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Channel: VERSO LA STRATOSFERA
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Peter Cromo - 1981 - Allarrembaggio mamma

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 TRACKLIST :

01 - Ti pentirai
02 - L'inflazione
03 - Pentarazzismo
04 - Muoviti, pestalo, schiaccialo
 05 - Chiavicone è il mio nome
 06 - Grande giorno da cani
07 - Argon 36
08 - Attenti ai gialli
09 - Simpatia per il disoccupato

 "Muoviti, pestalo, schiaccialo / Scarpa quando vuoi, col tuo piedone son cazzi tuoi / Sei fatto, sei fatto, sei marcio / (Rit) CAZZI TUOI - CAZZI TUOI - SON CAZZI TUOI / Spremiti il cervello e poi friggilo / Non pagare il buco però tappalo / (Rit) CAZZI TUOI - CAZZI TUOI / Hai rotto, sei fatto, hai rotto / Solo come un cane, gratta quanto vuoi, sei fuori ormai / Hai rotto, sei marcio, sei fatto... che schifo! / (Rit) CAZZI TUOI - CAZZI TUOI /Sei fatto, hai rotto, sei marcio... che schifo, che schifo, che schifo!!!" (da: "Muoviti, pestalo, schiaccialo")

Onde evitare spiacevoli equivoci, premetto che questo album potrebbe tranquillamente essere pane per il famoso blog Orrore a 33 giri, anzi colgo l'occasione per segnalarlo agli amici che se ne occupano... Nelle mie peregrinazioni su internet, mi sono di recente imbattuto in questo stranissimo album, dell'altrettanto originale artista che risponde al nome di Peter Cromo... Inutile cercare qualsivoglia notizia su google, solo qualche annuncio su ebay e simili, naturalmente senza notizie. L'unico articolo in cui mi sono imbattuto è un approfondimento sul testo della prima canzone, "Ti pentirai"; l'ho linkato e parzialmente condiviso qui sotto. Che dire invece del nostro baldo giovanotto: Peter, nell'orribile foto del retro copertina (non migliore dell'orripilante front cover, del resto), appare abbigliato e chitarrato come un beat fuori tempo massimo di una quindicina d'anni abbondante. Ma proseguendo oltre il lato meramente estetico esteriore di Cromo (per le interiora vi rimando alla foto successiva), ed oltre il pur forte sentore di trash attorno all'operazione, devo dire che quest'album si fa pure ascoltare, ed in alcuni momenti è persino piacevole e divertente, tanto che l'ho sottoposto ormai a diversi ascolti... I testi, al di là della già citata "Muoviti, pestalo, schiaccialo", abbozzano anche contenuti sociali, sparati fra tentazioni punkeggianti, hard rock (belli alcuni riff, forse a cura dello stesso Cromo o di qualche sconosciuto artista) e persino qualche spruzzatina reggae qui e là. In certi momenti ("Pentarazzismo" su tutte) sembra quasi di trovarsi di fronte ad una versione trash di Rino Gaetano (!?!?!). Insomma, sfidando il ridicolo, mi sento di consigliarvi decisamente quest'album e attendo i vostri commenti, amici...

Dal blog Alcuni aneddoti dal mio futuro: "(...) Tutte le volte in cui un cantante ci lascia le penne nei cliché delle morti da rockstar, quindi canne di fucili in bocca, cocktail letali, overdose eccetera, mi viene in mente il ritornello di una canzone dal titolo “Ti pentirai”, uscita credo nell’81 e cantata da tal Peter Cromo, uno dei pochi cantanti il cui nome d’arte – come spero sia – non restituisce alcun risultato su Google se non in qualche catalogo di vinili usati. Niente paura, non è che vi siate persi chissà che, ma in quel pezzo si racconta di quello che sembra la madre di John Lennon dicesse al figlio, “ti pentirai!” appunto, preoccupata per i suoi sogni prematuri di rock’n’roll. Così mi immagino le varie signore Cobain, Hendrix, Joplin e ora Winehouse che, con l’indice proteso, cercano di redimere le velleità artistiche dei figli ancora controllabili verso le faticose carte dei loro corsi di studio. Ammesso che tale visione sia veritiera. Vado avanti così per ore con quel refrain, sarà capitato anche a voi di avere una musica in testa e sentire una specie di orchestra, no? E tutte le volte il link correlato che emerge nella colonna a lato di questa manifestazione irrazionale della memoria è una sorta di riflesso incondizionato. Perché penso -diamine, ma che fine ha fatto Peter Cromo?- (...)"

Vi auguro buon ascolto ma attenti, trattenete le risate, perchè Peter tiene fisso il suo sguardo cromatico su di voi...


Post by Captain


Serie "Doppelganger" n. 14 - Uno - 1974 - Uno (Italian + French version)

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 Uno - 1974 - Uno (Versione Italiana)

TRACKLIST :

1 - Right place
2 - Popular place
3 - I cani e la volpe
4 - Stay with me
5 - Uomo come gli altri
6 - Uno nel tutto
7 - Goodbye friend

Un'altra band appartenente alla cosiddetta "Osanna family", gli Uno furono formati da Danilo Rustici ed Elio D'Anna con il batterista Enzo Valicelli (Ex Osage Tribe ed Helza Poppin) come progetto collaterale agli Osanna. Gli Uno registrarono e lanciarono il loro unico album in Inghilterra, con grande clamore di stampa. Per una volta, gli Uno poterono contare su una super produzione: per quest'album non si badò per niente a spese, sia a livello pubblicitario (l'album fu lanciato a livello europeo) che a livello di collaborazioni di lusso (la corista Liza Strike, famosissima per la sua presenza su "The dark side of the moon" dei Pink Floyd, ma anche il noto paroliere N. J. Sedwick che collaborò ai testi in inglese). In mezzo a tanta pomposità, qualcosa però non convince, dal vivo il terzetto fatica a riprodurre la vasta gamma di suoni che le tecnologie e le varie sovraincisioni permettevano in studio di registrazione. E non basta il seppur validissimo aiuto, nei concerti, di Corrado Rustici, fratello di Danilo ed ex Cervello, al basso ed alla chitarra. Alla fine, questo gap tra studio e live decretò l'insuccesso degli Uno ed il loro conseguente scioglimento.

 Quì la recensione degli Uno su ClassicRock, qui invece se ne parla su ItalianProg.

Gli UNO :

Elio D'Anna - Sax, flauto
Danilo Rustici - Chitarra, tastiere, voce
Enzo Valicelli - Batteria

Altri collaboratori :

Liza Strike - Voce
N. J. Sedwick - Testi inglesi
Corrado Rustici - Chitarre, basso (solo live)



Uno - 1974 - Uno (Versione Francese)

TRACKLIST :

1 - Right place
2 - Popular girl
3 - Lost and found
4 - Stay with me
5 - Away
6 - Gone
7 - Goodbye friend

"E per la serie “Doppelganger”, che qua definirei “semi doppelganger”, ecco il lavoro degli Uno, omonimo, del 1974. Perché semi? Perché in realtà l’album che uscì per il mercato estero, in particolare francese e tedesco come ci ricorda il sempre ottimo Augusto Croce : (“L’album è stato realizzato anche all’estero con tutti e sette i brani cantati in inglese, in Francia per la Motors (MT44027) ed in Germania per la Pan (88 397 IT), entrambe le edizioni con una bella copertina diversa, fatta dalla Hipgnosis.” www.Italianprog.it) non modificò tutte e 7 le tracce dell’album, ma poiché 4 erano già in lingua inglese, rapportò a questa anche le rimanenti 3 (I cani e la volpe – Uomo come gli altri – Uno nel tutto) nell’originale incisi in lingua italiana. Da qui il mio “semi doppelganger”, un qualcosa come sempre da veri completisti. Non vi tedierò con le note e le curiosità sull’album originale, già ben riportate e raccontate nel post che si riferiva agli Uno e al quale il nostro Capitano saprà rapportarvi con solita maestria, ma due ultime curiosità è mio piacere raccontarvi. La prima : il vinile dal quale sono state tratte le tracce è l’edizione francese, della quale vi produco anche il retro (a differenza dell’originale che uscì gatefold, questa era in busta singola) con i testi. Noterete che i minutaggi sono differenti rispetto all’album italiano, a parer mio è stata fatta un po’ di confusione negli spazi tra i brani, io comunque ve li propongo numerandoli secondo l’ordine del long playing dal quale ho tratto le tracce.

La seconda è a parer mio molto più gustosa : nella trasmissione From Genesis to Revelation qualche anno fa intervenne come ospite Luciano Regoli, storico vocalist della Raccomandata Ricevuta di Ritorno, ma anche di un progetto seguente, ovvero Samadhi, album per me meraviglioso sotto tutti i punti di vista, ma soprattutto album che uscì anche questo nel 1974 e per la Fonit Cetra come gli Uno. Ebbene Regoli ci raccontò come la Fonit Cetra attuò una vera e propria scelta di parte sostenendo e pubblicizzando in toto il lavoro del trio napoletano (i costosissimi Trident Studios di Londra, il paroliere allora quotatissimo N.J.Sedwick, la partecipazione di Liza Strike, quella per capirci di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd), relegando a comparsa l’ottimo lavoro dei romani Samadhi e decretandone di fatto il loro insuccesso, il che ha ovviamente contribuito a rendere così raro ed introvabile (e ahimè costoso) il loro vinile originale. Mi auguro che il tutto sia di vostro gradimento, buon ascolto e soprattutto buona salute a tutti. Frank-One"

LINK UNO IT
 LINK UNO FR

Post by Captain (IT) & Frank-One (FR)

Era di Acquario - 1973 - Antologia - "2016 Stratosfera Extended Edition" (with bonus tracks)

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TRACKLIST ORIGINAL RECORD:

01. Campagne siciliane
02. Padre mio 
03. Idda
04. Solitudine
05. Vento d'Africa
06. Monika Aus Wien 
07. L'indifferenza 
08. Fuori al sole 
09. Geraldine 
10. Statale 113 


FORMAZIONE

Michele Seffer / vocals, guitar, bass
Angelo Giordano / flute, saxophone, vocals
Pippo Cataldo / drums, percussion, vocals


Unico grande disco di questa eccellente band siciliana, ancora assente nel ricco catalogo della Stratosfera. Per ridargli vita vi proponiamo questa versione arricchita da numerose bonus tracks, che abbiamo inserito nella serie "Stratosfera Extended Edition". Ad onor del vero ricordo che su questo blog venne pubblicato nel 2012 un rarissimo bootleg, dal suono quanto mai precario, che troverete qui. Il bootleg racchiude un concerto dell'Era di Acquario al Piper Club di Roma registrato nel 1974. Non mi dilungo sulla biografia di questo trio, sbocciato in piena prog era, né sulla recensione del disco. Vi rimando direttamente a questi due siti: Italian prog del nostro amico Augusto Croce, che trovate qui e John's Classic Rock che ne parla qui. Preferirei invece soffermarmi sul bonus CD, composto da singoli piuttosto rari.


TRACKLIST BONUS CD "2016 STRATOSFERA EXTENDED EDITION":

01. Geraldine  (singolo, lato A, 1972)
02. Arabesque (singolo, lato B, 1972)
03. Hold On  (singolo, lato A, 1972)
04. Campagne siciliane (singolo, lato B, 1972)
05. Campagne siciliane (Live RAI TV 1973)
06. Babilonia - Tarantarock  (singolo, lato A, 1975)
07. Babilonia - Vesuvio (singolo, lato B, 1975)
08. Babilonia - Hotel delle Stelle (lato A, 1975)
09. Babilonia - Indianapolis (lato B, 1975)



Geraldine è il primo 45 pubblicato dall'Era di Acquario nel 1972, un anno prima dell'uscita di "Antologia". La versione del singolo è differente da quella inserita nell'album. Il brano venne anche incluso nella compilation "Un disco per l'estate 1972". Sicuramente tra i più belli realizzati dalla band, con una ritmica potente a sostenere la voce di Michele Seffer, emulo, almeno in questo frangente, di Nico Di Palo dei New Trolls. Purtroppo questo brano, pubblicato su Youtube, è tagliato nella parte finale, così come quello successivo Arabesque. E questa, credetemi, è una cosa che mi fa incazzare tantissimo. Noi blogger cerchiamo di postare i brani nella loro integrità, a beneficio sia degli ascoltatori che degli autori, evitando di ferirli con tagli inutili e lesivi della loro bellezza e dignità. Ma qualcuno non la pensa così. Peste lo colga. Proseguiamo con Hold On, secondo singolo del gruppo. Questo è integrale e la ragione c'è: il 45 giri esce dalla mia collezione, anche se risente della sua vetustà. Pazienza, accettatolo per quello che è. Non si trova facilmente. Stesso discorso per il lato B, Campagne siciliane, che ha una durata superiore alla versione inclusa nel 33 giri/CD. Segue una versione live di Campagne siciliane, trasmessa da mamma RAI nel 1973. Introduce il grande Renzo Arbore.


