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Channel: VERSO LA STRATOSFERA
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Vince Tempera - 1973 - Art + Art Live (vinyl) + bonus tracks

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TRACKLIST:

 Lato A - Art
01.Il mio cane si chiama Zenone
02. Cerveza
03. Gabbia di città
04. Here Comes The Sun

Lato B - Art Live
  05. Space Captain
06. Blues in A Minor
07. Goin' On

Bonus Tracks - The Pleasure Machine singles

08. Ballad of Easy Rider (lato A, 1970)
09. The Long & Winding Road (lato A, 1970)
10. Fuoco di paglia (lato A, 1971)
11. Express 9.15 (lato B, 1971)
12. Asia (lato A, 1971)
13. Amici (Friends) (lato B, 1971)

Extra bonus track
Vince Tempera - Ansia (45 giri, lato A, 1972)


Cari amici, finalmente munito di un pc decente, apro questo post con un ringraziamento rivolto all'amico e collaboratore Gaetano Simarco per avermi inviato i file di questo album, rimasto da sempre relegato nell'edizione vinile. Il disco, terza prova discografica di Vince (all'anagrafe Vincenzo) Tempera, venne pubblicato nel lontano 1973 dall'etichetta Harvest. Tracciare la biografia musicale di un autore e musicista che vanta i suoi esordi nel 1966, sarebbe cosa troppo lunga e forse anche noiosa. Vince è personaggio a noi noto, con il merito di avere attraversato sei lunghi decenni spaziando tra una miriade di stili musicali e di esperienze diverse. Mi piace ricordare la sua attività negli anni '70, quelli a me più consoni, come component di gruppi storici quali La Nuova Era, Fourth Sensation, The Pleasure Machine, Il Volo, nonché come arrangiatore di due album "pietre miliari" quali "Terra in bocca" dei Giganti" e "L'isola non trovata" di Francesco Guccini. Con quest'ultimo la collaborazione durerà nel tempo. Nel decennio successivo Vince Tempera si dedicherà preferibilmente alla composizione di sigle di cartoni animati (Ufo Robot è farina del suo sacco insieme a Luigi Albertelli e Ares Tavolazzi) e di sigle per programmi TV. Sue anche le colonne sonore" di "Kill Bill 1" di Quentin Tarantino e di "Sette note in nero" di Lucio Fulci. Oggi è direttore d'orchestra e talent scout musicale.

I Pleasure Machine nel 1970

Al fianca di cotanto attivismo, Vince Tempera ha curato una sua personale carriera solista, realizzando una nutrita serie di album dal 1970 al 2019 (l'ultimo, in ordine di tempo, mi risulta essere "Paganini Horror" pubblicato lo scorso anno). Gli esordi lo vedono autore di due dischi oggi introvabili: "Vince Tempera & La macchina del piacere" (alias "The Pleasure Machine", pubblicato nel 1970 e ristampato nel 1980) e "Youve Got A  Friend (1971), due album di cover ri-arrangiate, suonate in compagnia di Ellade Bandini Gigi Rizzi e Ares Tavolazzi. 
E qui scatta la richiesta di aiuto indirizzata agli amici della Stratosfera. Chi li possiede e li vuole condividere con noi, si faccia vivo. 
Il terzo album della sua discografia solista si intitola "Art" ed è suddiviso in due parti: il lato A è registrato in studio mentre il lato B, dal titolo "Art Live", come dice il nome stesso, contiene tre brani registrati dal vivo. Tutte le composizioni sono sue, ad eccezione del brano di apertura scritto con Alberto Radius e di "Here Comes The Sun" di George Harrison. Protagonista assoluto del disco è il solo Vince Tempera alle prese con il pianoforte. Un album atipico, jazzato, assolutamente in avanti coi tempi, che mette in luce il talento e il virtuosismo del tastierista. Un'ottima recensione (come sempre) di "Art" la trovate sul sito "John's Classic Rock" cliccando qui


L'amico Gaetano mi ha inviato anche altri file: l'intero "Temperix" del 1976 (di prossima pubblicazione su questo blog) e alcuni singoli che ho utilizzato come bonus track. Due parole su queste ultime. Le prime sei consistono in parte dei 45 giri pubblicati dal gruppo The Pleasure Machine, composto dai già citati Ares Tavolazzi al basso e voce, Ellade Bandini alla batteria, Gigi Rizzi (collaboratore "ufficioso"  del gruppo) alla chitarra, oltre allo stesso Vince Tempera alle tastiere. "La macchina del piacere" registrò dal 1970 al 1971 i due album di cui sopra, un disco a nome "Fourth Sensation" nel 1970, già ospitato sulla Stratosfera (qui) e cinque singoli. Vi rimando a Wikipedia per una lettura completa della loro biografia (qui). Tra i singoli postati segnalo la cover di "The Long & Winding Road" dei Beatles (decisamente fedele all'originale), una bella versione di "Asia" (subito dopo aver suonato nel disco "L'isola non trovata" di Francesco Gucini), la cover di "Friends" di Elton John. Mancano all'appello alcune B-sides e l'ultimo singolo contenente un rifacimento di "Ultimo Tango a Parigi" con "Song for Rosemary" sul retro. Chiude le bonus track il singolo "Ansia", pubblicato nel 1972 a nome del solo Vonce Tempera, che venne utilizzato come sigla della trasmissione televisiva "Tutto è Pop". Prima di concludere vi propongo una breve carrellata delle copertine dei singoli.





Concluso ringraziando ancora una volta Gaetano Simarco e restando in attesa di qualche buona notizia da parte degli eventuali possessori dei primi due album del 970 e 1971.
Buon ascolto.

LINK Art + Art Live
LINK Bonus Tracks

Post by George - Music by Gaetano Simarco


Back To The Goblin - 2005 - Back To The Goblin

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TRACKLIST:

01. Victor – 2:30
02. Dlen Dlon – 5:11
03. Bass Theme in E – 4:15
04. Hitches – 5:32
05. Japanese Air – 6:57
06. Sequential Ideas – 5:58
07. Lost in the Universe – 5:20
08. Magic Thriller – 4:57


FORMAZIONE

Massimo Morante: chitarre
Fabio Pignatelli: basso, tastiere
Agostino Marangolo: batteria
Maurizio Guarini: tastiere


Premessa by George
Apro il post ringraziando il sodale amico Frank-One per avere contribuito a farmi riscoprire questo splendido album dei Back To The Goblin (una delle numerose incarnazioni dei Goblin) che da tempo giaceva nei miei achivi. Frank-One ha però fornito il suo importante contributo inviandomi un file con la sua personale recensione, originale e precisa come sua abitudine. Detto questo passo a lui la palla.

Recensione by Frank-One
Nel 2005 un mio carissimo amico mi chiamò per dirmi : “Hai visto? E’ uscito un nuovo album dei Goblin!”. Immediatamente mi attivai, ma compresi che qualcosa di strano stava accadendo: prima di tutto il CD (a quel tempo era disponibile solo questo formato) non si trovava nei negozi di mia abituale conoscenza e frequentazione (eravamo ancora lontani dai vari Amazon, IBS, ecc.). Inoltre l’album non era a nome Goblin, bensì “ Back to the Goblin “, nome del gruppo e titolo dello stesso album, ma ero già abituato ai New Trolls e da poco tempo anche alle Orme, per cui non me ne curai più di tanto. Inoltre dovetti ordinarlo in Canada, e qui chiedo scusa ma la memoria mi fa difetto, forse dallo stesso Maurizio Guarini. Prendetelo con beneficio d’inventario. Quando mi arrivò mi trovai di fronte ad un lavoro veramente bello, sovente dimenticato se persino un grande intenditore come il mio “amico” Mox Cristadoro nella sua rubrica su Youtube, "Il lato oscuro", nell’episodio n. 14 dal titolo: “ Universo Goblin “ dedicato al grande gruppo ed in particolare ai progetti paralleli, purché non colonne sonore (quindi Cherry Five, Flea, Flea on the Honey, Etna ma anche Roller, il Fantastico viaggio del Bagarozzo Mark, Volo, che potete ascoltare qui) non fa menzione di questo Back to the Goblin. 


L’album a me ricorda tantissimo "Roller", con brani freschi ed inediti, uno solo cantato (Hitches). La formazione è proprio quella di "Roller", con l’assenza del solo Claudio Simonetti. Ma ho trovato interessanti le note interne scritte in inglese che vi riporto tradotte in lingua italiana, seppur in una veste più succinta: "L’idea venne un paio di anni prima a Massimo Morante e Fabio Pignatelli sviluppando alcune tracce su idee originali precedenti degli stessi Massimo e Fabio. Fabio inizialmente si prese in carico la costruzione dei brani con dei “partners” temporanei per quanto riguardava le tastiere e la batteria. In seguito Fabio e Massimo contattarono Agostino Marangolo per suonare la batteria, portando così il suo contributo all’evoluzione dei brani. E fu in quella fase del progetto che Fabio e Massimo contattarono Maurizio Guarini per formare nuovamente la band. E così Maurizio, che viveva in Canada, abbracciò il progetto aggiungendo nuove tastiere o modificando le precedenti, e proponendo una nuovo brano, Victor. Così nel 2005, trent'anni dopo la prima apparizione dei Goblin, Massimo Fabio Agostino e Maurizio su idea di Massimo formarono i Back to the Goblin. Tutto il lavoro di computer, digital editing e mixaggio fu preparato da Fabio Pignatelli nel suo studio di Roma che fu quindi scelta come punto base per il lavoro. Qui Massimo e Fabio suonarono basso e chitarre, mentre Agostino suonò la batteria nel suo studio. Maurizio volò a Roma diverse volte sia per suonare dal vivo con la band, sia per portare registrazioni e lavori preparati prima nel suo studio in Canada. Furono aggiunte tracce con tastiere, assoli, voci, batterie negli studi di Maurizio ed Agostino tramite internet , il tutto finalizzato infine da Fabio e trasferito tramite “chat – conferencing” per il prodotto definitivo." (P.S. Non dimenticate che era il 2005).


Molti anni dopo qualcuno, non credo i nostri quattro eroi, stampò anche un’edizione in vinile del CD, versione che io trovai addirittura in Grecia. E’ tutto. Vi auguro buon ascolto con questo lavoro non proprio a nome Goblin, ma che a me ricordò tantissimo, come già detto, quel meraviglio album che fu Roller. 



Post by George - Words by Frank-One

Corrado Rustici Trio - 2014 - Blaze and Bloom Live in Japan

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TRACKLIST:

01. Sushumna's Dance - 6:11
02. Lazarus Pain - 5:59
03. The Princess and the Frog - 8:03
04. 100 Famous Notes - 5:57
05. Vimana - 11:18
06. Chiudi gli occhi - 8:31
07. Tantrum to Blind - 5:53
08. Spirals of Light - 7:37
09. Loud Cloud - 15:44


FORMAZIONE:

Corrado Rustici - chitarra, voce
Peter John Vettese - tastiere, voce
Steve Smith - tastiere, voce


Premessa by George
Voglio ringraziare innanzitutto l'amico e collaboratore Gaetano Simarco che, con l'invio dei file di questo magnifico album live, ci consente di realizzare un bel post proprio a ridosso del Natale. L'anno di pubblicazione è il 2014, quindi meno dei fatidici 10 anni, una delle regole della Stratosfera, ma credo di non fare un torto a Corrado Rustici nel pubblicare e valorizzare ulteriormente questo suo lavoro autoprodotto. La confezione originale contiene anche u DVD con 4 brani che qui evito di proporre. Sul tubo, in ogni caso, li potrete trovare agevolmente. Il concerto è stato registrato nel mese di aprile 2010 al Club STB 139 di Tokyo e al Club Janus di Osaka. Ancora una volta il Giappone si configura come la seconda patria dei nostri grandi artisti e ben vengano questi documenti live che ne dimostrano la grandezza. E ora lascio la parola all'amico Gaetano.


Recensione by Gaetano Simarco
Nella primavera del 2010, Corrado Rustici, già chitarrista del gruppo Cervello e dei Nova e produttore di alcuni degli artisti più influenti della storia italiana (Zucchero, Elisa, Francesco De Gregori, ecc.) ed internazionale (Herbie Hancock, Whitney Houston, Aretha Franklin, George Benson, Elton John, Narada Michael Walden.), il batterista Steve Smith (Journey) e il tastierista Peter Vettese (Jethro Tull, Annie Lennox) hanno intrapreso un tour di due settimane in Giappone. Il risultato di questa esperienza è questo live accreditato come Corrado Rustici Trio (Feat. Steve Smith & Peter Vettese), Blaze and Bloom registrato dal vivo in Giappone. Come riportato nelle note di copertina: "due dei migliori musicisti con cui abbia mai avuto la fortuna e il piacere di suonare, "dice Rustici, che li riconosce ulteriormente per aver dato vita alla musica con il loro talento eccezionale". Questo resoconto live, il cui livello in termini di prestazioni è altissimo, offre un mix di rock progressivo con assoli straordinari, di fusion ad alta energia e alcuni inserti di world music e ogni brano ha il suo sapore unico. 


