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Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 1 - Gong live in Livorno, 6 luglio 2009

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Introduzione by Captain & George

La ripresa delle attività, dopo la classica pausa estiva, porta con sé una novità di tutto riguardo: prende oggi il via una nuova serie dedicata ai concerti storici di grandi gruppi prog (in modo prevalente ma non esclusivo) suonati sui palcoscenici italiani. E' un'idea che Captain Robi e il sottoscritto accarezzavano da tempo. Sia ben chiaro che non si tratta di un cambio di rotta. I post dedicati agli artisti italiani (bootleg inclusi) rappresenteranno sempre il "piatto forte", del blog, ma una piccola digressione nei campi del rock internazionale crediamo possa destare l'interesse di molti amici, magari allargando la cerchia di appassionati. Cercheremo di dare maggiore spazio ai concerti registrati in esclusiva - e mai postati prima sul web - sia da noi del team che da altri amici che si vorranno aggiungere strada facendo. Sarà anche un'occasione per raccogliere materiale live sparso per la rete, destinato prima o poi a scomparire. Insomma, si tratta di un lavoro ambizioso, non lo neghiamo, assolutamente non didattico né enciclopedico, ma voluto esclusivamente con l'intento di fare vivere o rivivere concerti di grandi artisti del progressive rock che hanno segnato un'epoca.  Le registrazioni copriranno un arco temporale che va dalla fine degli anni '60 ai giorni nostri.

Postilla by George
Voglio ricordare, per correttezza e per la lunga amicizia che mi lega a Danilo Jans, che lo stesso ha avviato da tempo una iniziativa simile, anche se meno settoriale di quella che oggi proponiamo noi: si tratta del blog "Live in Italy", che troverete qui, arricchito anche da bellissime copertine. Sono raccolti molti concerti avvenuti in Italia dagli anni '60 ad oggi, da parte di gruppi internazionali rock, jazz, prog, country, pop e quant'altro. Vi invito assolutamente a visitarlo. Ottimo lavoro, Danilo. Sono certo che in molti casi avremo occasione di lavorare congiuntamente. 


Apriamo dunque il primo capitolo della nuova saga "Historic prog bands live in Italy" con un concerto inedito sul web nella sua integrità. La registrazione superlativa (nulla da invidiare ad un live ufficiale) ce l'ha fornita l'amico Stefano al quale vanno i nostri ringraziamenti e l'onore di aprire questa carrellata di concerti (che si prospetta lunga e ben nutrita). I Gong, una delle band storiche del panorama britannico, in particolare della scena di Canterbury,  arrivarono in Italia nel 2009 per un tour di cinque date che toccò, oltre a Livorno, Roma, Trieste, Zafferana Etnea e Sarroch (in provincia di Cagliari). A Livorno suonarono il 6 luglio, in occasione del "Livorno Rock Village" nel Parco di Villa Corridi. Il breve tour voleva celebrare i 40 anni di attività della band, in concomitanza con la pubblicazione del disco "2032". I Gong si presentarono con una formazione che  includeva gran parte dei membri storici. ce la illustrerà più avanti l'amico Stefano. Da sottolineare la presenza di Theo Travis (sax e flauto), già con David Sylvian, Porcupine Tree e Robert Fripp, che ha preso il posto dello scomparso Elton Dean nella band Soft Machine Legacy. 


L'occasione è anche quella di rendere omaggio alla grande figura di Daevid Allen, leader storico della band e fondatore, non solo dei Gong, ma prima ancora dei Soft Machine, scomparso il 13 marzo 2015 all'età di 77 anni. La tracklist di questo splendido concerto comprende brani storici alternati a quelli più recenti, tratti proprio da "2032", che rappresenta l'ideale prosecuzione della trilogia di Radio Gnome Invisible, i tre celebri dischi degli anni '70 (Flying Teapot, Angel's Egg e You).  Dopo questi tre capolavori, i temi della mitologia Gong erano stati ripresi anche in altri album, ma con "2032" le avventure di Zero e degli altri personaggi della saga tornano ad essere la parte essenziale dell'opera.Inoltre l'anno 2032 è stato spesso menzionato da Daevid Allen nei suoi primi scritti su questa mitologia: si tratta dell'anno in cui il pianeta Gong, abitato dai Pot Head Pixies con le loro teiere volanti, entrerà in contatto con il pianeta Terra, a seguito di un perfetto ed armonico allineamento astrale.


E ora pubblichiamo la recensione di Stefano, testimone del concerto, autore della registrazione e degli scatti fotografici: "Ho da poco appreso con enorme dispiacere della morte di Daevid Allen risalente al 13 marzo 2015 dell'anno scorso. Quindi purtroppo la mia recensione del concerto sarà un necrologio. Non voglio cadere nella solita retorica ma la serata di Livorno è stata davvero speciale soprattutto grazie a Steve Hillage, chitarrista storico dei Gong. Me lo ricordo anche con Mike Oldfield nell'orchestra di Tubular Bells. Poi... Daevid Allen con un carisma unico, direi magico, con il suo psichedelic space trip jazz rock. A bordo della Teiera Volante in volo verso il Pianeta Gong è così che voglio ricordarlo. La serata celebrava il tour di "2032" e la formazione era composta da Daevid Allen (chitarre e voce), la sua donna Gilli Smith ai vocalizzi e gemiti; Mike Howlett (basso), Chris Taylor (batteria), Steve Hillage (chitarra), Theo Travis (sax e flauto; bravo ma Didier Malherbe era un'altra cosa). Parlando della scaletta, devo dire che i titoli, a parte la folgorante sequenza "Flute Salad, Outer Temple, Inner Temple" e "You can't kill me", non sono poi così importanti. Quel che conta è la costante dei Gong (io li ho visti 3 volte): ti portano in una dimensione diversa con quei continui cambi di tempo dilatati, sognanti o minacciosi. Una bella serata..."
Grazie Daevid!


Link CD 1
Link CD 2


Post by George & Captain - Music & pictures by Stefano



Il Castello di Atlante - 1994 - Passo sopo passo (registrazioni live e studio dal 1976 al 1984)

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TRACKLIST

1. Overture per un concerto (4:10) 
2. Cavalcando tra le nuvole (5:07) 
3. Danza sulla 5° strada (11:12) 
4. Alice (6:14) 
5. Omer (4:46) 
6. Epiciclo (4:48) 
7. L'ombra (5:03) 
8. Il cortile (2:34) 
9. Passaggio (2:52) 
10. La guerra dei topi (7:20) 
11. Babele (13:22) 
12. Chorale (5:49)


FORMAZIONE

1975-1982
Aldo Bergamini (chitarra, tastiere, voce)
 Massimo Di Lauro (violino, tastiere)
 Giampiero Marchiori (flauto)
 Dino Fiore (basso)
 Paolo Ferrarotti (batteria, voce)

1982-2000
 Marchiori sostituito da
 Roberto Giordano (tastiere, voce)


Storia strana ma non inusuale quella del Castello di Atlante. Alla stregua di altre band degli anni '70 non ebbero l'opportunità di registrare nessun disco all'epoca. L'attività concertistica non venne però mai a mancare e solo nel 1992 la Vinyl Magic pubblicò il loro primo album, "Sono io il signore delle terre a nord" peraltro con una formazione comprendete quasi tutti i componenti originari.  La biografia de Il Castello di Atlante l'ho tratta da "Italian prog" che così viene riassunta:

Il gruppo si formò a Vercelli alla fine del 1974 come Hydra con Giorgio Lobascio alla chitarra, prendendo il nome attuale nel 1975 (anche se il primo concerto era stato fatto con il nome di Stato d'Allarme) e raggiungendo una formazione stabile dopo l'ingresso di Aldo Bergamini come cantante solista e chitarrista, con una buona attività concertistica soprattutto locale. Una cassetta promozionale, La guerra dei topi, venne registrata in questi primi anni. La formazione a cinque durò  fino al 1982, con l'aiuto di musicisti ospiti di tanto in tanto, tra questi il tastierista Vittorio Pallavicini e il chitarrista David Rampone.



Nel 1982 il flautista Marchiori lasciò il gruppo, continuando a seguirlo però come tecnico del suono, e gli altri quattro registrarono un secondo demo-tape, Semplice... ma non troppo, oltre ad un 45 giri, realizzato privatamente nel febbraio 1983, quando il nuovo aggiunto Roberto Giordano alle tastiere si era già unito a loro. Il gruppo continuò a suonare su un livello minore durante gli anni '80, producendo nel 1986 un terzo nastro, Passo di danza, e solo un trio composto da Bergamini, Fiore e Ferrarotti ha mantenuto vivo il nome negli anni a causa degli impegni di lavoro degli altri. 


 La rinascita ufficiale del Castello di Atlante avvenne all'inizio degli anni '90, grazie all'interesse della Vinyl Magic e del tastierista degli Arti & Mestieri Beppe Crovella, con la realizzazione dell'album d'esordio datato 1992. Mantenendo il tipico suono del prog sinfonico italiano tradizionale, ma con qualche sonorità degli anni '90, l'album venne accolto da ottime recensioni, ed è diventato un punto di partenza per il gruppo. Le sonorità ricordano alcuni gruppi neo-prog degli anni '80, ma la band ha un elemento distintivo nel ruolo di spicco del violino, che aggiunge un tocco di folk al loro stile.



Il secondo album del 1994, Passo dopo passo, oggetto del nostro post, è una compilation di vecchie registrazioni, sia in studio che dal vivo. Queste ultime risalgono agli anni '70, ma la copertina non contiene dettagli sulle date. Si tratta in ogni caso di un album storico, perché ci permette di ascoltare Il Castello di Atlante a cavallo tra la metà degli anni '70 e l'inizio degli '80. Io ho una particolare predilezione per le tracce live, poste a chiusura del disco, pur non sapendo né la data esatta né il luogo della registrazione. Peccato che la copertina sia così avara di informazioni. I brani sono naturalmente disomogenei, con diverse qualità di registrazione che risentono dei diversi periodi storici in cui vennero eseguiti. Ma l'album, nella sua interezza, è comunque un piccolo gioiellino da riscoprire e assaporare.



La carriera del gruppo piemontese proseguirà nel tempo giungendo fin quasi ai giorno nostri. Nel 2008 è stato pubblicato il loro ultimo lavoro dal titolo "Tra le antiche mura".

Per la cronaca le immagini vintage del gruppo negli anni '80 sono tratte dal loro sito ufficiale www.ilcastellodiatlante.it (che vi invito a visionare).
Buon ascolto!

Il Castello di Atlante yesterday
...and today

Post by George 

Tito Schipa Jr - 1980 - Er Dompasquale (Triplo lp)

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Un’altra sforbiciata alla whislist con questo triplo album di Tito Schipa Jr, musicista/autore di culto che crediamo su queste pagine non abbia bisogno di molte presentazioni. Altrimenti, di lui potete leggere ampiamente nella pagina Wikipedia a lui dedicata, o nel suo sito. Tito Schipa Jr. (figlio del leggendario tenore),  dopo l’epocale Opera Rock “Orfeo 9” e un album, come “Io e io solo”, tra prog e musica d’autore (un disco, tra l’altro, meraviglioso), nel 1980 si tuffa in un’altra pazzia e rilegge in chiave rock-pop il “Don Pasquale”, opera comica del Maestro Gaetano Donizetti, per di più “traslando” il testo in romanesco! Il lavoro, presentato fin dalla copertina come “pop corn opera” (!), è in realtà, come già avvenne per l’Orfeo 9, la trasposizione discografica di uno spettacolo teatrale che girerà molto e che, una volta ribattezzato “Non Pasquale”,  verrà portato in scena al "New York Shakespeare Festival" nel 1983, tradotto in inglese, con l'aggiunta di nuovi personaggi e la produzione di Joseph Papp ("Hair", "A chorus line"). Un esaustivo reportage sull’operazione andò in onda, prima ancora dell’uscita dell’album,  nell’ambito della trasmissione “Gulliver” della RAI nel 1979, guardabile qui.