Ho voluto raccogliere in questo bonus disc anche i due singoli dei Babilonia (datati 1975), formati dal cantante/chitarrista Michele Seffer dopo lo scioglimento degli Era di Acquario. Quattro brani rock, abbastanza scontati, di buona fattura ma privi di creatività. Manca il terzo 45 giri di Michele Seffer, pubblicato nel 1981 con lo pseudonimo di "Zeffer", contenente i brani Washington/Stereo Venezia, entrambi registrati in collaborazione con Gaio Chiocchio dei Pierrot Lunaire. Se qualche amici lo possiede, si faccia vivo. Ho concluso.
Buon ascolto. 


Link Antologia
Link Bonus CD

Post by George

Serie "Battiato & Friends Special Fan Collection" n. 43 (Serie "Bootleg" n. 210) - Milva - 1989 - Alcune Storie Inventate Live + Bonus 1983

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 TRACKLIST :

Dal concerto al teatro Sistina di Roma del 1989:
1 - Una storia inventata
2 - Potemkin
3 - Le vittime del cuore
4 - La piramide di Cheope
5 - Angelo del rock
6 - No time no space

Dallo spettacolo "Al Paradise" del 1983:
7 - Alexander platz
8 - Poggibonsi
9 - Tempi moderni

 Un piccolo documento sonoro per ricordare agli appassionati che oltre Alice e Giuni Russo, Battiato può vantare di avere avuto una delle migliori interpreti della musica moderna: Milva. Per lei il musicista ha composto 2 album di ottimo livello: il primo, "Milva e dintorni", sull'onda del crescente successo dei primissimi anni Ottanta. Il secondo, "Svegliando l'amante che dorme" del 1989, si presenta come una specie di lato B dell'intero LP Fisiognomica. Con brani che non avrebbero certo sfigurato nei dischi a firma dell'autore, segno che per Milva non erano certamente riservati degli scarti. In questo secondo episodio, inoltre, è da sottolineare la partecipazione come autore e interprete di Juri Camisasca. I devoti fan (come il sottoscritto) lo riconosceranno nei cori dei brani 2,3,4,5,6. Canzoni estratte dai miei archivi video dovuti alla registrazione (era una domenica pomeriggio) del concerto che fece la RAI. Sull'intero album potete leggere qualcosa di pregevole qui. Tracce della prima collaborazione si trovano nei 3 brani finali, estratti dalla trasmissione Al Paradise del 1983. Buon ascolto. Antonio


Post by Antonio LM & Captain

Serie "Bootleg" n. 211 - PFM - 2009 - Live in Sordevolo (Biella) - Anfiteatro Giovanni Paolo II

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 Premiata Forneria Marconi - 4 luglio 2009
Live in Sordevolo (BI) - Anfiteatro Giovanni Paolo II

Prima parte: PFM canta De André

01. Bocca di rosa
02. La guerra di Piero
03. Un giudice
04. Andrea
05. Giugno 73
06. Maria nella bottega del falegname
07. Il testamento di Tito
08. Zirichiltaggia
09. Volta la carta
10. La canzone di Marinella
11. Amico fragile


Seconda parte Anthology – I successi PFM

01. La luna nuova
02. Il banchetto
03. intro a Out of a Roundabout
04. Out of a Roundabout
05. Tributo a Demetrio Stratos/Maestro della voce
06. La carrozza di Hans
07. Il pescatore
08. Visioni di Archimede intro a impressioni di Settembre
09. Impressioni di Settembre
10. Celebration including Volta la carta


Ringraziamo di cuore Ilario, che ci ha fornito questo bootleg, registrato da lui stesso nelle vicinanze di Biella, ovvero "dalle sue parti". La qualità, ad onor del vero, non è delle migliori; la registrazione risulta comunque ascoltabile. La scaletta, come potete vedere, è quella, per altro già vista sulla stratosfera, dello spettacolo diviso in due parti distinte: la prima con i grandi successi di Fabrizio De Andrè, la seconda con la band che presenta i suoi cavalli di battaglia. Anche se, come dice l'amico Ilario, "di bootleg della PFM sulla stratosfera ce n'è già abbastanza", la parola abbastanza non è contemplata nel vocabolario di noi completisti e collezionisti incalliti. Per cui buon ascolto a tutti e grazie ancora al generoso Ilario. Le foto a corredo del post e del bootleg vengono dal sito ufficiale del festival che ha presentato il concerto (QUI). Grazie mille all'autore originale degli scatti.

 Formazione:

Franco Mussida: chitarre, voce
Franz Di Cioccio: batteria, percussioni, voce
Patrick Djivas: basso
Lucio Fabbri: violino, tastiera, chitarra
Gianluca Tagliavini: tastiere
Piero Monterisi: seconda batteria


LINK

Post by Captain & Ilario

Serie "Catto Prog" n. 7 - Messaggio 73 - 1975 - Una ragione per vivere (with bonus tracks)

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TRACKLIST ORIGINAL LP 1975

1. Concerto Pop
2. Una ragione per vivere
3. Uomo libero
4. Adagio
5. Sergio e Renato
6. La scelta
7. Qualcuno ha bisogno di te
8. Poema

Bonus tracks

9. E la luce fu (lato A, singolo, 1974)
10. L'ultimo giorno (lato B, singolo, 1974)


FORMAZIONE

1973/75
Roberto Parodi - tastiere,voce
Enzo Spreafico - chitarra,voce
Antonio Rusconi - chitarra
Renato Bodega - tastiere
Pierluigi Ghislanzoni - basso
Giancarlo Perego - batteria
Giuseppe Mazzoleri - violino (non accreditato)

1975
Mario Vassena - tastiere (sostituisce Renato Bodega)
Danilo Parodi - chitarra (sostituisce Antonio Rusconi)



Settimo capitolo della serie "Catto Prog" dedicato questa volta ai Messaggio 73, originari della zona di Lecco. Il gruppo a mio avviso, pur inserito all'interno di quel filone musicale di matrice cristiana, si distingue per la qualità delle parti musicali. Condivido in pieno l'analisi fatta da J.J. John sul blog "John's Classic Rock" laddove afferma che i Messaggio 73 tecnicamente sono uno dei migliori prodotti ascoltabili su vinile negli anni 70. Leggetevi l'intera recensione qui. Le musiche sono ricercate e ben curate, con dominanza di tastiere, chitarra elettrica e violino. Particolarmente intriso di sonorità prog è il brano di apertura, quel Concerto Pop che richiama altri grandi protagonisti della scena italiana contemporanei ai Messaggio 73. La track 4 è un rifacimento del celebre Adagio di Albinoni. Vorrei sottolineare che il gruppo era guidato dal compositore e violinista Giuseppe Mazzoleni, che scrisse tutti i brani dell'album, ma che non viene citato tra i componenti del gruppo. Da questo disco vennero tratti altri due 45 giri, sempre nel 1975, Poema/Adagio e Concerto Pop/La scelta. Nel tempo è stato oggetto di due ristampe in CD, la prima nel 2000, con il primo singolo come bonus track, la seconda nel 2012, ad opera della AMS/BTF, con l'aggiunta di un intero bonus CD, contenente un raro concerto live registrato a Cernusco nel 1975




BONUS CD - MESSAGGIO 73 - "E LA LUCE FU" LIVE IN CERNUSCO 1975


TRACKLIST:

1. Concerto Pop (frammento sigla)
2. A te canto Alleluja
3. Fratello Sole, Sorella Luna (solo tema)
4. Io guardavo tra le stelle
5. Una ragione per vivere
6. La nuova Auschwitz
7. Concerto Pop (completo)
8. Mi hai creato per te
9. Colori
10. Per la luce
11. Fratello Sole, Sorella Luna (solo tema)
12. E la luce fu
13. Svegliati Sole
14. Quante le strade
15. Fratello Sole, Sorella Luna (completa e arrangiata)
16. L'ultimo giorno
17. Sergio e Renato


Splendida rappresentazione live del disco "Una ragione per vivere", tra suoni e parti recitate. La registrazione è perfetta. I Messaggio 73, pur non entrando più in sala di registrazione, ebbero una intensa attività con il loro spettacolo. "E la luce fu" venne rappresentato in tutta Italia fino al 1984. E con questo regalo finale vi auguro buon ascolto.

Link original LP 1975
Link"E la luce fu" live

Post by George 

India Serighelli - 197? - Bio Feed-back

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Come ben saprete, la stratosfera è ormai diventata un ritrovo di appassionati di rock progressivo italiano: tanti di questi appassionati hanno anche deciso di collaborare attivamente, mettendo a disposizione degli altri frequentatori del blog i propri tesori, più o meno rari. E se c'è una cosa che ho imparato in questi anni di "blogging"è che, anche se per un po' alcuni collaboratori spariscono, prima o poi tutti tornano alla stratosfera. Vi dico questo per celebrare un ritorno coi fiocchi, cari amici, perchè è tornato tra noi il nostro amato mecenate "Anonymous Benefactor", A.B. per gli amici, ed ha portato con sè altre due chicche introvabili mai ristampate. Iniziamo da India Serighelli, ex chitarrista de "I Raminghi", scomparso da qualche anno, con questo suo album solista registrato intorno alla seconda metà degli anni 70 (l'anno preciso non ci è dato di conoscerlo).

TRACKLIST :

01 - Uomo nella notte
02 - Se in cerca sei
03 - Fragole rosse
04 - Dove sarai
05 - Gente grigia
06 - Fiori neri
07 - E nel buio
08 - Ma il cielo è di tutti

Una biografia di Serighelli può essere rintracciata sulla fan-page a lui dedicata su FacceBucche, alla quale vi rimando per leggere l'intero articolo e per ammirare alcune bellissime foto storiche e meno storiche, alcune delle queli adornano questo post. Qui una sintesi: "Angelo Serighelli, classe 1950, è stato un chitarrista, cantante e cantautore della scena musicale del bergamasco. Tutti lo hanno più semplicemente conosciuto con il soprannome di India, che pare gli sia stato attribuito per la sua particolare predilezione per certe sonorità orientali già dalla fine degli anni '60. Nel corso della sua carriera ha militato, a cavallo tra gli anni '60 e '70, nei "Raminghi", band bergamasca di stampo progressive con sonorità di tipo psichedelico. Realizzarono tre 45 giri e un album (tutti con etichetta Bentler) tra il 1970 e il 1975. (...) Dopo l'esperienza con i Raminghi incise per diversi gruppi e pubblicò l'album solista "Bio Feed Back" con la Emmebì Records. Nel 1985 fondò il gruppo Hard Rock “Wizard” con cui girò diversi palchi del nord Italia.Dal 2000 in poi si è dedicato ai “Valindstef”, band tributo a Jimi Hendrix con Valentino Uberti alla batteria e Stefano Squeo al basso. Parallelamente ai "Valinstef" ha suonato in altre formazioni, come gli "Adolfoes", la "New Beat Generation" ed infine i "Judy Blue Eyes" (...) Molti ricorderanno India (assieme a Silvana), dietro al bancone di quello storico e fantastico locale di Soncino (CR) chiamato "Toby’s Pub", il fulcro del Rock, dell'Heavy Metal e del Blues... e non solo dietro al bancone, ma anche sul palco del "Toby's Pub" (e non solo) durante i suoi concerti : quel suono, quel tocco e quella fantastica ed incredibile capacità di mettere note PERFETTE nel posto giusto. Da quella Stratocaster usciva musica rivestita di poesia."