L’esibizione ha inizio con Sushumna’s Dance, già contenuta nel suo esordio del ’96 The Heartist composta da Rustici, il quale, ottimamente sostenuto dai suo pard, si cimenta in una serie di straordinari assoli di chitarra. Il secondo brano è Lazarus Pain, tratta dal suo secondo album "Deconstruction of a Postmodern Musician" del 2006. Rustici utilizza varie tecniche per modificare il suono della sua chitarra piegando le note in modo affascinante. Il brano si conclude con una deliziosa sezione di chitarra slide. Con Princess and the Frog", composizione di Narada Michael Walden, il nostro mescola abilmente tecniche e suoni di chitarra, offrendo assoli di grande impatto. Nel seguente 100 Famous Notes, ottimamente arrangiato, grazie al suono delle tastiere e con la chitarra suonata come un sintetizzatore, siamo in territorio prettamente progressive. Vimana appartiene al repertorio del suo ex gruppo, i Nova, composta insieme ad Elio D'Anna e Renato Rosset, Qui il trio la riveste con nuovi entusiasmanti suoni di chitarra. 


Uno dei pezzi più belli di questo live è sicurante Chiudi gli occhi, anch'esso tratto dall'album "Deconstruction of a Postmodern Musician", grazie all’introduzione al pianoforte di ispirazione classica a cui fa seguito il cantato con voce squisita, accompagnata da tastiere, chitarre e percussioni morbide con finale magistrale. Tantrum to Blind, è proposta con un ritmo irresistibile e dall’andamento funk e con un magistrale assolo di organo elettrico e superbi assoli di chitarra. Segue Spirals of Light, dall’andamento più sopito grazie al suono ambient delle tastiere che sostengono le melodie della chitarra, quasi a delineare una sinfonia vagamente andalusa. L’esibizione si chiude con Loud Cloud, il brano più lungo dell’album. In questo pezzo risalta la professionalità e la destrezza di Steve Smith per l’assolo di batteria, percussioni e vocalizzi che portano ad un gran finale con piano elettrico e assoli di chitarra infuocata.


Siamo giunti al termine, cari amici. Quest'anno sarà un Natale al ribasso, ingabbiati nelle nostre zone rosse. La Stratosfera tornerà a breve, sempre ricca di novità e di buona musica da condividere.
Tutto il team vi augura un SERENO NATALE.



Post by George - Words & music by Gaetano Simarco

AA.VV- 1983- Natale con i tuoi (vynil)

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TRACKLIST:

01- Happy Christmas (War is over)- POOH

02- Tu scendi dalle stelle - IVAN CATTANEO

03- Adeste fideles- GIUNI RUSSO

04- Mull of Kintyre- DARIO BALDAN BEMBO

05- Little drummer boy- CATERINA CASELLI e RETTORE

06- Dalle stelle alle stalle (Canto in Natale in prosa) (O tannenbaum)- ROBERTO VECCHIONI

07- Bianco Natale- ADRIANO CELENTANO

08- Jingle bells- HEATHER PARISI

09- Pace - RICCARDO FOGLI

10- Go tell it to the mountains- JOSY A.NOWACK

11- Stille Nacht- ORNELLA VANONI

12- Biglietto d'auguri (Amazing Grace)- PIERANGELO BERTOLI


Amici, sappiamo che apparentemente questo post giunge fuori tempo massimo, ma sappiate che in Russia il Natale si festeggia il 7 gennaio, e per Piero Ciampi era il 24 dicembre. 

Per questo accogliamo ben volentieri il contributo che ci ha inviato Frank-One, una compilation natalizia con più di qualche chicca.

Ma lasciamo che sia lo stesso Frank-One a parlarcene.

So bene che purtroppo questi auguri arriveranno in ritardo, ma d’altra parte cosa abbiamo avuto di razionale in questo anno terribile e crudele?

 Cerchiamo di sorridere con questo album del 1983, che fu realizzato a sostegno della Associazione Italiana per lo studio, la prevenzione e la terapia delle malformazioni, al quale tutti gli artisti presero parte a titolo ovviamente gratuito.

E’ un album di facile ascolto, con cover natalizie eseguite da artisti italiani o comunque ben conosciuti in Italia, brani mai più pubblicati, a mio sapere, in nessuno dei loro seguenti lavori, e interessante quindi proprio per la loro unicità, tra l’altro con realizzazioni e produzioni da parte di molte nostre “vecchie” conoscenze.



Aprono i Pooh con un brano di John Lennon e Yoko Ono , ovviamente oggi con un’emozione maggiore proprio per la recente scomparsa di Stefano D’Orazio, segue Ivan Cattaneo con un brano realizzato da Roberto Cacciapaglia, e poi Giuni Russo con una realizzazione di Alberto Radius. Dario Baldan Bembo esegue Paul McCartney arrangiato da Lucio “Violino” Fabbri, e a seguire Caterina Caselli e Donatella Rettore con un brano che fu eseguito in coppia da David Bowie e Bing Crosby nel 1982. Roberto Vecchioni sulle note di O tannenbaum recita un testo di sua composizione. Nel lato B due voci straniere benché note soprattutto in quegli anni al pubblico italiano per le loro presenze televisive: Heather Parisi e Josy A. Novack, anche quest’ultima arrangiata dall’allora componente della P.F.M. Lucio “Violino” Fabbri, e poi Adriano Celentano, Riccardo Fogli, Ornella Vanoni ed infine una voce a me molto cara, quel Pierangelo Bertoli che ci lasciò troppo presto, che esegue con un testo italiano un brano natalizio del 1700.

Mi rendo conto che siamo abituati a lavori di ben altro spessore, eppure credo che in un’ottica di augurio per un Natale ormai già andato, ma soprattutto per un 2021 che ci possa donare più serenità e maggiore sicurezza rispetto a quel 2020, nella speranza che con la sua fine porti via anche tutte le sventure che ci ha arrecato.

Auguri cari amici, dal profondo del cuore per tutti gli angoli del mondo che ci leggono e ci ascoltano,

                                                                                                                                                FRANK - ONE


Ovviamente mi associo agli auguri di Frank-One e auguro un 2021 che ci conduca in un mondo migliore.


LINK


Post by Andrea Sprassolati, testo e materiale di Frank-One

Serie "Cantautori ai margini" n.19 - Ezio Nannipieri - 1994- Tra il platano e il tiglio (CD)

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                                                                  TRACKLIST:
                                                    01 E ancora luce e ombra      

02 Agosto       

03 Piove          

04 Taccuino di mare e di terra           

05 Carpe diem            

06 Aspettando Marisol          

07 Tra pane e companatico   

08 Come il toro nell'arena     

09 Lunghissime ciglia

10 Metti alzarti che è un mattino      

11 La breve storia di maciste

12 Quando il mare inghiotte il sole

13 BONUS TRACK: Metti alzarti che è un mattino (live al Premio Tenco 1990)

 


FORMAZIONE:

Ezio Nannipieri- voce, chitarra classica e 12 corde, kazoo

Franco Santarnecchi- batteria, percussioni, basso, contrabbasso, piano, tastiere, bodhran, kazoo, darabukkeh, clavietta, kalengo

Riccardo Donati- fisarmonica, chitarre

Edoardo Righini- chitarra elettrica

Luca Signorini- sax

Giorgio Santarnecchi- sax, armonica a bocca

Paolo Ognissanti- violoncello

Luciano Parenti- violino

Nino Pellegrino- contrabbasso

Pino Marcogliese- cavaguño

Marco Carmassi, Silvia Clemente- altre voci

 

Questo post comincia con un lungo preambolo personale. Se volete potete saltarlo. Ma tanto non lo farete. E se lo farete ci rimarrò male.

Quindi poi non è mica vero, non potete saltarlo. 

Sono cose che si scrivono, ma senza crederci.

 

Nella seconda metà degli ’80 ero un adolescente che cercava disperatamente di sfuggire agli artigli delle radio commerciali e dei loro suoni avvilenti. A dire il vero cercavo di tirarmi fuori da tutto il decennio, ove vivevo come un cammello in una grondaia.

Erano anni in cui i dischi si facevano in tre, ed erano tutti immancabilmente arrangiati dai tastieristi, con gli esiti plasticosi che ben sapete. Ero anche molto interessato alla musica italiana, colpa di mio fratello maggiore che quando ero ancora bambino mi faceva ascoltare Dalla e Bennato, Battisti e Battiato. 


La copertina di BLU, n. 42 (1990)

 

Anche per queste ragioni, ero un affezionato lettore della rivista “Blu”, un mensile che era dedicato unicamente alla musica italiana, specialmente quella con delle cose da dire. Il numero 42 del 1990, che ho riesumato per voi recuperandolo dalla mia cantina, aveva anche un gustoso gadget, una cassetta che riportava i vincitori del Premio Nuove Tendenze della Canzone d’Autore di Musicultura, la cui prima edizione si era appena svolta a Recanati (all’interno della rivista erano riportati anche i testi). 


L'Editoriale

 

Erano tutti pezzi e artisti validi, ma già dal primo giro decisi che i più bravi erano senza discussioni Max Manfredi ed Ezio Nannipieri. Il primo, che continuerò a seguire negli anni, è diventato uno degli autori più in vista della nuova generazione di cantautori, collaborerà poco dopo con Fabrizio De André, e nel 2009 vincerà il Premio Tenco nella categoria Miglior Disco in assoluto con “Luna persa” (dopo aver vinto anni prima quello per la migliore Opera Prima). Dell’altro, Ezio Nannipieri, che anche lui si esibirà, come Max, sul palco del Tenco in quello stesso ’90, non seppi più nulla. 


L'articolo

  

Eppure quel suo pezzo, “Metti alzarti che è un mattino”, continuavo a canticchiarmelo in testa, e ogni volta che me lo riascoltavo mi sembrava più bello: “Metti alzarti che è un mattino/ e non hai più addosso te”. Sarà perché all’epoca il “me” che ero non mi piaceva granché, sicché quella prospettiva mi attirava moltissimo. Ma soprattutto mi piaceva quando diceva “Ara/goste aran/cioni” con quella scansione a metà parola che mi agganciava ogni volta. 

L’unica cosa che con il tempo, e con il web, sono riuscito a sapere era che aveva pubblicato un album dall’elegiaco titolo “Tra il platano e il tiglio”, un disco ben presto finito fuori catalogo, e poi, a quanto pare, aveva fatto ciao ciao con la manina al mondo della discografia che ricambiò il saluto con una scrollata di spalle. Per anni, ogni tanto, ho setacciato il web alla ricerca di qualche sua notizia. Niente, per il Tubo era uno sconosciuto Carneade: di quel disco, nessuna traccia. Solo quella canzone era riascoltabile, sul sito di Musicultura.

E’ proprio qui che apprendo che Ezio Nannipieri, anni dopo aver vinto quella prima edizione, era diventato Direttore Artistico di Musicultura, che nel frattempo aveva spostato il suo Festival a Macerata.


Foto dal booklet

Allora mi faccio coraggio, gli scrivo e gli chiedo di poter ascoltare, dopo tanto tempo, quel suo disco di trent’anni fa.

Ed è così, grazie alla sua gentilezza, che ora ho il grande piacere di presentare a tutti voi amici stratosferici questo gioiello nascosto della musica d’autore italiana, per la prima volta disponibile in rete.

Prima di cominciare a parlarne nello specifico, vi prego di considerare ancora una volta la data in cui germina. Siamo nel 1990. Nello stesso anno è uscito l’esordio di Capossela. Sergio Cammariere suona ancora nei piano bar e Gianmaria Testa, anch’esso scoperto a Recanati, esordirà solo cinque anni dopo.


Ezio Nannipieri, 1994

“Tra il platano e il tiglio” esce però dopo lunga gestazione, solo nel 1994, per l’etichetta Musicultura, braccio armato discografico dell’omonima Associazione, con il quale cercherà di dare ulteriore sostegno agli artisti più meritevoli usciti vincitori dalla sua Rassegna. Ricordo, per esempio, il lavoro di Flavio Brunetti (che presentammo QUI), di Tiziano Gerosa, Pasquale Ziccardi e altri. A differenza della maggior parte degli artisti di questa collana, cui fui dedicato un mini-LP di 5-6 pezzi, per Ezio Nannipieri si fecero le cose in grande, mettendo in piedi un album completo con la produzione artistica degli allora patròn di Musicultura, vale a dire Piero Cesanelli (a sua volta cantautore, purtroppo scomparso nel 2019) e Vanni Pierini.


