, fino a vent’anni il suo incontro con lo spettacolo avviene solo sui palcoscenici di teatrini improvvisati per episodiche recite nel collegio dove frequenta il liceo artistico. Finiti gli studi si iscrive ad un corso di lingue. Contemporaneamente, aiuta il padre nel suo lavoro di antiquario. Il caso vuole che il loro negozio sorga proprio di fronte all’edificio della RAI di Torino: accade così che per l’interessamento di qualche programmista, a Vanna viene offerta l’opportunità di piccole evasioni dal tran-tran quotidiano con particine e figurazioni in alcune trasmissioni.
Quel nuovo mondo, stravagante, in breve la conquista e quando qualcuno le suggerisce che potrebbe tentare, con un certo successo, la strada della fotomodella, lascia Torino e si trasferisce a Milano.
Il nuovo lavoro la impegna immediatamente con severità concedendole altresì insperate, quanto gradite, soddisfazioni personali. <<Per me – confessa Vanna Brosio – lavorare come fotomodella, interpretare fotoromanzi e caroselli pubblicitari era la cosa più bella che potessi desiderare, in quel particolare momento. Certo, le cose veramente importanti della vita sono altre, ma io, allora, non chiedevo che di godermi il mio senso di indipendenza, la mia libertà e il mio modesto ma importantissimo successo >>.
Nel 1963, in vacanza a Forte dei Marmi, esordisce come cantante nientedimeno che alla <<Bussola>>…dopo la chiusura, però, e alla presenza di pochi amici.
Fra questi ce n’è però uno che ascolta il repertorio di quella timida ragazza che interpreta con inattesa musicalità impegnative canzoni di Julie London ed Ella Fitzgerald: si tratta di Bruno Martino il quale, alla fine dell’estemporaneo <<show>>, si congratula con lei e la incoraggia a seguitare su quella strada. Martino fa anzi di più : si interessa per farle ottenere dei provini in diverse case discografiche fino a che la sua protetta non firma un regolare contratto con la << Voce del Padrone >>. L’anno successivo, siamo nel 1964, Vanna incide il suo primo disco dal titolo Come mio padre, un delicato motivo romantico-sentimentale che le frutta immediatamente cinquantamila copie vendute.

Il successo del singolo fa si che la suddetta casa discografica le faccia incidere pochi mesi dopo un nuovo disco dal titolo Non rispondo di me. Ottime le vendite anche in questo caso.

<< L’inizio poteva ben dirsi incoraggiante – ricorda la Brosio – ma a quel punto sbagliai tutto e non seppi amministrarmi con criterio. Invece di distrarmi in altre attività, come fare la valletta di Mike Bongiorno in La fiera dei sogni e partecipare ad alcuni filmati e special televisivi, avrei dovuto seguire il suggerimento di Fred Bongusto di darmi il nome d’arte di Francesca e partecipare a qualche festival o ad Un disco per l’estate, cose alle quali tenevo molto>>.

Nel ’66 entra a far parte del Clan Celentano e partecipa a numerosi spettacoli con Adriano e Don Backy. << mi divertivo moltissimo – ricorda Vanna – perché nei confronti di Adriano ho sempre provato lo stesso entusiastico divertimento dei suoi ammiratori . L’anno successivo, 1967, passa ad una nuova etichetta ed incide la splendida Con la faccia all’ingiù colonna sonora del film Cupido 7 a cui fa seguito la ritmata Non sei bello ma sei simpatico

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Sono di quel periodo Il primo giorno di primavera, Le mele verdi e la sua partecipazione a tutte le edizioni di Settevoci al fianco di Pippo Baudo, oltre che a numerose trasmissioni radio e televisive.
Nel ’71 presenta la trasmissione radiofonica, Novità, della quale interpreta anche la sigla. Fa poi in televisione Come quando fuori piove con Raffaele Pisu e Domenica insieme con Bruno Lauzi. Nel frattempo cambia ancora casa discografica e passa alla <<Barclay>> con la quale incide Te lo dirò in confidenza.


Nel 1972 a strapparla da una certa monotonia, ci pensa la televisione che le offre finalmente un’occasione maiuscola, quella di condurre, insieme all’attore Nino Fuscagni, la trasmissione Adesso musica della quale canta la sigla dal titolo Oggi, domani, sempre. E’ il successo. In breve è assediata da ammiratori noti e sconosciuti, riceve lettere, telefonate, fiori a profusione: in una parola è la popolarità. La rubrica musicale, dato l’ottimo indice di gradimento, andrà avanti fino al 1976.



Escono sul mercato in quegli anni vari 45 giri : Viva noiUna vita difficile (composta da Jannacci) e La montagna , brano di Cristiano Malgioglio. 







Nel 1977 in coppia con Augusto Martelli è la volta del programma musicale  Bella senz’anima del quale Vanna incide la sigla dal titolo Colpa di un disco, lato B strumentale.
L'anno successivo incide L'aquilone, lato B strumentale.
Nel 1980 con lo pseudonimo di G.Bri pubblica Non rompere, lato B strumentale.
Infine nel 1982 esce Frutta fuori stagione.


Seguono altri anni di successi, dischi, film e partecipazioni a “Discoring“, “Domenica in”, molti programmi fino al 1984, che la vede al fianco di Aldo Biscardi nella conduzione del Processo del lunedì del quale canta anche la sigla dal titolo “Ho la testa nel pallone” che costituisce il nuovo singolo. Nel 1985 presenta “Domenica Gol” su Rai Tre ed esce un altro 45 giri “Dai campione”anche questo come il precedente scelto come sigla del programma.


Sono per la Brosio anni nei quali, dando prova di grande versatilità, abbraccia con successo la carriera di giornalista sportiva firmando ben 120 articoli per il settimanale “Sorrisi e Canzoni” e realizzando interviste alle piu’ importanti star del calcio internazionale per vari programmi Rai tra i quali: 90’ mondiali – Tuttocampionati 91/92 TG 2 – Derby T.G.S. 93 – Processo ai mondiali 94 - Sport sera T.G.S.  Rai 2 1996 .

Da lì dopo una carriera trentennale la decisione, dovuta anche a motivi familiari, di dedicare maggior tempo alla vita privata , riducendo per sua scelta i ritmi lavorativi.
Oggi Vanna vive serenamente nei pressi di Torino e non è escluso che nel suo futuro ci sia un programma Rai.


Nel 1998 la Giallo Records pubblica, in un cd antologico, 4 canzoni del periodo Variety, tra cui un inedito del 1969 scritto da Claudio Daiano, La nostra storia finisce qui

Muore nel giugno del 2010 a Torino dopo una lunga malattia. Il suo funerale viene celebrato il 21 giugno nella chiesa di Piossasco, piccolo centro del Torinese dove si era ritirata a vita privata nella casa dell'anziana madre a partire dalla metà degli anni Novanta.


1966 The Bigs - Nella gabbia/Rido e riderò 44 giri

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I Bigs (o meglio The Bigs) erano uno dei molti gruppi inglesi calati in Italia, in precedenza si chiamavano The Exotics. Il brano scelto per la cover era uno dei più sfruttati all'epoca, si trattava di un brano R&B all'origine di James Brown, ripreso dai Moody Blues nel loro LP pre-psichedelico e pre-sinfonico "The Magnificent Moodies" del 1966. Come in altre occasioni dalla Inghilterra la popolarità del brano arrivò in Italia via radio. Una versione con un buon tiro che non sfigura troppo al confronto con quella del re del soul. Il testo originale era molto più semplice e lineare di quello italiano, il concetto unico era "se mi lasci, esco pazzo".