Per quanto riguarda l'album, ci troviamo di fronte ad una raccolta di canzoni non certo ascrivibili al genere tanto amato da noi frequentatori ed autori di questo blog. Nonostante un buon dispiego di musicisti e strumenti, poco spazio è lasciato ad assoli o particolari sviluppi musicali (praticamente nullo a dire il vero). India, pur non essendo un virtuoso della voce, canta in modo gradevole ed intonato, quasi in ogni canzone con le punteggiature del coro femminile (anche lui assai nutrito). Dopo un lato A che passa via piuttosto innosservato, sul lato B si salvano, dal livello non troppo entusiasmante delle composizioni, la bella "Fiori Neri" (una "preghiera" a base di flauto chitarra e voce) e la psichedelia di "Nel buio" (bisognava arrivare quasi alla fine dell'album per ritrovare un po' del sound del gruppo di origine del nostro). Tutto sommato, anche se la trovo di poco inferiore, anche "Ma il cielo è di tutti", che chiude l'album, qualche lacrima psichedelica la suscita, ma nulla di più. Un ascolto non imprescindibile, comunque interessante e consigliabile.

Nell'augurare a tutti una buona fruizione, una piccola raccomandazione: dato che ci troviamo di fronte, come sempre con i contributi di A.B., ad una album "for the first time on the web", spero vi sperticherete (perdonatemi l'alliterazione) in lodi e ringraziamenti verso il nostro caro amico...

Per chi volesse approfondire la storia dei Raminghi, i porti sicuri verso cui approdare sono sempre i soliti, ovvero Augusto Croce di ItalianProg e JJJohn Martin di ClassicRock.

 
Formazione:

India Serighelli - Basso e voce
Bruno Santori, Franco Orlandini - Tastiere
Michele Capogrosso - Batteria e percussioni
Fulvio Gualandris, Gilberto Ziglioli - Chitarre elettriche e acustiche
Flavia, Linda, Nemi, Leona, Norma e Marilena - Cori
Franco Orlandini - Armonica a bocca
Mario Barbaja - Sitar
Franco Maffi - Flauti

LINK

Post by Captain & Anonimous Benefactor (A.B.)
 

Serie "Bootleg" n. 212/213 - Banco del Mutuo Soccorso - Marino 2004 & Fondi 2009

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Cari amici, per celebrare le imminenti festività pasquali vi proponiamo una bella doppietta di bootleg per ricordare il glorioso Banco del Mutuo Soccorso e gli scomparsi Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese. Si tratta di due registrazioni risalenti rispettivamente al 2004 e al 2009. Entrambi i concerti sono composti da 2 CD per un totale di circa 4 ore di musica. Una bella abbuffata. Il primo concerto presenta il Banco nel suo paese di origine, Marino, che come sapete si trova nei pressi di Roma. L'occasione? La sagra dell'uva. Delizia per il palato e per le orecchie. Il secondo live vede il gruppo impegnato a Fondi, amena località in provincia di Latina, ospiti del "Memorial Francesco Rizzi". Due buone registrazioni (la seconda ha una qualità migliore) e due grandi concerti che non smentiscono la potenza e la bellezza dei suoni del Banco del Mutuo Soccorso.

Banco del Mutuo Soccorso - Marino (Roma), 4 ottobre 2004


TRACKLIST CD1: 

1. In volo 
2. Metamorfosi 
3. RIP 
4. Il ragno 
5. Danza dei grandi rettili 
6. Cento mani e cento occhi 
7. Emiliano 
8. E mi viene da pensare 
9. Canto di primavera 

TRACKLIST CD2: 

1. Moby Dick 
2. La conquista della posizione eretta 
3. L'evoluzione 
4. Traccia II 
5. Vittorio Nocenzi solo 
6. 750000 anni fa...l'amore? 
7. Non mi rompete


FORMAZIONE

Francesco Di Giacomo - voce
Vittorio Nocenzi - pianoforte, tastiere, voce
Rodolfo Maltese - chitarre, flicorno, voce
Maurizio Masi - batteria
Tiziano Ricci - basso, voce
Filippo Marcheggiani - chitarre, voce
Alessandro Papotto - clarinetto, sassofono, flauto


Link CD 1 
Link CD 2

Banco del Mutuo Soccorso - Fondi (LT), 11 luglio 2009


TRACKLIST CD1:

1.  Metamorfosi 
2. R.I.P. 
3. Il ragno 
4. Danza dei grandi rettili 
5. Cento mani e cento occhi 
6. Emiliano 

TRACKLIST CD2:

1. 750.000 anni fa...l'amore? 
2. La conquista della posizione eretta 
3. L'evoluzione 
4. Traccia 
5. Non mi rompete


FORMAZIONE

Francesco Di Giacomo - voce
Vittorio Nocenzi - tastiere
Filippo Marcheggiani - chitarre
Tiziano Ricci - basso
Maurizio Maggi - batteria
Alessandro Papotto - clarinetto, sassofono


Link CD1 
Link CD2

Buona Pasqua & Pasquetta dal team della Stratosfera


Post by George


Fourth Sensation - 1970 - Fourth Sensation

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Indispensabile premessa del Capitano - questo post, a causa del sottoscritto che era lontano da città e blog, arriva con imperdonabile ritardo. Chiedo scusa all'amico Frank-One e contraccambio con altrettanto criminale ritardo gli auguri pasquali, che comunque vengono buoni anche per il resto dell'anno...

 "E' Pasqua ! Avrei mai potuto non regalare qualcosa in occasione degli auguri che, con immenso piacere, porgo agli amici del nostro meraviglioso blog e soprattutto al suo ideatore e coordinatore, il nostro immenso Capitano? Ovviamente no! Ed eccomi qua con un lavoro che per me rappresenta qualcosa di veramente particolare! Sinceramente ho un pò di pudore a parlarne: sapete bene che una delle attrattive maggiori del nostro gruppo sia il fatto che raramente, solo in casi particolari, si parli di soldi, di money, di cash, ed in un settore dove a volte vediamo proporre a cifre iperboliche lavori che nel nostro immaginario varrebbero poche lire, o peggio non poterci regalare qualcuno dei nostri capolavori a causa dei loro prezzi proibitivi....beh tutto questo fa di noi un vero mondo a parte, a real world apart!!! E allora credetemi, caddi letteralmente dal pero quando vidi acquistare in un'asta su ebay questo LP a.....1.770 EURI !!! Un disco che sapevo essere raro, ma solo per la piccola quantità di copie vendute, non certo, a parer mio, per la particolare qualità dello stesso. Certo questo vinile ha patito per anni una vera e propria non conoscenza nè per quanto riguarda gli esecutori, nè tantomeno per quanto riguarda il resto. Colpiscono i titoli dei brani, 10 nomi di donne, il loro autore, quel Catalano che molti anni dopo sarebbe divenuto famoso nella banda di Arbore di Quelli della Notte, con i suoi aforismi più che ovvii, tali da creare il neologismo:"Affermazione alla Catalano" per indicare la più elementare delle verità (ricordo ad esempio : "E' meglio vivere a lungo ricchi e felici che morire giovani, poveri e affranti"), facendo dimenticare la sua partecipazione nei Flippers di Dalla, Bracardi e dei fratelli Catalano, appunto.

 Ma torniamo all'album in questione, quel Fourth Sensation uscito appunto a nome Fourth Sensation che il maestro Augusto Croce così descrive nel suo sito ItalianProg:"Uno dei tanti gruppi dall'identità misteriosa così comuni in Italia alla fine degli anni '60, i Fourth Sensation sono apparsi solamente su un album della Ricordi International, come se fossero un gruppo straniero. Non ci sono nomi in copertina, ma le foto rivelano l'identità dei tre musicisti dei Pleasure Machine (Vince Tempera organo, Ares Tavolazzi chitarre, Ellade Bandini batteria) e del quarto, Angelo  Vaggi basso, diventato poi un affermato discografico. Tutti i brani sono composti da Massimo Catalano, uno dei Flippers, popolare gruppo beat dei primi anni 60). Musicalmente l'album è nello stile di quelli di Underground Set o Blue Phantom, un suono acid jazz con qualche influenza psichedelica e totalmente strumentale, con l'organo Hammond in evidenza. I dieci brani sono tutti intitolati con nomi di donna"

Postilla by Captain - Anche il nostro amico John Martin ha dedicato un bell'approfondimento ai Fourth Sensation, lo trovate suClassicRock

Se posso sbilanciarmi, trovo il lavoro molto semplice, privo di momenti particolari, tranne la "lunga" Elena, che a tratti riecheggia la Supersession di Bloomfield Stills & Kooper, un lavoro al limite del lounge, ma che si fa ben ascoltare, mi ricorda il Steps di Sangi, altro album di non facile reperibilità che mi sembra non presente nel nostro blog, così fosse cercherei di provvedere quanto prima.

Bene, cari amici, buon ascolto, buona Pasqua e soprattutto come sempre Buona Salute a tutti,    Frank-One"

 Post by Frank-One & Captain (Head and hand)

Speriamo di farcela ...

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A causa di un banale errore ho messo in formattazione l'HD con tutta la mia musica, me ne sono accorto in tempo ma sto incrociando le dita, domani proverò con programmi speciali per il recupero, speriamo bene...


A.A.A. Ano-malie Statisticae

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Rallegriamoci cari amici: come mostrano chiaramente le statistiche della nostra amata stratosfera (cliccate per ingrandire), questa settimana siamo diventati improvvisamente famosi (bisognerebbe aggiungere di nuovo) negli Stati Uniti, e pure in Alaska dove, a quanto pare, stiamo portando un po' di calore con l'amatissimo prog nostrano... Molto bello - molto bene, ma che ci amino al punto da connettersi in 3921, tutti contemporaneamente, il 28 marzo ha qualcosa di incredibile. Complimenti a tutti questi cronometristii, siete i nostri eroi lontani, vorrei appuntarvi 3920 medaglie allo stratosferico valore, più una coppa a quello che dava il VIA, per aver conferito un'iniezione di energia alle visite totali del blog: il 28, unendo alla vostra onda i nostri soliti 1200/1300 visitatori quotidiani "genuini", il blog ha raggiunto ben 5000 visite!!! 


Spero che quello che avete trovato vi sia piaciuto e... That's all folks.

Ironic Captain

Post d'autore - "I VERMI E L'ALTRO NASCOSTO" by Pio De Bellis

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Premessa by Captain: è un vero onore, per noi che lavoriamo alla stratosfera con passione da anni ormai, dedicare un post al meraviglioso singolo de I Vermi, già apparso peraltro sul blog all'interno di un trio di compilations. Il vero motivo di questo post (ed il vero onore) è che ci è pervenuto un lungo e completissimo articolo, corredato da foto stupende e penso inedite, del gentilissimo giornalista Pio De Bellis di Genova (il quale, tra l'altro, cosa mai successa finora e che ho apprezzato tantissimo, ha unito all'articolo una liberatoria per la sua pubblicazione sulla stratosfera). Tutto questo grazie all'intercessione dell'amico Domenico Vinci. Ringrazio quindi enormemente tutti e due per il materiale eccezionale e per l'alta qualità culturale dell'articolo, che ha il merito di fare piena luce su una delle piccole avventure musicali, di estremo valore storico, che costellarono i gloriosi anni del rock progressivo in italia. Un'ultima precisazione, prima di passare la parola al gentilissimo amico Pio: questo post è opera del medesimo Pio De Bellis per quanto riguarda l'articolo e la provenienza del materiale fotografico, mentre i files musicali provengono da una loro precedente pubblicazione su compilation (Muchas gracias George !!). Per la foto finale inerente la ristampa del singolo de I Vermi, ringraziamo la Cosmorecord.

I VERMI E L’ <ALTRO NASCOSTO>

PREMESSE

 Ragazzotti semplici di provincia, siamo nel vercellese, anno 1972 d.C., “profittarono” di preparazione e coraggio per investirsi, in auto-produzione, d’una prova discografica di eccellente spessore, lontana dalle scontate ragazzate giovanili, pur provenendo essi da esperienze di Concorsi Beat locali, puntualmente e ovunque vinti. L’auto-investitura, clamorosa, si sarebbe denominata “Collina”, 45 giri attualmente “ricercato”, siamo nel 2016, in ogni vinilico anfratto mondiale. Per fortuna, ne risulta ancora reperibile la ristampa, completa di inserti fotografici aggiunti, in edizione limitatissima, presso cosmorecord@libero.it . La copertina riporta un significativo disegno a china, illustrante una antropomorfizzata collinetta, sovrastata da un alberello, caratterizzata da una grande bocca famelica, spalancata nell’atto di fagocitare la civiltà del consumo! La musica è di Mauro Schellino, i testi sono firmati da Schellino – Bosio. Il total time delle due facciate risulta essere di 7 minuti e 51 secondi. Da rimarcare, all’inizio del lato A, una lunga, fantomatica introduzione strumentale, della durata di 2 minuti e 46 secondi, nella quale il fraseggio della batteria di Luciano Vescovo con l’organo di Mauro Schellino appaga in via immediata i palati più fini in materia di sonorità prog, egregiamente sintonizzate con il subentrante coro al 2’,47”. Iperbolico, ammaliante, fascinoso, orgiastico!!! 