Ezio Nannipieri (a destra) con Piero Cesanelli
 La veste sonora generale è di impronta etnojazz acustica, ma perfettamente declinata a servizio di una canzone d’autore che è anche autorevole nella voce, graffiata e incisiva, e nelle parole, mai banali. Insomma, siamo lontani anni luce dalle carinerie con gli accordi in settima diminuita che irromperanno in seguito sul mercato e che faranno gridare al miracolo gli stolti. Fenomeni, va da sé, quasi tutti rapidamente eclissatosi nel giro di poche lune.

 

Se volessimo trovare delle rispondenze, potremmo citare Leandro Barsotti (il miglior Barsotti), soprattutto per come viene portato il canto, ed Ennio Rega. Ma forse sono nomi, ci rendiamo conto, che diranno poco, e questo è un peccato, perché la sensazione, oggi, è che sia stata una generazione in cui le cose migliori siano state bruciate, dissipate.

 

Sarà per questo che personalmente mi commuovo ad ascoltare pezzi come l’iniziale “E ancora luce e ombra” (“Alle stelle mi inchino assai/ a un tramonto non rinuncerei/ ma questo nero sudicio nell’unghie, lo salverei/ perché sono le cose raso terra/ a custodirmi l’anima”), o il passaggio di “Piove”(“come quando d’agosto/a palline sceglievo Gimondi”). 

 

E’ un disco di grande spessore questo, sia in termini musicali (con gli arrangiamenti ampi e convincenti di Franco Santarnecchi, solo in rari passaggi un po’ troppo tastierosi), sia in termini di scrittura, con versi che privilegiano la metafora e lo sguardo obliquo sul mondo, testi ricercati che vi consigliamo di leggere mentre ascoltate l’album (li trovate in un link apposito). Come si faceva una volta per gli artisti veri. 

 

E Nannipieri è un artista vero, tanto da concedersi il lusso di cantare una canzone in latino, il “Carpe diem” di Orazio reso celebre qualche anno prima dal film “L’attimo fuggente”. 

 

Il disco scorre che è un piacere, tra episodi più facili (“Lunghissime ciglia”, la più pop, per così dire, del lotto), il ritratto crudo di “La breve storia di Maciste” tutta incentrata su piano e archi, la chitarristica “Taccuino di mare e di terra” e le suggestioni latine più intense e raffinate della finale “Quando il mare inghiotte il sole”, fino al già citato capolavoro “Metti alzarti che è un mattino” (“Qui la gola sa di ruggine/ e quell’insegna indica un bar”).

 

Insomma, di fronte a tanto bendidio, non possiamo che dispiacerci del fatto che questo lavoro sia rimasto un episodio isolato, e che sia stato così rapidamente dimenticato, anche dagli addetti ai lavori. 

 Nella mia già ricordata recente corrispondenza via mail, a una mia rimostranza in tal senso, in cui deploravo che l’album fosse rimasto figlio unico, lo stesso Nannipieri mi ha risposto: “Perché “figlio unico”? Direi perché sono lento a scrivere e concilio male piacere dell’immaginare  e determinazione del fare; e poi perché ascolto moltissime canzoni di ieri, di oggi (spero di domani) e ho presente che di fronte a certi piccoli capolavori occorre ringraziare, inchinarsi e saltare il turno.”


Ezio Nannipieri oggi

 

Ebbene, noi crediamo che la modestia sia una bella cosa, peccato che sia distribuita assai male, in questo mondo, e che ben altri avrebbero dovuto saltare il turno, non Ezio Nannipieri

 

Ci è sembrato dunque giusto e importante, in un sito come “Verso la Stratosfera” così attento al valore storico e culturale della musica italiana, recuperare questo album misconosciuto e renderlo di nuovo fruibile a tutti. Non servirà a cambiare la storia, ma nel nostro piccolo speriamo che servirà per far arrivare a qualcuno tanta bellezza finora nascosta. Aspetto i vostri commenti per sapere cosa ne pensate.

 

Per finire, ai brani del CD ci permettiamo di aggiungere una bonus track, ovverosia l’esecuzione dal vivo di “Metti alzarti che è un mattino”, eseguita al Premio Tenco nel 1990. E’ una registrazione inedita sul web, rippata dalla mia musicassetta nella quale avevo impresso avidamente la registrazione radiofonica di quella serata.

 

Auguro a tutti voi il consueto buon ascolto e, con l’occasione, visto che sarà l’ultimo mio post dell’anno, un 2021 che ci faccia dimenticare il prima possibile questo anno tremendo.

 

LINK DISCO


LINK TESTI


Post by Andrea Sprassolati

Vince Tempera - 1976 - Temperix (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Sogno d'amore
02. Where Or When
03. Sing A Simple Song
04. Town Without Pitty
05. Sniff Sniff
06. A Taste Of Honey
07. Temperix
08. Love Letters
09. Get Up, Get On, Get Out, Get Off With Me
10. Sophisticated Lady


Questo post, l'ultimo del 2020, rappresenta il naturale seguito di quel meraviglioso "Art" del 1973, da poco pubblicato sulla Stratosfera, che ritroverete qui. Quindi non mi dilungherò sul profilo di Vince Tempera. Ancora una volta il merito va a all'amico Gaetano Simarco per averci inviato i file di questo album. "Temperix" venne pubblicato nel 1976 dalla Emi e, da allora, non è più stato ristampato. Si tratta dunque di un regalo ghiotto che mostra Vince Tempera alla presa con tutti gli strumenti. Il talento è indiscutibile. La quasi totalità dei brani si rifà ad un funky di classe e di ottima fattura. Interessante la rilettura di un brano "storico" come A Taste Of Honey, qui sostenuto da una ritmica potente. Le tracce restanti sono dei riempitivi che non destano alcuna emozione. 


Non ritengo di dover aggiungere altro. Vi lascio all'ascolto dell'album e tra mille incertezze legate all'anno che verrà il team della Stratosfera vi auguro un Buon 2021.
Al prossimo anno.



Post by George - Music by Gaetano Simarco

AA.VV. - Blues, Rock and Country Things - Live in Milan - 1979 (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Roger Belloni- Two Long Years   3:11
02. Acapulco Gold - Genesis   3:50
03. Acapulco Gold - Non Smokers Liberation Front Anthem   3:18
04. Roger Belloni- First Time I Met The Blues   3:20
05. Acapulco Gold - Don't Bogart Me   3:10 / Golden Slippers   2:33
06. Treves Blues Band - Stress Blues   7:35
07. Botti Band - My Woman Is A Sex Machine   4:40
08. Cacao - Pakistan Bar   8:20

Innanzitutto buon 2021 a tutti. La Stratosfera riapre i battenti agli inizi del nuovo anno. In questa nevosa (almeno qui ad Aosta) e triste giornata di "reclusione" in zona rossa, non c'è nulla di meglio del buon vecchio e sano blues per rinfrancare lo spirito. Avevamo già fatto cenno a questo disco in occasione del post n. 2 dedicato ai Cacao, contenente tre inediti su compilation inviati dal grande Frank-One, che ritroverete qui. Anche questo disco, pubblicato nel 1979 dalla Spaghetti Records e mai ristampato, proviene dagli immensi archivi di Frank-One. Caro amico, prima o poi vorremmo vedere qualche foto della tua collezione di vinili. Veniamo al nostro disco. I protagonisti sono, nell'ordine, Roger Belloni, gli Acapulco Gold, la Treves Blues Band, la Botti Band e, per finire, i Cacao con "Pakistan Bar" già pubblicata nel post sopracitato. A parte la Treves Blues Band che ci regala uno splendido inedito dal titolo "Stress Blues", gli altri gruppi e/o musicisti sono noti solamente nei circuiti blues e jazz. 


Iniziamo da Roger Belloni, milanese di origine, un chitarrista che si è fatto le ossa suonando nei club di Cambridge per poi approdare, a soli 19 anni, al prestigioso Folk Festival locale. Ha poi gestito un suo club in Italia ed è stato in tournée in tutta Europa fino a quando, nel corso di un impegno al Jazzland di Vienna, ha conosciuto il bluesman John Jackson che lo ha invitato negli Stati Uniti. La sua carriera è costellata di esibizioni nei club, nelle radio e nelle Tv di Italia, Messico e Svizzera, oltre che negli States. Piccolo particolare: Roger è stato selezionato dall’esperto di blues Steve La Vere (biografo di Robert Johnson) per aprire il primo Black Music Festival di San Diego e dal collezionista di dischi Lou Curtiss per tenere un workshop di chitarra con Sam Chatmon, fratellastro del leggendario Charlie Patton. Nei quasi 20 anni del suo soggiorno negli Stati Uniti, Roger è stato principalmente influenzato dal chitarrista Bill Bryant del North Carolina, allievo di Blind Boy Fuller e si è anche avventurato nel linguaggio del jazz, suonando con musicisti del calibro di Jimmie Noone, Jr. e del grande sassofonista Eugene Porter. Nel disco "Blues, Rock and Country Thing" appare con due brani, "Two Long Years" e la classica "First Time I Met The Blues", proposta da numerosi gruppi blues e bluesmen, tra  cui Chicken Shak e Buddy Guy.

Roger Belloni

Altri protagonisti dell'album sono gli Acapulco Gold (nome preso in prestito da una varietà di marijuana), un quartetto composto da Carlo Montoli alla chitarra acustica e al mandolino, Roberto G. Colombo alla voce e pedal steel (da non confondere con il Roberto Colombo di "Sfogatevi bestie" e "Botte da orbi"), Massimo Mariani alla voce e chitarra acustica e Carlo Panzalis al doppio basso. Quest'ultimo è considerato tra i migliori bassisti non professionisti con alle spalle quasi 30 anni di performance dal vivo.  Lo troveremo anche come componente del Progressive Jazz Quartet insieme a Luigi Tognoli al sax tenore, Alberto Minetti alle tastiere e Luca Colombo alla batteria. 
Il gruppo ci regala una bella versione acustica di "Genesis" di Jorma Kaukonen (la versione originale apparve su "Quah", disco realizzato da Jorma nel 1974 in collaborazione con Tom Hobson; il brano venne poi ripreso dagli Hot Tuna nel corso dei concerti live), "Non Smokers Liberation Front Anthem"e "Don't Bogart Me", quest'ultima dei Fraternity of Man", inclusa nella colonna sonora del film "Easy Rider". Segue a ruota il traditional "Golden Slippers"

Carlo Panzalis

Roberto G. Colombo

La Treves Blues Band, capitanata dal grande Fabio Treves, non necessita di presentazioni. Come mi ha raccomandato di scrivere l'amico Frank-One, "Stress Blues"è un brano inedito, che appare solo su questa compilation. Troviamo infine la Botti Band, guidata dal chitarrista Mario Botti. Al suo fianco Massimo Meazza alla chitarra acustica e voce, Tiziano Tononi alla batteria, Franco Cristaldi al basso e altri due chitarristi (chitarra elettrica), Patrizio Ricci e Angelo Turotti. Il brano presentato (un nome un programma) composto da Meazza, si intitola "My Woman Is A Sex Machine". 
Ultima annotazione, prima di concludere: il disco, come recitano le note di copertina, è stato registrato dal vivo al Ciak di Milano nel 1979. E con questo, dopo aver ringraziato ancora una volta Frank-One, vi lascio all'ascolto dell'album. 