Le antologie della Stratosfera vol. 28 - Hopo 1982-1991 Almost Complete Works

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HOPO - 1982 - SENTI studio & live

01 Senti
02 Per strada
03 Nascondino della luna
04 Rana
05 Crema
06 Singolarità
07 Senti (live bonus track)
08 Per strada (live bonus track)
09 Rana (live bonus track)
10 Mister rock (inedito live)
11 Crema (live bonus track)
12 Singolarità (live bouns track)

Prefatio Capitanis - Per questo post, che personalmente mi garba assai, dobbiamo ringraziare Frank-One che, fra i vari meriti, ha quello di riscoprire e "attualizzare" vecchi post della stratosfera. Infatti, come il nostro amico spiegherà meglio più avanti, gli Hopo erano già apparsi sul blog, anche se in maniera incompleta (il solo album Senti, con un paio di pezzi troncati di netto). Il buon Franco ci delizia e completa la discografia ufficiale della band con la versione integrale del primo album, per di più arricchita di 6 bonus tracks che praticamente sono la versione live dello stesso disco. A rendere ancora più luccicante il tutto, come potete ben vedere anche dal post, ci sono tutte ma tutte le art, compresa l'extended version del libretto di Senti (con testi e notizie) e le riproduzioni dei begli inserti apribili della versione originale di Dietro la finestra. I testi che accompagnano il post sono del Capitano (copiati ed incollati dal vecchio post) e di Frank-One (redatti in occasione di questo post). Per completezza, ho aggiunto anche un commento del lettore King, scritto a suo tempo sotto al vecchio post e citato anche dall'amico Franco nella sua scheda (grazie a questo commento, inoltre, ho cambiato il titolo da Complete works in Almost complete works, leggete e capirete). Insomma, completisti fatevi sotto e non dimenticate di
ringraziare il benemerito Francone

Words by Captain (from old post) -  Facciamo una puntatina nei primi anni 80 per ascoltare un ottimo gruppo fiorentino, Gli Hopo, che proponevano un prog classico con molti riferimenti alle grandi formazioni del passato, primi fra tutti il Banco del Mutuo Soccorso. Perle dell'album, secondo il sottoscritto, sono la suite "Per strada" e la dolcissima e breve "Nascondino della luna", ma tutto il disco risulta molto piacevole all'ascolto, seppur molto corto (nel senso che dura poco più di 25 minuti). A questo proposito, so che esiste una ristampa in cd risalente ad una decina di anni dopo, contenente anche delle registrazioni live del gruppo, se qualcuno ne fosse in possesso e volesse condividerle con noi, ne saremmo molto felici. Per quanto riguarda gli Hopo, hanno all'attivo un altro album, oltre a questo: "Dietro la finestra" del 1991, che ho prontamente inserito nella Stratosphear's wishlist...

Commento di King (from old post) - leggendo i minutaggi della prima e ultima canzone i conti non tornano con quelli reali. Il disco non dura affatto 25 minuti, a memoria un po' meno di 40 minuti. Esiste il cd ristampato con quei pezzi, piu' un intero concerto con gli stessi pezzi piu' un inedito (mister rock, suonato nel medesimo concerto - NB: mister rock era un pezzo degli Hopo che usci' su 45 giri cantato da un DJ fiorentino, Marco Vigiani e suonato dagli Hopo). il 45 giri è rarissimo. La ristanpa in cd è diventata anch'essa raro. Nel 1991 usci il secondo LP, Dietro la finestra che ho prodotto io. Anche il questo disco dopo diversi anni fu ristampato in cd (in licenza da un'etichetta), penso sia esaurito anche questo. Esiste poi una cassetta con tre pezzi inediti, piu' altri tre tratti dal secondo disco, nastro promozionale. Traslasciando ovviamente la parzialità del mio giudizio, il primo disco SENTI è complessivamente un buon disco, in certi punti un po' naif (Senti - Nascondino della Luna),una canzone così così (Rana) , ma con 3 bellissime tracce (Singolarità - per Strada - Crema). Il secondo disco per me è molto piu' bello e uno dei migliori di quel periodo.

Gli HOPO :

Giuseppe Antenucci / bass
Marino Baccini / organ, synthesizer
Enrico Barbieri / drums, flute
Carlo Poggini / classic & electric guitars, bass, trumpet
Paolo Tovoli / lead vocals, acoustic guitar

(tratto dal libretto di "senti")

HOPO - 1991 - Dietro la finestra

01 Dietro la Finestra
02 Un Uovo di Cristallo
03 Non Era un Fiume
04 A Piedi Nudi
05 Un Minuto Solo
06 La Luna Gioca Ancora

Words by Frank-One - Lo confesso, nei momenti di relax, sempre troppo pochi, mi piace assai andare in pagine remote del nostro meraviglioso blog cercando di gemme perse nei meandri della memoria, e benché talora i link non siano più attivi, rimane pur sempre piacevole leggere le notizie, le recensioni, i commenti dei lettori, insomma una vera bibbia a volte valida alternativa a quella che io reputo essere la vera Bibbia del progressive italiano, ovvero il meraviglioso libro nonché sito dell’amico/maestro Augusto Croce col suo Italianprog. E così, gira di qua e gira di là, mi imbatto in un regalo che nel lontano Natale del 2012 (ad onor del vero il 28 Dicembre 2012, ma mica avreste preteso che il Nostro Capitano lavorasse a Natale o a Santo Stefano spero!!!), il creatore di questo meraviglioso giocattolo volle donare ai suoi frequentatori, ovvero l’album Senti, del gruppo fiorentino HOPO, datato 1982...

...Poi però, leggendo i commenti, vedo che la registrazione dell’album è effettivamente monca in due brani, ma soprattutto interviene l’amico King che era addirittura il produttore dell’album il quale ci regala notizie e curiosità sia su questo album che sui lavori seguenti degli Hopo, ed in particolare sul successivo lavoro datato 1991 Dietro la finestra, e racconta di un’altra chicca, ovvero la ristampa in CD del primo lavoro che presenta come Bonus un concerto registrato a Firenze nel Settembre 1982 con l’intero album in scaletta, eccezion fatta per il brano Nascondino della Luna, ma con l’inedito di cui ben argomenta King nel suo commento. Tra l’altro lo stesso King si augurava che qualcuno provvedesse a colmare le lacune presenti nella registrazione fornita dal Capitano, e grande fu la mia meraviglia nel notare che nessuno aveva provveduto fino ad oggi. Potevo non cercare di colmare questa lacuna???

Devo dire che non è stato facile reperire notizie sul gruppo, e quindi un grande merito va all’amico King che ci ha illuminato! Io ho trovato in rete una recensione minimalista su ProgArchives. Anche Paolo Barotto dedica qualche riga agli Hopo nel libro ”Il ritorno del pop italiano”, laddove scrive: ”Formatosi a Firenze sul finire degli anni 70 questo quartetto pubblica un album per una sconosciuta casa discografica nel 1982. Il rock suonato è di ottima fattura con testi in italiano inseriti in un contesto musicale a tratti sperimentale. Nove anni dopo il gruppo esce con un secondo album (Dietro la finestra) sicuramente meglio suonato ma che si allontana dalle sonorità del primo lavoro". Seguono le coordinate dell’album e la formazione del gruppo. Sicuramente l’essere leggermente fuori tempo massimo dal periodo d’oro del prog italiano ha contribuito non poco a questa mancanza di informazioni e notizie. Da parte mia devo dire che a me i due lavori “garbano” assai: il primo, seppur ancora acerbo, più del secondo. Alla ristampa in cd di Senti ebbi un sussulto nel vedere una registrazione live da parte degli stessi Hopo, e di qualità assolutamente competitiva. Per quanto riguarda Dietro la finestra, il secondo lavoro del 1991, ritengo simpatico e particolare l’inserto con i testi piegato a guisa di libretto teatrale. Vi fornisco copia fotografica di tutto allegandolo ai due, anzi ai tre lavori. Bene, spero che tutto sia di Vostro gradimento, buon ascolto e soprattutto buona salute a tutti. Frank-One

Senti che link!
Dietro la finestra, il link

Post by Frank-One with a little help by Captain & King


Fabio Ferriani - 1977 - Foto di nessuno (vinyl)

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TRACKLIST:

Lato A
01. Foto di nessuno
02. Proprietà privata
03. La ballata di un vuoto a perdere
04. Fiorella
05. Io vivo la mia parte

Lato B
01. L'uomo dei cartoni
02. Il lupo del vicolo cieco
03. L'ultimo della classe
04. La vita è una bugia 


MUSICISTI

Fabio Ferriani - voce e chitarra
Serafino Torricelli e Giuliano Poli - violino
Herod Domita - viola
Pier Luigi Ghetti - violoncello
Carlo Cappelli - tastiere
Roberto Picchi - chitarra
Marco Nanni - basso
Giovanni Pezzoli - batteria e percussioni
Giovanni Fini - banjo