L’opera, che costituisce il primo disco triplo inedito italiano, vanta un cast di tutto rispetto: oltre allo stesso Tito Schipa jr. nella parte del protagonista, troviamo Anna Arazzini nella parte di Norina, Roberto Bonanni nella parte di Malatesta ed Edoardo Nevola, che compare con il nome di Yo Yokaris, nella parte di Ernesto (Nevola ha anche collaborato con l’autore alla rielaborazione in romanesco dell’opera). Inoltre, a impreziosire il tutto, c’è la partecipazione straordinaria di Lucio Dalla che fa un breve cameo nella parte del Notaio (nella scena III). Di grande spolvero è anche il parterre dei musicisti coinvolti in questa impresa, a cominciare da Gianni Marchetti (che con Tito Schipa Jr. elabora le musiche e cura gli arrangiamenti), per continuare con eccellenti turnisti dell’orbita RCA come Dereck Wilson, Enzo Restuccia, Piero Montanari, Mike Frazier, Luciani Ciccaglioni, Dave Sumner (già nei Primitives, nei Camel e nei Cyan Three) ed altri ancora.

 
Che dire? L’ascolto oggi risulta un po’ curioso e straniante, sia per la bizzarria dell’opera in sé, sia per i suoni abbastanza datati (e non sempre in senso buono), ma è comunque consigliatissimo, sia per la verve e le invenzioni musicali che lo pervadono, sia perché è davvero un esperimento con nessun precedente (e, crediamo, anche con pochi successori) nella musica italiana, pensato e stampato quando ancora osare non era una bestemmia. Consigliamo i nostri amici della Stratosfera di ascoltare l’album con approccio, appunto, operistico, e di seguire la musica con il libretto disponibile in download nel sito dello stesso Tito Schipa Jr., anche perché il binomio registrazione/missaggio non è sempre felicissimo e qualcosa, considerando il romanesco stretto adottato, rischierebbe di andar perduta (e sarebbe un vero peccato).

Un’ultima avvertenza: la tracklist dell’opera, suddivisa in 5 scene, è stata rippata seguendo l’ordine delle facciate dei tre vinili. Il riferimento traccia/scena è il seguente:

Scena I (parte prima)
Scena I (conclusione) + Scena II
Scena III (parte prima)
Scena III (conclusione) + Scena IV (parte I)
Scena IV conclusione
Scena V

 
Musicisti:

Tito Schipa Jr.
: voce
Luciano Ciccaglioni
: chitarra acustica
Antonio Ferrelli
: basso
Mike Frazier
: pianoforte elettrico
Gianni Marchetti
: pianoforte, sintetizzatore, Fender Rhodes e direzione d'orchestra
Douglas Meakin
: cori, chitarra acustica
Enzo Restuccia
: batteria
Alex Serra
: percussioni
Dave Sumner
: chitarra elettrica
Aldo Tamborrelli
: chitarra acustica
Piero Montanari: basso
Derek Wilson
: batteria
Paolo Mezzaroma
: violino
Franco Di Lelio
: armonica a bocca

 LINKS

In accordo con l'amico Andrea, rimuoviamo i links a quest'opera. La spiegazione la potete leggere nella mail che segue, ricevuta all'indirizzo "ufficiale" del Captain:

"Buongiorno! 
Sono Ermanno Manzetti, dell'Associazione Culturale Tito Schipa, nonché curatore editoriale delle opere di Tito Schipa jr. Vorremmo innanzitutto ringraziare per il bellissimo articolo sul blog, che ci fa davvero onore!
 

Avremmo, però, una richiesta da fare. Poiché, dopo aver creato il dvd di "Orfeo 9" l'anno scorso, stiamo lavorando ad una vera e propria nuova edizione del 'DomPasquale', preferiremmo evitare che l'album fosse liberamente scaricabile, e perciò vorremmo chiederLe, cortesemente, di rimuovere i link. Stiamo facendo di tutto perché le opere di Tito abbiano finalmente la circolazione che meritano, perciò sono sicuro che possa comprenderci. La ringraziamo di nuovo per l'articolo e in anticipo per il venirci incontro.

Cordiali saluti, Ermanno Manzetti
Ass. Cult. Tito Schipa
"

Post by Andrea de "Gli Sprassolati"(Head) & Captain (Hand)


Alia Musica - 1979 - Alia Musica (e Mauro Pagani) (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Des oge mai
02. O que en coita
03. Sempr' acha Santa Maria
04. Martim Codax. Quantas sabedes amar 
05. Cedit frigus
06. Virga de Jesse
07. Pois que dos Reys  
08. Martim Codax. Ay Deus
09. Da que Deus
10. O que a Santa Maria
11. Santa Maria, strela do dia


FORMAZIONE ENSEMBLE ALIA MUSICA

 Brigitte Lesne - contralto, tamburello
 Gerard Lesne - controtenore, catene
 Piergiorgio Lazzaretto - baritono, bendir
 Riccardo Grazioli - ghironda, viella, sistri
 Silvio Malgarini - symphonia, ghironda, sas (chitarra saracenica), sistri, voce
 Robert Barto - ud (liuto arabo)
 Francis Biggi - ud, campana, cimbali
 Alexandre Regis - zarb, naqqara, bendir
 Febo Guizzi - tamburelli, cimbalo, catene, sonagli, voce
 Giuliano Prada - gaita gallega (cornamusa), flauti di canna diritti e traversi, flauto di corno, campanello, voce
 Mauro Palmas - launeddas
Mauro Pagani - ribeca, viella
 Fabio Soragna - santur (salterio a corde percosse), pandeiro, darbukka, voce


Con ben 13 musicisti coinvolti, tra i quali Mauro Pagani in veste di ospite e produttore, il gruppo Alia Musica ha realizzato solamente questo raro album del 1979 contenente canzoni religiose di origine spagnola risalenti al XIII secolo e suonate con strumenti tradizionali.  Cosa piuttosto inusuale, lo stesso disco è stato pubblicato sempre nel 1979 con il titolo "Cantigas de Santa Maria - Alia Musica e Mauro Pagani" per la Ricordi, con una copertina singola. La prima versione presentava invece una copertina apribile con testi e foto. Non mi risulta che il disco sia stato ristampato in versione CD.


Riguardo alle informazioni sull'Ensemble Alia Musica e sul disco in questione, vi faccio presente che esiste un sito dedicato che troverete qui.Ci possiamo quindi nutrire di notizie interessanti sia sull'origine del termine "Alia Musica" (un trattato musicale dell'epoca Carolingia) sia sulle scelte musicali del gruppo: "Abbiamo voluto fare riferimento a una delle prime opere teoriche per significare che è a partire da queste e dai primi monumenti musicali che intendiamo analizzare la musica medievale,  in particolare la produzione che va dai primi documenti alla fine del 1200". Nato nel 1975 come gruppo di studio sui temi della lettura della notazione del medioevo e della trascrizione, Alia Musica ha successivamente affrontato il problema dell'esecuzione della monodia profana in latino ed in volgare. 


 "La molteplicità dei problemi connessi con l'interpretazione della musica medievale ha indotto Alia Musica a darsi una struttura aperta ai contributi di chi, attraverso esperienze ed interessi, anche di carattere non strettamente musicale, sia comunque orientato alla realizzazione pratica della musica del Medio Evo.  Per questa ragione Alia Musica promuove momenti di studio collettivo, raccoglie testi spesso introvabili e fotocopie di codici, organizza seminari su temi specifici: questa impostazione fa di Alia Musica non un gruppo rigidamente strutturato che prepara un concerto dopo l'altro, ma un centro di sperimentazione musicale i cui prodotti sono il risultato di diverse ed anche occasionali collaborazioni"


I contenuti di questo album non sono sicuramente di facile assimilazione; resta il fascino di suoni perduti, legati ai trovatori e ai menestrelli. Tutti gli 11 brani sono stati registrati all'aperto, nel cortile del castello di Carimate, rigorosamente suonati con strumenti antichi, in maggior parte noti ai soli musicofili. L'uso di questi strumenti risale al Medioevo e appartengono a diverse culture del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, tutt'ora ben vivi nelle rispettive tradizioni. Quelli "storici" (ribeca, synphonia, ghironda, flauto di corno, naqqara) sono invece stati ricostruiti da costruttori che operano a Milano, Cremona e Francoforte. Interessante la presenza nel vasto ensemble di Mauro Palmas, noto musicista sardo, alle prese con le tradizionali launeddas e di Mauro Pagani, da tempo appassionato di strumenti etnici. Qui si cimenta con la ribeca (antico strumento ad arco con la cassa a forma di pera) e con la viella (atro antico strumento a corde). E' tutto.

Buon ascolto!



Post by George 

Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 2 - Soft Machine live in Santhià (TO), Sporting Club, 1 Maggio 1975 (Bundles Tour)

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TRACKLIST:

Non la conosco esattamente. Nel corso del tour 1975 ha subito alcune variazioni. Comprende sicuramente Land of the Bag Snake, le 5 parti di Hazard Profile, Sign of Five, Song of Eolus (come bis) e include anche ottimi assoli di basso, tastiere e batteria. Sono certo che qualche amico mi aiuterà a ricostruire correttamente la tracklist. I commenti servono anche a questo.


LINE UP

Mike Ratledge - organ, electric piano, synthesizer
John Marshall - drums
Karl Jenkins - oboe, soprano sax, piano
Roy Babbington - bass
John Etheridge - guitar


Splendido e raro concerto dei Soft Machine che vede la luce per la prima volta sul web. La registrazione esce dai miei archivi personali dopo avere riposato per anni su una MC (alias musicassetta). Nel 1975 la band inglese intraprese un breve tour nella nostra penisola toccando alcune città o cittadine come nel caso di Santhià, in provincia di Torino. Fu questa la prima data del tour e insieme al mio storico amico Danilo Jans (di lui ho già parlato nel Capitolo 1; è ideatore e amministratore di molti blog tra i quali Rock Rare Collection Fetish, Helaberarda, il grandioso Live in Italy, che ha molte affinità con la nostra nuova serie, e Music Italy 70, da cui ho tratto un paio di immagini) ci recammo allo Sporting Club per il nostro primo incontro con i Soft Machine. Il concerto fu pura emozione e totale adrenalina: trovarsi di fronte a mostri sacri come Mike Ratledge, Karl Jenkins, John Marshall & Co. non fu cosa da poco. Il gruppo presentò gran parte dell'album "Bundles", pubblicato nel marzo 1975, insieme ad una manciata di altri brani. Ottima la performance dell'allora nuovo chitarrista John Etheridge, ex Darryl Way's Wolf e Global Village Trucking, subentrato ad Allan Holdsworth che aveva lasciato la band agli inizi del mese di aprile dello stesso anno.


Ed è così che questo gioiellino dimenticato può trovare degna collocazione nelle pagine della Stratosfera. La registrazione risente dei suoi 41 anni e del fatto di essere rimasta a lungo su nastro, ma devo dirvi che tutto sommato mantiene ancora una sua dignità. Se desiderate ascoltare una registrazione perfetta di un concerto dei SM con John Etheridge alla chitarra dovrete procurarvi per forza di cose lo splendido "British Tour '75", pubblicato nel 2005.
Buon ascolto, cari amici



Post by George


Gian Piero Reverberi - 1977 - Stairway to heaven

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TRACKLIST :

 01 Muni's Mood
02 Beethoven's 7th
03 Windy Wendy
04 Stairway to Heaven
05 Innervoice
06 Escalation
07 Angel Drops
08 Bahia
09 Take Care

Innanzitutto, ringrazio di cuore l'amico Vlad Tapes del blog Isle Full of Noises, e mi scuso pubblicamente con lui per aver tenuto in stand by troppo tempo diversi suoi contributi. Prometto di smaltire il tutto nei prossimi tempi... Per quanto riguarda l'autore dell'album, il grande Gian Piero Reverberi, credo non abbia bisogno di presentazioni: oltre ad una manciata di album solisti e ad aver collaborato ad una ventina di colonne sonore, è stato arrangiatore/musicista/produttore/scrittore per una miriade di gruppi e cantanti, tutti tra i protagonisti della musica leggera a cavallo tra anni 60, 70 ed 80. Qualche nome tanto per intenderci: Mina, Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti e Dalla, Ron, Luigi Tenco, Ornella Vanoni e non me ne vogliano i non citati (su wiki trovate la discografia completa). Per quello che riguarda il nostro amato prog italiano, forse non tutti sanno che Reverberi collaborò ai primi album dei New Trolls e fu pesantemente presente nell'intera discografia settantiana de Le Orme, dal singolo "Il profumo delle viole" del 1969 fino al 1979, anno in cui curò la produzione artistica di "Florian". Per concludere questa breve introduzione su Gian Piero Reverberi, non posso non consigliarvi una visita al blog "Alla ricerca del vinile perfetto", che ha dedicato un interessantissimo ed esaustivo articolo proprio all'incredibile carriera di Reverberi, sempre nell'ombra di grandi artisti.