Fabio Treves


Post by George - Music by Frank-One

La Piazza- 1997- Milandè (CD)

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TRACKLIST

01 Più lontano di Così            

02 Stornelli di questua di Maggio     

03 Nena mia so’ barcarolo     

04 Cattivo custode     

05 Accordo      

06 Quadriglia  

07 Mampresa

08 Donna lombarda   

09 La bella ninfa         

10 La pastora e il lupo            

11 Valzer della giostra           

12 Il sogno delle stelle           

13 Jemose bella mia  

14 Pianto di Maria

 

FORMAZIONE:

Daniele Conversa- chitarra, bandola, voce

Antonella Giallatini- percussioni, voce

Riccardo Masi- voce, organetto

Gabriele Modigliani- chitarra, voce

Sara Modigliani- voce, flauto dolce

Claudia Mortali- voce

Giuseppe Pontuali- organetto

Ospiti:

Marta Cascarano- flauto dolce (tr.1)

Michele Modigliani- fagotto (tr.1,6,9,11)

Alessandro Quarta- voce solista (tr.14)

Raffaele Rambone- chitarra elettrica (tr. 12)

 

 

Negli anni ’90 la scena folk ha un improvviso risveglio, che parte dal fenomeno delle posse, che rivalutano la forza espressiva del dialetto, fino ai gruppi alternativi che in aperta contrapposizione al mainstream e al colonialismo culturale anglo-americano riscoprono la musica della tradizione, sia esteticamente che politicamente. Sono gli anni in cui riscuotono crescenti successi gruppi come Gang (seminale il loro “Le radici e le ali”, 1990), Mau Mau, Modena City Ramblers, Folkabbestia, Parto delle nuvole pesanti, Agricantus ed altri ancora (pensiamo per esempio all’etnojazz di Daniele Sepe) che in modi e misure diverse si muovono tra passato e futuro. Anche i nomi storici si rifanno sotto: Eugenio Bennato dopo la sbandata pop riesuma il brand Musicanova e di lì a poco farà ritorno alle radici anche Teresa De Sio. Ambrogio Sparagna e Riccardo Tesi non sono più solo nomi confinati a quel ristretto gruppo di carbonari che nel decennio precedente teneva viva la fiamma delle canzoni e dei balli tradizionali: ora si lanciano in progetti arditi e collaborano con numi tutelari della canzone d’autore come Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati e Francesco De Gregori. Sono ben due le riviste (“Folk Bulletin” e “World Music”) che danno conto di questa brulicante scena che, complice anche il boom della Notte della Taranta in Puglia, sembra assurgere a nuova vita, grazie anche alla nascita di nuove etichette interamente votate a questo materiale, e a riviste (come “Avvenimenti”) e quotidiani (come “Il Manifesto”) che si lanciano in una parallela attività discografica che attinge a piene mani a questi suoni antichi che improvvisamente diventano moderni.

Insomma, c’è fermento, c’è voglia di riscoprire attraverso certa musica un modo diverso di stare insieme, di fare festa fuori dagli spazi spesso alienanti di una discoteca.



“La Piazza” nasce quando Sara Modigliani, storica voce dei primi due album del Canzoniere del Lazio, da vent’anni fuori dal giro, parla con un suo amico gastroenterologo che suonava chitarra e mandolino: “Mi sono accorta che lui e un suo amico con l’organetto facevano tutto il repertorio del Canzoniere del Lazio e mi hanno chiesto di mettere su un gruppo. Ma io non mi rendevo proprio conto che c’era qualcuno a cui piacevano quelle cose e che le suonava ancora…era come se fossero cose mie, del mio passato. E lui, mi fa: “Ma Sara, ma queste le sa un sacco di gente, voi siete stati lo spirito guida per tante persone”. Timidamente abbiamo messo su un gruppo che si chiamava La Cinciarella. Poi c’è stato un altro episodio contestuale, Claudio Papi, il mandolinista, aveva un disco, un bellissimo LP. L’ho ascoltato e alle prime note mi son detta: “Questo è quello che voglio fare”. Era un disco di Italia Ranaldi, l’unico disco fatto da lei: “Italia Ranaldi e la Sabina”. Da qui la voglia, tramite il nuovo gruppo La Piazza, di dare seguito, a metà anni '90, all'esperienza sul campo del Canzoniere del Lazio.



“Milandè” esce nel 1997 ed è il secondo lavoro di questa formazione di sette elementi che se da una parte prosegue il lavoro sulla tradizione laziale che fu del primo CdL (quello che aveva come guida spirituale Alessandro Portelli), dall’altra cerca di rinverdirla con composizioni originali, a cominciare dall’iniziale “Più lontano di così” inedito donato da Giovanna Marini (con cui la Modigliani aveva iniziato a collaborare fin dagli anni Settanta e con cui ha fondato la Scuola di Musica Popolare del Testaccio e poi la Bosio Big Band). E’ un inizio un po’ straniante, incentrato su voci polifoniche che intessono un moderno madrigale che funge da manifesto programmatico (“Più lontano di così/ più lontano di così non si può andare/ devi ritornare a terra e acqua sempre/ devi ritornare a terra”). Un pezzo meraviglioso (con un testo da antologia) che nel finale sfuma nel tradizionale calabrese “Pianto di Maria”, bissato nel finale da un altro canto rituale del venerdì santo, stavolta preso da una processione sacra a Fiuggi. 

 

Dopo questo inizio a canto spiegato, molto legato alla lezione di Giovanna Marini, ecco che fa il suo ingresso la ritmica e l’organetto con gli “Stornelli di questua di maggio” raccolti a Labro (RI). Di nuovo le voci protagoniste di “Nena mia so’ barcarolo”, anch’esso reperito in provincia di Rieti ma di origine veneta. La seguente “Cattivo custode” (anch’essa tradizionale reatina) giocata sulle due voci femminili di Sara Modigliani e Claudia Mortali, battezza con il primo verso l’album, che da qui in poi scorre felicemente tra pezzi originali, perlopiù strumentali come “La pastora e il lupo” e il “Valzer della giostra”, e brani frutto di un’intensa ricerca sulla tradizione laziale anche con il contributo di Claudio Papi. Il clima sonoro generale è molto rispettoso del materiale dando vita a un folk agreste in cui la ritmica (presente solo a tratti) è demandata a discreti tamburelli e nacchere, e in cui sono protagonisti chitarre, organetto e, naturalmente le voci, che più di una volta sono lasciate sole a testimonianza della ricca polivocalità laziale. Insomma, un viaggio che dalla tradizione sacra delle processioni devozionali ci conduce ai più profani balli sull’aia. 


 

Poco prima del “classico” della musica popolare, la ballata “Donna Lombarda” diffusa in tutto il nord Italia, nella Provenza e non solo, ecco un autentico gioiello: stiamo parlando di “Mampresa”, una canzone per metà filologica (il testo è tratto da una raccolta di canti popolari toscani del 1910) e per metà d’autore (la struggente musica è di Gabriele Modigliani), una storia di sopraffazione lontanamente memore della fiaba “Barbablù”, che però prende tutta un’altra direzione grazie alla fierezza e alla prontezza di spirito della donna che uccide l’uomo che l’aveva rapita.

 

Insomma, a nostro parere un disco notevole per fattura e per importanza culturale, un lavoro che purtroppo (a differenza del precedente “Amore piccolino fatte grande” del ’94 che era ancora più filologico), finora era quasi del tutto assente dal web. Ci sembrava dunque importante ripescarlo dai nostri scaffali e riproporlo alla vostra attenzione.

 

Buon ascolto!

 

LINK CD

 

LINK BOOKLET


 

 


Serie "Bootleg" n. 319 - Le Orme - Special "Raistereonotte" 1996

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TRACKLIST CD 1
01. Prima parte della trasmissione

TRACKLIST CD 2
02. Seconda parte della trasmissione

TRACKLIST CD 3 (mini concerto negli studi RAI)
01. Gioco di bimba
02, Amico di ieri
03. Ruby Tuesday (Rolling Stones cover)
04. India
05. Madre mia
06. Il vecchio


FORMAZIONE

Aldo Tagliapietra - voce, basso
Michi Dei Rossi - batteria
Michele Bon - tastiere
Francesco Sartori - pianoforte, tastiere


Un graditissimo regalo da parte del nostro amico Ilario. Si tratta dell'intera registrazione di una puntata  di "Superprogressive", nell'ambito della celebre trasmissione radiofonica "Raistereonotte", condotta da Maurizio Becker. Le Orme sono ospiti negli studi RAI TT14 di via Asiago in Roma. 
I primi due CD racchiudono l'intervista ai componenti de Le Orme e non solo, intervallata da spezzoni di brani musicali. Gli altri ospiti sono Giampiero Reverberi, Peter Hammil e Mario Giammetti (scrittore, giornalista e critico musicale). Pura operazione nostalgia che si apre con la storica sigla di "Raistereonotte", quella magnifica "Viaggiando", realizzata da Roberto Colombo appositamente per la trasmissione. che ci ha accompagnato per tante e tante serate. Ascoltate l'intera registrazione. Ne vale la veramente la pena.


Al termine dell'intervista Le Orme, nella formazione a quattro con doppie tastiere (Michele Bon e Francesco Sartori), ci regalano , sempre negli studi RAI, un mini concerto di soli sei brani (peccato), carico di magia e anche di nostalgia. Il 1996 è l'anno della pubblicazione dell'album "Il fiume", un concept album che riporta il gruppo agli albori progressive degli anni '70. "Madre mia" e "Il vecchio", posti in chiusura del concerto, provengono proprio da questo disco. L'apertura è dedicata a "Gioco di bimba", uno degli evergreen incluso in qualunque performance dal vivo, attinto dal glorioso "Uomo di pezza" del 1972. Seguono a ruota "Amico di ieri", da "Smogmagica" del 1975 e una inedita cover di un classico dei Rolling Stones, quella "Ruby Tuesday" risalente nientemeno che al lontano 1967 . E' la volta di "India", da "Contrappunti" (1974) prima di giungere alla chiusura con le sopracitate due tracce da "Il fiume". Ricordo agli amici della Stratosfera che molto tempo fa pubblicammo il video di un intero concerto risalente al 1996, registrato a Torino (lo ritroverete qui), in seguito pubblicato su Youtube (che ha correttamente citato la fonte).
Grazie ancora all'amico e collaboratore Ilario (che  nel frattempo ci ha inviato altri ottimi documenti sonori live che vedranno la luce a breve su queste pagine) e a voi tutti auguro buon ascolto.



Post by George - Music by Ilario

I Giganti - 1996 - Concerto Live al Teatro Regio di Parma 1968

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TRACKLIST:
indicata nella back cover


FORMAZIONE

Giacomo "Mino" Di Martino - voce, chitarra
Francesco "Checco" Marsella - voce, organo
Sergio Di Martino - voce, basso
Sergio Enrico Maria Papes - voce, batteria


Grazie a questo magnifico regalo dell'amico Ilario (un po' alla volta sto smaltendo i contributi dei tanti amici che ci inviano periodicamente del materiale) abbiamo l'opportunità di ascoltare questo storico gruppo. Si tratta di un documento sonoro semi ufficiale, oggi di non facile reperibilità, al punto che alcune discografie (vedi Discogs) non lo includono. Venne pubblicato nel 1996 sia in formato MC (ebay la vende a euro 44,50!) che in CD. Ilario ricorda di averlo acquistato in un autogrill dell'autostrada in uno di quei cassonetti che tutti noi ben ricordiamo. Direi che si tratta di un unicum, essendo l'unico album registrato dal vivo dal quartetto milanese. 
Il concerto è stato registrato nel prestigioso Teatro Regio di Parma nel nel lontano 1968, a cavallo tra il primo album del gruppo,  "I Giganti" del 1965 e il secondo, "Mille idee dei Giganti" del 1969. "Terra in bocca", il loro capolavoro, arriverà solo nel 1971. 


Lo spettacolo presentato dai Giganti ci riporta indietro nel passato, con un velo di nostalgia. La scaletta propone una manciata di brani, molti dei quali hit da Disco per l'estate (Tema), Festival di Sanremo (Proposta), da classifica dei 45 giri e dal primo LP. In ogni caso mai banali. Mino Di Martino e soci ci deliziano anche con le presentazioni dei brani, trasformando il concerto in un incontro-dialogo con il pubblico. 
Ringrazio ancora Ilario per averci inviato file e copertine . A voi tutti, buon ascolto




Post by George - Music by Ilario

Serie "Historic Prog Bands Live in Italy" - Capitolo 69 - Colosseum live in Chiari (Brescia), 14.04.2007

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FIRST TIME ON THE WEB 

TRACKLIST CD 1:

01 Intro
02 Those About To Die
03 Skelington
04 Morning  Story
05 Theme From An Imaginary Western >
06 Walking In The Park >
07 Stormy Monday Blues


TRACKLIST CD 2:

08 The Valentyne Suite: Theme One (January's Search)
09 The Valentyne Suite: Theme Two (February's Valentyne)
10 The Valentyne Suite: Theme Three (The Grass Is Always Greener)
11 Tomorrow's Blues
12 Jon Hiseman  Solo
13 Lost Angeles


FORMAZIONE

Chris Farlowe - vocals
Dave "Clem" Clempson - guitar
Dave Greenslade - organ
Jon Hiseman - drums
Barbara Thompson - sax
Mike Clarke - bass


Questo sublime concerto dei Colosseum, per la prima volta sul web, proviene dagli archivi del nostro amico e collaboratore Marco Osel. L'ho ritrovato in un hard disk dove, per fortuna, avevo messo in salvo gran parte del materiale inviato dai vari collaboratori, tra i quali lo stesso Osel, Il nome Colosseum mi riporta ad un lontano passato: "Valentyne Suite" fu una delle prime cassette che acquistai in tempi remoti (la conservo ancora). L'amore per questa band è fortemente condivisa anche da Osel che ha avuto la fortuna di assistere a questo loro concerto, registrato il 14 aprile 2007 nella Palestra San Bernardino di Chiari, in provincia di Brescia. 