"In un cassetto vecchio e impolverato 
fra carte e cianfrusaglie del passato
cercavo fra i ricordi di un'amica
e fra le mani ho preso la mia vita"
(da "Foto di nessuno")


"Foto di nessuno"è un disco piuttosto raro, da tempo incluso nella wishlist della Stratosfera, che ora vede finalmente la luce. Fabio Ferriani realizzò questo album nel 1977, in stile "cantautorale" (così si usa dire) con testi ben curati e scarso spazio alle parti strumentali. Ma non importa, a me piace lo stesso, forse proprio per questo suo minimalismo. Contiene nove brani, arrangiati da Roberto Picchi (quello di "Raggi di sole", già postato sulla Stratosfera). Dopo la pubblicazione di questo disco, che ebbe un successo pari allo zero, Ferriani continuò la sua carriera musicale con lo pseudonimo Paco D'Alcatraz, collaborando anche con gli Skiantos. Un bel salto, non c'è che dire.Ho recuperato qualche altra informazione sul web, piuttosto arido al riguardo. Dopo aver militato in qualche gruppuscolo all'alba degli anni '70 suonando sia la chitarra che il basso (accompagnò anche Paola Musiani, scusate se è poco!), nel 1973 Fabio Ferriani iniziò l'attività di cantautore e grazie a Renzo Fantini, poi manager di Guccini, Conte e Fossati tra gli altri, approdò alla Fonit Cetra che stava valorizzando le giovani promesse. E nacque così la sua prima e unica opera, questo "Foto di nessuno" che oggi abbiamo l'opportunità di ascoltare. L'ho rippato direttamente dal 33 giri, suddividendolo in due file, corrispondenti alle due facciate. Buon ascolto.

Un giovane Fabio Ferriani
Link

Post by George

Serie "Bootleg" n. 224 - Concerto per amore - Torino, Palasport, 14 ottobre 1985

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TRACKLIST:

01. Roberto Vecchioni – La mia ragazza 
02. Alice – Prospettiva Nevski 
03. Pierangelo Bertoli– Maria Teresa 
04. Matia Bazar– Sulla scia 
05. Eugenio Finardi– Le ragazze di Osaka 
06. Eros Ramazzotti– Cuori agitati
07. Eros Ramazzotti - Dritto per quell'unica via 
08. Franco Battiato– Via Lattea 
09. Ivan Graziani– Firenze (canzone triste)
10. Ivan Graziani - Pigro 


Ero in dubbio se pubblicare o meno questo concerto del 1985 per molte ragioni ad iniziare dalla scarsa qualità della registrazione. Poi, anche sulla scia di alcuni commenti, ho dedotto che tutto sommato il nostro compito è anche quello di salvare e pubblicare materiali sonori irreperibili altrove, a prescindere dalla qualità del suono. E lo faccio con mucho gusto. Presa la fatidica decisione passiamo alle informazioni su questo concerto televisivo, trasmesso in prima serata dall'emittente Italia 1. Su Youtube troverete qualche spezzone, ma non il concerto completo. L'evento si è svolto nel Palasport di Torino il 14 ottobre 1985. Questi 50 minuti racchiudono in qualche modo la summa degli artisti italiani imperanti negli anni '80 (da me tanto amati).  Si tratta di un concerto di beneficenza organizzato dal Cepim-Unidown, il centro che unisce ancora oggi i genitori di bambini colpiti dalla Sindrome di Down. Da qui il titolo "Concerto per amore". Anima dell'iniziativa fu Eugenio Finardi. Per la cronaca la trasmissione venne presentata da Marco Columbro e Gabriella Golia (e chi non la ricorda). Io, per caso, passai quella sera davanti al televisore con un piccolo registratore e immortalai questo concerto su nastro.




Veniamo ai protagonisti di questa rara (vogliamo considerarla tale, dal momento che non è finora apparsa sul web?) registrazione. Tutti i brani sono rigorosamente suonati dal vivo, ad eccezione della Via Lattea di Franco Battiato (lo si vede nell'immagine di apertura) che la canta in playback. Apre Roberto Vecchioni, seguito da Alice con una intensa interpretazione della battiatesca Prospettiva Nevski. Bella la versione live di Maria Teresa ad opera dello scomparso Pierangelo Bertoli. Arrivano i Matia Bazar, in stato di grazia, con Sulla scia (attenzione all'apprezzamento di uno spettatore nei confronti di Antonella Ruggiero poco prima dell'inizio del brano), seguiti da Eugenio Finardi. Una delle più belle versioni delle Ragazze di Osaka mai ascoltata dal vivo. A questo punto sale sul palco la vera rivelazione del concerto: un Eros Ramazzotti prima maniera, grintoso come non mai, con la voce un po' meno nasale del solito, che si prodiga in eccellenti assoli di chitarra elettrica. Incredibile la versione di Dritto per quell'unica via. Per una volta abbandoniamo i pregiudizi e diamo a Cesare quel che è di Cesare. Dopo Franco Battiato è la volta di Ivan Graziani che chiude magistralmente il concerto con Firenze (l'ho sempre trovata veramente triste) e una torrida versione di Pigro. E qui vi dico e vi confermo che a breve dedicherò qualche pagina della Stratosfera al grande e mai dimenticato cantautore-chitarrista abruzzese. Se lo merita veramente.



La registrazione, come ho scritto in apertura, è quello che è. Non dimentichiamoci che il concerto ha i suoi 31 anni di vita. Accettatelo per quello che è. Buon ascolto.


Post by George


Rockleberry Roll (Ivan Graziani) - 1973 - Desperation (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Desperation 
02. Like A Boy I Cried
03. Crystal Dale
04. For Julia
05. The Message
06. Sometimes Maryanna
07. Hy Jack
08. Give You All My Love
09. Stupid Strong Man
10. Guitar Woman


MUSICISTI (NOTI)

Ivan Graziani (Rockleberry Roll) - vocals, guitar
Roberto Carlotto - keyboards
Nunzio Favia - drums 


Il post ricordo dedicato a Ivan Graziani contempla il suo primo album solista, registrato al termine dell'esperienza con gli Anonima Sound sul finire del 1970. Trasferitosi a Milano, tra una collaborazione e l'altra (vale la pena ricordare quella con Herbert Pagani in "Megalopolis"), Ivan Graziani svolse l'attività di fumettista (bisognava pur campare) e con il curioso pseudonimo Rockleberry Roll fece alcune serate cantando e accompagnandosi con la chitarra in un piccolo locale di Brera. Poco dopo venne pubblicato un singolo, oggi decisamente raro, contenente Drop Out / True Blue, due brani cantati in inglese che segnarono il taglio netto con le sonorità prima beat e poi pop-prog degli Anonima Sound. 


Il 45 giri fece da apripista ad un intero LP, "Desperation", pubblicato nel 1973 dall'etichetto Freedom Records e contenente dieci tracce tutte rigorosamente cantate in lingua inglese. Accompagnarono Ivan Graziani, alla chitarra, musicisti di ottima levatura quali Roberto Carlotto alle tastiere (proprio lui, il celebre Hunka Munka, già collaboratore degli Anonima Sound, poi con i Dik Dik e, infine, dal 2011, con i riformati Analogy) e Nunzio Favia, già batterista degli Osage Tribe e poi confluito anche lui nei Dik Dik. I dieci brani scorrono senza fatica, amalgamando rock 'n' roll, ballate, pop con qualche spruzzata blues, genere particolarmente amato da Ivan. Inutile sottolineare quale grande e incommensurabile  successo ottenne l'album.

Nello stesso anno, con un altro pseudonimo, Ivan & The Transport, Graziani realizzò un singolo per l'edizione juke box (quindi una sola facciata - altra bella rarità) intitolato Longer is The Beach. Chi lo ha ascoltato lo ha definito "countreggiante". Un'altra autentica rarità è il disco "Tato Tomaso's Guitar", totalmente strumentale contenente 11 tracce dedicate al figlio appena nato, pubblicato nel 1974. Se qualche stratosferico navigatore lo possiede, si faccia vivo.


Ma la parola fine a queste pubblicazioni estemporanee era già avvenuta al termine del 1973 con l'uscita del primo vero disco di Ivan Graziani, cantato in italiano. Si trattava de "La città che io vorrei", ristampato una prima volta nel 1980 col titolo "Ivan Graziani Special" e, più recentemente (2013) dalla major Universal. Pertanto, e ci dispiace molto, non lo possiamo postare. Nel 1976, firmato il contratto con la Numero Uno, Graziani pubblicò "Ballata per quattro stagioni". Qualcuno lo scoprì solo in quell'occasione. Ma la storia era già iniziata. 