Veniamo ora ad un veloce excursus by Captain del succo musicale nell'album in questione, la cui title-track, come molti avranno capito, è proprio una cover dell'immortale canzone dei Led Zeppelin. Grandiosa e decisamente progheggiante, seppur in ambito classico-orchestrale, è l'open track dell'album "Muni's Mood", che lascia ben sperare per il resto del disco. Più puramente classica è la versione Reverberiana della "Beethoven's 7th", che nel finale poi lascia alla chitarra elettrica il compito di "attualizzare" il maestro Ludwig Van. "Stairway to heaven": non da buttare la versione orchestrale dell'innarivabile capolavoro Zeppeliniano, anche se non penso si sentisse un gran bisogno di una siffatta versione, ma tant'è... Bella anche la funkeggiante "Escalation", con un finale pseudopsichedelico, fatto di cantilene, citazioni musicali ed esplosione a chiudere il tutto. Funky a manetta, con ottima chitarra elettrica annessa è anche la seguente "Bahia", ballabile e seventies come si usava. Tutti i brani che non ho citato finora sono quelli che non mi sono piaciuti e li ritengo il lato debole dell'album, ovvero quei pezzi soft un po' alla Papetti, che d'altronde bisogna pur vendere qualche album in più... Altro verbo non permane, se non l'augurio di un buon ascolto...

 LINK

Post by Captain & Vlad Tepes

Patrizio Sandrelli - 1975 - Rosa + bonus tracks

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E dopo le scuse a Vlad Tapes, scusiamoci pure con l'amico Anonymous Benefactor, perchè ho in stand by anche un buon numero di suoi contributi. Iniziamo con questo raro album di Patrizio Sandrelli del 1975, che può generare interesse negli amanti del prog italiano per le liasons con il gruppo deI Boom, già apparsi sulla stratosfera tempo fa.

TRACKLIST :

01 - Rosa
 02 - Gente umanità
03 - You and I
04 - Dimensione irreale
05 - Morire a vent'anni
06 - When you call my name this way
07 - Junk
08 - Un breve amore (I Boom - La soffitta)
09 - Remember
10 - Notte giorno vita morte (I Boom - Luce e vita)

BONUS TRACKS (singoli) :

11 - Don't lose control (1974)
12 - Fratello in amore (1975)
13 - Piccolo fiore nero (1975)
14 - Piccola donna addio (1976)
15 - L'oro del tuo grembo (1976) (I Boom - Realtà)
16 - A letto senza cena (1976)
17 - Senza di lei (1976) (I Boom - Senza di lei)
18 - Brother in love (1976)
19 - Woman's parfume (1976)

 Per attingere qualche info questa volta siamo ricorsi a wikipedia : "Patrizio Sandrelli (Roma, 17 marzo 1950) è un cantautore italiano. Scoperto dal produttore Franco Labriola, debutta nel 1971 con il singolo Trinity stand tall sotto lo pseudonimo di Gene Roman. Questa canzone era il tema del film "...continuavano a chiamarlo Trinità". Nel 1972 con lo stesso pseudonimo incide "Don't lose control" tema principale del film ...E poi lo chiamarono il Magnifico (ambedue le canzoni composte da Guido e Maurizio De Angelis - Oliver Onions). Nel 1973 arriva il primo album chiamato semplicemente Patrizio Sandrelli. Nel 1975 arriva quello che sarà il suo successo maggiore, il singolo Fratello in amore. Dello stesso anno è un altro discreto successo, Rosa. Nel 1976 ha partecipato al Festival di Sanremo con Piccola donna addio che raggiunge il quattordicesimo posto in classifica; dello stesso anno è Piccolo fiore nero. E sempre in quell'anno ripropone Fratello in amore, ma in inglese e col titolo Brother in love dedicandolo al giovanissimo attore Alessandro Momo scomparso nel 1974. La sua ultima presenza in classifica in Italia è nel 1978 con Lisa, dopo di che scompare dalle scene."

 Anche il sommo Augusto Croce, sul testo sacroItalianprog, si è occupato (anche se indirettamente) di Patrizio Sandrelli. Come sempre, al link su indicato, l'articolo completo:"Alcuni brani di questo disco (quello dei Boom - nota del capitano) sono presenti, con la stessa base musicale, nell'album di Patrizio Sandrelli Rosa (Smash SM-906), uscito per la loro stessa etichetta nel 1975 e in due suoi 45 giri dell'anno successivo. I brani dell'LP di Sandrelli già usciti su quello dei Boom sono Un breve amore e Notte giorno vita morte (intitolati La soffitta e Luce e vita sull'album dei Boom), mentre quelli usciti su 45 giri sono L'oro del tuo grembo (Smash SM-6008, facciata B di Piccola donna addio, intitolato Realtà sull'album dei Boom) e Senza di lei (Smash SM-6009, facciata B di A letto senza cena, l'unico di questi 4 brani a non aver cambiato titolo rispetto all'album dei Boom)."

LINK

Post by Captain & A.B.
 

Serie "Bootleg" n. 219 - Arti & Mestieri - Live Moncalieri Jazz 2015 - Moncalieri (TO), 12 novembre 2015

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TRACKLIST CD 1

01. Alter ego 
02. Dune 
03. Pacha Mama 
04. L'Ultimo imperatore 
05. Finisterre 
06. Johann 
07. Restare immobile 
08. Accordion solo 
09. Borea 
10. Pandora 
11. Linea d'ombra 
12. Demetrio - Comunicazione primordiale 
13. La luce in fondo al tunnel 

TRACKLIST CD 2

01. Nato* 
02. La porta del cielo 
03. Strips 
04. Corrosione 
05. Positivo/Negativo 
06. In cammino 
20. Non mi rompete* (Banco del Mutuo Soccorso cover) 
07. Valzer per domani 
08. Mirafiori 
09. Aria pesante 
10. Gravità 9.81*


FORMAZIONE

Gigi Venegoni: acoustic & electric guitars 
Furio Chirico: drums & percussion 
Iano Nicolò: vocals 
Piero Mortara: accordion, piano & keyboards 
Lautaro Acosta: electric violin 
Roberto Puggioni: bass & fretless bass 
Marco Roagna: acoustic & electric guitars 

guests

Alfredo Ponissi: sax & flute 
Lino Vairetti (from Osanna): vocals* 


Per tenere sempre viva la storica serie "bootleg" e per avvicinarci lentamente al traguardo dei 300 boot postati, questa volta vi scodello un bellissimo concerto dei sempreverdi Arti & Mestieri. La registrazione è avvenuta il 12 novembre dello scorso anno a Moncalieri, località nella cintura di Torino, in occasione della rassegna "Moncalieri Jazz 2015". Il gruppo torinese, sempre capitanato dai due membri fondatori, Gigi Venegoni e Furio Chirico, ospita in tre brani niente meno che Lino Vairetti, cantante e front man degli Osanna. Altro ospite di tutto rispetto è il sassofonista e flautista jazz Alfredo Ponissi che, lo ricordiamo, iniziò fin dal 2005 la collaborazione con gli Arti & Mestieri. Con loro partecipò al BajaProg in Messico e al tour in Giappone. La prima parte del concerto (tutto il CD 1 e le prime 2 track del CD 2) è l'intera riproposizione live dell'ultimo album degli Arti & Mestieri - bonus tracks incluse - pubblicato nel 2015, dal titolo "Universi paralleli" (alcuni critici lo hanno definito il "Tilt" del XXI secolo). Nella sezione restante il gruppo presenta una carrellata di brani storici. Non manca un omaggio a Francesco di Giacomo: Lino Vairetti canta sulle note di Non mi rompete. La registrazione, seppur audience, è molto buona.

Statemi bene e come sempre...buon ascolto!


Link CD 1
Link CD 2


Post by George 


I Signori della Galassia - 1978 - Qualcosa si crea, nulla si distrugge (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Non passa più
02. Creazione
03. Come sinfonia
04. Vulcano
05. Se non ci sei
06. Terza fila
07. Mamma
08. Fermate la reazione
09. Tu solamente tu
10. Peggio che bambina
11. Il mio sangue
12. Odyssey

Bonus tracks

13. Luce (singolo, lato A, 1980)
14, Eliana (singolo, lato B, 1980)


FORMAZIONE

Franco Delfino - tastiere, voce
Giggi Mosello - tastiere, voce
 Manuel Guastavino - steel guitar, voce
 Bruno Govone - chitarra Gibson
Paolo Marcelli - chitarra acustica, voce
Sergio Babboni - basso, voce
 Beppe Aleo - batteria e percussioni
Daniela Manicardi - voce


So che mi odierete per questo post. Premetto che di tratta di un disco per collezionisti, piuttosto raro, pubblicato nel 1978 e mai ristampato in CD, dove il prog è lontano anni luce. Eppure questo gruppo, dal nome altisonante, trova dignità di citazione nientemeno che da parte di Augusto Croce che su Italian prog così li liquida: "Costituito da ex componenti de  Le Volpi Blu e Il Sigillo di Horus, questo gruppo di Savona ha realizzato due album e vari singoli di genere disco elettronica, con i musicisti vestiti in abbigliamento spaziale. L'ultimo 45 giri è del 1980, poi il gruppo è scomparso". 


Ebbene sì, questo primo LP de I Signori della Galassia è parecchio bruttino, composto da brani mielosi e stucchevoli, tipici di alcuni gruppi italiani a loro contemporanei. Fa eccezione Vulcano, un brano strumentale dal vago sapore prog, con la tastiere in primo piano, sorrette da un'ottima base ritmica. Troviamo questa traccia anche sul 2°LP, "Iceman", in chiusura dell'album. Per la cronaca su YouTube è pubblicato un video di Vulcano (in playback) realizzato all'epoca da Savona TV. Altra eccezione, anche se meno degna di interesse, è la traccia 8, Fermate la reazione, altro strumentale con una sua originalità. Peccato veramente che il gruppo non abbia scelto questa strada, ma nel 1978 per vendere dischi o si suonava musica disco o si sceglieva la via delle melense "canzoni d'amore". Il punto più basso viene toccata con una languidissima versione di Mamma. Non commento. 

Non ancora contento,  ho deciso di regalarvi nientemeno che due bonus tracks, ovvero l'ultimo 45 del gruppo prima dello scioglimento. Il disco in questione è stato rippato direttamente dal vinile (così come il 45 giri), con tanto di fruscio, scariche e...qualche salto. Per non farci mancare niente vi ricordo che il secondo LP del gruppo, dal titolo "Iceman", risalente al 1979, venne postato sulle pagine della Stratosfera ad opera del vecchio amico blogger Franco58 (che fu decisamente più tenero di me nella sua recensione) nel 2013. Lo troverete qui, ma il link non è più attivo. L'unico componente che proseguì la sua carriera musicale, sperimentando altre sonorità, fu il tastierista Franco Delfino. Ma questa è un'altra storia.