Sembra che, addirittura, il quartetto usasse confrontarsi, ancor prima, in giovanissima età, undicenni, vantando, nel corso del 1° anno della Scuola Media, un proprio gruppetto “formato Beatles”, affiatatissimo, che li vide, pertanto, bambini prodigio eccezionalmente costituiti in formazione (ecco spiegata la ragione della perfezione dell’impasto sonoro e della maturità scaturenti dal singolo!). Avvenimenti che dovettero giustamente motivare i genitori a incoraggiare e a sostenere in tutti i modi possibili gli sviluppi dell’indole dei piccoli artisti sotto la rassicurante prospettiva che, ben presto, si sarebbe rivelato, “agli occhi e alle orecchie di loro, Matusa”, un “gioco troppo serio”. Al punto di garantire, a protezione del futuro di “musicisti professionisti dei figlioli”, un margine di organizzazione compatibile con i doveri scolastici e con il profitto, affidato ai “mai trascurati compiti assegnati dal maestro al termine delle lezioni in classe”. Soddisfacente, efficace “prova personale” nell’ambito di una incontestabile intelligenza musicale “fuori dell’ordinario”, che dovette far gridare al miracolo, e, in molte sedi, a lunghe meditazioni su ciò che si delineava, per giovani marmotte davvero in gamba, quale “bizzarra predestinazione” nel campo della Pop Music di qualità.

Auto-investitura, quindi, vincente e conturbante, in più coronata da vinile!
Nell’esprimersi, il progetto si concretizzava gradatamente, a tavolino e nello studio/cantina, sulla base di una rara sensibilità sorretta da un’incrollabile amicizia ed arcigna fiducia nei propri mezzi. Sensibilità inesauribile, quindi, verso il “Valore” avvertito, in allora, prossimo alla propria vocazione di Paladini della Natura. Si trattava, senza dubbio, di una “Fede Cieca” (Blind Faith), a convogliare completamente le energie creativo-compositive, verso quella “Madre Terra” che scorgevano, nella loro non corta percezione, minacciata di continuo dall’umano egoismo, violata in nome dell’interesse, bieco, per “l’inutile mito di falsi denari”, come si troveranno coralmente a denunciare nell’originalissima traccia.

I nomi dei “Magnifici quattro”? Dario Bosio (chitarra), Pier Michelatti (basso), Mauro Schellino (organo), Luciano Vescovo (batteria).

Ai primissimi solchi il “cupo in penombra” di “Collina” - prima parte - bruscamente irrompe, parendo già condizionare integralmente la trama, che, al contrario, si dipana presto mediante un’introduzione bucolica, rasserenante, delicatissima grazie all’inatteso, magistrale “tocco d’angelo”, alla acustica, di Dario Bosio, atto a svitare impercettibilmente la serratura della Porta dell’Ignoto, per l’ingresso, altrettanto inaspettato, di flauti agresti (Schellino e Michelatti), preziosamente inumani nel cautamente sondare le spire degli Imprescrutabili Orizzonti di Dei avidi di “Perfetta Armonia”. L’ispirazione “melodica”, “disturbata da stranissime intromissioni aliene in stile prog”, ed, evidentemente, l’attrazione per “il suono onesto e veritiero”, stimolata dal tema ecologico prescelto, determinava la creazione di un capolavoro della Musica Progressiva italiana.


L’ideale forma sonora sviscerata con costante perizia, non abbandonò mai più il Pier Michelatti che riuscì a fare della sua vita una carriera piena di successi e infinite gratificazioni che si protraggono negli anni, risultando per diciott’anni, a decorrere dall’album denominato “L’Indiano” (1981), il bassista fidato di Fabrizio De André, alla scomparsa del quale ebbe a fondare il gruppo “Faber per Sempre” (per approfondimenti circa l’esperienza con Faber, si raccomanda “Intervista a Pier Michelatti” inLaspeziaoggi). Michelatti è stato collaboratore, altresì, di molti altri artisti, tra cui ricordiamo: Pino Daniele, Enzo Jannacci, Piero Milesi, e ancora Edoardo Bennato, Adriano Celentano, Francesco De Gregori, Teresa De Sio, Giorgio Gaber, Mario Lavezzi, Danilo Madonia, Fiorella Mannoia, Mauro Pagani, Eros Ramazzotti, Danilo Rea, Ron, Vasco Rossi, Vince Tempera, Celso Valli, Ornella Vanoni, Zucchero, nonché Ellade Bandini, Claudio Bazzari, Walter Calloni, Gigi Cappellotto, Piero Cassano, Stefano Cerri, Giorgio Cocilovo, Tullio De Piscopo, Alfredo Golino, Mark Harris, Claudio Pascoli, Pino “Pinaxa” Pischetola, ed altri ancora.

Attraverso il “canto-denuncia”, i musicisti della fantomatica formazione de “I Vermi” si proclamano “rappresentanti reali” della natura messa in pericolo, e si presentano, in modo inversamente proporzionale alla portata del loro nome, considerata l’indiscutibile professionalità che vanno a dimostrare ad ogni accordo, nella elaborazione di un brano “di genere” difficile e particolare: siamo al centro della musica Pop, si notano caratteristiche più consone allo stile progressivo che al rock, per un brano fondato su soluzioni armoniche e tonali, allineate si ai prodromi della musica classica (il loro cavallo di battaglia, nelle esibizioni live, sembra esser stato, in chiave psichedelica, la beethoveniana “Sonata al chiaro di luna”), ma, purtuttavia, autonome in quanto “figlie” della musica “underground e sperimentale” (sulla base di una testimonianza del bassista, Pier Michelatti, le cose migliori da loro mai concepite sono state, purtroppo, quelle eseguite eppur mai registrate). Dunque, essi hanno scelto di manifestarsi con il linguaggio di Dio, la Musica, quali figli di quella “Madre Terra” martoriata che, alla fine, innalzerà i giovani rampolli a ruolo di portatori di una “Coscienza Universale” che condurrà lontano, indietro nel tempo, fino alle riflessioni sulle distruzioni perpetrate, ad ogni livello, nell’epopea degli Indiani d’America.

 Il “taglio” del singolo (SVBM – V001 – 1972) è eminentemente surreale ed è avvicinabile per il tema, l’inquinamento, al “Battiato Pollution di Bla Bla memoria” (1973). Esso ricorda anche il LP, godibilissimo, “POA” del Blocco Mentale (1973) che, al contrario, si attiene maggiormente a riti celebrativi di un festante ritorno della Primavera, con i suoi fiori, i suoi frutti, inneggiante alla spensieratezza e alla felicità dell’amore. Con i Vermi si affrontano radicalmente, per la prima volta e per differenti concezioni di fondo, modi interlocutori pronunciati nei confronti della … parte lesa, la natura. In altri termini, sottolineandosi una provvidenziale “povertà di mezzi”, si estrinseca, alla base, un’impostazione che sposta l’asse dialettico in maniera inedita, certamente rivoluzionaria. Sussiste l’esortazione vocale diretta, nei confronti della Natura, a prendere le debite distanze dagli uomini e, senza pietà alcuna, a vendicarsi inesorabilmente di simili, indegni esseri, scartando qualsiasi ipotesi alternativa al loro annientamento: “Non devi salvare di questi nessuno, distruggi per sempre la civiltà del consumo!” Nella economia, è il caso di dirlo, di una siffatta auto-produzione, il disco segna probabilmente anche il record della prima incisione a carattere “ecologista” nel panorama della musica italiana, quindi un’autentica “iniziale pietra miliare” nella cultura Pop di livello del nostro Paese, e, non secondariamente, di stampo simbolico. La “Collina” viene, infatti, “personalizzata”, divenendo inopinatamente “oggetto-soggetto” da salvaguardare, a tutti i costi, dallo sfascio ordito dalla “civiltà del consumo”.

CONSIDERAZIONI PONDERATE

La protesta che ne risulta, emergente pian piano dalle misteriose atmosfere prettamente prog (o pop, come meglio si evidenziava allora), non risponde affatto ai canoni sociali, di derivazione dylaniana per intenderci, sconfinando al di là di una Saggezza che possiede la forza ed il carattere di una “Fede”, o forse di un “Amore sostenuto da una Fede da cui non si potrebbe mai e pur mai prescindere”. L’aggressività di questi sbalorditivi “avventurieri vercellesi” assume i toni di un “mai detto”, “mai declamato con tanta veemenza”! Stupisce, in particolare, il sentimento di assoluta padronanza che esalta, finalmente, la massima libertà di affrontare, senza mezzi termini, ma, anzi, “in sede di colloquio nel tessuto testuale”, un tema così fastidioso, addirittura scabroso per i tempi in esame. Si avverte, recisa e violentissima, la volontà di esternare i propri indignati intendimenti verso l’ignara umanità che subisce, subisce e subisce, ingenua, sprovveduta, disarmata, correndo a perdifiato, incoscientemente, verso il baratro. Dal 45 giri appare verosimile la personalissima nostra ipotesi in base alla quale “I Vermi” nutrissero e professassero, fin da piccini, il Culto, Fede Incommensurabile, per l’idea incapsulata nell’ultimo, disperato verso, urlato all’Indifferente Incoscienza Umana: “...la vita è natura – ah, la vita è natura – ah”, sintomo di un profondissimo stato emozionale. Similari stati emozionali parrebbero avvicinabili a quelli presenti nella seminale composizione, pubblicata nel 1976 dalla EMI – Harvest, “Le tue radici”, dell’autore del LP “Aria” (EMI 1972) e del LP “Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto”(EMI 1973), Alan Sorrenti.

 
Ci sentiamo di sostenere che detta canzone genera indubitabilmente “bellezza”, ispirando all’unisono, oltre la pensabile carnalità della passione, una estremizzata, idealistica purezza: se avessimo colto nel segno, il progressivo, per una illustrissima volta, si sarebbe imbevuto impeccabilmente di romanticismo... e spieghiamo, qui di seguito, la nostra interpretazione. Il passaggio, nell’acuta intonazione del cantore partenopeo “...e vorrei essere capace di amare il tuo amor senza di te...” ricorda e sottolinea, indiscutibilmente, che la poesia è poesia e che, rimanendo essa tale, difficilmente se ne potranno svelare i reconditi significati con l’aiuto della nostra parte razionale... La motivazione di ciò è semplice, in quanto la poesia nasce dal piano emozionale allorché l’energia emozionale non viene sprecata da altre invadenti risorse, quelle del piano intellettivo, ad esempio. In altre parole, la poesia si enuclea dalla fonte ove l’acqua è incontaminata, “luogo-non luogo” in cui il verbo si tinge, perennemente, di “inesplicabile”. Emozionalmente, acclariamo che Alan, con l’apporto dei descritti, sublimi versi, vuole significare che l’amore per la propria donna, quando di Amore Vero si tratti, è di tale eccelso stadio che il partner maschile, umilmente, si sente a priori incapace di elevarsi al grado dei vertici di Sentimento che, momento per momento, esperimenta … fino al punto che vorrebbe, anche per un attimo, estraniarsi dalla carne debole, per accedere ad una divina dimensione del Sentimento stesso che ogni cosa travalica … se non fosse di dubitarne, di ritenersi vano esecutore, pur volendolo (“...e vorrei...). Rammenta la condizione dell’eremita in raccoglimento che, per Fede, rivolge la preghiera al Dio Non Visibile, al quale, ciononostante, sacrifica tutto il suo essere.

In quanto tale, non limitato dal vizio, unicamente nell’idealistica accezione, il volere trascende il testo che fisicamente è “fatalmente” pronunciato. La parola cantata, in questo incredibile brano progressivo-romantico, selezionato da Battiato nel suo LP “Fleurs 3”(LP – 2015 Sony Music) riesce ad estraniarsi dal tradimento, dal peccato, che andrebbero, inevitabilmente, ad infangare il “Cuore”, pur per brevi istanti. Lungi dal soverchiare o appesantire il concetto, ritengo che la conseguenza insita nella debolezza della carne sia corrispondente al grado di coscienza, raggiunto da “Qualcuno” sul triste pianeta in cui viviamo. Ora, se l’assunto appena narrato è verità, sono pronto a dichiarare che la musica di per se amplifica il testo in essa inglobato, in quanto totalmente “pervasiva” (produce effetti su anima e corpo). E la musica progressiva, in particolare, tale quella di “Le tue radici”, per le sue proprie tipologie di espressione, “estremizzata” non soltanto dalla tecnica, fa presto a sublimare qualsivoglia “senso letterale e non”. Che dire? Trattasi probabilmente di alcuni barlumi, rapidissimi, di “risveglio della coscienza”, imbastito nell’assetto poetico-musicale, “che va ad incomparabilmente illuminare”, avvicinando a Verità che non sono alla normale portata (infelice) del “quotidiano”, proprio come accadde nel brano prog “Collina”.