Annotazione tecnica finale: il post è frutto della digitalizzazione del vinile originale. E si sentono tutti i suoi 43 anni. Personalmente amo molto questo disco, anche se un po' ingenuo e discontinuo. Poi...de gustibus non disputandum est. Aspetto i vostri commenti. Per intanto buon ascolto di suoni, voci, righe e fruscii. 

A very young Ivan 


Post by George 

Robert Genco - 1977 - Beyond the life (Oltre la vita) - Repost - Cd version + bonus tracks

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- Dedicato a tutti i freaks -



Introduco il nostro amico Francone brevissimamente, soltanto per ringraziarlo pubblicamente per l'ennesimo regalo alla stratosfera (ed insieme a lui ringrazio Matthias Scheller, che ha permesso questo post). Una sola considerazione: leggete l'articolo (e soprattutto il libretto del CD, qui riportato integralmente) e capirete la levatura e la profonda conoscenza musicale del nostro amico Frank-One, che ci onora con le sue squisite collaborazioni. Attendo un po' di calore anche dagli altri frequentatori della stratosfera. Buon ascolto e buona lettura dal vostro capitano...

 

"Miei cari amici, eccomi ben oltre 4 anni dopo il post originale, non solo a commentare, ma anche ad integrare l'ennesimo gran bel lavoro dell'oramai mitico George. Faccio riferimento al post datato 27 Settembre 2012 dedicato a Robert Genco ed al suo album Beyond the life del 1977. E nonostante il "vecchio" link fosse ancora attivo, ben 3 sono i motivi che mi hanno indotto ad "integrare", e scusate se ripeto il termine, ma mi sembra assolutamente il più appropriato, il precedente lavoro, e questi sono: 1) il caro George ha postato la versione zippata dal vinile, ed essendo questa qui presente invece la versione derivante dal cd, "dovrebbe" essere qualitativamente migliore, benché per noi vecchi dinosauri il fascino del microsolco rimanga insostituibile. 2) nel post di George si fa menzione alle 2 bonus tracks presenti nella ristampa del cd, ebbene.....eccole qua. Entrando nello specifico, non sono altro che i 2 brani del successivo 45 giri : Rock and rock - Una notte per danzare, pubblicato, come poi confermato dal Maestro Augusto Croce, anche questo nel 1977, ma ancora di incerta pubblicazione ai tempi della stesura delle note del booklet che accompagnava la ristampa del cd. Ed infine ecco il terzo ed ultimo motivo, e Vi prego concedetemi un briciolo di vanagloria : nel post di George si lamentavano le poche notizie inerenti l'artista in questione ed il suo lavoro. Orbene, poiché a suo tempo il fraterno amico Matthias Scheller mi commissionò la stesura di alcune note per la ristampa in cd di questo disco, mi trovai a produrre....il qui presente "capolavoro" che mi accingo a regalarVi, non prima di ringraziare lo stesso Matthias per avermi dato la possibilità di questa pubblicazione senza remora alcuna. E benché contrario ai nostri princìpi, credo che almeno la menzione dei suoi siti BTF/AMS sia assolutamente doverosa, nonché l'invito a visitarlo (e magari farci qualche acquisto, visto la valdità delle proposte musicali ed i prezzi contenuti - Nota del capitano), non fosse altro per averci concessa la possibilità di pubblicare quello straordinario concerto che fu "La Notte delle chitarre - Parco Lambro e dintorni", nonché quanto qui presente, senza nulla chiedere né obiettare. Bene, spero che tutto sia di Vostro gradimento, che l'ascolto Vi sia piacevole, e soprattutto… buona salute a tutti. Frank - One".



Libretto interno del CD (a cura di Ubaldo "Franco" Cibei) - Cliccare per leggere agevolmente


Per chiudere in bellezza, e completare il post, ecco a voi le cover del singolo da cui sono tratte le 2 bonus tracks


Post by Frank-One with a little help by Captain, thank you very much to Matthias Scheller

Mike Liddell & i suoi Atomi

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Mike Liddell, musicista dagli inconfondibili occhiali scuri, è nato in India, a Cawnpore, da padre inglese. Giunto in Italia per fare musica si propone alla RCA, la quale, dietro il crescente successo dei Rokes e di altri gruppi del proprio team quali i Primitives, i Motowns e i Sorrows, sfrutta il momento felice del beat nostrano. Liddell ha già esperienze in ambito musicale in Inghilterra anche come batterista, ed è pronto ad iniziare la carriera in Italia.Scritturato dall’etichetta satellite della RCA, la Arc, riservata ad artisti e gruppi emergenti, si cerca un adeguato contorno di validi musicisti che lo possano affiancare nelle serate e nelle incisioni discografiche. Così, un gruppo romano denominato Lecher, che gravita in zona piazza Bologna, formato da Lello Catricalà e Sergio Furia alle chitarre, Mario Venturini al basso e Franco Di Stefano alla batteria, viene coinvolto nel progetto. I ragazzi, dietro consiglio dei discografici, decidono di cambiare la propria denominazione in Atomi e così dalle ceneri dei Lecher nascono Mike Liddell & gli Atomi. 

LINK

Il primo impatto con il pubblico italiano è la loro partecipazione allo show televisivo di grande seguito Studio Uno ’66 dove eseguono il brano Bye Bye Johnny. Si esibiscono spesso anche dal vivo tenendo serate nei locali più importanti frequentati dal pubblico giovane; Piper Club anzitutto, Titan e Wun-Wun. 

LINK

Per il battesimo discografico però la RCA consiglia loro di incidere due cover di successo tradotte in italiano delle quali si occupa Carlo Rossi, noto paroliere già attivo in ambito RCA soprattutto per le composizioni di Edoardo Vianello e Rita Pavone, il quale produce anche il loro primo 45 giri che comprende La tua immagine, versione italiana di The Sound of Silence composta da Paul Simon per il suo duo Simon & Garfunkel e We Can Work It Out ripresa dal repertorio dei Beatles che diventa Nella mani tue. Il disco viene ben accolto dal pubblico e lascia ben sperare per il futuro del gruppo.

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Mesi dopo arriva il successivo Corri, in questo caso di soli autori italiani, il chitarrista Carlo Pes, Jimmy Fontana e Gianni Boncompagni con testo di Mogol (nel retro La mia Inghilterra). Il brano viene presentato ad ottobre alla terza edizione del Festival delle Rose che si tiene a Roma, nel Salone dell’Hotel Cavalieri Hilton. Canzone che viene ripetuta per la doppia esecuzione da uno degli autori, Jimmy Fontana.

LINK

Nel 1967 l'ultimo disco ufficiale. Anche se con una discografia alquanto ridotta, solo tre 45 giri, Mike Liddell & i suoi Atomi sono uno dei gruppi più apprezzati del genere beat, così come dai collezionisti. Rimasti sull’onda musicale solo qualche anno, non hanno potuto esprimere pienamente le loro grandi potenzialità artistiche.

LINK

Sarà perchè ero abituato ad ammirarli al Piper, sarà perchè uno dei suoi componenti abitava nei pressi di casa mia, ma sta di fatto che per Mike Liddel & gli Atomi ho sempre custodito una sorta di amorevole referenza. Questo singolo vede impegnato il leader del gruppo, Mike Liddell appunto, (in questa sede è bene sfatare una volta per tutte la voce circolante all'epoca che voleva questo cantante... italiano, finto straniero cioè) orfano degli Atomi, cimentarsi in un pezzo che, ad esser sinceri, non dovrebbe mancare in nessuna collezione che vanti i migliori pezzi beat o post-beat. Ed è proprio da questa seconda classificazione che si parte; "La fine del mondo", non è da catalogarsi strettamente nel beat, ma già quasi in periodo psichedelico e questo forse fa da insolente giustificazione alla sua rarità. 'Drummer' ossessivo, chitarra con 'ua-ua' e suoni lancinanti di distorsori fumantini, si accompagnano con un testo di inusitata bellezza e dalla preveggenza di un'attualità incredibile. Siamo dopo il 'beat', dopo il 'flower-power', l'amore tra la gente e la speranza per un mondo nuovo e migliore vengono mitigati dalla cocente amarezza reale delle cose perdute. C'è scoramento e disperazione in questo testo: sublime!.