Post by George

Aurora Lunare - 1980 - Live La Goldonetta

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TRACKLIST :

 01. Eroi invincibili - Son solo i pensieri
 02. Presentazione a...
03. Mondo fantasmatico I
04. Presentazione a...
05. Evasione di un'idea
06. Sfugge il ricordo
07. Il signor Rò
08. Presentazione a...
09. Mondo fantasmatico II
10. Mondo fantasmatico III

     Ed ecco qui un altro contributo, di eccellente qualità, a noi giunto grazie alla cortesia dell'amico Vlad Tapes (from blog Isle Full of Noise). Gli Aurora Lunare furono "(...) uno dei tanti gruppi italiani che non hanno mai potuto realizzare dischi durante la loro carriera, i livornesi Aurora Lunare vennero formati nel 1977 ed hanno avuto una buona carriera concertistica nel primo periodo, suonando anche con grandi nomi come Alan Sorrenti, PFM e Ivan Graziani, sebbene i loro concerti siano stati solo limitati alla Toscana. Un radicale cambio di formazione all'inizio del 1982 portò il loro suono progressivo verso una musica più melodica. Vari musicisti fecero parte della formazione, tra loro per un breve periodo Alessandro Corvaglia, ora cantante de La Maschera di Cera (...)" (Fonte Italianprog). Questo album live appartiene in pieno al "primo periodo" della band, ovvero a quello più fieramente ispirato al rock progressivo. A quanto mi risulta, questa registrazione, di buona qualità, è piuttosto rara, tanto che  non viene citata nè nel succitato articolo di Augusto Croce, ma neppure nella discografia sulla pagina ufficiale della band. Va però detto che nella loro biografia, sempre dallo stesso sito, si parla del concerto alla Goldonetta, come uno degli apici della band: "(...) Questo concerto, come altri, era strutturato sul modello concept riguardante il “mondo fantasmatico”, un riferimento ai processi individuali di elaborazione dell’esperienza. In altre parole l’attività della fantasia, mediata dalle emozioni e dalla produzione di immagini e rappresentazioni mentali, che si sottrae (spesso) ai processi di natura logico-formale. Molto interessanti e di effetto le presentazioni dei brani, recitate da Gabriella Pacinotti di “Spazio Teatro” su testi di Luciano (...)".

 
"La musica che viene dall'anima esprime sinceramente i sentimenti e propone un modo di vita, rifuta la volgarità e l'ipocrisia del solo razionale e non arriva all'anima di colui che si è lasciato coinvolgere dagli schemi imposti dai manovratori economici... Eppure tu li accetti e prostrandoti li adori..."

AURORA LUNARE :

Mauro Pini: voce, tastiere, flauto e percussioni.
Luciano Tonetti: basso e chitarra acustica
Corrado Pezzini: piano, mellotron, chitarra elettrica
Marco Santinelli: batteria e percussioni
Marcello Bonetta: tastiere, moog

Graziano Di Sacco: tecnico del suono ed effetti speciali (e vocali)
Gabriella Pacinotti: presentazioni dei brani


Post by Captain & Vlad Tepes

Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 3 - Amazing Blondel live in Travagliato (BS), 29.07.1972

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TRACKLIST:

01 Toye
02 Pavan
03 Seascape
04 A Spring Air (problems with the microphones on stage)
05 Willowood
06 Afterglow
07 The Shepherd's Song
08 Saxon Lady


LINE UP

John David Gladwin - second guitar/lead vocals
Terence Alan Wincott - recorders/woodwinds/vocals
Edward Baird - first guitar/vocals


Terzo capitolo della saga dedicata ai concerti di gruppi prog storici che hanno calcato l'italico suolo. E' oggi la volta dei leggendari Amazing Blondel, trio inglese di progressive folk, che reinventò la musica rinascimentale introducendo strumenti quali il liuto e il flauto dolce. Interessante annotazione riguardante gli strumenti utilizzati dai due chitarristi nel corso delle tournée: dato che il liuto risultava essere uno strumento piuttosto difficile da usare sul palcoscenico, in termini di amplificazione e accordatura, nel 1971 commissionarono la costruzione di due chitarre a sette corde, che potevano essere suonate con l'accordatura dei liuti. Il disegno e la costruzione di questi strumenti furono realizzati da David Rubio che fabbricava chitarre classiche, liuti e altri strumenti per musicisti classici. Lo strumento di Gladwin fu progettato per avere un suono leggermente più basso, per essere usato come strumento di accompagnamento, mentre quello di Baird fu realizzato ponendo maggior enfasi sui suoni alti, come strumento predominante. Entrambe le chitarre furono provviste di microfoni interni per semplificarne l'amplificazione. Indiscussa la loro grande tecnica strumentale. 


Il concerto, credo l'unico in Italia tenuto dagli Amazing Blondel, dal suono quasi perfetto, cattura il trio al Dancing Supertivoli di Travagliato, in provincia di Brescia (locale gettonatissimo all'epoca dalle prog band). Si trattava dell'open act del concerto dei Patto (prossimamente su questi schermi). Sono solo 30 minuti di musica, ma vale veramente la pena ascoltarli nel loro momento di grazia. Nel 1972 era stato da poco pubblicato "England" (dal quale propongono la versione live di A Spring Air), che aveva alle spalle un capolavoro come "Fantasia Lindum". Gli Amazing Blondel avevano già all'attivo quattro dischi; "The Amazing Blondel & The Few Faces" ed "Evensong" (entrambi del 1970) e, per l'appunto "Fantasia Lindum" (1971) e "England" (1972). La tracklist del concerto raccoglie brani tratti da tutti e quattro gli album. inclusa la bella versione conclusiva di Saxon Lady, tratta dal primissimo album, quando ancora suonavano in duo (Edward Baird si unì subito dopo la registrazione del primo disco). Questo concerto, postato in un unico file, è piuttosto raro. Apparve solo un po' di tempo fa sul blog dell'amico Danilo, RRCF, che pubblicò anche le cover (che ho preso in prestito per l'occasione). Null'altro da aggiungere se non il rituale 
Buon ascolto




Post by George

Serie "Bootleg" n. 220 - CONCERTO PER ALCESTE (Reggio Emilia, 12 e 13 luglio 1975) - AGGIORNAMENTO

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Ripostiamo la rarissima registrazione del Concerto per Alceste perchè, in questi giorni, è giunto un commento molto interessante a questo post, tanto da meritare la pubblicazione all'interno del post stesso. Grazie a questo intervento, siamo infatti in grado di far luce su chi fu l'autore della registrazione e, soprattutto, di calarci ancor di più nelle difficili dinamiche che sottostarono ad un evento come questo, anche nei confronti degli artisti. Trovate questo preziosissimo contributo di Alifib in fondo al post, oltre che tra i commenti. Nota del capitano

Prefazione del Capitano: l'autore dell'eccezionale post che segue è Andrea de Gli Sprassolati, che aveva già collaborato con noi in passato in modo indiretto (ovvero per mano del capitano) ma che qui, per la prima volta, posta un suo contributo "di persona" sulla stratosfera. E' un grande piacere quindi dare il benvenuto ufficialmente, a nome di tutta la ciurma, ad Andrea. Ad aggiungere valore al lieto evento, ci troviamo di fronte ad un post di estrema importanza, sia a livello musicale che a livello storico-politico-sociale. Oltretutto questo concerto risulta inedito sul web e visto pochissimo anche altrove. Ma lascio ad Andrea, nell'ottimo articolo che accompagna il reperto musicale che ci propone, l'oneroso compito di raccontarvi il "concerto per Alceste" e, soprattutto, la storia degli eventi che portarono alla sua organizzazione e realizzazione.

Nel 1975 venne ucciso Alceste Campanile, un militante di Lotta Continua. E' uno dei più noti omicidi politici dell'epoca anche per la storia pregressa di Alceste: da giovanissimo aveva militato infatti nel Fronte della Gioventù per poi passare sull'altra sponda, fino a diventare responsabile del Circolo Ottobre di Reggio Emilia, lasciando dietro sé, ça va sans dire, diversi rancori negli ex-camerati che arrivarono ad organizzare una campagna di volantinaggio accusandolo di tradimento. Alceste Campanile viene ucciso a 22 anni  con due colpi di pistola da qualcuno che doveva conoscere bene, nella notte del 12 giugno 1975, e la sua morte andò ad aggiungersi alla lunga e triste lista che nello stesso anno aveva visto cadere diversi militanti, sia “rossi” che “neri”.

Le indagini apparvero fin da subito (e ti pareva) assai complicate: a una iniziale e ovvia pista nera ne segui una rossa, avallata dal padre di Alceste che accusò frange di Lotta Continua e del PCI di aver voluto la morte di Alceste perché in possesso di notizie pericolose per la sinistra (a proposito dei veri fautori di un precedente rapimento). Solo nel 1999 la verità riuscì a farsi strada: Paolo Bellini, criminale comune con dei precedenti negli anni 70 in Avanguardia Nazionale,  confessò l’omicidio di Alceste Campanile, suo ex compagno nel Fronte della Gioventù. Afferma di averlo fatto salire in auto mentre Alceste faceva l’autostop, e poi, a tradimento, averlo freddato. La sentenza definitiva arrivò nel 2007. A questa vicenda, tra l'altro, sono state dedicate negli anni diverse trasmissioni televisive (Enzo Biagi, Giovanni Minoli e Carlo Lucarelli che gli ha dedicato una puntata di Blu Notte reperibile QUI). 

Fatto sta che, per ricordare Alceste, il 12 e 13 luglio, a un mese dal suo assassinio, diversi Circoli Ottobre italiani (una rete legata a Lotta Continua) organizzano a Reggio Emilia, presso la ex caserma Zucchi, una due giorni di concerto (chiamata "Alceste è con noi") con molti esponenti vicini al Movimento Giovanile. In scaletta nomi anche di spicco (Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Claudio Rocchi, Canzoniere del Lazio), e poi, artisti come Enzo del Re, un giovane Pierangelo Bertoli, Gualtiero Bertelli, Gaetano Liguori, il Collettivo Victor Jara ed altri. Insomma un bell'happening (fortemente politicizzato, ma non poteva essere altrimenti vista la stagione e l'occasione), oggi pochissimo ricordato, a cui parteciparono tuttavia migliaia di persone. Vi fa riferimento, di sfuggita e con qualche svista (il riferimento al disco di De Andrè appena uscito, che non è vol.III, bensì Vol.VIII), Luigi Manconi (che all'epoca si occupava di musica con lo pseudonimo Simone Dessì) nel suo saggio "La musica è leggera" (Il Saggiatore, 2012)

Purtroppo non tutti gli artisti tra quelli sopra citati sono testimoniati dalla registrazione di cui siamo in possesso (ricevuta anni fa dal sottoscritto da uno degli organizzatori, il cui nome, purtroppo, è andato perso in un'improvvida formattazione): dolorosa risulta l'assenza di nomi come De Andrè, Bertoli, Del Re. Ma molto intrigante appare, tuttavia, ciò che ci è rimasto. Particolarmente interessante è il set di De Gregori, il più lungo tra quelli sopravvissuti, anche perché presenta un inedito (Roma Capitale) che testimonia una iniziale vena satirica del Principe, un brano citato dal biografo Enrico Deregibus, ma al momento, a quanto ne sappiamo, non presente in rete. Altro motivo di interesse è una Bufalo Bill ancora in divenire (uscirà sul disco l'anno seguente) con una strofa aggiunta nel finale rispetto alla versione canonica. Insomma, tutta roba che, crediamo, solleticherà l’appetito dei lettori stratosferici. 

Il resto della registrazione che vi proponiamo contempla diversi nomi della scena musicale di stampo folk e politico, intimamente legati al Movimento. Molti di essi risultano oggi abbastanza oscuri (o meglio, molto oscuri: di alcuni non c’è la minima traccia in rete), e hanno più che altro valore di documentazione storica, ma lasciatemi almeno segnalare il Canzoniere di Mestre (formazione effimera, se non addirittura estemporanea, composta da Mauro Bongiorno, Dario Fontanin e Manuela Taboga), che interpreta diversi brani del grande Fausto Amodei: assai commovente, visto il contesto, appare la loro interpretazione di “Per i morti di Reggio Emilia”. Altri  artisti invece avevano o avranno una certa notorietà, come il jazzista Gaetano Liguori, il Canzoniere del Lazio e il Collettivo Victor Jara in cui militava un giovane David Riondino. La qualità audio, considerando tutto, è generalmente più che buona, anche se la voce talvolta soffre di troppa eco. L'impressione è che comunque la registrazione sia stata presa dal mixer.