CONCLUSIONI SULL’<ALTRO NASCOSTO>

Per quanto più sopra abbia tentato di spiegare, concluderei con il raccontare il mio personale rapporto tra letteratura e musica, nel senso che posso tranquillamente affermare, sul versante della mia esperienza, d’esser stato naturalmente incanalato proprio dalla Prog Music verso i lidi dell’Esoterismo. A dire il vero, l’opera di avvicinamento di me medesimo alle Verità Esoteriche è stata poi completata dalla Musica Minimalista Americana, specialmente di Terry Riley (dalla Biennale Musica di Venezia 1976 in poi) che, per via delle vibrazioni immesse nel “circolo della mia atmosfera”, ha sorprendentemente contribuito a dilatare in me “il circolo del riscontro libero al suono puro”. Tutto questo miracolo, nel tempo, è stato determinante per comprendere, parallelamente, l’essenziale “ruolo rivelatore” di Battiato nella mia esistenza. Il percorso, conseguentemente, si è snocciolato, sempre in piena sintonia con la musica e gli autori sopra indicati, in uno stato di reiterato scambio, evolutivo in primis, tra le onde sonore che persisto ad assorbire, in parallelo a quelle ideali Verità esposte nei testi esoterici, che, ho alla fine realizzato, fanno sinceramente crescere sul piano umano, soggettivo e oggettivo. È così che la piega della vita, riservatami, si è attestata su teorie diametralmente opposte al concetto di “Stato bidet”, istituito essenzialmente sulla “Situazione di NON ritorno”, emblema di una corruzione da cui siamo attorniati, volenti o nolenti, e che, oramai insostenibile, fa, nel quotidiano e del quotidiano, la travolgente Valanga nera, per causa di corruttori meschini e abietti.
 
È una “religione civile” di opposizione a tale concetto il mio Credo!!!

Ecco le ragioni che mi inducono a condurre l’essere in cui sono concentrato, e a capacitarmi di esserne sempre più convinto, sul valore assoluto della Prog Music come “Suono nascosto”, “Pulito”, “Intatto”, “Esoterico”, fondamentale “Ancora di salvezza”, o, se più vi garba, “Arca di Noè” nel sistema in perdizione in pieno corso di svolgimento. Per quanto pessimo possa essere o apparirci il disastroso mondo che ci circonda, ritengo che i fenomeni dilaganti della guerra in atto e della corruzione inarrestabile, siano indici tangibili della prossima “fine del mondo” di cui si parla sempre più di frequente, mondo che, sicuramente, risorgerà dalle sue proprie ceneri, per oltrepassare la funesta fase individuata col binomio “Kali Yuga”. Si coglie occasione per vivamente consigliare, a tal proposito, oltre all’ “assorbimento integrale” di “Collina” de I Vermi, l’ascolto del pezzo, forse sfuggito a molti, “Auto-Motion” di Giusto Pio (45 giri EMI 1984), nonché, in matematica sintonia, la lettura del libro-profezia “La crisi del mondo moderno” - Edizione 2015 - di Renè Guenon, il Tutto a proficuo vantaggio di quella Cultura apparentemente dimenticata … insomma dell’ALTRO NASCOSTO al quale, come a un Concerto del Maestro Franco Battiato, dovrà ogni volta farsi convenientemente riferimento per un Salubre Respiro Rigenerante.    PIO DE BELLIS


 
Ringraziamo infine il gentile staff della Cosmorecord, meritevole etichetta che ha confezionato una perfetta ristampa del singolo de I Vermi. A loro dobbiamo la foto soprastante, che "riguarda la ristampa del 2015, che è scrupolosamente identica in ogni minimo particolare all'originale e si differenzia SOLO per i vari inserti con foto, storia del gruppo e dati tecnici". Unico distributore (e produttore) della ristampa in questione è la piccola e benemerita etichetta Cosmorecord, alla quale potete rivolgervi direttamente per stringere questo gioiellino tra le vostre mani, indirizzando una mail a cosmorecord@libero.it


Post by Pio De Bellis with a little help by Domenico, Captain & George.

Gian Pieretti: dai singoli Vedette all'omaggio a Bob Dylan - Superpost

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Ho riscoperto casualmente Gian Pieretti nel momento in cui mi è passato tra le mani un disco live che non ascoltavo da tempo, contenete una serie di cover del grande Bob Dylan. E così eccoci qui, con questo superpost per riascoltare ed apprezzare il Gian Pieretti della prima ora. La storia artistica di Gian Pieretti, classe 1940, è molto lunga. Visto che gli approfondimenti sul web non mancano, mi limiterò, in questa occasione, a tracciare i passaggi fondamentali. Siamo nel 1959 e Gian Pieretti, membro stabile nei Satelliti, accompagna Ricky Gianco, che ha già un discreto successo. Il primo singolo, registrato per l'etichetta Vedette nel 1963 con lo pseudonimo "Perry", è la cover di Amour perdu, di Salvatore Adamo (in italiano Perduto amor). Il lato B, Uno strano ragazzo,  venne bistrattato dai "benpensanti" in quanto trattava il tema dell'omosessualità. Che volete farci? Passino le cosce delle Kessler, ma non parliamo di gay, perdio! Dal 1964, con lo pseudonimo Gian Pieretti (dimenticavo, il nome vero è Dante Luca) inizia a fare serate accompagnato da un gruppo stabile, i Grifoni. Ecco una delle prime foto, rubacchiata da Wikipedia


Interessante sapere che nei Grifoni, embrione de I Quelli, militavano niente meno che due sconosciutissimi Franz Di Cioccio e Franco Mussida. Sempre per la Vedette Gian Pieretti realizza una serie di buoni singoli, a metà strada tra il beat e la canzone d'autore. Nel 1966 oltremanica esplode Donovan e il nostro prontamente realizza una cover di Catch The Wind, che diventerà Il vento dell'est. Il colpaccio è però la conoscenza e il breve tour di conferenze happening insieme al mitico scrittore Jack Kerouac. Grazie a Donovan, che Gian Pieretti aveva avuto modo di  conosciuto, viene presentato a Kerouac che apprezza le sue canzoni e lo vuole al suo fianco. Ovviamente le quotazioni di Gian Pieretti salgono alle stelle e lo portano ad essere un personaggio di primo piano nel "beat colto" italiano.

Jack Kerouac e Gian Pieretti nel 1966
IL 1967 è l'anno di Sanremo, dove in coppia con Antoine presenta Pietre, uno dei brani più storici degli anni '60. Decisamente superiore la versione di Gian Pieretti, che si ispirò a Bob Dylan, rispetto a quella più commerciale di Antoine che, come spesso accade, ottenne il maggiore successo. Sul retro è presente Via con il tempo, scritta per I Quelli, ma qui in versione più folk e cantautorale. La Vedette gli propone la pubblicazione di un 33 giri, "Se vuoi un consiglio", che racchiude un po' di singoli affiancati da qualche inedito. Siamo nel 1967. E qui ci prendiamo una pausa. L'album qui postato, dal titolo "I singoli Vedette"è stato pubblicato dalla On sale nel 1999 in edizione limitata e raccoglie tutti i 45 giri dal 1963 al 1968 (poi Gian Pieretti passò alla Dischi Ricordi).

Gian Pieretti - 1999 - I singoli Vedette


TRACKLIST:

01 Perduto amor (lato A, 1963)
02 Uno strano ragazzo (lato B, 1963)
03 Ciao (mai più la vedrò) (lato A, 1964)
04 C'era un bel sole (lato B, 1964)
05 Aiutami tu (Santa Maria) (lato A, 1965)
06 Senza te (lato B, 1965)
07 Michela (lato A, 1966)
08 Io so già (lato B, 1966)
09 Il vento dell'Est (lato A, 1966)
10 Tutto al suo posto (lato B, 1966)
11 Pietre (lato A, 1967)
12 Via con il tempo (lato B, 1967)
13 Julie 367.008 (lato A, 1967)
14 L'uomo senza forza (lato B, 1967)
15 Io sono tanto stanco (lato A, 1968)
16 Strade bianche (lato B, 1968)
17 Motocross (lato A, 1972)
18 Ho portato la mia vita fin qui (lato B, 1972)


Un aneddoto: Julie 367008 (brano molto bello caratterizzato dall'uso del sitar) è il numero di telefono di Dori Ghezzi, all'epoca amica di Gian Pieretti. Non ci provate...nel frattempo lo ha cambiato. L'ultimo singolo incluso nella tracklist è del 1972, anno in cui Gian Piueretti, in fase di declino artistico, ritornò alla Vedette. Fu un episodio sporadico e il disco fu un insuccesso.



Gian Pieretti - 1967 - Se vuoi un consiglio (stereo version)


TRACKLIST: 

01  Se vuoi un consiglio    
02  I giorni    
03  Pietre    
04  Non è il caso    
05  L'uomo senza forza    
06  Il vento dell'Est    
07  Strade bianche    
08  Io sono tanto stanco    
09  La vita è come un giorno    
10  Via con il tempo    
11  July 367.008    
12  Tutto al suo posto 


Link

Nel 1967 la Vedette pubblicò il disco sia in versione mono che stereo. Quella postata è la seconda versione. La On Sale lo ha ristampato nel 2010 insieme ai singoli del primo periodo. Dopo l'uscita di questo 33 giri Gian Pieretti continua con successo la sua vita artistica. Lo vediamo anche protagonista del Cantagiro 68 con Felicità felicità. Nel 1969 viene dato alle stampe il secondo LP, "Il viaggio celeste di Gian Pieretti". Non parlerò di questo disco, dal momento che venne postato dall'amico Grog nel 2013. La recensione la trovare qui. Il link purtroppo non è più attivo. Chissà se Grog ha voglia di rifare l'upload, in modo tale da completare questo post.

Iniziano gli anni '70. Gian Pieretti alterna l'attività di compositore per altri artisti (Nel ristorante di Alice, brano scritto per l'Equipe 84 è l'esempio più significativo) con quella di cantante e musicista. I dischi successivi si discostano sempre più dal beat per virare verso lo stile cantautorale, ma con scarso successo. Nel 1973, nonostante tutto, la Ricordi gli consente di pubblicare un concept album, "Il vestito rosa del mio amico Piero", molto coraggioso. Il disco riprende le tematiche del 45 giri d'esordio e racconta la vicenda di un ragazzo omosessuale. Non a caso sulla copertina troneggia la scritta "Libertà di sesso". Mai ristampato in Italia (è invece reperibile in CD solo in Giappone), è rimasto uno dei due album nella storia della canzone italiana ad affrontare questa tematica (l'altro è "Come barchette in un tram" di Alfredo Cohen, pubblicato comunque alcuni anni dopo). Ovviamente, a causa delle tematiche trattate, il disco non venne minimamente promosso e pubblicizzato e Gian Pieretti, guarda caso, non venne chiamato in nessuna trasmissione televisiva.


Gian Pieretti - 1973 - Il vestito rosa del mio amico Piero


TRACKLIST:

01.  Meccanica di un'emozione nuova
02.  La famiglia
03.  L'amore
04.  Gli amici
05.  Il lavoro
06.  Come il volo di un'allodola
07.  A est del sole, a ovest della luna
08.  Il vestito rosa del mio amico Piero
09.  Troppo grande la fatica
10.  Fine


Un grande album dimenticato che abbiamo la pretesa di fare uscire dalla polvere dell'oblio. E' un album dai testi poetici ed intimisti, assolutamente dirompenti per l'epoca. Musicalmente è splendido: forse l'unico disco di Gian Pieretti con sonorità prog, sottolineate da tastiere, flauto, chitarre acustiche ed elettriche. Tutti i brani sono stati composti dallo stesso Gian Pieretti. Le musiche sono invece di Ricky Gianco. Non vado oltre. Il web è anche bello nel momento in cui si cercano le collaborazioni. Ed io vi rimando all'ottima recensione pubblicata sul "Blog di Cesare Monti" che troverete qui

Nota tecnica: i brani 2-3 e 4-5 sono uniti in due file, per mantenere la continuità, visto che non vi sono interruzioni fra le tracce.