Sul retro non aspettatevi altra magnificente materia grigio-cerebrale altrimenti il disco sarebbe da eleggersi fra i migliori in senso assoluto del periodo '67/'69. Un retro completamente diverso e caramelloso sin troppo, che alla fin fine neanche dispiacerebbe, ma è come gustare con l'aperitivo tartine al caviale, innaffiate di raro champagne e proseguire con un panino al formaggio. Il lato 'A' lo consumerete ben presto, mentre l'altro... apparirà sempre nuovo e smagliante come fosse appena uscito da un negozio. Resta ad angustiarci il mistero del nome del gruppo che accompagna con toni decisi e travolgenti, la performance di Liddell sulla prima facciata; non dovrebbe trattarsi degli Atomi, altrimenti la citazione sarebbe stata d'obbligo. Che si tratti dei Giaguari o delle Voci, due gruppi minori che alla Parade spesso accompagnavano dei cantanti solisti? Lasciamo da parte l'amletico dubbio, il disco in questione ha un solo aggettivo: imperdibile!!!

Post by Grog

Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 10 - Camel live at Hiroshima Mon Amour, Torino, 18 settembre 2000

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First time on the web


TRACKLIST CD 1:

01. Three Wishes 
02. Never Let Go 
03. Nimrodel/The Procession/The White Rider
04. Song Within a Song 
 05. Chord Change 
06. Watching The Bobbins 
07. The Hour Candle 
08. Refugee
09. Fingertips / Band introduction

TRACKLIST CD 2:

10. Slow Yourself Down (acoustic set) 
11. Eyes of Ireland 
12. Send Home The Slates 
13. Rajaz 
14. Sahara 
15. Mother Road 
16. Lady Fantasy (encore)


LINE UP

Guy LeBlanc - keyboards - vocals
Denis Clement - drums
Colin Bass - bass, vocals
Andrew Latimer - guitars, flute, vocals


Meraviglioso concerto dei Camel, assolutamente inedito sul web, offerto dal nostro grande amico Stefano (suo era il concerto dei Gong che aprì questa nuova serie) che è l'autore sia della registrazione (sublime, nulla di meno di un live ufficiale) che degli scatti fotografici. Tra l'altro Stefano possiede una collezione di concerti live invidiabile, dalla quale - se vorrà essere magnanimo - attingeremo ancora. Il concerto di Torino, che si tenne al Club Hiroshima Mon Amour il 18 settembre 1980, fu l'unica data italiana del "Rajaz Tour" dei Camel. La celebre prog band inglese, in stato di grazia, (sentite cosa non fa Andy Latimer) snocciolò una incredibile serie di brani, molti dei quali tratti da album storici quali "Mirage" del 1974 (la track 3 del CD 1 e la stupenda Lady Fantasy suonata integralmente come bis), l'eponimo del 1973 (Slow Yourself Down) e "Moonmadness" del 1976. Grande spazio, naturalmente, venne riservato a quello che allora era il loro ultimo prodotto discografico ("Rajaz" uscito l'anno precedente) e ad altre produzioni più recenti.


Ma diamo ora voce a Stefano, ai suoi aneddoti e ai ricordi di quella magica serata:

"La serata si svolse alla discoteca Hiroshima di Torino il 18 settembre 2000. 
Macchinata con tre amici e partenza da Pisa verso metà pomeriggio. Nelle vicinanze di Torino ricevo una telefonata da due amici partiti prima di noi che ci avvisano di non andare direttamente all'Hiroshima ma in una trattoria nelle vicinanze perché ci sono tutti i Camel a cena prima del concerto. Ci fiondiamo li e prendiamo posto abbastanza vicino a loro. Poi, con mestiere, chiamiamo il cameriere e gli ordiniamo due bottiglie di prosecco da mandare alla tavolata Camel dicendogli che le offriamo noi. Fu la trovata magica per essere invitati dai Camel per foto (io sono quello con la camicia nera vicino a Andy), autografi su CD e LP. L'incontro con i musicisti, disponibilissimi e simpatici, fu un ottimo "antipasto" per un grande concerto. Ricordo anche notevoli controlli anti registrazioni abusive...ma si sa, volere è potere!!!"(Stefano)



E con le foto della tavolata di Stefano & friends con i Camel vi auguro il consueto 
Buon ascolto. Vi ricordo che i Camel saranno ancora i protagonisti di questa serie con un concerto della primissima ora registrato nel 1973 al Blue Café di Cossato. 


Link CD1
Link CD2

Post by George - Music, pictures & memories by Stefano
(four hands are better than two)

Reparto "Sconosciume" - Gianni Oddi - 1974 - Style

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TRACKLIST:

01. Moda dʼestate
02. Popoff
03. Dedicato a Twiggy
04. Notte a Bagdad
05. Fine di un amore
06. Torte in faccia
07. Chanel n.7
08. Una giornata a Rio
09. Kimono Pop
10. Sfilata allʼHilton
11. Omertà


E' un po' un mio sfizio quello di andare a recuperare questi dischi di library music, la maggior parte dei quali registrati negli anni '70, che rappresentano un universo parallelo rispetto alla discografia ufficiale. Solitamente si tratta di dischi fuori catalogo, di non facile reperibilità perché pubblicati in tiratura limitata, contenenti sonorizzazioni per documentari, sceneggiati radiofonici e televisivi, ecc, Non sono proprio assimilabili alle colonne sonore vere e proprie, ma hanno dei punti in comune. Mi piacciono perché sono un po'"borderline", ma non per questo sono meno affascinanti e interessanti della produzione discografica di più ampia diffusione. Questa volta ho recuperato in fondo ad uno dei tanti archivi questo lavoro di Gianni Oddi, datato 1974, intitolato "Style". E vista l'ampia diffusione che questo disco ha ancora oggi sul mercato non ho potuto esimermi dall'infilarlo di diritto nel mitico "reparto sconosciume" (una creatura voluta dal sodale Captain molti anni fa).  Se sconosciuto è il disco, non lo è sicuramente il suo autore, dal momento che Gianno Oddi è un sassofonista jazz che, nel corso della sua carriera musicale, ha annoverato collaborazioni eccellenti, suonando agli inizi degli anni '70 con i principali artisti italiani raccolti sotto l'etichetta RCA italiana, da Domenico Modugno a Claudio Baglioni, da Lucio Dalla a Mia Martini.


Nel 1972 viene chiamato da Enrico Simonetti nella sua Big Band.  Dopo la pubblicazione di un album strumentale (nel 1973), con arrangiamenti di brani celebri di altri autori, nel 1974 incide questo "Style", disco molto gradevole, composto da 11 tracce per sonorizzazioni. Se poi questi brani vennero utilizzati per programmi radiofonici o televisivi non mi è dato da sapere. Quel che so è che curò anche alcune colonne sonore è che terminate queste esperienze discografiche entrò a far parte dell'Orchestra di Musica Leggera della RAI di Roma, continuando - in parallelo - a suonare con gruppi jazz. E' tutto. Buon ascolto.


Link

Post by George

Bernardo Lanzetti - Gente nervosa (1981) + Bernardo Lanzetti (1982) - From tapes

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TRACKLISTGente Nervosa (from tape's label):


Inizio il post con un ringraziamento a Ilario che, visto che questi due album erano stati richiesti dai nostri visitatori, nei commenti ai precedenti post dedicati a Bernardo Lanzetti, ha fatto delle copie digitali delle sue cassette originali e ce le ha inviate.



Con "Gente nervosa", il nostro si lancia negli anni 80 all'insegna del rock, seppure con qualche concessione alla musica più commerciale ("Cowboy cowboy"). In questo lavoro il cantanutore viene accompagnato dal gruppo Steam Band, o almeno così reca in calce la seguente immagine, che viene dal blog ufficiale dell'artista. Lanzetti, forte di una collaborazione quinquennale con la PFM (1975/1979) ed il prestigio internazionale che ne consegue, viene messo sotto contratto dalla major CBS (tant'è che alcuni dei lavori di quegli anni usciranno in doppia versione italiano/inglese, quest'ultima destinata chiaramente al pubblico americano e non solo). Il frutto di questa collaborazione sono i 2 album che presentiamo in questo post.