 Prima di passare alla tracklist, consentiteci infine di riportare due episodi, forse accidentali, forse no, che collegano la figura di Alceste Campanile alla musica. 1) a Bologna, Alceste condivideva un appartamento con Giovanni Lindo Ferretti (futuro fondatore dei CCCP, CSI e PGR), a cui era molto legato, anche per via dell'attività politica. 2) Nello stesso 1975, il poeta Giovanni Raboni aderisce a un appello, rivolto a diversi poeti, della Mensa Bambini Proletari di Napoli, per sollecitare testi di canzoni per  bambini (canzoni "impegnate", per così dire). Raboni, che anni dopo collaborerà con Milva, contribuisce con "Vincenzo e il mondo", un testo che doveva essere musicato proprio da Alceste Campanile. A causa della tragica vicenda, la canzone non verrà mai incisa, anche se, come si legge sulla rivista di estrema sinistra "Ombre Rosse" del novembre '75, "alcuni suoi compagni stanno ricostruendone le note, che Alceste non aveva trascritto".

AVVERTENZA & RINGRAZIAMENTI - Come potrete vedere, diversi titoli e, a volte, anche alcuni cantanti/gruppi non sono ben identificati. La tracklist che anni fa mi arrivò insieme agli mp3 risulta infatti incompleta e a volte errata. Ho cercato di rimediare attraverso varie ricerche, ma permangono ancora molti punti interrogativi. Se qualcuno tra i frequentatori della Stratosfera potesse aiutarci a individuare canzoni e artisti rimasti ignoti, ne saremmo ben lieti. Per il momento il curatore del seguente post intende ringraziare, per alcune informazioni e chiarimenti, Mario De Felicis, Piercarlo D'Amato e Gualtiero Bertelli.

TRACKLIST CD1

1) Pablo (Francesco De Gregori)
2) Cercando un altro Egitto (
Francesco De Gregorii)
3) Roma Capitale (
Francesco De Gregori)
4) Bufalo Bill (
Francesco De Gregori)
5) Ipercarmela (
Francesco De Gregorii) 
6) Signor Hood (
Francesco De Gregori)
7) Alice (
Francesco De Gregori)
8)   ?? (Gianluigi Tartaull)
9) Que dirà el Santo Padre? (
Gianluigi Tartaull)
10) Ballata dei disertori (Collettivo Victor Jara)
11) Ballu (
Canzoniere di Mantova)
12) Ballata per Claudio Varalli (?) (
Canzoniere di Mantova)
13) ?? (Canzoniere di Mantova)
14) ?? (non identificato, forse ClaudioRocchi?)
15) ?? (idem)
16) You ‘ve got a friend (
Mimmo Campanile, Paolo Ricci, Giuliano "Biafra" Iori  e Paolo Casali)
17) Ugo Bastianini (
Paolo Ricci)

TRACKLIST CD 2


1) Everybody’s talking (Mimmo Campanile, Paolo Ricci, Giuliano "Biafra" Iori  e Paolo Casali)
2) Se non li conoscete (
Canzoniere di Mestre)
3) E allora? (
Canzoniere di Mestre)
4) Per i morti di Reggio Emilia (
Canzoniere di Mestre)
5) ?? (Canzoniere di Mestre)   
6) Caro Fanfani (?) (Canzoniere di Mestre)
7) Il bandito (
Collettivo Victor Jara)
8) ?? (
Collettivo Victor Jara)
9) Mi piaci Fanfani (
Collettivo Victor Jara)
10) ?? (Un gruppo di compagni sardi)
11) Celestino e Pagliuca Suor Diletta (?) (Canzoniere di Alessandria)
12) Parodia di Vecchio Frack
(Canzoniere di Alessandria)
13) ?? (Gruppo Alternativa di Fidenza)
14) Allegria Polizia
(Gruppo Alternativa di Fidenza)
 15) ?? (Gaetano Liguori)

 

Post by Andrea de "Gli Sprassolati" with a little help by Captain

L'intervento di Alifib :

"Gli Area si presentarono ai cancelli di loro iniziativa, chiedendo di suonare, anche se non previsti in scaletta. Avevano suonato gratis per Lotta Continua durante tutta la campagna elettorale (quell'anno ci furono le famose elezioni del sorpasso PCI sulla DC). Quella sera chiedevano 500.000 lire di rimborso spese. Uno del nazionale di LC (il concerto era stato indetto e organizzato da LC di Reggio, ma subito preso in carico dal nazionale) si presentò sul palco per dire che gli Area chiedevano di suonare, ma solo se pagati. Ovviamente furono ingiustamente sbertucciati a furor di popolo, con fischi e insulti; a quel punto il suddetto nazionale vide la possibilità del colpaccio, e disse che anche De Andrè voleva ben 700.000 lire (era il compenso della band, già pattuito in sede di organizzazione con LC: lui avrebbe suonato gratis, ma i musicisti lavoravano per la pagnotta, e di certo non erano ricchi). Naturalmente ci fu una sollevazione anche contro Faber, reo di non essere un vero compagno ma un mercenario, e il concerto fu in serio pericolo di annullamento, che fu scongiurato solo dalla decisione di De Andrè di pagare di tasca sua la band (come raccontato da Luigi Manconi, che allora era nel nazionale di LC, nel suo libro qui citato). In quanto alla registrazione, io sono quello che se ne occupò personalmente, effettivamente viene dal mixer, anche se purtroppo la piastra fece i capricci e di gran parte della due giorni registrò solo un canale: solo in fase di recente post-produzione il canale mancante è stato ricostruito a partire da quello esistente. De Andrè non concesse la registrazione da mixer, e temo non ne esista altra fonte, perchè nessuno si era organizzato con un microfono, pensavamo non ce ne sarebbe stato bisogno (avevamo vent'anni...). Ciao".
 
Alifib


Serie "Cantautori ai margini" n° 12 - Gianni Bonfiglio - 1979 - Luci spente a Testaccio

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TRACKLIST:

01. Luci spente a Testaccio
02. Il veliero di imbaud
03. Per te...unica
04. A volte
05. Via della Magliana
06. Il buco
07. Honey blue
08. Zucchero amore
09. L'ultima

Bonus track
10. Il cappello di velluto blu (45 giri, lato A, 1978)


MUSICISTI

Gianni Bonfiglio - chitarra acustica, voce
Roberto De Franchis - piano, organo Hammond, celesta, Synthesizer
Stefano Mazzola - chitarra elettrica e acustica
Bruno Crovetto, Piero Ricci - basso
Gianni Dall'Aglio - batteria
Tony Cicco - percussioni
Gianni Oddi - sax soprano e contralto 
Hugo Heredia - sax soprano
Maurizio Giammarco - sax tenore, flauto


Gianni Bonfiglio è cantautore, musicista e compositore decisamente "ai margini". Il suo unico lavoro è questo LP del 1979, preceduto nel 1978 da un singolo contenente i brani Il cappello di velluto blu, sul lato A, inedito su 33 giri, e L'ultima, sul lato B, poi ricompreso nell'album. Le notizie su di lui sono scarsissime. Le uniche informazioni che ho recuperate su Digilander lo presentano come "un reduce del movimento studentesco degli anni della contestazione" (forse per l'aspetto, con folta barba e occhiali da intellettuale - che non è poi una cosa così brutta). Originario di Palermo, ha vissuto per alcuni anni a Milano, prima di stabilirsi definitivamente a Roma. "Luci spente a Testaccio" sembra un album di ricordi, quasi una specie di testamento. Non c’è però retorica, né pentimento e non lo si può proprio definire un disco politico o ideologico, semmai di sentimenti e di rimpianti, conditi da qualche inevitabile disillusione. La musica è decisamente elaborata, con ottimi arrangiamenti grazie alla presenza di musicisti quali i sassofonisti Maurizio Giammarco e Hugo Heredia e due nostre vecchie conoscenze: Gianni Dall'Aglio alla batteria e Tony Cicco alle percussioni.

L'album, prima del 2010 mai ristampato, è stato inserito nel cofanetto "Progressive Italia anni '70 vol. 8", insieme a Gens, Maurizio Fabrizio, La stanza della musica e altri ancora. Il singolo del 1978, postato come bonus track, l'ho tratto da un video recuperato sul tubo, dove il nostro Gianni Bonfiglio lo interpreta di fronte al pubblico. Nonostante gli applausi finali, il brano è in playback. 



Post by George

Serie "Battiato & Friends Special Fan Collection" n. 45 (Serie "Bootleg" n. 221) - Franco Battiato - 1994 - Live Sacro Monte di Varese

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1° TEMPO :

1 - Gestillte Sehnsucht (Brahms)  (6:11)
2 - Oh sweet were the hours (Beethoven)  (3:06)
3 - Plaisir d'amour (Martin)  (3:55)
4 - Oceano di silenzio  (4:30)
5 - Il re del mondo  (3:52)
6 - Secondo imbrunire  (3:10)
7 - L'ombra della luce  (5:18)

2° TEMPO :

8 - Prospettiva Nevski  (3:05)
9 - I treni di Tozeur  (3:14)
10 - Haiku  (4:29)
11 - Mal d'Africa  (3:05)
12 - E ti vengo a cercare  (4:01)
13 - L'animale  (2:50)
14 - "ha circa 16 anni"  (0:16)
15 - Magic shop  (2:40)
16 - Gli uccelli  (4:05)
17 - Fornicazione  (4:16)
18 - Voglio vederti danzare  (3:32)
19 - Bandiera bianca  (2:34)
20 - L'era del cinghiale bianco  (3:15)

Premessa: ho scaricato anni addietro questo bootleg dalla rete ma non ricordo la provenienza esatta. Dunque mi scuso per la mancata citazione che sarebbe stata d'obbligo. Io mi sono solo limitato alla confezione delle copertine partendo da un ritratto di Spencer Hodge e dalla grafica originale del "Caffè de la paix".

Sul concerto in questione possiamo dire che si tratta dell'anteprima del tour denominato "Caffè de la paix" dell'estate 1994. Qui in formazione ridotta vista l'assenza dell'orchestra dei Virtuosi italiani sostituiti dal Giovane Quartetto italiano. La formazione "classica" mantiene inalterato il clima che in quegli anni Battiato proponeva nei suoi live, con una esclusiva predilezione per l'assenza della ritmica. Dal disco in promozione, "Caffè de la paix", non resta che la delicatissima "Haiku". Nelle date a seguire verrà presentata la versione acustica di "Lode all'Inviolato". Molto più presente il lato B del "Cammello"... Ma su tutto c'è da dire che questa è la prima uscita assoluta di "Fornicazione" che sarebbe stata pubblicata nel marzo del 1995 nel primo cd che vede la collaborazione ai testi di Manlio Sgalambro. "Voglio vederti danzare" e "Bandiera bianca" ripescano in quel passato pop di Battiato che poi sarà il futuro dei suoi concerti a venire! Con Battiato, anche Filippo Destrieri alle tastiere a garantire qualità assoluta. Buon ascolto. Antonio

LINK emmepitrè 
LINK flacche 1
LINK flacche 2

Post by Antonio LM with a little help by Captain
 

Reparto "Sconosciume" - Sylvano Santorio - 197x - Pop Guitar Sketches N. 2 (vinyl)

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TRACKLIST:

01. O.K. Cob
02. Soft Waves
03. Country Fire
04. Father O' Reilly
05. O.K. Richard
06. High Anxiety
07. Night Mare
08. Nervi Sound
09. Percussion Sketch N. 2
10. Clavinet Resound
11. Fire Wind
12. Hammering On
13. Early Ballad
14. New System
15. First Call
16. Percussion Sketch N. 1
17. Deftly
18. Scrappy

La biografia di Silvano Santorio è lunga e intricate e quindi vi invito a visitare questa pagina web che ne traccia un articolato ed esaustivo profilo (scritto in inglese e corredato da numerose fotografie). Ricordo solo, per farla breve, che Silvano (in arte Sylvano), nato a Firenze nel 1933, può essere a ragione definito figlio d’arte, dal momento che in famiglia padre e parenti suonavano banjo, mandolino, violino, piano e quant’altro. Silvano, nel corso della sua adolescenza, spinto dai genitori, inizia a suonare il violino. Ben presto rimane affascinato dalle orchestrine di suoi coetanei che suonano musiche di compositori americani e brani ballabili che mal si conciliano con il suono del violino. Passa allora allo studio della chitarra, abbandonando definitivamente il suo primo strumento. Sylvano inizia così a suonare la chitarra, specie quella elettrica, per alcuni anni, dal 1951 al 1955, spaziando dal jazz, al bebop al rock ‘n’roll. Il jazz diventa a questo punto la sua passione. Nel 1955 gli viene offerta l’opportunità di entrare nella band di Renato Carosone. Colta al volo l’occasione, Santorio suona per tre anni chitarra e mandolino (quest’ultimo mal volentieri) nel sestetto del cantante napoletano, facendo qualche puntata anche a Parigi e incidendo tre album per l’etichetta Pathé

Con Richard Anthony nel 1963

. Lasciato Carosone, Silvano suonò per alcuni anni a Roma con una orchestra da ballo. Nel 1961 decide di stabilirsi a Parigi dove inserisce la “y” nel suo nome di battesimo. Il suo debutto in uno studio parigino risale al 1962, in occasione delle session di “J’entends siffler le train”, interpretata da Richard Anthony, dove ben si distingue la chitarra di Santorio. Divenuto uno tra i session man più richiesti, dal 1962 fino agli inizi degli anni ’90, Sylvano Santorio lavora negli studi di registrazione parigini suonando chitarra elettrica, banjo e basso con i migliori arrangiatori.  Come artista solista nel corso degli anni ’70, a volte con lo pseudonimo di Ike Matthews, registra una serie di album strumentali, componendo brani, piuttosto brevi, adatti per colonne sonore e serie televisive: tra questi “Pop 2000’, ‘Pop Sound Disco’ e ‘Pop Guitar Sketches’. Nel corso degli anni questi dischi, mai ristampati in CD, sono diventati dei pezzi ricercati dai collezionisti. Nessuno di questi album, realizzati per l’etichetta Montparnasse 2000, venne messo in vendita al pubblico. Questi brani vennero spesso utilizzati dalle emittenti televisive come jingle e intermezzi.