Link


Da qui inizia il cosiddetto "declino" artistico di Gian Pieretti. Nel 1975 pubblica "Cianfrusaglie", frutto della collaborazione con Ivan Graziani. Leggete la recensione sul blog amico "Il negozio di Euterpe" cliccando quiNe vale la pena. Gian Pieretti ritorna sulla scena musicale solo nel 1989 con un disco dal titolo "Don Chisciotte"che, pur non ottenendo successo di vendita, gli consente di riprendere l'attività dal vivo. Nel 1997 viene pubblicato lo splendido "Caro Bob Dylan", spacciato come un live. Probabilmente è stato registrato realmente dal vivo, ma in studio, con gli applausi tra un brano e l'altro (sempre tutti uguali) aggiunti in seguito, Poco male. Questo accorgimento non scalfisce la bellezza del disco. Il suo ultimo lavoro in studio ridale al 2003. Si tratta di un doppio CD intitolato "Cinquant'anni da poeta", comprendente nuovi brani e vecchi successi riarrangiati dal chitarrista Claudio Damiani. E con l'omaggio a Bob Dylan (e non solo, visto che tira in ballo anche Donovan e Neil Young) concludiamo il nostro superpost. Spazio ai commenti (sempre graditi, nel bene e nel male) e...buon ascolto.


Gian Pieretti - 1997 - Caro Bob Dylan.....


TRACKLIST:

01. La risposta (Blowin' in the Wind)
02.Via col tempo
03. Mr. Tambourine Man
04. Vecchio Dio
05. La vita è un giorno (Catch the Wind)
06. Auschwitz
07. Il vento dell'Est
08. Quando l'orso morirà
09. La piccola fontana
10. I tempi son cambiati (The Times They Are a-Changin')
11. Caro Bob Dylan
12. Il bambino azzurro
13. C'è una pioggia (Rainy Day Women # 12 & 35)
14. Io di chi?
15. La luna (Lalena)
16. Bambina (It Ain't Me Babe)
17. Colori (Colours)
18. Arabella
19. Canada (Harvest)


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Post by George

Le Antologie della Stratosfera vol 24 - Flea On The Honey / Flea / Etna: The Trilogy

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Grandi assenti sulla Stratosfera, i Flea On The Honey, poi Flea e infine Etna meritano tutto il nostro rispetto, in quanto autori di tre grandissimi dischi. Il periodo è quello che va dal 1971 al 1975, in piena epopea del progressive rock, incluso quello "made in Italy". Cambiano i nomi ma non cambia la composizione del gruppo. Fatto questo piuttosto curioso. Non mi dilungo più di tanto. Attingo le informazioni essenziali sulla genesi della band direttamente da "Italian prog", mentre per una analisi più attenta credo proprio sia il caso di andare a ri-leggervi le pagine sul blog amico "John's Classic Rock".In sintesi: di origini siciliane, i quattro musicisti si trasferirono a Roma agli inizi degli anni '70. Celebre la loro partecipazione al Festival Pop di Viareggio del 1971. Nello stesso anno pubblicano il loro primo 33 giri, a nome Flea On The Honey, per la piccola etichetta Delta. Dieci brani cantati in inglese, i componenti nascosti da nomi inglesi. L'album è stato criticato e bistrattato da molti, anche per queste ragioni. Ebbene, mi piace cantare fuori dal coro: personalmente lo trovo un disco bellissimo, con parti musicali e soprattutto corali di grande intensità e levatura. Ascoltatelo e giudicatelo con la giusta serenità e col dovuto distacco. Ricordatevi che siamo nel 1971. "Dopo altre apparizioni dal vivo, come nel festival di Villa Pamphili, il gruppo abbreviò il nome in Flea e realizzò un secondo album per la Fonit, muovendosi verso un sound molto più progressivo. "Topi o uomini"è un lavoro molto più maturo e riuscito del precedente, con il lato A contenente il lungo brano omonimo di circa 20 minuti e tre brani più corti sul lato B.  Il suono del gruppo è molto più originale, con buone parti cantate in italiano e lunghe parti strumentali, generalmente dominate dalla chitarra".


"Dopo Topi o uomini, Elio Volpini lasciò il gruppo per entrare nell'Uovo di Colombo, e venne sostituito da Fabio Pignatelli (dal gruppo romano Le Rivelazioni), che suonò con i Flea in due tournée per poi formare i Cherry Five e poi i Goblin. Il gruppo originale si riformò poi nel 1975 con il nuovo nome di Etna, pubblicando un album omonimo che segna ancora un cambio radicale di stile. Etna è un lavoro di ispirazione jazz rock, contenente sette brani totalmente strumentali, che mostrano evidenti influenze di gruppi come la Mahavishnu Orchestra e avvicinandosi allo stile di gruppi italiani simili come Nova o Il Baricentro. Subito dopo l'album il batterista Agostino Marangolo entrò nei Goblin ed ha avuto anche un'ottima carriera di musicista di studio, mentre Pennisi ha suonato per breve tempo con i Mediterraneo".
Fin qui la storia. E ora spazio alla musica.


Flea On The Honey - 1971 - Omonimo


TRACKLIST:

01. Mother Mary – 7:26
02. A Woman of Distinction – 2:54
03. King's Thoughts – 3:46
04. Let the Flags Fly High – 2:40
05. Louise (My Little Ship) – 2:43
06. Moon Park Woman – 3:41
07. Face to the Sun – 3:38
08. Happy Killer – 3:56
09. Don't You Ever Feel Glad – 3:01
10. The Next Election – 4:25


FORMAZIONE

Tony (Antonio Marangolo) - voce, flauto, armonica, pianoforte, organo
Charlie (Carlo Pennisi) - chitarra, percussioni, voce
Nigel (Elio Volpini) - chitarra acustica, basso, voce
Dustin (Agostino Marangolo) - batteria, percussioni, chitarra


IL disco venne ristampato una prima volta in CD dalla Mellow nel 1994, successivamente dalla BMG nel 2004 (versione fuori catalogo) e nel 2011. Come già ricordato prima tutto l'album è cantato in inglese (ma sarà un così grande peccato?). Mi piace molto la sua freschezza, le parti di chitarra e soprattutto le voci e i cori.  Certo, i rigorosi canoni del prog si intravedono appena, ma la il debutto è più che convincente. Dal disco venne anche tratto un singolo contenente Louise e Mother Mary (in versione ridotta), brano grandioso posta in apertura dell'album. Tutti i brani vennero composti da Harold Stott, Mario Capuano e Giosy Capuano.


 A voi il giudizio. Apriamo un piccolo e simpatico dibattito.

Link


Flea - 1972 - Topi o uomini


TRACKLIST:

01. Topi o uomini - 20:22
02. Amazzone a piedi - 4:10
03. Sono un pesce - 6:31
04. L'angelo timido - 5:51


FORMAZIONE

Antonio Marangolo - tastiere
Carlo Pennisi - chitarra, voce
Elio Volpini - basso, voce
Agostino Marangolo - batteria


Abbreviato il nome in Flea, nel 1972 viene pubblicato il secondo lavoro intitolato "Topi o uomini". Le atmosfere cambiano radicalmente: la lunga suite che dà il titolo al disco e che occupa l'intera prima facciata è un concentrato di progressive, con venature hard, sostenute dal gran lavoro del chitarrista Carlo Pennisi. Assolutamente splendida anche la seconda facciata che si chiude con un capolavoro quale L'angelo timido, con la chitarra impazzita di Pennisi. Una delle vette del prog italiano agli albori degli anni '70. Difficile riconoscere i vecchi Flea On The Honey in questo lavoro, seppur a distanza di un solo anno. "Topi o uomini"è stato oggetto nel tempo di numerose ristampe sia in vinile (1991 e 2009) sia in CD. Le prime due ristampe in digitale (1989 e 199?) sono oggi fuori catalogo. L'ultima, in ordine di tempo, è stata curata dalla BTF/Vinyl Magic nel 2004.

Link

E gli Etna?


Nessun problema. Questo disco lo avevo già postato nel (quasi) lontano 2012 sulle pagine della Stratosfera. Il link è ancora funzionante e lo ritroverete qui. Non mancate di leggere il commento fiume che lasciò l'amico Red Goblin, che ringrazio ancora oggi per il suo prezioso contributo. E ricordatevi di fare una capatina sul suo blog. C'è molto da imparare.

Buon ascolto

Post by George

Ermanno De Biagi - 1979 - L'albero della pazzia

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TRACKLIST:

01. L'albero della pazzia
02. Safari
03. Al sole e alla luna
04. Falsa eternità
05. Che senso ha
06. Preludio finale
07. Canzone di tutto e niente
08. Ciao pagliaccio
09. Ninna nanna


FORMAZIONE

Ermanno De Biagi - voce, chitarra, celesta
Paolo Casa - celesta, mellotron, synthesizer
Franco Di Stefano - batteria, percussioni
Roberto Puleo - chitarra elettrica
Piero Schiavoni - flauto
George Sims - chitarra in track 2
Alberto Visentin - piano, Moog, mellotron


Breve post di passaggio, mentre è in fase di preparazione qualcosa di più corposo. Parliamo del primo e unico album di Ermanno De Biagi, forse più conosciuto al largo pubblico per le sue doti di attore teatrale e cinematografico rispetto a quelle di cantante. Sta di fatto che nel 1979 incise questo disco, di genere cantautorale, seppur ravvivato da una buona schiera di musicisti e da qualche timido sprazzo strumentale (chitarra e pianoforte in particolare). Augusto Croce lo liquida su ItalianProg con queste sintetiche parole: "Artista romano, il cui unico album contiene interessanti arrangiamenti, anche se non si discosta da quelli di altri cantautori contemporanei. De Biagi ha poi avuto una lunga e versatile carriera come attore, insegnante, compositore ed altre cose (...)".

Non credo sia il caso di aggiungere altro. Il giudizio finale spetta a voi. A me, comunque, non dispiace.Per ulteriori informazioni vi rimando al sito ufficiale di Ermanno De Biagi


Link

Post by George 


Raul Lovisoni - 1982 - La gnôve lune

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TRACKLIST :

01 Ros di buinore / 02 La gnôve lune
03 Misteri dal fuc
04 Nadir
05 In che gnot lis stelis
06 Atlantide I / 07 Atlantide II
08 Tu vivaras

Ed ecco finalmente svelato l'arcano: questo è il secondo ed ultimo regalo, almeno per questa tornata, del nostro amatissimo Anonimo Benefattore (che non ringrazieremo mai abbastanza), serbato un mesetto tra le bozze per farlo invecchiare un po', come i vini più buoni... Come quasi tutti i contributi del nostro misterioso, impagabile amico, ci troviamo di fronte ad una rarità assoluta, mai ristampata, tanto che "La Gnôve Lune"è rimasto almeno un paio d'anni nella wishlist stratosferica. Questo album presenta testi, ove presenti, in dialetto friulano, curati dallo stesso Raul Lovisoni, con revisoni del Poeta Meni Ucel (!?!) e del Professor Giovanni Frau. L'uso di questa lingua antica, che in alcuni momenti può ricordare il latino, e l'utilizzo della voce ricorda, a momenti, il Camisasca più solenne (pur non ragiungendone le immense vette vocali). Non a caso, come a confermare una comunità di intenti tra i due grandi musicisti, Juri prestò la sua straordinaria voce al brano "Amon Ra" nell'album "Prati bagnati dal monte Analogo", che Lovisoni registrò con Francesco Messina nel 1979. Musicalmente "La Gnôve Lune" si presenta certo più accessibile rispetto all'appena citato album del 1979, pur non essendo comunque di facilissimo ascolto. Il suono è molto ricco e variegato, lo dimostra la lunga lista di musicisti (e strumenti nuovi e antichi, alcuni dei quali a me sconosciuti) che potete leggere verso il fondo di questo post. Non mi dilungo oltre, si tratta di un lavoro davvero per palati fini, dove ognuno di voi, se ascolterà con attenzione, troverà qualcosa che farà sua e che lo farà innamorare di questa stupenda opera musicale. Qui si rasenta il capolavoro, parola del capitano...