Per riascoltarli in altri due grandi concerti "made in Italy" vi rimando a questa vecchia pagina della Stratosfera (qui). La formazione è quella di "Daughter of Time" (1970) ad eccezione dello scomparso Dick Heckstall-Smith (era il 2004), sostituito da Barbara Thompson, moglie del batterista Jon Hiseman. E a proposito di Jon Hiseman, uno tra i più grandi batterista nella storia del rock, va ricordato che purtroppo ci ha lasciati io 12 giugno 2018. Quella di oggi è una buona occasione per ricordarlo , ascoltarlo e omaggiarlo. 


Dopo la reunion del 1994, la band inglese è stata impegnata in numerosi tour mondali. Fortunatamente alcune date negli anni 2000 hanno toccato la nostra penisola. Il repertorio presentato è quello "storico": abbiamo così la gioia di riascoltare capolavori quali Those About To Diew, Morning Story, Walking inthe Park, Stormy Monday Blues e la sublime, inarrivabile Valentyne Suite, proposta nella sua integrità. I musicisti, nonostante l'età che avanza inesorabilmente (comunque parliamo di 13 anni fa), da veri leoni del palcoscenico, ad iniziare da Chris Farlowe, offrono una performance di altissimo livello. Jon Hiseman riesce ancora a stupirci per la sua grande tecnica, seduto dietro ai suoi tamburi. Ascoltatelo nel suo assolo e ne avrete la conferma. La qualità della registrazione è veramente ottima. Ancora un grazie a Osel per questo regalo. A voi il mio abituale buon ascolto.


LINK CD 1
LINK CD 2

Post by George - Music by Osel

Serie "Bootleg" n. 320 - PFM live Blu Bar Festival - Francavilla al Mare (Chieti), 14.08.2014

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TRACKLIST CD 1:

01. Introduction
02. River of Life
03. Photos of Ghosts
04. Il banchetto
05. La luna nuova
06. Out of the Roundabout
07. Harlequin
08. Romeo e Giulietta: Danza dei cavalieri
09. Dove... quando..., parte I
10. Promenade the Puzzle


TRACKLIST CD 2:

01. Maestro della voce
    (Bass solo intro)
02. La carrozza di Hans
03. Mr. 9 Till 5
04. Alta Loma
05. (instrumental movement about 4 mins) Guglielmo Tell: Ouverture
06. Break bis

Encore
07. Impressioni di settembre
08. È festa (drum duet)


FORMAZIONE:

Franz Di Cioccio: batteria, percussioni, voce
Franco Mussida: chitarre, voce
Patrick Djivas. basso
Lucio ''Violino'' Fabbri: violino, tastiere
Alessandro Scaglione: tastiere
Roberto Gualdi: batteria


Chiedo venia, cari amici, per questa assenza un po' troppo prolungata dal blog, causa impegni familiari e lavorativi che mi hanno assorbito del tutto. Vedrò di rimediare riprendendo le redini con questo ottimo concerto della PFM, uno dei tanti omaggi del nostro amico e collaboratore Ilario. Il concerto vede la PFM in forma smagliante, ospite del Blu Bar Festival organizzato a Francavilla al Mare (siamo in Abruzzo, nella provincia di Chieti). La PFM chiude il ricco cartellone (lo vedete nell'immagine qui sotto) il 14 agosto 2014. Tra gli altri ospiti del Festival, Roby Facchinetti, i Vox in Progress, una rediviva Equipe 84 e gli altrettanto redivivi Giganti,


La scaletta è molto ampia e punta decisamente sui brani storici del gruppo. Già l'apertura con River OfLife e Photos Of Ghosts lascia presagire un grande concerto E così è stato. La potente sezione ritmica vede Roberto Gualdi dare manforte a Franz Di Cioccio, quasi sempre impegnato al canto. Ottimo il duetto di batterie all'interno della conclusiva E' festa. Una nota tecnica: il concerto (in alcuni video  incompleto) è stato registrato da Ilario, convertito in file mp3 con tracce separate. Qui lo ascoltiamo nella sua integrità, inclusi i due bis. Grazie Ilario per questo splendido regalo. A breve seguirà un'altra sorpresa, un altro capitolo dedicata alla PFM. Il benefattore, in questo caso, è il sodale amico FranK-One. Cari amici, vi auguro buon ascolto.


LINK CD 1
LINK CD 2

Post by George - Music by Ilario


Deborah Kooperman - 2008 - Yesterday...Tomorrow plus bonus tracks

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TRACKLIST:

01. Suzanne
02. Blues
03. Pretty Polly
04. God bless the child
05. Tomorrow
06. 900 miles
07. Dink's Blues
08. Winds of war
09. Domingo Aguilar
10. Tomorrow is a long time
11. Old man rag
12. No one cares
13. Codine


BONUS TRACKS

01. Settembre a Roma (Lato A - 45 giri del 1969)
02. E tornò la primavera (Lato B - 45 giri del 1969)
03. House on the hill (Lato A - 45 giri del 1977)
04. Thoughts about Sacco and Vanzetti (Lato B - 45 giri del 1977)
05. Il suonatore Jones (dal vivo all’Unifestival di Verona del 2010)
06. Ave Maria (De André-Reverberi) (live in Verona 4 marzo 2019)
07. Donna Donna (dall'album “Misciùmeret - parole e musica per ricordare la Shoa”)
08. Masters of war (di Bob Dylan dall'album “Misciùmeret - parole e musica per ricordare la Shoa”)
09. Universal soldier (Buffy Sainte-Marie) (live al Teatro Camploy di Verona 7 marzo 2012)
10. The house of the rising sun (Live al Teatro San Leonardo di Bologna 1974)


Premessa by George
Il mio hard disk contenuto nel vecchio pc è stato dichiarato "irrecuperabile". L'ultima speranza di recuperare le centinaia di file in esso contenuti si è spenta per sempre. Ma ripercorrendo la posta elettronica fino alla metà dello scorso anno sono riuscito a scaricare una buona parte del materiale che molti amici della Stratosfera mi avevano inviato, tra cui questo bellissimo album di Deborak Koopermann, una musicista mai apparsa fino ad ora sul nostro blog. Il regalo è opera del nostro amico e collaboratore Gaetano Simarco che ringrazio di cuore. Oltre al disco in questione, il terzo e ultimo della scarna discografia della Kooperman pubblicato nel 2008, abbiamo l'opportunità di ascoltare una nutrita serie di bonus track. Ma è lo stesso Gaetano a parlarci di Deborah Kooperman e di "Yesterday...Tomorrow". Quindi passo subito a lui la parola.



Recensione by Gaetano Simarco
  Deborah Kooperman, chitarrista/banjonista e cantante, perfezionista del “fingerpicking” (tipo di arpeggio molto usato negli USA, soprattutto nel blues e nel bluegrass, suonando la chitarra con le dita, senza plettro e una modalità molto suggestiva), è nota qui da noi soprattutto per le partecipazioni e collaborazioni in studio (fondamentali per certe atmosfere musicali) alle incisioni discografiche di Francesco Guccini dal 1969 al 1980 ed altri artisti, rappresentando qualcosa di davvero importante, perché il suo stile ha significato molto per una intera generazione di cantautori ispirati a un certo modo di intendere la musica proveniente dagli USA. Nata nello stato di New York, proviene da una famiglia di agricoltori appassionati di musica ed amici dei maestri e pionieri del folk a stelle e strisce (Woody Guthrie, Cisco Houston e Pete Seeger). Inizia ben presto a studiare musica. A 17 anni questa esile figura dagli occhi celesti da eterna ragazza, con l’antica grazia della folk singer, si trasferisce nel quartiere del Greenwich Village a New York. Deborah inizia a cantare nei club e locali della zona accompagnandosi con la chitarra incrociandosi spesso con gli allora sconosciuti Bob Dylan, Richie Havens, José Feliciano e John Sebastian. Suona nel trio femminile The Wee’uns, ma decide successivamente di dedicarsi allo studio della musica all’Università. Nel 1968 arriva in Italia con una borsa di studio per studiare al Conservatorio di Bologna. Conosce Francesco Guccini e altri musicisti, esibendosi alla “Osteria delle Dame” che diventerà ben presto luogo di incontri e un punto di partenza per molti artisti. 


due scatti di Deborah Kooperman con Francesco Guccini 


Nel 1969 incide "Settembre a Roma" di Calabrese e Trovajoli per la colonna sonora del film "Nell'anno del Signore". Il lato b del 45 giri conteneva “E Tornò la primavera” con testo di Francesco Guccini. Nel 1971 partecipa, come cantante e chitarrista, al tour di Lucio Dalla e Rosalino Cellamare (Ron) e inizia a scrivere proprie canzoni. Collabora successivamente con l’amica cantautrice bolognese Paola Contavalli del Canzoniere delle Lame. Questa collaborazione darà vita alle canzoni tratte dall’opera dedicata a Simone Weil (intellettuale, operaia, rivoluzionaria, comunista, ebrea, nata a Parigi nel 1909 e deceduta ad Ashford nel 1943). Opera scritta da Giampaolo Roffi e musicata da Sebastiano Giuffrida (Direttore musicale del Canzoniere delle Lame). Testimonianza è il recital “Live al Teatro San Leonardo di Bologna nel 1974” con il cameo di Francesco Guccini che presenterà “Canzone delle osterie di fuori porta”. Nel 1977 incide un altro 45 giri contenente “House on the Hill” cantato con Daniela Arveda e scritto insieme a Juan Carlos Biondini (chitarrista e futuro collaboratore di Guccini) e “Thoughts about Sacco and Vanzetti”. Sempre nello stesso anno inciderà il suo primo Lp “These are my people”. Il suo repertorio va dal ragtime al folk-blues, dalle ballate alle sonorità tipiche della tradizione bianca e nera americana. Nel 1981 parteciperà alla rassegna del Club Tenco e nel 1989 pubblicherà il secondo album “The Last Dove”. 


Bisogna attendere fino al 2008 per l’uscita di questo suo terzo lavoro “Yesterday…Tomorrow”, album che è un appassionato viaggio nel cuore della musica tradizionale americana e che presenta alcune cover e brani inediti, piuttosto vicino al blues e al folk con sconfinamenti nel jazz e nel rock. Musica suonata, che esce dalle corde pizzicate con la tecnica del fingerpicking della sua chitarra, che l'accompagna da sempre. Risalta la carismatica caratura assoluta di Deborah tra classici tradizionali (“900 miles”, “Pretty Polly”, Dink's Blues”) e il Dylan da brividi di “Tomorrow is a long time”. La celebre "Suzanne" (Leonard Cohen) è cantata con una strofa inedita tradotta in italiano da Francesco Guccini. “God bless the child” è lo standard jazz (famoso per l’interpretazione di Billie Holiday), mentre “Old man rag”, cronaca di una zingarata musicale tra le osterie di Bologna conclusa sulla scalinata di San Petronio in Piazza Maggiore (con Francesco, ovviamente), è brano ragtime scritto da Deborah verso la fine degli anni '70. Il brano “Domingo Aquilar”, è stato inserito anche nella Compilation di Hurricane Healing, iniziativa creata per raccogliere fondi destinati alle vittime che nel 2005 sono state coinvolte nell’uragano che ha stravolto gli U.S.A., un disastro che ha visto tante persone in una situazione di completo disagio e disperazione. "Winds of War" e "No one cares" sono frutto della collaborazione con il chitarrista, cantante e compositore italiano Rudy Rotta (deceduto nel 2017). Chiude l’album “Codine” resa celebre dai Quicksilver Messenger Service.

   

A corredo del post ha inserito dieci tracce: i due 45 giri citati e le personali rivisitazioni dal vivo di De Andrè, Bob Dylan, Buffy Sainte-Marie, Donna Donna già nel repertorio di Joan Baez e del classico The house of the rising sun dal vivo al Teatro San Leonardo di Bologna nel 1974.