Sylvano Santorio nella metà degli anni '70

Dagli anni ’80 Santorio inizia una collaborazione con il compositore Jack Arel. Il primo lavoro condiviso è l'orchestrazione della colonna sonora del film “La baraka”. Seguono numerosi altri progetti, in particolare colonne sonore di serie televisive. Santorio è ancora oggi in attività. Il disco qui postato, rippato dal vinile, risale alla metà degli anni '70 anche se la copertina non riporta la data esatta di pubblicazione. 

Nel 2013 a Parigi

Post by George


Kamera Quintet - 1998 - Kamera in rock

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TRACKLIST :

 01 Roundabout (from Yes)
 02 The musical Box (from Genesis)
03 Suite from Tarkus (from Emerson Lake & Palmer)
04 Warriors (Kamera Original)
05 21st Century Schizoid Man (from King Krismon)
06 Song of the Gulls (from King Krismon)
07 The snowcatlover suite (Kamera Original)
08 Suite- Acquiring the taste & cogs in cogs (from Gentle Giant)
09 Pilate's Dream (from Jesus Christ Superstar)
10 Peaches in regalia (from Frank Zappa)
11 Uncle Meat (from Frank Zappa)

Captain's Antefact: questo post, come ho avuto modo di dire ad alcuni amici e collaboratori del blog in diverse occasioni ultimamente, dimostra che la stratosfera, con l'andare del tempo, da blog dispensatore di emmepitrè rari è diventata qualcosa di altro e, consentitemelo, di più "alto". Nel nostro piccolo (lo dico sottovoce) anche noi facciamo cultura, tanto che spesso i protagonisti stessi della musica che proponiamo si fanno vivi e partecipi dei post. E' proprio il caso di Kamera in rock, arrivato a noi direttamente da Mauro Pedron (clarinettista di grandissimo talento), membro del gruppo e principale artefice dell'interessantissimo progetto "di contaminazione" che qui presentiamo. In realtà però Mauro era già apparso sul nostro blog, anche se pochi se ne erano accorti o hanno ricollegato. Egli era infatti clarinettista dell'ensemble "Novecento e oltre" che accompagnò niente di meno che Franco Battiato, Manlio Sgalambro e Giovanni Lindo Ferretti nella rappresentazione de "L'histoire du soldat" di Igor Stravinskij. A questo link trovate il lavoro in questione, e se leggerete con pazienza i commenti a quel post, capirete la genesi che ha portato ad ospitare Kamera in rock qui oggi (senza dimenticare l'intercessione del nostro grande amico Antonio LM: e poteva forse mancare, visto che nell'affaire è coinvolto Franco Battiato?). Qui concludo, scusate se son stato prolisso, non voglio rubare altro spazio a Mauro, persona dalla grande gentilezza ed umiltà, come tutti i grandi uomini ed artisti. Vi consiglio caldamente di leggere le interessantissime note che ci ha inviato, che ci danno la misura della sua straordinaria cultura ed amore per la musica, che tra l'altro non disdegna affatto il nostro amato prog rock, ma questo l'avevate capito già dalla scaletta dei brani...

"L'album Kamera in Rock è un'idea che avevo proposto al mio amico flautista Emilio Galante col quale avevamo fondato il Gruppo Kamera a Trento. Un gruppo variabile di musicisti per lo più dedicato alla musica classica del novecento e a progetti che formulavo per il territorio (appare anche in un CD per un opera che ho commissionato ad Ennio Morricone per il Lago di Garda "Vidi Aquam"). Con Emilio c'era una lunga amicizia e militanza nelle file della musica jazz, sua e rock, mia. Si studiava al Conservatorio di Bologna lui il flauto, io a quello di Trento clarinetto, si parla degli anni settanta. Solo che il flauto nel jazz, salvo pochi nomi, non era proprio adatto e così il clarinetto nel prog rock (anche se appare, riverberante, negli album del Banco): così ci si incontrava spesso nei locali a fare lunghe jam sessions, lui al sax ed io al flauto! Ho delle foto di concerti per le valli del Trentino dove indosso un lenzuolo bianco infilato per un buco al centro, il flauto e la faccia dipinta con gli ombretti delle amiche: chi vi ricorda? Col flauto mi sono presentato sedicenne da Claudio Rocchi in viale Campania e ho passato l'intero pomeriggio a contrappuntare la sua Norma del Cielo. Chiuso il capitolo 70's.

Il quintetto a fiati classico ha un repertorio per lo più novecentesco di autori tedeschi (Hindemith, Schoenberg, Stockhausen) francesi ed interessanti composizioni americane (Barber, Harbison, Carter). Lo stesso Zappa ha scritto dei brevi quintetti, praticamente sconosciuti che ho potuto acquistare direttamente da Barfko-Swill e che quindi abbiamo, col Kamera, eseguiti in prima nazionale. Anche le nostre avanguardie hanno scritto per quintetto a fiati (fl,ob,cl,fg,crn) primo fra tutti Berio col suo Number Zoo. Giungere al progetto di Kamera in Rock è stato inevitabile, dato che, nonostante una acquisita professionalità "classica" , non si è mai smesso di ascoltare anche quella musica e mai perso quella visione del mondo. Penso che, in questo modo sia più che legittima una cavalcata libera fuori dal recinto; all'incontrario, sono io il primo a indignarmi di fronte a certe operazioni, quasi di marketing, di scavalcamento di confine tra generi senza le carte in regola. La musica classica è inevitabilmente in crisi presso le nuove generazioni, ma anche presso le vecchie: pensate che, come arte, a tutt'oggi l'ascolto della maggior parte degli "appassionati" si ferma ai romantici, Mahler segna quasi le colonne d'Ercole. Il novecento, cioè la musica di un secolo fa, è ascoltata con fatica e, spesso, non compresa, parlo di Stravinsky, ma anche di Strauss, Debussy, Ravel ecc. Si ha uno stereotipo della musica classica fossilizzato. E' come se, nella pittura, non si considerassero i quadri di Chagall, Matisse, Picasso, Boccioni, De Chirico ecc. e in letteratura ci si fermasse a Proust o D’Annunzio. Quanti compositori, anche italiani, del secolo scorso in oblio per non dire in disgrazia: Busoni, Malipiero, Casella ecc.

Ecco anche perché ultimamente, per non perdere l'auditorium, si è spesso ripiegato su un alleggerimento dei programmi, una più facile spettacolarizzazione, non escludendo gags comiche, spesso al limite del decente. Ecco quindi le trascrizioni dei tanghi Piazzolla per tutti gli strumenti (il Maestro, che ho avuto la fortuna di frequentare, era mortificato già allora per l'uso barbaro della sua musica), dei Beatles, di Battisti, dei Deep Purple, interpretate con la stessa rigidità di suono, ritmo e mente dei musicisti classici. Mi sembrano tante suore che vogliono giocare al calcio. Pavarotti o la Caballé che cantano rock mi fanno lo stesso effetto, le loro voci sono impostate per la classica, il loro fraseggio è alieno; anche Di Giacomo aveva una voce potente e di registro tenorile ma il suo fraseggio, le sue inflessioni, le dinamiche che dava al canto erano perfette per il rock. E con gli strumenti a fiato è a stessa cosa, si sa che rappresentano l’emissione sonora più simile al canto: per fare questo album, per fraseggiare il rock era necessario svincolare la prassi esecutiva classica, l’impostazione strumentale rigida imparata al Conservatorio. Sostituire un organico standard rock, batteria compresa, con cinque fiati non era un’impresa da poco. Spesso i cinque fiati dovevano essere anche sinergicamente le cinque dita di Emerson, l’arpeggio di una chitarra, un riff... un sintetizzatore (sicuramente mi era stato utile sostituire col clarinetto, ai tempi, il sint di impressioni di settembre o arrischiare una Starway to Heaven con soli clarinetto, chitarra e batteria). E pure la messa in notazione dei brani è stata un’operazione interessante e complessa: a orecchio. A quel tempo non c’erano in rete quei supporti che ora si trovano e, per esempio io, non avevo internet; meglio così, spesso appoggiarsi a quei preconfezionati, generosamente pubblicati da altri, poteva sortire un’operazione non originale.

Nell’album ci sono anche due composizioni originali in stile prog: una di Emilio Galante, con una struttura più densa e sapiente ed una Suite mia di due composizioni brevi. Ho scritto questi due pezzi su ispirazione emotiva personale, due momenti belli passati con mia moglie Morena, uno a correre attorno al lago di Levico e l’altro a vederla mangiare lamponi in montagna. Il primo brano risuona evidentemente “highlander”, il lago assomiglia ad un fiordo e la struttura segue i modi di alcune composizioni dello scozzese McMillan che riesce magicamente a inserire dissonanze e tecniche d’avanguardia su strutture armoniche di base quasi popular. Il fagotto risuona i passi della corsa. Il secondo, un contrappunto quasi Bachiano fra flauto e clarinetto, è acquarellato da un ritmo anni sessanta in divenire, alla stand by me. Il resto dell’album si conosce, non serve introdurlo. Esso ha avuto un soddisfacente effetto in tutto il mondo, specie presso le fanzine degli appassionati e sulla stampa specializzata. Anche gli autori si sono fatti vivi per esprimere il loro apprezzamento, qualcuno ha criticato la scelta della copertina (“ a little over the top!” Shulman). Tutto ciò per lanciare, spiritosamente, un teorema personale che ne parafrasa uno divino: “ è più facile per un musicista rock suonare musica classica che per un musicista classico voler suonare il rock.”

Una piccola aggiunta, visto che ormai ho debordato: forse a qualcuno è giunta qualche notizia su un festival che qui in Trentino si fa l’estate in alta quota “I Suoni delle Dolomiti”. E’ un mio progetto che ho diretto per una decina d’anni ed ora procede d’inerzia; è stato definito un progetto davvero originale ma, per chi come noi ha passato l’adolescenza sui prati ad ascoltare i concerti nell’assoluta informalità, Parco Lambro per citarne solo uno, e con in testa il mito di Woodstock, cos’altro di musicale poteva pensare su un prato in montagna? Grazie Robi per l’ospitalità. Cari saluti a tutti e grazie per la vostra attenzione. Mauro
"

KAMERA QUINTET

Emilio Galante: flauto
Luca Avanzi: oboe
Mauro Pedron: clarinetto
Steno Boesso: fagotto
Stefano Rossi; corno


Post by Mauro Pedron & Captain

PERIGEO SPECIAL- Alice (doppio LP, 1980)

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“Alice nel paese delle meraviglie”(1865), il noto romanzo di Lewis Carrol, negli anni ’70 del Novecento assurse in Italia a vero e proprio libro culto per un’intera generazione, soprattutto per l’area più anarchica e movimentista della contestazione giovanile. I motivi sono evidenti: la vena dissacratoria, la fantasia sfrenata (al Potere?), il mondo capovolto che decenni dopo esalterà Bachtin, la forza surrealista del testo (se pur sorretta dalla ferrea logica del matematico Carrol)… insomma, già così ce n’è abbastanza per far diventare mito generazionale quella che era cominciata, cento anni prima, come una storia improvvisata per intrattenere tre bambine in una gita in barca sul Tamigi. Tanto per fare una sommaria rassegna: “Radio Alice” viene battezzata nel ’75 quella che è ancora oggi, probabilmente, la più famosa e ricordata radio libera italiana, “Alice disambientata”(1978) è il libro collettivo nato da un seminario curato da Gianni Celati, e curato dallo stesso scrittore, in cui si respira a pieni polmoni l’aria del ’77 bolognese, “Il sogno di Alice” sarà il titolo che nel ’79 l’Assemblea Musicale Teatrale darà al suo più album più bello e fortunato, senza contare le innumerevoli bimbe di nome Alice che nasceranno in quei caleidoscopici anni di speranze, passioni, rabbie e illusioni.