A conclusione, prima di augurarvi buon ascolto, una breve nota tecnica: i brani 1/2 e 6/7 risultano uniti in un unico mp3 per non spezzare la continuità dell'album.

Hanno suonato...

Raul Lovisoni - Voce, chitarra acustica, pianoforte, effetti speciali, glasspiel, flauto e flauto britto, cori, salterio, percussioni, sintetizzatore, campane tubolari, chitarra con archetto, tastiere e glockenspiel
Paolo Bergamo - Piano elettrico, organo, fisarmonica, mellotron, tastiere
Marco Blasig - Voce, cori, basso, chitarra corde, effetti, sintetizzatore
Fabio Cascioli - Chitarra classica
Fabio Sambo - Oboi, corno inglese
Gianpaolo Vatta - Clarinetti
Armando Battiston - Pianoforte, organo
Patrizia Tassini - Arpa
Flavio Zaina - Chitarra elettrica ed acustica
Ario Comelli - Batteria, percussioni
Enzo Mitidieri - Chitarra acustica, classica ed elettrica
Ester Sallai - Voce
Antonella Fonda - Soprano
Checo Comelli, Paola Pauluzzi, coro "Amici di San Giorgio" - Cori
(non tutti contemporaneamente, of course...)

 Meni Ucel (poeta) e Giovanni Frau (professore) - Revisione testi in dialetto friulano
 
Ucel / Frau

Come spessissimo accade, non lo ripeterò mai abbastanza, l'unica fonte di notizie per quel che riguarda quest'album è il nostro vate ispiratore Augusto Croce, che su ItalianProg dedica qualche riga a quest'album: "(...) Raul Lovisoni ha realizzato nel 1982 un interessante album intitolato La gnôve lune (AVF 985), cantato in lingua ladino-friulana e con influenze progressive e folk (...)"

LINK - Drop a line for AB, please... Sardonicus Captain

Music by Anonimous Benefactor (semper Benemeritus est), text by Captain

Serie "Italian Covers" Vol. 6 - Deep Purple 2

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Come segnalato da alcuni lettori, vi erano alcune mancanze nella prima compilation di cover italiane dedicata ai Deep Purple. Questo secondo volume dovrebbe colmare le lacune del primo, anche se, devo dire, il lavoro di ricerca è stato piuttosto difficoltoso, non essendoci alcun archivio in rete consultabile sull'argomento. Non escludo dunque vi siano altre cover italiane di brani del celebre quintetto anglosassone sfuggite alla mia lente d'ingrandimento. Attendo dunque eventuali nuovi commenti e suggerimenti, cari amici...

 TRACKLIST :

00 - Radio Capital - gingle Deep Purple
01 - New Blues - Living wrech (1971)
02 - Mal (Paul Bradley) - Black Night (1971)
03 - Marzio - Smoke On The Water (1980)
04 - Hydra - Space Truckin (1981)
05 - Banda Osiris - Fumo En El Agua (1988)
06 - Fist of Rage - Might just take your life (2010)
07 - FlameTop - Strange Kind of Woman (Demo - 2011)
08 - FlameTop - Black Night (Demo - 2011)
09 - Donkeybite's - Highway star/Black night medley (Demo 2011)
10 - Blue Jade feat. Ian Paice - Sail Away (Live 2012)
11 - Twilight Gate - Soldier of Fortune (2013)
12 - Leo Moracchioli - Black Night metal cover (2014)
13 - Pino Scotto - Black Night (live festa di primavera 2014)
14 - Nicola Ventura - Burn (2014)
15 - Pavarotti, Gillan - Nessun Dorma - 2003 (Bonus track)

Parliamo un po' del contenuto di questa collezione di covers, con una veloce analisi track by track by Captain, non me ne vogliano i nostri amici per le eventuali imprecisioni, che verranno corrette se segnalate. Apre la collection, ghost track al contrario, un recente gingle di Radio Capital, che altri non è se non il riff di "Black Night". Vera first track della compilation a cura dei New Blues, che nel 1971 seppero registrare una versione davvero ben fatta, e cantata in inglese, di "Living Wrek" (intitolata inspiegabilmente "Living Wrech"). Tanto di cappello! Segue il grande assente del primo volume, ovvero Paul Bradley (il popolarissimo Mal dei Primitives), che ci presenta una grintosa versione della hit "Black night", anch'essa del 1971. Unica pecca la mediocre qualità sonora: l'audio proviene da youtube e non son riuscito a reperirne versioni migliori. Quella che segue è una vera e propria tamarrata, una versione semi-dance di "Smoke on the water" tratta dall'album "Smoke on the volcano" del sedicente Marzio, considerato uno dei primi esempi della cosidetta italo-disco, risale al 1980 e, stando ad un'inserzione rintracciata sulla rete, vi lavorarono Gabriele Melotti e Romano Trevisani, ma l'info è davvero da prendere con le pinze. Gli Hydra furono una band amatoriale degli anni ottanta, ma la loro versione di "Space Truckin", se non fosse per la registrazione, è migliore di altre sentite in giro (grazie al chitarrista Fabio Conti per aver caricato sul tubo questo reperto). Chiude la sezione scorso millennio la grande Banda Osiris, con una versione in spagnolo (!?!) della solita "Smoke on the water", intitolata of course "Fumo en el agua". Solita, nel senso che è una delle classiche cover che tutti fanno, ma il trattamento jazz-rock, tra il serio e il faceto, attuato dalla simpatica formazione vercellese è davvero qualcosa di inedito...

Aprono la sezione secondo millennio di questa compilation i Fist of Rage, con una bella versione metal ma non troppo di "Might just take your life" del 2010. Seguono tre brani da demo risalenti al 2011: si tratta di due classiche versioni di "Strange Kind of Woman" e "Black Night" della band  FlameTop e di un "Highway star/Black night" medley dei Donkeybite's. I Blue Jade, con la partecipazione di Ian Paice ci presentano un'impeccabile versione live di "Sail Away" registrata nel 2012. Bravi anche i Twilight Gate con la loro cover della bellissima "Soldier of Fortune" (una delle Purple-song preferite dal capitano). Lo scatenato chitarrista Leo Moracchioli ci presenta poi la sua versione metallica di "Black Night" del 2014, stesso anno dei due pezzi a seguire. il primo è un'altra cover di "Black Night" registrata dal vivo da una vera e propria gloria dell'hard rock/heavy metal italiano, ovvero Pino Scotto: imperdibile lo sproloquio iniziale sulla condizione italiana, per alcuni versi condivisibile. Chiude la scaletta ufficiale il dotatissimo cantante Nicola Ventura, con la bellissima versione di "Burn" caricata su Youtube: vi assicuro che faticherete a credere di non essere di fronte a mister Coverdale degli anni d'oro. A concludere davvero la collection abbiamo aggiunto, come bonus track perchè non si tratta di una cover, la versione da brivido del 2003 di "Nessun Dorma" by Pavarotti & Gillan, tratta da uno degli innumerevoli "Pavarotti and Friends", dove il grande vocalist dei Deep Purple riesce nell'ardua impresa di non sfigurare di fronte ai polmoni e all'ugolona del grande tenore...

E con questo auguro a tutti buon ascolto


Post by Captain

Serie "Banco Special Fan Collection" n. 21 - il Banco prima del Salvadanaio (1969-1970)

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Una delle prime foto del Banco del Mutuo Soccorso al Piper di Roma nel 1970 - da sx Gianni Nocenzi, Vittorio Nocenzi, Claudio Falco, Fabrizio Falco
Sicuramente si tratta di un post per "neofiti", anche perché sono sicuro che gli amici che ci seguono fedelmente, o quasi, conoscono e possiedono i primi lavori del Banco del Mutuo Soccorso pre Francesco di Giacomo e quindi pre Salvadanaio. Però, tutto sommato, l'essere andato a rimestare nei primi anni di vita artistica di questo storico gruppo, spero non vi dispiaccia.  E così mi sono cimentato in questo lavoro di ripescaggio delle prime tracce sonore del Banco, in parte in studio e in parte dal vivo, datate 1969-1970. 

Per ripercorrere la storia del gruppo dobbiamo ritornare indietro negli ultimi mesi del 1968 quando un giovanissimo tastierista (aveva 17 anni) di nome Vittorio Nocenzi ottenne un'audizione presso la prestigiosa etichetta RCA, grazie alla segnalazione di Gabriella Ferri per la quale aveva musicato alcuni brani. Su Wikipedia, da cui ho parzialmente tratto le informazioni sulla genesi del gruppo, si legge a proposito di questa audizione che Vittorio Nocenzi  millantò l'esistenza di un non meglio precisato gruppo da lui capeggiato. Si trovò, quindi, nella condizione di dover allestire in tutta fretta una formazione musicale per presentarsi all'audizione. A tale scopo reclutò parenti e amici in grado di "reggere uno strumento" e inventò l'appellativo di Banco del Mutuo Soccorso, forse ispirato da qualche istituto di credito o assicurativo della zona. Una volta strutturato, il gruppo iniziò a provare nella celebra "stalla" di Marino, adibita a sala prove. Nel corso di un'intervista Vittorio Nocenzi ricordò che la ex stalla venne ristrutturata e attrezzata , "con le mangiatoie piene di amplificatori, distorsori e strumenti musicali invece del fieno per le mucche".

Ancora il primissimo Banco del Mutuo Soccorso al Piper Club nel 1970 in formazione "allargata". Da sx Franco Pontecorvi alla batteria, Gianni Nocenzi al piano, Fabrizio Falco al basso, Andrea Damiani in camicia, Mary Afy alla voce, Claudio Falco alla chitarra. Vittorio Nocenzi c'era ma non è presente nello scatto
La prima formazione del Banco del Mutuo Soccorso era composta, oltre che da Vittorio Nocenzi all'organo e al fratello Gianni al pianoforte, da Gianfranco Coletta (componente dei Chetro & Co. e, in seguito, degli Alunni del Sole) alla chitarra, Fabrizio Falco al basso e Mario Achilli alla batteria, questi ultimi componenti dei Crash, un gruppo rock psichedelico fondato dai fratelli Falco, con il quale Vittorio collaborava da alcuni mesi. L'audizione, che verosimilmente avvenne nel corso del 1969, ottenne il placet degli esaminatori e il neonato "Banco del Mutuo Soccorso" realizzò tre brani che furono inclusi in una compilation di nuove formazioni intitolata "Sound '70" e pubblicata solo su musicassetta. Non so se corrisponde al vero la notizia che questi tre brani demo vennero nuovamente incisi, qualche settimana dopo il provino da una formazione già ritoccata con Claudio Falco alla chitarra e Franco Pontecorvi alla batteria. Sta di fatto che questi tre brani rimasero in fondo ad un cassetto per 20 anni, prima di essere pubblicati su vinile nel 1989 ad opera della Contempo/RCA 
Le due bonus track qui postate altro non sono che l'unico 45 giri inciso dai Fiori di Campo nel 1970, un gruppo prog italiano della prima ora che annoverava tra le sue fila il chitarrista Marcello Todaro, da lì a breve cooptato nell'organico del Banco del Mutuo Soccorso.

Vedo il telefono (vinyl - pubblicato nel 1989)


TRACKLIST:

01. Vedo il telefono
02. La mia libertà
03. Padre Francesco

Bonus tracks - 45 giri dei Fiori di Campo (con Marcello Todaro) - 1970
04. Fuori città - lato A (versione italiana di "The thoughts of Emerlist Davjack" dei Nice) 
05. Due bambini nel cortile - lato B


FORMAZIONE

Vittorio Nocenzi - organo Hammond, voce solista
Gianni Nocenzi - pianoforte
Claudio Falco - chitarra, cori
Fabrizio Falco (?) - basso, cori
Franco Pontecorvi (?) - batteria

Non sono sicuro che la formazione sia quella che ho indicato. Sul maxi 45 giri in mio possesso non vi sono indicazioni, quindi vado per deduzione. Dipende se le tracce sono quelle originali pubblicate su musicassetta oppure se, come sopra ricordato, sono quelle ri-registrate dalla formazione "ritoccata". Se qualcuno di voi possiede informazioni certe, ce lo faccia sapere. Gli approfondimenti sono sempre ben graditi. Tutte le tracce sono state rippate dai vinili originali. "Vedo il telefono" non è mai stato ristampato in versione CD. 