Appello finale agli amici della Stratosfera
Se qualcuno di voi possiede i primi due album di Deborah Kooperman e ha piacere di condividerli sul blog si faccia vivo. Sarà come sempre cosa gradita.
Intanto...buon ascolto
           

LINK Yesterday...Tomorrow
LINK Bonus Tracks

Post by George - Music by Gaetano Simarco

Joe Sarnataro & I Blue Stuff - 1992 - È Asciuto Pazzo 'O Padrone (studio & live version)

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TRACKLIST:

01. Intro0:40
02. È Asciuto Pazzo 'O Padrone  3:47
03. Sotto Viale Augusto Che Ce Stà?  5:30
04. O Billoco L'Acqua!4:13
05. Accussì Va 'O Munno  3:34
06. Va Vedenno Mo Chi E' Stato  4:33
07. Vutammo Pe Te'  4:10
08. Liee E Mano Alloca! (Nun Tucca' Coroglio) (Baby Please Don't Go)  2:33
09. Che Babbilonia!  3:52
10. Come Aggia Fa'  3:17
11. A Gente E' Bona  3:44
12. Nisciuno!  4:54


Live Bonus Tracks

13. Nisciuno! (Sanremo Blues 1992)
14. Sotto Viale Augusto Che Ce Stà? (luogo sconosciuto)
15. Nisciuno! (Lugano Blues 1993)


FORMAZIONE

Joe Sarnataro (Edoardo Bennato) - voce, chitarra, armonica
Blue Stuff
Giorgio Savarese - organo
Renato Federico - piano
Roberto D'Aquino - basso
Vincenzo Caponetto - chitarra
Guido Migliaro - chitarra, armonica
Mario Insenga - batteria 


Cavalchiamo ancora l'onda del blues con questo ripescaggio del 1992. Il protagonista è Edoardo Bennato che, con lo pseudonimo di Joe Sarnataro, ci propone un ottimo album di puro blues elettrico. Il bello è che tutte le canzoni sono cantate in dialetto napoletano, inclusa la cover di Baby Please Don't Go, un vecchio successo dei Them di Van Morrison. Ho apprezzato fin dall'uscita del disco questa "dimensione parallela" di Bennato, verosimilmente desideroso di uscire dai suoi standard e dal suoi successi e addentrarsi nei territori del blues, un genere che è sempre stato nelle sue corde. E anche vero che non ha mai trovato l'occasione di esprimersi compiutamente. in questa dimensione.  Si ripete ancora una volta il connubio tra Napoli e la musica americana, quella Napoli con il suo porto aperto alle influenze della musica d'oltreoceano, il blues, il rhythm 'n blues, il rock 'n roll.  Quei suoni tanto cari ai vari Napoli Centrale, Pino Daniele e altre decine di musicisti. Edoardo Bennato / Joe Sarnataro (anche il nome angloamericano va in questa direzione) si fa accompagnare dai Blue Stuff, una blues band napoletana formatasi nel 1982. che ha all'attivo una discreta discografia. Che sia il caso di ri-scoprila? 
Per tonare al disco i 12 brani scorrono lisci come l'olio, una vera delizia per le nostre orecchie. I Blue Stuff sono semplicemente grandiosi. Si tratta di unicum, episodio isolato nella lunga carriera discografica di Edoardo Bennato. Pubblicato dalla Cheyenne Records nel 1992 è stato immesso sul mercato sia in vinile che in CD. La ristampa risale al 2004. 


All'album, per completezza d'informazione, va aggiunto in lungometraggio dal titolo "Joe e suo nonno", sempre del 1992, diretto da Giacomo De Simone. Il film narra le vicende di Joe Sarnataro, un bluesman trasferitosi negli Stati Uniti, ma nato a Napoli, Dopo aver ottenuto un buon successo in America, Joe fa ritorno nella sua città natia, per pubblicare un disco insieme ai suoi amici Blue Stuff. Il film è stato pubblicato sia in versione home video sia come mini serial in 10 puntate, trasmesso dai Rai Uno nel 1992. Nel 2009 è stato messo in commercio in DVD da parte della Edel. 
Se volete dargli un'occhiata, visto che è integralmente postato su Youtube, vi passo il link (qui)
Oltre alle 12 tracce ufficiali ho inserito tre bonus tracks tratte da quelle poche esibizioni live del 1992-1993 a nome Joe Sarnataro. Vi farete una bella overdose di "Nisciuno!". 


Joe Sarnataro & I Blue Stuff - Correggio (RE)
Festa de L'Unità - 5 luglio 1992 (bootleg)


TRACKLIST

01. Let's Work Together (Blue Stuff only) / 
02. E' asciuto pazzo 'o padrone
03. Sotto viale Augusto che ce sta?
04. O billoco l'acqua
05. Accussì va 'o munno
06. Va vedenno mo' chi � stato
07. Tu si o' masto
08. Lieve 'e mano alloca (Baby Please Don't Go)
09. 'A gente è bona
10. Nisciuno!


Ringrazio l'amici Marco Osel per avermi inviato questa rara registrazione pubblicata sul sito Sugarmegs. Non è facile trovare un concerto integrale di Edoardo Bennato alias Joe Sarnataro, in compagnia dei Blue Stuff. Il concerto è avvenuto il 5 luglio 1992 nel campo sportivo di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, in occasione della locale Festa de L'Unità. La registrazione non è delle migliori, ma non importa: diciamo che c'è un pubblico "molto presente" e piuttosto entusiasta. Viene riproposto dal vivo, quasi nella sua interezza, l'album "E' asciuto pazzo o' padrone". Dal vivo la band è ancora più grintosa. Abbiamo anche un inedito, "Tu sì o masto". La registrazione è su un unico file della durata di circa 48 minuti. 
Siamo giunti alla fine del viaggio. Ancora un grazie a Osel e voi tutti auguro buon ascolto


LINK studio album
LINK live concert

Post by George - Music by George & Osel

Serie "Historic (Not) Prog Bands Live in Italy" - Capitolo 70 - Chick Corea (R.I.P.) & Return To Forever IV - Forte di Bard (Valle d'Aosta), 15 luglio 2011

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 FIRST TIME ON THE WEB


 CD 1 & CD 2 - no tracklist


FORMAZIONE

Chick Corea - keyboards
Stanley Clarke - bass
Lenny White - drums
Frank Gambale - Guitar
Jean-Luc Ponty - violin


Quando se ne va un musicista del calibro di Chick Corea è difficile trovare le parole per ricordarlo. Su questo blog abbiamo fatto, in passato, molte commemorazioni, ma questa mi tocca nel profondo, perché lui, insieme ai suoi Return To Forever, è sempre stato per me un mito inarrivabile ed uno dei miei primi eroi nel campo musicale. Della sua scomparsa ne hanno dato notizia tutti i mezzii di informazione. Io ho avuto la fortuna di ascoltarlo dal vivo 10 anni fa (era il 15 luglio 2011) nella splendida cornice del Forte di Bard, a pochi chilometri da Aosta. La rassegna si chiamava "Musicastelle in Blu", promossa e organizzata dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta. Questo concerto, registrato "da me medesimo" (relegato da anni nella mia collezione di album live), appare per la prima volta sul web nella sua completezza. Non ho avuto modo, e nemmeno voglia, nel corso del tempo di individuare i brani inclusi nella tracklist. Se volete, lascio a voi il piacere di titolare le tracce.  Le foto qui pubblicate sono quelle originali tratte dal concerto.
Chick Corea si presentò di fronte ad un selezionato pubblico di 850 persone (la capienza massima dell'area concerti) con la IV incarnazione dei leggendari Returrn To Forever. Al suo fianco alcuni miti del jazz-rock internazinale quali Stanley Clarke al basso, Lenny White alla batteria, Jean-Luc Ponty al violino elettrico e Frank Gambale alla chitarra. Chick Corea ha come sempre incantato il pubblico con i suoi virtuosismi alle tastiere. 


Vi riporto quanto scrisse un periodico locale il giorno successivo al concerto.
"Il IV del nome  si riferisce all'ennesima incarnazione di un gruppo che, nella prima formazione, tra il 1972 e il 1977, spopolò come uno dei massimi esempi di jazz-rock. Ne è anima e principale compositore Chick Correa che, dopo essere stato con il suo Fender Rhodes uno degli artefici della svolta elettrica di Miles Davis, fondò il gruppo per una voglia di comunicare meglio col pubblico, conseguente all'adesione, nel 1972, a Scientology. Anche il nome Return To Forever fu influenzato dalla filosofia dello spirito di Ron Hubbard e lo stesso Stanley Clarke, l'altro membro fondatore, fu convertito a Scientology (per staccarsi nei primi anni 80). Filosofia a parte, la musica che il gruppo produsse fu di prim'ordine anche grazie a virtuosi come il chitarrista Al Di Meola e il batterista Lenny White che ne completarono il quartetto tipo.


Dopo 30 anni di stop, con episodiche reunion, dal 2005 i Return To Forever sono tornati in attività. La formazione n, IV si è formata nel 2010 quando a Corea, White e Clarke si sono unti il chitarrista italo-australiano Frank Gambale e il celebre violinista francese Jean-Luc Ponty. Immediatamente le recensioni dei loro concerti hanno cominciato a parlare di jazz elettrico ai suoi massimi livelli e di concerti mai visti, Lo ha confermato il concerto di Bard in cui, tra una gigioneria e l'altra, hanno maramaldeggiato su 850 aficionados (molti giunti dalle vicine Francia e Svizzera) con virtuosismi assortiti ed una gioia di suonare neanche minimamente incrinata dall'età. Accanto a riletture dei classici del gruppo (dall'iniziale "Medieval Overture" a "Romantic Warriors", da "Senor Mouse" a "Shadow of Lo") il quintetto ha proposto qualche nuova composizione e cavalli di battaglia dei singoli membri. Ecco quindi "Fiesta" e "Spain" di Corea (quest'ultima riproposta nell'arrangiamento di "Light As Feather", con l'intro del "Concerto di Aranjues" suonata da Corea e Ponty), "Renaissance" di Ponty e, soprattutto, "School Days" di Stanley Clarke, che ha concluso il concerto in un'atmosfera di eccitazione collettiva".


Basta, mi fermo qui. Non andiamo oltre con le parole. La Stratosfera, come sua abitudine, preferisce ricordare i musicisti con la loro musica. Godetevi questo spettacolare concerto. La qualità della  registrazione è più che buona
Buon ascolto a voi tutti.
Chick Corea Forever.






PS - permettetemi un filo di campanilismo con questa immagine del Forte di Bard


LINK CD 1
LINK CD 2

Post by George

Mike Bloomfield - 1981 - Live in Italy with Treves Blues Band, Margaret Edmonson & Woody Harris (vinyl)

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TRACKLIST:

Acoustic Side
01. Dark Road Blues – 3:10
02. Prison Bound Blues – 4:20
03. Knocking Myself Out – 4:30
04. Gonna Need Somebody on Your Bond – 4:34

Electrici Side
05. Shake, Rattle & Roll – 4:10
06. Five Long Years – 4:38
07. Don't You Lie to Me – 4:16
08. Junkie Blues – 4:00

Bonus Tracks
09. Mean Mistreater
10. Shake, Rattle and Roll (duos)


LINE UP

Mike Bloomfield - guitar (tracks 3, 4, 5, 6, 7 & 8)
Mike Bloomfield - piano (tracks 1 & 2)
Mike Bloomfield - vocals (tracks 3 & 4)
Woody Harris - guitar (tracks 3 & 4)
Margaret Edmondson - cello (tracks 3 & 4)
Fabio Treves - harmonica (tracks 5, 6, 7 & 8)
Claudio Bazzari - slide guitar (tracks 5, 6, 7 & 8)
Chuck Fryers - guitar (tracks 5, 6, 7 & 8)
Silvano Borgatta - piano (tracks 5, 6, 7 & 8)
Tino Cappelletti - bass (tracks 5, 6, 7 & 8)
Dave Baker - drums (tracks 5, 6, 7 & 8)


Breve premessa by George
Il mio sodale amico Frank-One, oltre a possedere tutto e anche di più (qualunque disco lui ce l'ha)  è una  miniera di informazioni e di conoscenze di cui ben sappiamo ed è una persona attenta alle date e alle celebrazioni, come nel caso in questione. Ben vengano dischi di questo calibro e di questo livello sulla Stratosfera. Mike Bloomfield, uno dei miei miti, classe 1943, se ne è andato a soli 38 anni, lasciandosi alle spalle una carriera invidiabile costellata di grandi capolavori.
Voglio quindi ringraziare di cuore Frank-One per avere condiviso con noi questo gioiellino che ho avito il piacere di pubblicare sul nostro blog, nel rispetto della data del 15 febbraio 2021. Grazie amico mio. 

Recensione by Frank-One
Con grande emozione mi accingo a regalarvi questo “Live in Italy” uscito come Long Playing nel 1981 a nome Mike Bloomfield, non fosse altro perché questo “strano” lavoro che reca come numero di etichetta nientemeno che 0001 per la Mama Barley Records, vede nel side B, il lato elettrico, la presenza di un nostro caro amico, il mio Bluesbrother Fabio “Puma di Lambrate” Treves e la sua Treves Blues Band. Ma il motivo principale della mia emozione è che l’amico George con grande sacrificio (nota diGeorge: non è vero! L'ho fatto con immenso piacere) è riuscito a pubblicare questo lavoro proprio nel quarantesimo anniversario della scomparsa del grande chitarrista, e vedremo non solo chitarrista, nato a Chicago solo 38 anni prima, e scomparso a San Francisco appunto il 15 febbraio 1981.