TRACKLIST Bernardo Lanzetti (from tape's label):


 Quello che presentiamo, come "secondo piatto" del post, è il secondo album del cantante/cantautore ad intitolarsi con il suo nome: curiosamente, anche nel 1980 era uscito un album omonimo con scaletta completamente diversa, per la piccola etichetta CIAO. Musicalmente si tratta di un grande lavoro, frutto della collaborazione con session-men di alta levatura internazionale (fatevi una riverchina su wikipedia immetendo alcuni degli artisti coinvolti). Seppure sempre all'insegna del rock, rispetto al precedente album, c'è una grossa apertura ad altri generi, prima di tutto il jazz (non potrebbe essere altrimenti, visto i nomi che collaborano all'album). 
 
Non mi dilungo nel commentare questi 2 album: il tempo è tiranno ed arrivano tempi lavoratvi davvero convulsi, ma se qualcuno nei commenti volesse approfondire, sono più che disponibile a fare future revisioni del post. Buon ascolto a tutti e grazie di nuovo ad Ilario.
 

MUSICIANS :

Bernardo Lanzetti: voce, chitarra
Dzal Martin: chitarre
Jackie McAuley: chitarra "slide"
John Perry: basso, cori
Steve Simpson: chitarre
Rod Edwards: tastiere
Dave Dowle: batteria, percussioni
Nick Pentelow: sassofono
Ian Carr: tromba
Nick Magnus: tastiere
Pete Wingfield: pianoforte


LINK Gente nervosa (1981)
LINK Bernardo Lanzetti (1982)

Post by Captain& Ilario

I Gufi

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Roberto Brivio (Milano, 21 febbraio 1938) - chitarra, fisarmonica e voce
Gianni Magni (Milano, 16 maggio 1941 – Milano, 16 luglio 1992) - voce
Lino Patruno (Crotone, 27 ottobre 1935) - chitarra, banjo, contrabbasso, voce
Nanni Svampa (Milano, 28 febbraio 1938) - chitarra, pianoforte e voce

Il primo embrione del gruppo si forma nel 1964. Nanni Svampa ha appena inciso il suo primo disco, Nanni Svampa canta Brassens, ed ha iniziato a frequentare l'ambiente musicale milanese. Ha l'occasione di conoscere il jazzista Lino Patruno, diventandone amico ed iniziando a collaborare con lui. Tra i due si inizia a discutere della possibilità di allestire spettacoli di cabaret concerto. L'idea prende forma definitiva in seguito all'incontro con Roberto Brivio e Gianni Magni: i quattro decidono di fondare il gruppo "I Gufi".





Il primo album dei Gufi ha il marchio di fabbrica di Svampa: s'intitola infatti Milano canta (assumerà il numero 1 in seguito all'uscita di altri due album con lo stesso titolo). Nato e vissuto nei quartieri popolari di Milano, caratterizzati dai cortili, dalle case di ringhiera e da quell'intensa umanità che aveva fatto sì che si parlasse di Milan cont el coeur in man, Svampa aveva subìto il fascino della cultura popolare fino al punto da effettuare una scrupolosa ricerca filologica ed archivistica al fine di conservare e tramandare il patrimonio plurisecolare della canzone meneghina.

L'alchimia funziona bene: Nanni Svampa, detto il cantastorie, è il cantore della Milano dialettale che va scomparendo. Lino Patruno, il cantamusico, un jazzista di vaglia, tuttora attivo sui principali palcoscenici. Gianni Magni, l'unico prematuramente scomparso nel 1992, è detto il cantamimo: di famiglia circense, è un mimo capace di posture grottesche e di cantare con voce quasi bianca. Roberto Brivio, appassionato d'operetta è l'autore dei testi più originali del gruppo, che gli valgono il soprannome di cantamacabro.



Il secondo album segue di pochi mesi il primo, e s'intitola I Gufi cantano due secoli di Resistenza. Per questo lavoro il gruppo attinge alle ricerche effettuate sino a quel momento da Svampa (per quanto riguarda la canzone milanese) e da Brivio (canti anarchici dell'Ottocento e canzoni della resistenza partigiana).

A mano a mano cresce anche il contributo degli altri: Lino Patruno conferisce un'atmosfera ed un arrangiamento freschi e frizzanti a brani spesso anche molto datati. Gianni Magni, con la sua mimica e i suoi occhi costantemente strabuzzati s'impone come il vero e proprio front-man del gruppo, ed è probabilmente lui a suggerire l'adozione della calzamaglia nera che, assieme alla bombetta sul capo, diventerà la divisa d'ordinanza e il marchio di fabbrica del gruppo. I quattro si dimostrano anche esperti talent scout, dando fiducia a nuovi giovani talenti come Marco Messeri ed altri, facendoli esibire nei loro cabaret milanesi.









Protetti dal dialetto, comunque, i quattro riescono a dire cose che in italiano sarebbero state cassate dalla rigida vigilanza della Rai di Bernabei (per avere un'idea del livello ossessivo di controllo e vaglio a cui i testi erano sottoposti fino agli anni settanta, vedi la pagina sulla Censura nella musica in Italia). Soprattutto, si permettono di portare sotto i riflettori alcune canzoni di Brassens, come La prima tôsa (La première fille), che narra non del romantico primo amore, come il titolo lascerebbe intendere, ma del primo rapporto sessuale vero e proprio, spesso consumato in maniera "mercenaria". Oppure fanno un embrione di satira politica, scimmiottando le canzoni tradizionali: tra le altre, ricordiamo Socialista che va a Roma, modellata sulla famosa ballata popolare Pellegrin che vien da Roma. La testimonianza di questo periodo è fissata nella raccolta Il teatrino dei Gufi in TV.


Con l'esplodere del Sessantotto e della protesta pacifista in USA e in Francia, i Gufi portano a teatro il loro spettacolo più politico, che diventa presto un trentatré giri molto venduto: Non spingete, scappiamo anche noi. Lo spettacolo è un ironico, sarcastico viaggio nel corso dei secoli alla ricerca di miti patriottici e militari da abbattere: "Non spingete, scappiamo anche noi/ alla pelle teniam come voi./ Meglio esser vecchi e figli di boia/ che far gli eroi per casa Savoia [...]// E Pietro Micca è saltato in aria,/ per salvare la Fiat di Torino/ io invece sono all'Alfa ma non sono cretino /e i salti miei li faccio su un letto insieme a te. " (da: Non spingete, scappiamo anche noi). "Io sono un generale e me ne vanto,/ io sono un generale e son contento,/sono io che vi difendo/ nella guerra e nella pace/ da che cosa non lo so/ però però.// Ho un'alluce che tanto piace stavo bene anche in orbace [...]" (da: Io sono un generale).








Nella stagione tra il 1968 e il '69, all'apice del loro successo, alcuni contrasti all'interno del gruppo portano allo scioglimento. In particolare è Gianni Magni, per sua stessa ammissione, a dire la parola "basta". "Non riesco a sopportare le persone che non hanno più niente da dirsi. Finché un gruppo riesce a fare l'alba, ridendo, divertendosi a creare, inventando, tutto va bene, se però non c'è più questo feeling, questo accordo, allora il gruppo non ha ragione di esistere. A un certo punto mi sembrava di far parte di quelle coppie che vanno al ristorante e mangiano in silenzio, facendo capire a tutti che la loro storia è finita". Nel 1971 il loro ultimo album assieme ufficiale, un'antologia, La Balilla.



Il gruppo si riunisce brevemente nel 1981, conducendo su Antenna 3 Lombardia la trasmissione Meglio Gufi che mai (40 puntate con la regia di Beppe Recchia), nella quale ripropongono il loro repertorio tradizionale di scenette surreali e canzone popolare. Si registra un buon successo, coronato persino da una partecipazione come ospiti al Festival di Sanremo con la canzone Pazzesco. Al termine della stagione televisiva però Gianni Magni sceglie nuovamente la strada solitaria. Si cerca di mantenere viva una formazione a tre e in tale ridotta composizione i Gufi partecipano nel 1982 alla trasmissione Blitz su Raidue. Vengono inoltre re-incisi molti pezzi del gruppo, adattandoli alle tre voci. Conclusa la stagione televisiva ciascuno dei membri sceglie tuttavia definitivamente la propria strada, separata dal resto del gruppo.