Franco Pontecorvi, primo batterista del Banco del Mutuo Soccorso 
Franco Pontecorvi, nel corso di un'intervista in cui ricorda di essere stato il batterista del primo nucleo del Banco del Mutuo Soccorso dal 1969 al 1970, precisa che con il Banco registrò le tracce di "Donna Plautilla". Nessun riferimento a "Vedo il telefono". A commento della seconda foto scattata al Piper Club nel 1970, sempre Pontecorvi rammenta che il gruppo agli inizi del 1970 era alla ricerca di una propria identità e faceva molti concerti di rodaggio con brani pop e molte cover, esibendosi spesso al Piper di Roma in formazione "allargata". Nel frattempo la prima formazione del Banco, con Pontecorvi e i fratelli Falco, registrò dieci brani che confluirono in un disco, che allora non venne pubblicato, dal titolo "Donna Plautilla". 

Donna Plautilla (vinyl - pubblicato nel 1989)


TRACKLIST:

01. Ed io canto
02. Cantico
03. Piazza dell'oro (eh, eh)
04. Mille poesie 
05. Un giorno di sole
06. Un uomo solo
07. Bla, bla, bla
08. E luce fu
09. Mille poesie (seconda versione)
10. Donna Plautilla


Questo disco subì la stessa sorte del maxi-singolo "Vedo il telefono", dimenticato nei cassetti e pubblicato dopo 20 anni. Il merito della pubblicazione spetta all'etichetta Raro! Records. La tiratura di questo 33 giri venne limitata a 2000 copie, le prime cinquecento delle quali erano in vinile trasparente. Una buona metà dei brani qui contenuti venne poi inserita nella compilation "Le origini" del 1996. "Donna Plautilla"è stato ristampato in CD nel 2004 e 2014, ad opera rispettivamente della BMG e della Sony. La versione qui postata è tratta dal vinile originale. I dieci brani, seppur all'insegna della discontinuità (si sente che il gruppo è ancora alla ricerca di un suono proprio) nascondono i germi del futuro suono del Banco. I brani migliori, a mio avviso, sono la seconda versione di Mille poesie, con un grande intro strumentale batteria, basso, tastiere; Bla bla bla, in cui trapela il finale di Non mi rompete (anche su "Vedo il telefono" c'è qualcosa di simile") e, soprattutto Donna Plautilla, posto a chiusura del disco, con un gran lavoro da parte dei fratelli Nocenzi (i dialoghi tra organo e piano sono notevoli), sorretto da una potente sezione ritmica. 
Beh, class is not water.




"Nel 1971 il Banco del Mutuo Soccorso partecipò, con scarsa fortuna, al 2º Festival Pop di Caracalla di Roma. Tra i gruppi che intervennero al festival vi erano Le Esperienze e i Fiori di Campo che avevano già pubblicato un singolo per la casa discografica Apollo. Le Esperienze, al contario, non lasciarono nessuna testimonianza discografica. Il tempo di socializzare e, al termine della manifestazione, il Banco del Mutuo Soccorso aveva assunto la sua formazione definitiva, incorporando Francesco Di Giacomo, Renato D'Angelo e Pierluigi Calderoni, rispettivamente voce, basso e batteria del gruppo Le Esperienze, oltre a Marcello Todaro, chitarrista dei Fiori di Campo. Si trattò di una vera svolta qualitativa: il gruppo passò dalle canzoni beat del primo periodo, a composizioni progressive, fortemente influenzate dalla formazione musicale classica dei fratelli Nocenzi e impreziosite dai raffinati testi scritti da Francesco Di Giacomo.


Il gruppo partecipò anche alla seconda edizione del "Festival di avanguardia e nuove tendenze", tenutosi a Roma a Villa Pamphili nel giugno 1972, classificandosi al primo posto a pari merito con i Circus 2000. 

Beginning Banco Story - Live in Modena 27.12.70 (bootleg)


FORMAZIONE:

Vittorio Nocenzi - organo, synth, harpsichord, voce
Gianni Nocenzi - pianoforte
Francesco Di Giacomo - voce solista
Marcello Todaro - chitarra elettrica e acustica
Renato D'Angelo - basso, chitarra acustica
Pierluigi Calderoni - batteria, percussioni

Un ripescaggio nostalgico, non solo perché ci troviamo di fronte alla prima testimonianza sonora dal vivo del Banco del Mutuo Soccorso, qui nella sua prima formazione classica,, ma perché questo fu il primo bootleg in assoluto postato sulla Stratosfera da Captain Robi ("bootleg n. zero") il 31 marzo 2011. I link sono inattivi da anni, ma vi rimando ugualmente a quella "storica" pagina. L'album si compone di quattro brani, un inedito, Polifonia (brano composto nel 1969 e re-inciso nel 2012 da Vittorio Nocenzi, pubblicato sul secondo CD del cofanetto "B.M.S. 40 anni") e tre versioni live di altrettanti tre storici brani che confluiranno due anni dopo nel celebre "Salvadanaio" . 



E qui termina la nostra storia. Nel 1972 il Banco del Mutuo Soccorso pubblica il suo album d'esordio, dal titolo omonimo, con la famosa copertina a forma di salvadanaio. Da qui in poi...inizia la leggenda. Buon ascolto.


Post by George 

Carré Ladich Marchall - 1979 - Science & Violence

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TRACKLIST :

1 - Avant... (4:29)
2 - On efface tout (4:22)
3 - Derriere ta porte (8:05)
4 - Au bal des elfes (0:56)
5 - Le spleen de Paris (1:30)
6 - Parcours (16:31)
(a. Navigare necesse / b. Science et violence / c. Sur la place / d. Certitudes)
7 - Les nazis font des betises (5:12) - Bonus track inedita
8 - Petite musique de grand soir (3:10) - Bonus track inedita

 
Prima di tutto, partiamo da un presupposto: questo è un signor album, sotto il profilo strettamente musicale. Le radici prog sono presenti, soprattutto per quanto riguarda chitarre e synth, ma il tutto è attualizzato alla fine degli anni 70, con qualche riferimento alla migliore new-wave e con una buona dose, secondo il sottoscritto, di carica innovativa. Per quello che son riuscito a capire (non mastico ottimamente il francese "cantato"), anche se i testi sono fortemente politicizzati, emerge una certa autoironia ("Les nazis font des betises"), piuttosto rara, a ben vedere, in certi ambienti... Qualcuno ci chiederà perchè questo album sulla stratosfera, visto che apparentemente non si tratta di un disco italiano. In realtà, sebbene due terzi dei componenti del trio siano francesi, e l'album stesso sia interamente cantato sempre in francese, esso è stato registrato in italia e vede la presenza del romano Mario Ladich, ex batterista e fondatore, oltre che unico membro stabile, dei Janus e, prima di loro, di altre band provenienti dai movimenti giovanili di estrema destra.

Naturalmente ci siamo abbeverati alla fonte di monsieur Croce, ovvero Italianprog, assetati di preziose informazioni circa questo progetto: "Questo trio, composto dall'ex batterista degli Janus Mario Ladich insieme a due artisti francesi, ha realizzato solamente un album in Italia nel 1979, un ottimo disco, che mostra un miglior livello tecnico e di produzione rispetto all'album degli Janus Al maestrale, e che è oggi molto raro. Cantato interamente in francese, ma con lunghe parti strumentali, l'album è un esempio di musica progressiva di stampo chitarristico, con parti "spaziali" di synth. Tutti i brani sono di Jack Marchal, per cui il disco è spesso considerato un suo album solista (...)"


Post by Captain

PS - A questo punto sorge spontanea una domanda che direi scomoda... Fin'ora avevo glissato, ma i Janus ebbero una certa produzione discografica (tra l'altro posseggo anche un loro raro bootleg, donato dall'ormai ex collaboratore Rattus Italicus). Come tutti saprete, furono una delle band di punta dei movimenti giovanili di destra della seconda metà degli anni 70. Per una disamina il più possibile completa del rock italiano anni 70, e si sa che noi siamo completisti nell'animo, un bel post antologico dedicato ai JANUS si potrebbe fare (senza alcuna condivisione degli ideali sottostanti, per lo meno a livello personale). Aspetto davvero un mare di commenti per sapere cosa ne pensate. Per farvi un'idea può essere utile passare su ClassicRock (thank you JJ John) ma anche chez monsieur Croce, su Italianprog...

I Dik Dik feat. Joe Vescovi - 1978 - Amico - "2016 Stratosfera Extended Edition" (with bonus tracks)

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TRACKLIST:

01. Io, te, l'infinito
02. Walking in the sunshine
03. Flowers, freedom and love
04. Un giorno cent'anni
05. Ossessioni
06. Un'estate intera
07. E' amore
08. Ultima estate
09. Amico
10. Senza di te


FORMAZIONE

Pietro"Pietruccio"Montalbetti - basso, voce
Dante Roberto"Roby"Facini - chitarra solista, voce
Nunzio"Cucciolo"Favia - batteria, percussioni
Erminio"Pepe"Salvaderi - chitarra ritmica
Joe Vescovi - tastiere, voce


2016 Stratosfera Extended Edition - Bonus tracks

11. Strani fili (No hard feelings) - singolo, lato A, 1978
12. Hard Stuff - singolo, lato B, 1978
13. Sentimento - singolo, lato A, 1979
14. Dimenticare Venezia - singolo, lato B, 1979
15. Mamamadama - singolo, lato B di "Vuoto a rendere", 1980
16. Laser vivente - singolo, lato A, 1980 (lato B è "Dolce-amara tu")
17. Hard Stuff (Dik Dik e Umberto Tozzi - live Festival de Vina 1980)


Questo post va ad integrare, da un lato, l'antologia dedicata ai Dik Dik, realizzata dal sottoscritto nel febbraio 2015, dall'altro l'altra grande antologia dedicata ai Trip, pubblicata dal nostro Captain nel 2013. Il protagonista, anche se non proprio quello principale, è comunque il compianto Joe Vescovi, qui presentato nella sua breve parentesi musicale con i Dik Dik. Non mi dilungo sulla lunga epopea musicale dei Dik Dik, che ben conosciamo. Vale però la pena ricordare che nel 1978 ci fu un pesante cambio nella formazione. Tra le sorprese l'innesto in pianta stabile di Joe Vescovi, che aveva già dato un colpo di mano ai Dik Dik nel 1974. Con loro Joe Vescovi incise "Amico", un disco tutto sommato più che dignitoso, in equilibrio tra canzone melodica e sprazzi più innovativi ad opera dell'ex tastierista dei Trip. L'album non è mai stato ristampato in CD. La "Stratosfera Extended Edition" include 7 bonus tracks, ovvero i singoli registrati nel periodo 1978-1980 dai Dik Dik con Joe Vescovi (mancano solo due facciate) e una rara registrazione live di Hard Stuff (a mio avviso il migliore brano inciso dai Dik Dik con questo organico), risalente al 1980, con la partecipazione di Umberto Tozzi alla chitarra elettrica. Lo so, è difficile crederci, ma l'assolo finale di chitarra è proprio suo.



Link Amico + bonus tracks



Bonus CD
Dik Dik - 1991 - Come fossero farfalle


TRACKLIST:

01. Forte e chiaro (The living years)
02. Nei riflessi di uno specchio
03. Cadere giù
04. Sarà con te
05. Come ti va
06. Ruberò
07. Chiavi inglesi
08. Dove sei quando non ci sei
09. Che sarà questo domani


MUSICISTI

Pietro "Pietruccio" Montalbetti - chitarra acustica, voce
Erminio "Pepe" Salvaderi - chitarra acustica, voce
Pierre Salvaderi - chitarra elettrica
Andrea Ricca - chitarre
Gianni Salvatori - chitarre
Don Fix - tastiere
Ares Tavolazzi - basso
Joe Vescovi - piano, cori
Gianni Bianchi - piano
Ellade Bandini - batteria
Elena Nastasi, Paola Bertassi, Stefania Galli - sax
Alessandro Colombini, Lalla Francia, Lola Feghaly - cori



Joe Vescovi lo ritroviamo ancora con i Dik Dik nel 1991 per questo album elegante e raffinato composto da nove tracce ben suonate che non danno però nessuna emozione. Non basta una line up di tutto rispetto (tra i molti ospiti Ares Tavolazzi al basso, Ellade Bandini alla batteria, oltre a Joe Vescovi al piano) per rendere grande un album. Peccato veramente. Diciamo pure che questo "Come fossero farfalle" l'ho postato solamente per quella mania per il completismo che, peraltro, so di condividere con molti di voi. Buon ascolto.


Link Farfalle

Post by George 

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