E proprio “Alice” finisce per chiamarsi il progetto che Giovanni Tommaso mette in piedi nel 1980 per riesumare, con un colpo di coda, i Perigeo, la più importante band jazz-rock italiana (e, i lettori Stratosferici concorderanno,  tra le migliori in assoluto), ormai in standby da quattro anni. Il progetto, racconta Tommaso nel retro di copertina del doppio album che ne scaturirà, nasce nel ’79 su impulso del direttore della RCA (dobbiamo quindi pensare a Ennio Melis), ma sicuramente forte appare il ruolo di Maurizio Monti, già autore per molti e cantautore  in proprio,che s’impegna, scrivendo testi e monologhi, in un’attualizzazione dell’opera che, almeno nella suggestione del titolo, è forse debitrice di “Alice nelle città”, il film che Wim Wenders girò nel 1973, ma anche, crediamo, del lavoro svolto da Tito Schipa Jr. nel 1970 con l’ “Orfeo 9” e di quello di Emilio Lo Curcio che nel 1977 pubblica “L’Eliogabalo”,un’opera pop che affonda nel medesimo humus socio-culturale.

 Insomma, fatto sta la “nuova” Alice” s’avventura, candida e ingenua, nella società degli anni Settanta, si perde nella città, nelle sue tentazioni e nei suoi labirinti. Conosce strani personaggi che la irretiscono sessualmente, cercano di coinvolgerla in grottesche rivoluzioni o di indurla a derive psicotrope, oppure la spingono ad abbandonare, senza troppo starci a pensare, i propri complessi e tabù. Il tutto si conclude in un surreale processo in cui riappaiono tutti i personaggi, un finale in cui non si può che ammettere che l’esito di tanto arrabbattarsi di una intera generazione si riduce a una frammentazione del reale, a inutili schegge impazzite e solitarie. Considerate che in mezzo c’è stato il delirio di Parco Lambro del ’76, e il Gran Riflusso post-sequestro Moro che dal ’78 avvolgerà l’Italia come un bitume vischioso che sarà dura scrollarsi di dosso. E amaro, ancora oggi, è leggere versi come questi: “Confusione gran confusione/ confusione senza un perché/ tutto il gusto dell’ironia/ e dell’amore, adesso dov’è?”. (L’intero libretto interno, con foto, disegni e testi, è scaricabile QUI)

Il concept-album, di cui Giovanni Tommaso firma pressoché tutte le musiche, si dipana in un disco doppio che vede la partecipazione, oltre che dei Perigeo al gran completo (qua ribattezzati Perigeo Special), anche di nomi di spicco dell’orbita RCA: artisti già all’apice della carriera come Lucio Dalla e Rino Gaetano, nuove sensazioni pop da Hit Parade come Anna Oxa, irregolari di genio come Ivan Cattaneo (acchiappato al volo nel transito da L’Ultima Spiaggia alla CGD), giovani di belle speranze come Nino Buonocore, eroine del prog che fu come Jenny Sorrenti (Saint Just), grandi signore della canzone d’autore come Maria Monti. E, a completare, Lina Sastri impegnata nei monologhi che intermezzano i pezzi. Insomma, davvero un parterre de roi, tanto che resta un mistero come mai un album siffatto sia rimasto un piacere di pochi, e non abbia ottenuto i risultati attesi.

Eppure, se avrete la bontà di ascoltarlo, il disco è ancora oggi di gradevolissimo ascolto: si spazia tra il jazz-rock marchio di fabbrica dei Perigeo a un rock-pop di pregio per toccare nel pezzo di Ivan Cattaneo sia venature disco che il musical in terzinato. Proviamo quindi ad azzardare qualche ipotesi a posteriori: può darsi che sia stata proprio la eccessiva dispersione (di stili, di personaggi) a nuocere al progetto, forse la RCA, che già cominciava a scricchiolare, non ha lo ha supportato abbastanza e, quando l’ha fatto, ha perseguito strategie di marketing assai discutibili (la scelta di far uscire in contemporanea un Q Disc che ne estrapolava cinque pezzi potrebbe aver disorientato gli acquirenti, già a loro volta tenuti lontano della decisione suicida di non mettere in copertina né il titolo né alcun nome degli artisti presenti),  o infine, più probabilmente, come intuì il filosofo Anassimandro diversi secoli prima, il disco ha semplicemente “pagato il castigo di esser venuto secondo l’ordine ingiusto del tempo”.

L’album, come dicevamo, ha avuto un’edizione coeva in Q Disc, con 5 pezzi. Fu poi ristampato nel 1990 (e/o, come riportano alcuni, nel ’94), ma è subito finito fuori catalogo, così come fuori catalogo appare la riedizione digitale del Q-Disc nel 2004, ancora reperibile tuttavia in qualche negozio e su diverse piattaforme on line. Oltre ai cinque pezzi del Q Disc, altri due o tre brani sono reperibili sul Tubo, ma l’album nella sua interezza ci risulta, al momento, introvabile. Sia come sia, la versione che troverete è quella del vinile doppio, rippato per l’occasione. Buon ascolto!

TRACKLIST :

1) Bella la città (Giovanni Tommaso)
2) Il viaggio
3) Al bar dello sport (ovvero sogghigni e sesso) (Rino Gaetano, Maria Monti)
4) Al bar dello sport -coda
5) Il decalogo
6) Il bruco (Giovanni Tommaso)
7) Mammina! (Jenny Sorrenti)
8) Il quartiere
9) Tea party (Lucio Dalla e Anna Oxa)
10) Il festival (ovvero Perigeo in concerto)
11) Regina pop star  (Ivan Cattaneo)
12) Bullo e pupa (Nino Buonocore)
13) La quadriglia delle aragoste
14) Confusione gran confusione (Lucio Dalla, Nino Buonocore, Maria Monti, Ivan Cattaneo, Rino Gaetano, Anna Oxa, Jenny Sorrenti, Giovanni Tommaso)

FORMAZIONE

Giovanni Tommaso - basso, contrabbasso
Danilo Rea - tastiere
Franco D'Andrea - pianoforte elettrico, sintetizzatore
Bruno Biriaco - batteria
Claudio Fasoli - sax
Tony Sidney– chitarra

Altri musicisti

Mark Harris - pianoforte
Agostino Marangolo - batteria
Nanni Civitenga - chitarra elettrica
Mike Fraser - tastiera, pianoforte
Carlo Pennisi - chitarra elettrica
Alfredo Golino - batteria, percussioni
Vincenzo Mancuso - chitarra elettrica
Alessandro Centofanti - tastiera, sintetizzatore, programmazione
Derek Wilson - batteria
Adriano Giordanella - percussioni
Paolo Rustichelli - sintetizzatore, mellotron
Karl Potter - percussioni
David Walter - batteria
Cicci Santucci - tromba
Doriano Beltrame - tromba
Nino Culasso - tromba
Michele Lacerenza - tromba
Alvise Vergella - tromba
Dino Piana - trombone
Basilio Sanfilippo - trombone
Giancarlo Becattini - trombone
Gennaro Baldino - trombone
Vinicio Di Fulvio - trombone
Franco Vinciguerra - trombone
Maurizio Giammarco - sassofono tenore, sassofono soprano
Francesco Battimelli - flauto
Alessandra Bellatreccia - arpa

LINK

Post by Andrea de "Gli Sprassolati" with a little help by Capt

Gato Barbieri - 1990 - Two Pictures Years 1965-1968 / Music by Piero Umiliani (vinyl)

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TRACKLIST:

Side A
O.S.T. of "Una bella grinta" (1965)

01 Una bella grinta   5:02 
02 Ballata della Bassa Padana   4:45 
03 Lontananza e Sequenza   6:06 
04 Free Theme   3:03 
05 Ballata della Bassa Padana   1:50 
06 Hammond Blues   2:20 

Side B
O.S.T. of "Sweden Heaven And Hell" (1968)

07 Sleep Now Little One   3:15 
08 Solitudine   2:30 
09 Solitudine   2:15 
10 Piano Bossa Nova   1:20 
11 Free in Minore   2:12 
12 Solitudine   2:12 
13 Solitudine   3:50 
14 Sotto il tallone   3:58 


LINE-UP

Side A

Gato Barbieri (tenor sax)
Enrico Rava (trumpet)
Franco D'Andrea (piano, Hammond) 
Giovanni Tommaso (bass)
Bruno Biriaco (drums)

Side B

 Gato Barbieri (tenor sax)
Antonello Vannucchi (Hammond, vibes) 
Piero Umiliani (piano)
Enzo Grillini (guitar)
Giovanni Tommaso (bass) 
Bruno Biriaco (drums) 


Mi assumo tutta la responsabilità di questo sconfinamento nel campo del jazz per tre ragioni:

1. la grande stima e l'apprezzamento che ho sempre nutrito nei confronti di Gato Barbieri, musicista (lo ricordiamo) di origini italiane, al quale voglio anche rendere omaggio a pochi mesi dalla sua scomparsa (2 aprile 2016);
2. accompagnano Gato Barbieri ben tre futuri componenti del Perigeo, ovvero Giovanni Tommaso, Franco D'Andrea e Bruno Biriaco;
3. il compositore delle due colonne sonore è Piero Umiliani. 

Credo che possa bastare. Aggiungo anche la bellezza di questo disco, pubblicato solo in Italia dall'etichetta Liuto Records nel 1990. La compilation raccoglie i brani registrati per le colonne sonore di due film: il lato A contiene le musiche di "Una bella grinta" del 1965, diretto da Giuliano Montaldo; il lato B quella di "Sweden Heaven and Hell" (uscito nelle nostre sale col titolo "Svezia, Inferno e Paradiso) del 1968, per la regia di Luigi Scattini. 



Tracciare il profilo musicale e artistico di Gato Barbieri ruberebbe troppo spazio. Il web pullula di biografie e discografie. Ricordiamo solamente la sua parentesi italiana, quella legata al suo soggiorno romano, in occasione del quale il sassofonista argentino collaborò - tra gli altri - con Ennio Morricone, Giorgio Gaslini e, per l'appunto, Piero Umiliani, proprio per le colonne sonore di questi due film. Inutile ricordare che suo è l'assolo di sax in "Sapore di sale" di Gino Paoli, così come suo è il sax nella colonna sonora di "Ultimo tango a Parigi" del 1974. Ma veniamo al disco in questione. Sottolineo innanzitutto la netta differenza fra le due facciate, ben conscio che tra le due intercorrono tre anni e che le esigenze legate alle immagini dei due film sono assolutamente diverse: decisamente jazz canonico la side A, nel rispetto degli schemi classici, dove il sax di Gato Barbieri duetta con la tromba di Enrico Rava. Li sostengono la potente sezione ritmica contrabbasso-batteria di Tommaso/Briaco e il fraseggio del pianoforte dell'ottimo Franco D'Andrea che si prodiga anche in numerosi assoli. 