Serie "Banco Special fan Collection" n. 23 (serie "Bootleg" n. 225) - Banco del Mutuo Soccorso "Darwin Live" - Frascati, 27 giugno 2009

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TRACKLIST:

01. L'evoluzione
02. La conquista della posizione eretta
03. Danza dei grandi rettili
04. Cento mani e cento occhi
05. 750.000 anni fa...l'amore?
06. Miserere alla storia
07. Ed ora io domando tempo al tempo ed egli mi risponde...non ne ho!


FORMAZIONE

Vittorio Nocenzi - pianoforte, tastiere
Francesco Di Giacomo - voce
Rodolfo Maltese - chitarre
Filippo Marcheggiani - chitarre
Tiziano Ricci - basso
Maurizio Masi - batteria
Alessandro Papotto - fiati


A dieci anni di distanza dalla precedente messa in scena dell’intero album "Darwin", tenutasi al Morlacchi di Perugia, nel settembre 1999, il Banco del Mutuo Soccorso decise di riproporre per intero questo straordinario capolavoro, il 27 giugno 2009 a Frascati. Furono gli ospiti del "Festival di Primavera" organizzato dalla Provincia di Roma (vedete a qualcosa servivano le province?). Inizialmente la location doveva essere la splendida Villa Torlonia ma, per motivi "ambientali", fu scelta la Villa Aldobrandini.


Il Banco, formato dai tre storici componenti, Rodolfo Maltese, Francesco di Giacomo e Vittorio Nocenzi, accompagnati dai fidi Marcheggiani, Ricci, Masi e Popotto, snocciolarono l'intero album, per oltre 40 minuti di musica, di fronte ad un pubblico attento e, a dir poco, estasiato. Alla fine di questa performance, Francesco disse..."è stata dura a ogni brano non dirvi grazie...". Vi rimando all'intera recensione del concerto scritta da Teo Orlando e pubblicata sul sito Yastaradio. Ancora una informazione di servizio: su Youtube deve ancora circolare il video del concerto. Per vostra comodità l'ho convertito in file audio (albumwrap) e collocato nella ricca fonoteca della Stratosfera. Per ascoltare una versione ufficiale di "Darwin" dal vivo, se ancora non lo possedete (gravissimo!) vi invito ad acquistare quanto prima il cofanetto in doppio CD o triplo vinile pubblicato dalla Sony Music nel 2013, che contiene, oltre ad un ricco booklet, la versione remaster dell'album e la registrazione live integrale del concerto tenutosi presso l'Anfiteatro Romano di Cassino nel 2012.
Detto questo: buon ascolto.





Post by George

Tony Pagliuca - 2003-2004 - Demos a Marghera

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TRACKLIST :

1 - Nebbia
2 - La lista della spesa
3 - Semplicemente
4 - Pace a milano
5 - Silvestri - Solo version
6 - Nebbia
7 - La lista della spesa
8 - Semplicemente
9 - Pace a milano
10 - Silvestri - Trio version
11 - Sea's suite


Per la felicità dei fans de Le Orme, pubblico questo rarissimo e particolare lavoro intitolato a Tony Pagliuca (ed un altro altrettanto e forse anche più interessante che verrà) con un po' di cautela, suggerita anche dall'amico A.B. che ce lo ha passato e che ringraziamo di cuore per l'ennesimo introvabile contributo di valore. La cautela viene dal fatto che questo cd veniva venduto esclusivamente ai concerti di Tony Pagliuca con la formazione che lo accompagnava in quel periodo. Sono peraltro sicuro, vista anche la sua tiratura limitata, che esso sia ormai assolutamente introvabile: se però qualcuno avesse motivate ragioni per cui questo lavoro non dovrebbe essere condiviso qui, ce lo faccia sapere nei commenti e toglieremo il link.

D'altro canto, sarebbe stato un vero peccato non pubblicare questa raccolta di demo in studio, non fosse altro per il loro innegabile valore musicale e l'interessante confronto tra i due cantanti Pier Didoni e Federico Vian, non a caso alle prese con gli stessi pezzi, con "evidenti differenze nei testi nonchè approcci interpretativi diversi" (il virgolettato dal testo sulla back cover). Ad arricchire il tutto troviamo la doppia versione di "Silvestri", eseguita dal solo Pagliuca e in trio, e la splendida e suppongo inedita "Sea's suite", lunga e sperimentale come piace a noi... A me non resta che augurarvi buon ascolto e sollecitare, più che mai, i vostri commenti e ringraziamenti per A.B., dato che siamo di fronte all'ennesimo "First time on the web", locuzione che ho ormai fatto mia, rubandola all'amico George...




Post by A.B. & Captain

Le "Antologie della Stratosfera" vol. 27 - Claudio Lolli: i primi anni '80 - Extranei (1980) & Antipatici Antipodi (1983)

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Con l'arrivo del mese di dicembre si comincia a sentire il profumo delle strenne natalizie. E non mancheranno certo sulla Stratosfera, questo è poco ma sicuro. Iniziamo allora con questo piccolo cadeau che vede come protagonista Claudio Lolli, cantautore peraltro già ospitato su queste pagine. Eviterei quindi la solita biografia anche perché già tracciata nel post dello scorso anno. Ho ripescato i primi due dischi incisi da Lolli all'alba degli anni '80, tratti dal vinile, anche perché non mi risultano ristampe in versione CD. Gli album sono "Extranei" (1980) e "Antipatici antipodi" (1983)


Claudio Lolli - 1980 - Extranei


TRACKLIST:

01. Come un Dio americano
02. I musicisti
03. Double face
04. Il muto 
05. Der blaue engel
06. La canzone del principe rospo
07. Non aprire mai
08. Il ponte


MUSICISTI

Claudio Lolli: voce
Roberto Costa: basso, pianoforte, contrabbasso, ARP, pianoforte elettrico, polimoog, 
organo Hammond
Bruno Mariani: chitarra elettrica, chitarra 12 corde, chitarra acustica, Roland Synth guitar
Adriano Pedini: batteria
Guido Elmi: percussioni
Piero Baldassarri: pianoforte
Danilo Tomasetta: sax alto, sax tenore, ottavino, flauto
Andy J. Forest: armonica (in 1)
Rino Clari: clarinetto


A distanza di tre anni dalla pubblicazione di "Disoccupate le strade dai sogni", Claudio Lolli ritorna in sala di registrazione per sfornare un nuovo lavoro ancora per l'etichetta EMI dopo la breve parentesi con Ultima Spiaggia. Lasciatosi alle spalle l'impegno politico della prima ora, accantonati gli uomini in crisi, gli zingari felici e anche le canzoni di rabbia, per Claudio Lolli si apre una nuova stagione e con essa una nuova vita artistica. "Extranei"è un album decisamente più musicale, con testi sempre "impegnati", molto vicino stilisticamente alle esperienze di Francesco De Gregori a cui Lolli si richiama in molti brani. Gli arrangiamenti sono curati da Bruno Mariani e Roberto Costa. Anche in questo lavoro la voce e i testi di Claudio Lolli sono sostenuti dai musicisti dell'Orchestra Njervudarov. Tra i musicisti ospiti troviamo Andy J. Forest all'armonica a bocca nel brano di apertura.


 

Claudio Lolli - 1983 - Antipatici antipodi


TRACKLIST:

01. Antipatici antipodi
02. Notte americana
03. L'uomo a fumetti
04. Non voglio mettermi il pigiama
05. Torquato
06. Villeneuve
07. Formula uno
08. Romantic Ballad


MUSICISTI

Claudio Lolli - voce
Maurizio Preti - percussioni
Maurizio Bassi - tastiera
Tiziano Barbieri - basso
Jimmy Villotti - chitarra
Claudio Bazzari - chitarra
Gaetano Leandro - programmazione
Aldo Banfi - programmazione, sintetizzatore
Lele Melotti - batteria
Amedeo Bianchi - sax contralto
Claudio Pascoli - sax


Altri tre anni di attesa e viene dato alle stampe "Antipatici antipodi", che vanta una copertina disegnata dal fumettista e pittore Andrea Pazienza (scomparso nel 1988). Questa volta la EMI non bada a spese e attua un battage pubblicitario su larga scala. Il brano di punta è Notte americana, che Lolli propone in numerosi passaggi televisivi sulla RAI. Non manca una dedica a Villeneuve, il campione automobilistico morto da poco in quel periodo.