Strano disco questo che presentiamo, registrato live al Palasport di Torino il 15/9/1980 e in Castel D’Azzano (Verona) il 14/9/1980 per quanto riguarda il lato A definito "Acoustic Side", dove Bloomfield si accompagna con Margaret Edmonson e Woody Harris. Il lato B, "Electric Side", invece, è stato registrato successivamente con la Treves Blues Band, T.B.B. che vedeva la seguente formazione:
Fabio Treves, armonica – Dave Baker, batteria – Silvano Borgatta, piano – Claudio Bazzari, chitarra slide – Chuck Fryers, chitarra – Tino Cappelletti, basso.


Ma ecco la prima sorpresa: invece di cercare di descrivere il momento e l’album con mie parole, che probabilmente mai potrebbero essere all’altezza, mi permetto di donarvi le parole che Fabione, il mio fratello Fabione, ha voluto pubblicare sulla sua pagina Facebook per l’occasione:
“  Il Blues del lunedì #17 -  Nella lunga storia del Blues c’è stato un chitarrista bianco incredibilmente apprezzato ed amato dalla grande comunità nera dei musicisti dell’area acustica ed elettrica: MICHAEL BLOOMFIELD. Io cominciai a conoscerlo nella metà degli anni sessanta, quando suonava nella strepitosa band dell’armonicista Paul Butterfield. Era lui che suonava la chitarra quando la band accompagnò Bob Dylan nella sua prima storica performance elettrica al Festival di Newport del 1965. E fu lui nel 1968 ad entrare nell’Olimpo dei dischi più famosi con l’album “Super Session” inciso insieme ad altri due mostri sacri come Al Kooper e Stephen Stills. Mike era amico di tantissimi bluesmen del passato ed aiutò economicamente alcuni di loro in momenti difficili della loro vita. Nel 1980 arrivò a Milano per esibirsi al Teatro Tenda di Lampugnano. Inutile dire che mi presentai alle prove del suono del pomeriggio per scattare qualche foto e per cercare il modo di conoscerlo. Lui quando mi vide si bloccò di colpo, mi chiese se fossi un musicista e mi disse che gli ricordavo il suo amico Paul Butterfield… Quando gli risposi che Butterfield era un mio mito e che suonacchiavo anch’io l’armonica, si mise a ridere ed esclamò: “Dai, allora fammi sentire cosa sai fare e nel caso ti chiamo sul palco…”. Accennai qualche giro di blues e dopo pochi secondi lui mi fermò e mi abbracciò come un vecchio amico. “Ok, ci vediamo stasera”. Quella sera Mike suonò il piano nella prima parte del concerto e la chitarra acustica nel secondo set, accompagnato da altri due grandi musicisti: Margaret Edmonson e Woody Harris. Io pensavo che sarei stato suo ospite per un solo brano, ma dopo il brano Bloomfield si alzò, venne ad abbracciarmi e mi disse di restare e di continuare a suonare, e così con mio grande piacere rimasi sul palco per un bel po’. Dopo il concerto, quando Mike seppe che avevo una band elettrica si entusiasmò a tal punto che propose a me e al promoter di quel tour, l’amico Claudio Trotta, di registrare un vinile live durante il concerto a Torino, dove si sarebbe esibito pochi giorni dopo. Accettai subito la sua proposta e così fu registrato un ellepi a cui sono molto legato. Sapete, credo di non aver mai conosciuto un bluesman più gentile, sensibile e bravo come il caro Mike. Mi manca la sua risata contagiosa e mi mancano i suoi aneddoti nel backstage sulle leggende del blues che aveva riscoperto e fatto suonare in importanti Festival… La foto che vedete (di Guido Harari, da una pagina della storica rivista “Ciao 2001”) è uno dei ricordi più cari che ancora oggi, dopo 40 anni dalla sua scomparsa, mi emoziona fino a farmi piangere… “ #ilbluesdellunedi


Dopo queste parole io non credo di dover aggiungere altro, se non poche note sulle 2 bonus tracks che troverete in fondo agli 8 brani dell’album. Il pezzo n.9 è Mean Mistreater, un brano di un certo Morganfield, un musicista che faceva uscire le sue note da quelle...ACQUE  FANGOSE e che qui vede Fabio e Mike insieme, pubblicato nell’album della T.B.B. “Bluesfriends” del 2004, un album dove Fabio suona con tanti amici, cito Chuck Leavell, Paolo Bonfanti, Willy Deville, Roy Rogers, John Popper e molti altri. Insomma un lavoro assolutamente da scoprire per chi non lo conoscesse.


Per quanto riguarda il brano conclusivo concedetemi una piccola, 2 minuti non di più, autocelebrazione. Fabio il 9 novembre del 2008 era ospite del  mitico Roberto Caselli; i due avevano scritto nel 1989 il libro "Blues Express", nella trasmissione CANZONI a Radio Popolare. Potete ben immaginare quando Fabio mi telefonò dicendo: “Uè Frank, domenica sono ospite da Roberto, se ci sei mi fa davvero piacere”. Telefonata di prassi per correttezza a Roberto, che ovviamente nulla ebbe da obiettare, ed eccomi lì, felice di essere al fianco di due miti: di Fabio Treves ben sapete, e Roberto Caselli autore di decine di libri (100 dischi ideali per capire il Blues, Storia della canzone italiana, La storia del blues, La storia del rock in Italia…..solo per citarne alcuni), insomma vi basti una foto per comprendere tutta la mia felicità. Fabio in quell’occasione portò anche un incisione di Shake, Rattle & Roll, il brano numero 10, suonata al piano da Bloomfield e accompagnato solo dalla sua armonica. Esiste anche un video dell’evento che potete trovare sul Tubo nel TrevesBluesChannel (qui). Fabio nell’occasione, dopo aver dato la voce al cialtrone che vi scrive, raccontava storie e aneddoti su quel fantastico incontro. 


Un’ultima annotazione: quando si comprano dischi usati, come quello di oggi, a volte si trovano all’interno gadget o memorabilia vari: ed io ho avuto la fortuna di trovare la brochure che vi allego con in prima di copertina la pubblicità dei concerti di Mike Bloomfield che si sarebbero tenuti, le due pagine interne con una bella biografia del musicista americano, e in quarta una discografia scelta di Bloomfield e i futuri progetti della Barley Arts Production. 





E’ tutto, permettetemi di dire che sono molto fiero di questo lavoro, lasciatemi ringraziare l’amico George che ha dovuto condannarsi ai lavori forzati per pubblicare tutto in tempo. Lasciatemi salutare i miei amici FABIO TREVES e ROBERTO CASELLI per tutte le good vibrations regalateci, e a voi i più cari auguri di buon ascolto e che la vita vi sia amica.                                                                                    


Post By George - Words & Music by Frank-One

Energia Libera - 2002 - Verso il campo base

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01 – Due minuti prima - 2’ 41” (Morando – Energia Libera)
02 – Il tronco e il pupazzo - 4’ 28” (Morando)
03 – Alla finestra - 4’ 40” (Morando)
04 – Verso il campo base - 4’ 13” (Morando - Roveda) 
 
La storia del rinvenimento di questo lavoro, probabilmente, vi farà sorridere, ma le cose stanno così. Ecco il fatto: nel riordinare alcuni pacchi di cd sparsi nel mio studio mi imbatto nel cd degli ENERGIA LIBERA, dei quali non so assolutamente niente.

Quello che conosco si riassume in quanto segue:

a – una quindicina di anni fa un tizio che transitava dalla sala di registrazione (che all’epoca condividevo con un amico musicista) mi mostrava per caso questo cd in suo possesso;
b – com’era mia abitudine, non sapendo cosa fosse, e quindi stuzzicato proprio da ciò, l’ho duplicato e poi nei giorni successivi me lo sono tranquillamente ascoltato;
c – non ho la più pallida idea di chi fosse il proprietario del cd originale ma mi ricordo che mi disse che il gruppo fosse di Genova;
d – all’epoca non esisteva la Stratosfera - e se c’era non la conoscevo - per cui il cd rimase tra le cose mie personali del cui ascolto ogni tanto godevo – poi è finito nel dimenticatoio;
e – ho un ricordo (non certissimo purtroppo) che il cd originale fosse a sua volta un masterizzato, cioè un cd-demo- ossia proprio quelli che oggi cerco di stanare in giro.
E questo è tutto.


 
Pertanto ad oggi non so se sto proponendo qualcosa di sconosciuto o semplicemente qualcosa di già noto al nord (dalle mie parti comunque nessuno li ha mai sentiti). Ecco quindi la parte ridicola: siamo all’assurdo, nel quale lo “scopritore di talenti”, come generosamente ha voluto definirmi il Capitano (che poi non è vero ma lo ringrazierò sempre di questo onore) ha scoperto qualcosa ma non sa cosa…!?! Francamente imbarazzante, ma tant’è.

Girando per la rete non si trova niente – solo in un caso estremo appare, con lo stesso nome, un gruppo musicale rock di Alghero, ma dai nomi dei musicisti della loro pagina Facebook pare che non siano la stessa cosa (non c’entra con questo post, ma magari sarebbe utile anche ascoltare costoro).

Il cd non porta espressamente i nomi dei musicisti – ma ipotizzando che gli autori dei brani (quelli si, riportati) siano anche i componenti del gruppo abbiamo cinque persone (M. Morando; A. Morchio; D. Prato, L. Ricchitelli, M. Roveda - in almeno uno di loro riconosco dal cognome una chiara origine pugliese). I cinque componenti del gruppo sono anche riportati in una foto interna di copertina.

Il cd si chiama “Verso il campo base” – ha solo 4 brani, tutti di ambientazione rock e fatti per niente male – l’unica cosa che evinco è la timbrica grintosa della chitarra elettrica che vira molto sugli stili dei Black Sabbath e dei Deep Purple, mantenendo comunque una completa originalità. I brani sono belli senza comunque essere eccezionali – il cd si fa ascoltare.

Dalle notizie di copertina si sa che i brani sono stati registrati a Genova – Sestri Ponente presso i Gulliver Audio Studios. – ebbene si, ho provato anche a cercare questi studi per contattarli, ma pare che non esistano da nessuna parte – quando si dice nascere fortunati.

La copia della copertina (che allego al post) ha una qualità molto sgranata in quanto all’epoca mi sono limitato a scansionarla con gli strumenti a bassa risoluzione che passava il convento – scanner singoli che oggi sono solo dei dinosauri tecnologici – qualcosina sono riuscito a migliorare con Photoshop, ma insomma quello è.

 
E con questo ho esaurito le scarse conoscenze che avevo di questo gruppo – gruppo peraltro interessante.

Ho provato anche ad effettuare ricerche in rete con i soli cognomi dei musicisti – viene fuori di tutto – biblioteche,  licei, ponti, il sito di Gianni Morandi, ferramenta, investigatori privati – qualunque cosa tranne che roba musicale – e qui mi sono definitivamente arreso.

La fortuna però ci ha messo un pizzico di zampino – all’interno del cd in mio possesso era ben nascosta una fotocopia che riportava gli autori di ogni brano, con nome e cognome (e c’è pure tanto di dedica da parte di uno dei musicisti). E’ bastato un solo nome (Matteo) perché la ricerca si facesse più mirata e – miracolo – ho intercettato in rete un contatto degli Energia Libera.

Riporto integralmente il testo del contatto, che denota un grande senso di humor

Lucio Ricchitelli (batteria)
Leonardo Morchio (basso)
Matteo Morando (voce)
Domenico Prato (chitarra)
Michele Roveda (chitarra).

Ville d'origine. Novi Ligure.

Informazioni
Siamo una boy band della terza età, assai panzona e dedita all'antica arte della birra

Biografia
Nati nel 1999 dalle ceneri dei Via Crosa, gli Energia Libera sono stati operativi nella provincia di Alessandria fino all'agosto 2002 quando, senza destare lo stesso clamore dei Take That, hanno deciso di sciogliersi. Al loro attivo vantano un demo cd contenente quattro brani inediti intitolato "Verso il campo base" (2002) e due apparizioni televisive, entrambe su RAISAT. Diversamente da quanto avvenuto per i Take That non c'è nessuna reunion in vista...........anche se non sono del tutto sicuro!!!

Posizione attuale
disciolti come le calotte polari anche se non si escludono abbassamenti delle temperature

Influenze
nessuna influenza grazie al vaccino

Contatto stampa
energialibera.versoilcampobase@gmail.com

ho usato la mail posta in fondo per chiedere un colloquio, ma anche qui, dopo oltre due mesi in attesa di una risposta, nulla di fatto.