Diversa la Side B, suonata con una differente formazione, assente Franco D'Andrea, sostituito al piano da Piero Umiliani e integrata dalla chitarra di Enzo Grillini. Le atmosfere cambiano quasi radicalmente, ed è proprio la chitarra di Grillini ad aprire SleepNow Little One, cantata da una bellissima voce femminile, purtroppo non accreditata sul disco. Il brano è delicatissimo, di una bellezza quasi struggente (Barbieri qui è assente). Il sax apre e domina invece Solitudine, ripresa più volte, qui suonata in trio con Giovanni Tommaso e Bruno Biriaco. Solitudine 2è interamente giocata dall'organo Hammond di Antonello Vannucchi. In alcune tracce fanno la loro comparsa anche gli archi dell'orchestra diretta da Piero Umiliani. 

A mio personale giudizio si tratta di un grande disco che segna da un lato la maturità artistica già acquisita dal giovane Gato Barbieri (quasi irriconoscibile nell'immagine di copertina), dall'altro la grande abilità tecnica del trio Tommaso, Biriaco e D'Andrea. Tutti e tre suonarono più volte con Gato Barbieri. Vi è qualche bootleg in circolazione al riguardo. Infine, devo dire che è interessante ascoltare i nostri tre alle prese con il jazz "classico" - ovvero le loro radici - un po' di anni prima che intraprendessero, con Tony Sidney e Claudio Fasoli, quella straordinaria avventura che fu il Perigeo.

Adios Gato



Post by George 

Vito Mattei - 1978 - L'orco cattivo

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TRACKLIST :

01 - L'orco cattivo
02 - Il mercante l'amico l'uccello
03 - Dormi regina
04 - Il dono della morte
 05 - Ingresso a corte
06 - Il circo
07 - La fine del vecchio giullare
08 - La nuvola e gli amanti
09 - La bimba ingorda
10 - Canto dei fiori



Nuovo giro, nuovo contributo di ottima qualità del nostro amico Anonymous Benefactor. In questo caso, come conferma anche lo stesso A.B. nelle due note allegate all'album, ci troviamo di fronte all'anello mancante tra Angelo Branduardi e Fabrizio De Andrè, con un'eco di Alberto Camerini prima maniera (aggiungo io) in alcune canzoni. All'ascolto risulta comunque molto gradevole, buoni testi "fiabeschi" (consueti in questo particolare genere musicale) e buona musica folk medievaleggiante, con qualche accenno di prog qui e là. Anche Augusto Croce su Italianprog parla brevemente di Vito Mattei e del suo Orco Cattivo: "Un buon disco di folk rock, con testi che parlano di principi e giullari e con qualche spunto vagamente progressivo, nello stile del primo Branduardi." Altrettanto brevemente, auguro a tutti un buon ascolto...


LINK


Post by Captain & A.B. (The Dynamic Duo)

Celtic roots - Suoni e canti dell'area celtica alpina - La Lionetta e i Trouveur Valdotèn (Superpost)

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Addentriamoci nei meandri della musica folk italiana. Ho ripescato tre album, tutti rigorosamente in vinile (mai ristampati in CD) appartenenti a due gruppi dell'area alpina: La Lionetta e i Trouveur Valdotèn. Che cosa li accomuna? Moltissimo: innanzitutto la passione per la ricercare e l'arrangiamento di antiche melodie che risalgono all'epoca dei trovatori e dei bardi (per inciso, la cosiddetta musica celtica è relativamente moderna e si è sviluppata a partire dalla musica folclorica nei Paesi che ospitavano le lingue celtiche contemporanee), l'uso magistrale di antichi strumenti musicali e l'utilizzo di lingue dialettali (il piemontese per La Lionetta, il patois franco-provenzale per i Trouveur Valdotèn). L'antica area celtica alpina comprendeva numerosi territori a cavallo tra Francia, Svizzera e alcune regioni dell'Italia del nord, tra queste Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, parte del Veneto. Ma non è questa la sede per  proporre lezioni accademiche sulla cultura celtica, pertanto limitiamoci all'esame dei tre dischi. La cartina sotto riportata, in ogni caso, indica l'estensione dell'area celtica italiana.


La Lionetta - 1978 - Danze e ballate dell'area celtica italiana


TRACKLIST:

Lato A
1 - Papà demi la bela
2 - Suite per cornamusa: a) Maria Giuvana; b) Ballo della banda dei gobbi
3 - Le vioire (La canzone di Martin)
4 - La bergera
5 - Curenta Occitana: a) Curenta; b) Balet
6 - Un'eroina

Lato B
7 - Dona bianca
8 - Giga di Sampeyre: a) Introduzione; b) Giga; c) Balet
9 - Prinsi Raimund
10 - Saltarello
11 - Danze di Coumboscuro


FORMAZIONE

Maurizio Bertani - mandolino, flauto, bombarda, violino, voce
Vincenzo Gioanola - melodeon, accordéon, dulcimer, banjo, percussioni, voce
Marco Ghio - violino, tabla, voce
Roberto Aversa - voce, chitarra acustica, tin whistle, bagpipes [cornamusa], percussioni
Laura Malaterra - voce, chitarra classica, dulcimer, percussioni


Citato anche da Augusto Croce sul suo Italian Prog, il gruppo folk La Lionetta si è formato a Torino nel 1977 ed è stato per molti anni uno dei più famosi ed apprezzati gruppi del folk-revival italiano, probabilmente il meno ortodosso ed il più orientato ad una riproposizione creativa e svincolata dagli schemi del repertorio popolare nord-italiano. Il primo prodotto discografico risale al 1978, pubblicato dalla piccola etichetta Shirak, e si intitola "Danze e ballate dell'area celtica italiana". Inequivocabili i contenuti. Il disco ricevette notevoli apprezzamenti di critica e di pubblico. Il gruppo si distingue per l'uso delle armonie vocali (potente l'attacco della track 1 "Papa' demi la bela"), grazie soprattutto alla splendida voce di Laura Malaterra, e per la notevole tecnica strumentale. I musicisti miscelano in modo sublime strumenti antichi (melodeon, accordeon, dulcimer) con quelli della tradizione celtica tuttora in uso tra i musicisti bretoni e anglosassoni (chitarre acustiche, cornamuse, tin whistle, violino, flauto, ecc.). Un disco bellissimo, fuori catalogo da anni e mai ristampato in CD. 

La Lionetta - 1981 - Il gioco del diavolo


TRACKLIST:

Lato A
1 - Il matto il diavolo e il bagatto, la fiera
2 - Cecilia - a) Il sogno di Cecilia
3 - Rocastalda
4 - La Lionetta

Lato B
5 - Muran dell'Inghilterra - Canzone della bella
6 - La monferrina di Napoleone
7 - LeandraA
8 - Bourreé d'Auvergne - Valzer della montagna
9 - Povra mi - Tema della madre


FORMAZIONE

Maurizio Bertani - mandolino, flauto dolce, bombarda, metallofono, violino, voce
Vincenzo Gioanola - melodeon, accordéon, dulcimer, banjo, percussioni, voce
Marco Ghio - violino, tabla, voce
Roberto Aversa - voce, chitarra acustica, tin whistle, cornamusa, percussioni
Laura Malaterra - voce, chitarra classica, dulcimer, percussioni


Nel 1981 esce il secondo LP, "Il gioco del diavolo", che ricalca le atmosfere del disco di esordio: ancora musica di ricerca, gli strumenti e le voci che si rincorrono, miscelandosi in melodie dove l'abilità tecnica rasenta la perfezione. Splendida come sempre la voce di Laura Malaterra. Cecilia ne è la dimostrazione. Purtroppo dopo la pubblicazione di questo album l'attività de La Lionetta andò via via a diradarsi fino a cessare del tutto. Il gruppo si è poi ricostituito nel 1995, rinnovando completamente formazione e repertorio e dedicandosi in modo prevalente allo sviluppo di composizioni autonome, più vicine al folk-rock che alla ricerca etnico-musicale. Per un rapido colpo d'occhio sulla loro intera discografia vi invito a visitare il loro sito (qui). Un'analisi dettagliata di questi due dischi e dei brani che li compongono la troverete invece su questa pagina.

Infine, permettetemi un plauso (e non è la prima volta) per il sito amico "Il negozio di Euterpe" che ha recensito entrambi i dischi.


Laura Malaterra col suo dulcimer
LinkDanze e ballate dell'area celtica italiana
LinkIl gioco del diavolo

Trouveur Valdotèn - 1984 - Meusecca pe vivre


TRACKLIST:


Bonus Tracks:

03. Chant des bergers (1998)
04. Noel de Bessans, Rigodon des filles de Mens (1998)

FORMAZIONE

Carlo Berard - voce, frustapot
Liliana Bertolo - voce
Sandro Boniface - accordéon, chitarra, dulcimer, vielle
Severin Chillod - accordéon cromatique, baguettes
Danilo Gontier - percussioni
Ernesto Impérial - chitarra, chitarra basso, frustapot
Cèsar Marguerettaz - flauti, sax soprano, bombarda, accordéon diatonique (demiton)


Il gruppo dei Trouveur Valdotèn è tra i più conosciuti esponenti nel campo della musica etnica e di ricerca,  non solo in Valle d'Aosta, dove sono originari (per la precisione di Aymavilles, località a pochi km da Aosta) ma dell'intero arco alpino, Francia e Svizzera incluse. Le affinità con La Lionetta sono evidenti: stessa area geografica di provenienza, analoga cultura, uguale passione per lo studio e la riproposta di antiche melodie, un uso sapiente degli strumenti antichi e tradizionali. La lingua prevalente è il patois, antico dialetto franco-provenzale tuttora utilizzato in Valle d'Aosta, seguita dal francese.  Il disco, "Meusecca pe vivre" - Musica per vivere, tradotto dal patois locale - è decisamente raro, visto che è stato stampato in pochissime copie nel 1984. Le registrazioni vennero effettuate nel corso del 1983-84 nello studio Ambrokal di Saint-Vincent e per quanto ne sappia, anche i Trouveur ne possiedono una sola copia. La mia è custodita gelosamente da anni sui miei scaffali. Le due facciate (qui suddivise in due file) includono sia brani cantati che strumentali, dominati dalla voce femminile (altra analogia con La Lionetta) di Liliana Bertolo, dolce e potente a seconda delle situazioni e dalla grande tecnica strumentale dei musicisti. Il Rigodonè insuperabile. In regalo due bonus track tratte da un loro disco di musiche e canti natalizi, pubblicato nel 1998. 


 Conosco personalmente da molto tempo la famiglia Boniface e so benissimo quanta passione ci mettano nello studio degli strumenti e nella ricerca di arie, canti e melodie tradizionali. La formazione attuale, rispetto all'album di esordio, è quasi completamente mutata: potremmo definirlo oggi un gruppo "a gestione familiare", visto che i componenti sono i coniugi Boniface (Sandro con la moglie Liliana Bertolo) e i due figli, Rémy e Vincent (nel 1984 troppo piccoli per partecipare alla registrazione del primo disco), ai quali si aggiungono, secondo le occasioni, altri musicisti dell'area alpina. 

Sandro e Rémy Boniface
Ogni membro coltiva delle esperienze diverse in ambiti paralleli: in particolare i fratelli Rémy e Vincent Boniface fanno parte del gruppo folk-rock L'Orage, che - tra le altre cose - ha collaborato con Francesco De Gregori, accompagnandolo sul palco in uno spettacolo dal vivo nel 2013. I Trouveur Valdotèn non hanno all'attivo una grande discografia (sei album in più di 30 anni): eppure hanno tenuto più di 1000 concerti in Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Svizzera e Francia. Nel loro carnet vi è anche la partecipazione allo spettacolo "Euromusica" a Norimberga e al festival "Musik'Alpes" di Faverges (Alta-Savoia). Mi sono dilungato forse un po' troppo con la presentazione dei Trouveur Valdotèn e me ne scuso, ma è pur vero che è la prima volta che questo disco vede la luce sul web e che il gruppo è protagonista di un post. Poi, essendo loro conterraneo...sapete com'è. 


Siamo così giunti alla conclusione di questo lungo post, dedicato ai suoni e ai canti dell'area celtica alpina. Avete ora l'opportunità di ascoltare e giudicare tre dischi di grande bellezza e suggestione che racchiudono la summa della cultura musicale tradizionale del Nord-Ovest italiano (e non solo). I commenti son sempre graditi. Buon ascolto

LinkMeusecca pe vivre

Post by George

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