 Per la stagione 1983-1984 Claudio Lolli allestisce con Gian Piero Alloisio lo spettacolo "Dolci promesse di guerra" (documentato da un bootleg ma non da dischi ufficiali), in cui i due, oltre a eseguire i loro brani più celebri, si scambiano due canzoni ed interpretano insieme Come un dio americano di Lolli (fonte Wikipedia).

Claudio Lolli è qui accompagnato da una nutrita schiera di musicisti, tra i quali Jimmy Villotti alla chitarra e Claudio Pascoli al sax. E' probabile che ritorneremo ancora su Claudio Lolli in futuro, sia per la sua lunga produzione discografica che per la qualità dei contenuti musicali.



E con questo ho concluso. Nell'attesa dei vostri commenti, sempre preziosi e sempre graditi, vi auguro buon ascolto.

Post by George 

Ivan Graziani - 1974 - Tato Tomaso's Guitars

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Lato A

1 - Information (Ivan Graziani)
2 - Hasta Mañana (Stig Anderson, Benny Andersson, Björn Ulvaeus)
3 - Seleçao (Claudio Damiani, Gian Pieretti)
4 - Nothing from Nothing (Bruce Fisher, Billy Preston)
5 - Come un Pierrot (Maurizio Monti, Giovanni Ullu)
6 - Lady Lay (Pierre Groscolas, Michel Jourdan)

Lato B

7 - Bella senz'anima (Amerigo Paolo Cassella, Riccardo Cocciante, Marco Luberti)
8 - Id (Ivan Graziani)
9 - Bellissima (Luciano Beretta, Adriano Celentano, Miki Del Prete)
10 - Dicitencello vuje (Rodolfo Falvo, Giovanni Fusco)
11 - Rollin' and Rollin' (E. Jacobin, R. Rupen)

 
Con quest'album iniziamo la collaborazione con l'amico Joanz, che promette di serbare altre sorprese per il futuro. Partiamo col botto, vista la rarità estrema di quello che è, a tutti gli effetti, il terzo album come solista di Ivan Graziani, sebbene sotto mentite spoglie. E che sia raro lo dimostra anche la desrizione che ne fa wikipedia: "(...) l'album strumentale Tato Tomaso's Guitars (prodotto da Pippo De Rosa e pubblicato dalla Dig-It, MS 0006[20]), in omaggio alla moglie Anna per la nascita del figlio Tommaso, fu distribuito in pochissime copie." Sempre su wikipedia esiste una pagina dedicata proprio all'album in questione, ma anche qui le informazioni scarseggiano, se escludiamo i credits delle canzoni e una scarna descrizione dell'album: "Il titolo è preso dal nome del figlio primogenito di Graziani, nato qualche mese prima della pubblicazione del disco. Si tratta di un album strumentale, con molte cover di canzoni note del periodo e due brani inediti."


Dunque, come confermato anche dall'amico Joanz, reperire informazioni su questo disco nel web o altrove è impresa ardua: sembra che la polvere del tempo abbia coperto anche il suo ricordo. L'unico altro luogo della rete (perlomeno a noi noto) dove si parla di Tato Tomaso's Guitars è il sito della Discografia Nazionale della Canzone Italiana, da cui proviene anche la retrocopertina. Lì vi rimando per avere note tecniche precise sui pezzi, le loro edizioni originali e le attribuzioni precise ai rispettivi autori. Un'informazione interessante qui reperita, e che mi sembra invece utile riportare, è che la cover è opera dello stesso Ivan Graziani che in quel periodo, per arrotondare (come ricordato da George nello scorso post dedicato a quest'artista), era solito anche disegnare fumetti. Per quanto riguarda l'aspetto musicale, Tato Tomaso's Guitarsè un album interamente strumentale, per alcuni versi similare ad altre library del periodo, che presenta versioni per chitarra di vari pezzi famosi all'epoca, italiani e non. Il tutto è completato da due inediti a firma dello stesso Graziani, "Information" e "Id" che, secondo chi scrive, sono anche le punte di diamante di questo disco. Si fanno apprezzare anche le sanguigne versioni di "Nothing from nothing" e "Rollin' and rollin'" ma tutto l'album risulta interessante, soprattutto se il punto di vista è quello di osservare l'ottima tecnica chitarristica dell'artista, già nei primi anni di carriera solistica. Detto ciò, auguro buon ascolto a tutti e aspetto di sentirvi qui sotto, nei tanto sospirati commenti...




Post by Captain & Joanz

Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 11 - Peter Gabriel live Torino, Palasport, 30.09.1980

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TRACKLIST CD 1:

01. Intruder 
02. Start
03. I Don’t Remember
04. Solsbury Hill
05. Family Snapshot
06. Milgrams ‘37
07. Modern Love
08. Not One of Us
09. Lead a Normal Life (cut end)


TRACKLIST CD 2:

01. Moribund the Burgermeister
02. Mother of Violence
03. Humdrum
04. Games Without Frontiers
05. band introductions
06. I Go Swimming
07. Biko
08. On the Air 
09. D.I.Y. 
10. Here Comes the Flood


LINE UP

Peter Gabriel - vocals, keyboards
Larry Fast - synthesizer, keyboards
Jerry Marotta - drums
John Ellis - guitar
John Giblin - bass


Con orgoglio e con molta nostalgia posso dirvi: io c'ero! Fu una serata straordinaria e indimenticabile quella che si tenne al Parco Ruffini di Torino, all'interno del Palasport, in quel lontano 30 settembre 1980. Palasport gremito all'inverosimile, pubblico ansioso di rivedere Peter Gabriel a 5 anni di distanza dalla sua ultima apparizione in Italia e a Torino (24 marzo 1975 quando i Genesis portarono in tour "The Lamb Lies Down On Broadway"), non ci fu nessuna pietà per gli allora sconosciuti Simple Minds a cui toccò l'open act: il tempo di suonare 5 brani (Capital City, Factory, Premonition, Thirty Frames a Second, Pleasantly Disturbed) e il pubblico insofferente, che era lì solo per Peter Gabriel, iniziò a fischiarli e a lanciare lattine sul palco, costringendo Jim Kerr & Co, ad abbandonare la scena. Da lì a pòchi anni riempiranno le più grandi arene del mondo. 



Nel 1980 Peter Gabriel intraprese il suo primo tour italiano da solista, per promuovere l'album "Peter Gabriel 3". Nel corso del tour toccò tre città: Firenze (28 settembre), Genova (29 settembre) e per l'appunto Torino il 30 settembre. Il giorno antecedente il primo show (27 settembre) Peter partecipò come ospite alla "Gondola d'Oro", trasmissione televisiva presentata da Enrico Beruschi e Amanda Lear, dove cantò in playback Games Without Frontiers

La scaletta dei concerti italiani conteneva brani tratti dai suoi primi tre lavori solisti con due inediti (di allora): Milgrams 37 e I Go Swimmimg.  Fuori discussione il livello della band che lo accompagnava. Nessun omaggio venne concesso ai Genesis. Speravamo tutti in "The Lamb" come bis e invece giunse la stupenda Here Comes The Flood. Tutto sommato, meglio così. 



Per un sacco di anni non ho visto questo concerto in circolazione sul web. Solo in tempi relativamente recenti ho recuperato una versione "soundboard" sulla rete, stranamente priva di una traccia, ovvero Modern Love. Quindi, per la gioia (o per la dannazione) dei completisti, ho postato le due versioni. La prima, che contiene il concerto completo, è la registrazione che feci io allora, tutto sommato una discreta registrazione audience che raccoglie anche gli umori, gli entusiasmi e i commenti di chi mi stava vicino, incluse le maledizioni, gli insulti e le contumelie (anche un po' pesanti) rivolti ad uno spettatore seduto davanti a noi che ci toglieva la visuale tenendo sollevato in aria il suo registratore. Non fateci caso. La seconda versione è quella soundboard, priva di Modern Love, come si può dedurre dalla back cover pubblicata qui sotto. 



Bene amici, è tutto. Vi lascio con questa photo gallery dei concerti italiani del 1980 e vi auguro il consueto buon ascolto.






Link CD1 audience
Link CD2 audience

Link CD1 soundboard
Link CD2 soundboard


Post by George

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