A questo punto, amici della Stratosfera, ed in particolare quelli di Genova, Alessandria, Novi Ligure e zone limitrofe, ci fate sapere qualcosa in più? Questo è il loro unico album? Esiste altro materiale di questo gruppo? I componenti del gruppo hanno avuto carriere musicali interessanti? Cosa fanno oggi? Insomma… muoversi… (se volete e se potete). Per l’intanto, godetevi l’album - almeno questo lo potete fare senza stare a un metro di distanza.

Da parte mia, come sempre, un abbraccio musicale.

 
Post by Giudas, little help by Captain
 

Eufonia - 1999 - Vento di ricordi

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TRACKLIST:

01. Paura 4:08 
2.Vento di ricordi 3:43
3.Destino 6:05
4.Mercanti di uomini 5:40
5.Guerra sarà 6:05
6.Scoprirai 5:50
7.Vento di ricordi (2006 remix) 3:39
8.Innocente (Bonus track) 5:54
9.Reagisci (Bonus track) 5:01


Resto nel campo degli album sconosciuti e misteriosi, sulla scia dell'ultimo post di Giudas. Amico mio, sono meno fortunato di te perché io non sono in possesso di nessun fogliettino rivelatore. I file me li ha inviati l'amico Gaetano Simarco e anche lui non ha alcuna informazione al riguardo. Se non ricordo male deve avere acquistato il CD su qualche bancarella. 
Ebbene, nonostante le mie accurate ricerche sulla rete ,di questo gruppo non se ne parla affatto. Ho visto che è in vendita su Amazon, che è disponibile su Spotify, che un brano è pure su Youtube, ma...di loro non si sa una "cippalippa" di niente. Giusto il titolo, dell'album, "Vento di ricordi" e l'anno di pubblicazione, il 1999. Quindi, al momento, non sappiamo quale sia la formazione né da dove provenga questo gruppo. Ascoltando le 9 tracce di buon rock sanguigno e genuino, (con qualche evidente tributo ai Van Halen, come nella traccia 5) si potrebbe ipotizzare un quintetto: due chitarre, basso, batteria e voce, oppure un quartetto, con un musicista-cantante. I chitarristi (o forse ce n'è uno solo che ha sovrainciso le tracce?) sono semplicemente straordinari e ci regalano assoli mozzafiato. 
Ascoltate la traccia 3 e mi direte. 
Addirittura questo unico prodotto del gruppo, così almeno credo, ci propone nientemeno che due bonus track e un 2006 remix. Mistero nel mistero. Mi fermo qui ed essendo a corto di immagini chiudo con un bel "mysterious". Chi ha qualche informazione si faccia vivo. Cari amici Buon ascolto.



Post by George - Music by Gaetano Simarco

Franco Battiato & Others - 1997 - Racconti d'Oriente

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TRACKLIST:

01. Lucio Quarantotto– I templi indù   3:03
Keyboards, Computer – Francesco Sartori, Piercarlo D'Amato
Vocals – Lucio Quarantotto

02. Alessandro Nidi– Racconto orientale  2:14
Clarinet – Massimo Ferraguti
Keyboards, Computer – Mauro Casappa
Percussion – Danilo Grassi
Piano – Alessandro Nidi
Voice Actor – Tonino Guerra

03. Tonino Guerra – Le ombre (dall'opera "Cenere")  1:39
Clarinet – Massimo Ferraguti
Keyboards, Computer – Mauro Casappa
Percussion – Danilo Grassi
Piano – Alessandro Nidi
Voice Actor – Tonino Guerra

04. Franco Battiato– L'ombra della luce (in arabo)  4:05
Vocals – Franco Battiato
Ensemble – I Virtuosi Italiani
Orchestra Sinfonica Nazionale D'Iraq
Conductor – Giusto Pio

05. Franco Battiato– Solo (dall'opera "Gilgamesh")  4:48
Vocals – Franco Battiato
Ensemble – I Virtuosi Italiani
Orchestra Sinfonica Nazionale D'Iraq
Conductor – Antonio Ballista

06. Franco Battiato– Fog An Nakhal  4:56
Vocals – Franco Battiato
Ensemble – I Virtuosi Italiani
Orchestra – Orchestra Sinfonica Nazionale D'Iraq
Conductor – Mohammad Othman

07. Govinda – Devotion  9:55

08. Michele Fedrigotti– L'Egitto prima delle sabbie  22:33
Piano – Michele Fedrigotti

09. Georges I. Gurdjieff– Première Série (Rif. 18 - C - 6)  6:59
Organ  – Gurdjieff

10. Georges I. Gurdjieff– Scotch Story (Rif. 05 - C)  2:15
Voice – Gurdjieff


E' da un po' di tempo che mi gira tra le mani questa conpilation attribuita a "Various", anche se l'ispiratore ed il protagonista principale è Franco Battiato, da sempre innamorato della cultura e dei suoni provenienti dall'Oriente. Questo CD, pubblicato nel 1997 dall'etichetta Il Manifesto, è oramai fuori catalogo. Battiato condivide i solchi con altri musicisti tra cui la nostra vecchia conoscenza Michele Fedrigotti. L'amicizia personale e il sodalizio artistico tra Battiato e Fedrigotti risale agli anni '70. E non a caso è proprio Michele Fedrigotti che per ben 22 minuti suona il pianoforte in "L'Egitto prima delle sabbie". Sul disco originale risalente al 1978 la tastiera veniva suonata da Antonio Ballista. Gli altri protagonisti del disco sono Lucio Quarantotto, compositore, famoso per essere l'autore di "Con te partirò", brano portato al successo da Andrea Bocelli, Alessandro Nidi, compositore e direttore d'orchestra (fu lui a dirigere nel 1987 la prima mondiale dell'opera "Genesi" di Franco Battiato), Tonino Guerra, poeta, scrittore e sceneggiatore, Georges I. Gurdjieff, armeno di origine, tra i più importanti insegnanti di sufismo e scuola mistica dell'islam. Infine i Govinda, band italiana che miscela musica elettronica, ambient e progressive. Il brano proposto si intitola "Devotion". Le tracce attribuite a Franco Battiato sono tratte dal "Concerto di Baghdad" del 1992. 


"Racconti d'Oriente" non è un album di facile ascolto a prescindere dalla lunga riproposta de "L'Egitto prima delle sabbie", che merita una giusta predisposizione d'animo. Fatemi conoscere il vostro pensiero. I commento sono sempre graditi. Buon ascolto.



Post by George

Serie "Battiato and Friends Special Fan Collection" n. 74 - Franco Battiato Compilation con inediti: Gli anni '70 (1998) & Battiato (1986)

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Premessa 
La passione per Franco Battiato, dopo un periodo di latenza, mi è riesplosa prepotentemente in questo ultimo periodo. Subito a ruota di "Racconti d'Oriente" ho quindi voluto realizzare una trilogia dedicata al Maestro, chiudendo il trittico con due dischi antologici dove appaiono brani inediti o rieditati. Ho quindi scelto due lavori del passato: il primo è un doppio CD pubblicato nel 1998 che raccoglie la summa delle composizioni degli anni '70. Il secondo è datato 1986 ed è semplicemente intitolato "Battiato". Raccoglie i suoi maggiori successi dei primi anni '80. Sarà una bella cavalcata per riscoprire la grandezza di Franco Battiato (se mai ce ne fosse bisogno! sia quello delle origini e del periodo sperimentale, sia quello dei fasti degli anni '80. Naturalmente sarà mia cura illustrare le particolarità delle tracce presentati nei due lavori. Procediamo in ordine cronologico sotto il profilo musicale anziché sotto quello della data di pubblicazione.

Franco Battiato - 1998 - Gli anni '70


TRACKLIST CD 1:

01. Fetus – 3:34
02. Meccanica – 8:49
03. Areknames – 4:33
04. Aria di rivoluzione / Sequenze e frequenze – 14:37
05. Da Oriente a Occidente – 3:36
06. Il silenzio del rumore – 1:44
07. Rien ne va plus – 2:43
08. Beta – 5:02
09. Plancton – 5:04
10. Pollution – 8:46
11. Ethika fon Ethica – 3:54
12. I cancelli della memoria – 6:11
13. No U Turn – 4:52
14. Propiedad Prohibida – 5:20


TRACKLIST CD 2:

01. Cafè-Table-Musik – 18:59
02. Zâ – 19:33
03. Campane – 2:29
04. Hiver – 2:53
05. L'Egitto prima delle sabbie – 14:15
06. Sud Afternoon – 18:33


Iniziamo dunque con "Gli anni '70", una compilation pubblicata nel 1998 dalla BMG Ricordi. Il primo disco contiene tutte le tracce della precedente raccolta "Feed Back" del 1976 (con l'eccezione de "Il silenzio del rumore", qui stranamente dimenticata),  caratterizzate da alcune differenze rispetto alle versioni originali. Il CD 2 presenti tutti i brani degli album "Battiato" e "L'Egitto prima delle sabbie" nonché due estratti da "Juke Box". Ma veniamo ora alla parte più interessante, ovvero le differenze presenti in alcune tracce. Facciamo innanzitutto un salto indietro nel tempo per giungere nel 1976, anno in cui venne pubblicato "Feed Back", l'ultimo album di Battiato per la Bla-Bla. 
Come già ricordato. su tutti i brani del CD 1, ad eccezione di "Plancton" e di quelli provenienti da "Clic"è stato operato un lavoro di revisione.

In apertura a Fetus è stata aggiunta la parte iniziale di Energia e ne è stato tagliato il finale. Meccanica invece è stata allungata, inserendo alla fine la parte centrale di Anafase. Il silenzio del rumorè, qui assente, era stata accorciata e poi unita al finale di 31 dicembre 1999 - ore 9. La parte iniziale di Areknames è stata tagliata, ma al termine del brano è stato aggiunta la sezione finale di Beta. Di conseguenza la versione di Beta è più corta di un paio di minuti e finisce con una dissolvenza. Stessa operazione eseguita su Da Oriente ad Occidente che risulta di durata quasi dimezzata. Aria di rivoluzione e Sequenze e frequenze sono mixate in un unico pezzo, peraltro già pubblicato sulla versione per il mercato estero di Clic con il titolo Revolution in the Air. Infine Pollution è in versione ridotta mixata con Ti sei mai chiesto quale funzione hai? Le altre tracce sono uguali agli originali, almeno così mi sembra. Insomma, nel complesso si tratta di un'ottima compilation che ci offre l'opportunità di riascoltare le origini di Battiato, a noi molto care. 
Nel 1995 tutti i brani di "Feed Back" vennero raccolti nella compilation "Le origini". 
Certo, convengo che si tratti di quisquilie, di minuzie, di pinzillacchere musicali (per parafrasare un blog amico), ma a noi appassionati di Battiato queste cose ci piacciono. Cosa volete farci? 

Franco Battiato - 1986 - Battiato


TRACKLIST:

01. Prospettiva Nevski – 3:22
02. L'era del cinghiale bianco – 3:43
03. Up Patriots to Arms – 4:26
04. Sentimiento nuevo (da La voce del padrone) – 4:16
05. Voglio vederti danzare – 3:32
06. Summer on a Solitary Beach (da La voce del padrone) – 4:50
07. Cuccurucucù (da La voce del padrone) – 4:10
08. Bandiera bianca (da La voce del padrone) – 5:18
09. Centro di gravità (da La voce del padrone) – 3:56
10. Gli uccelli (da La voce del padrone) – 4:40
11. Un'altra vita – 3:39
12. Mal d'Africa – 3:42
13. Chan-son egocentrique (da Mondi lontanissimi) – 4:12
14. I treni di Tozeur (da Mondi lontanissimi) – 3:14
15. La stagione dell'amore (da Orizzonti perduti) – 3:47


Seconda compilation, pubblicata dalla EMI nel 1986. Si tratta del primo lavoro dell'artista siciliano pubblicato esclusivamente su CD. L'album contiene versioni inedite di Prospettiva Nevski, L'era del cinghiale bianco, Un'altra vita e Mal d'Africa, proposte con un nuovo arrangiamento che mette in risalto i cori e il violino. Queste basi musicali saranno riutilizzate per l'album in spagnolo  pubblicato l'anno seguente. Up Patriots to Arms e Voglio vederti danzare sono nuove registrazioni sugli arrangiamenti elettronici della raccolta estera "Echoes of Sufi Dances". Gli altri brani sono identici alle incisioni originale, ad eccezione de I treni di Tozeur, in cui sul finale il coro canta due volte la parte in tedesco.
Anche questa volta si tratta di una validissima compilation per ripercorrere i successi del periodo 1979-1985.Siamo giunti alla conclusione. Spero proprio di non avervi stufato con questa "abbuffata Battiato". Dal prossimo post si cambia registro. Promesso. Per il momento buon ascolto


LINK Gli anni '70 CD 1
LINK Gli anni '70 CD 2
LINK Battiato 1986

Post by George
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