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Serie "Historic (not) prog bands live in Italy" - Capitolo 54 - Deep Purple - The Genova Shows 1973-1988-1994

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Cari amici, vi propongo un corposo post dedicato ai Deep Purple immortalati in tre diversi concerti tenuti in tre diversi decenni, '70, '80 ''90. Cosa accomuna queste tre leggendarie performance? Semplicemente la location, ovvero Genova. L'idea iniziale era quella di proporvi il mitico concerto del 1973, poi, sapete come vanno le cose, mi è scappata la mano. Grazie all'aiuto fondamentale dell'amico Pelino, che ci ha inviato i suoi preziosi file, siamo oggi in grado di proporvi le migliori registrazioni in circolazione di questi concerti. Iniziamo allora il nostro viaggio.

Set #1 - Deep Purple - Genova, Palasport - 11 marzo 1973


TRACKLIST:

01. Intro
02. Highway Star
03. Smoke On The Water
04. Strange Kind Of Woman
05. Mary Long
06. Keyboards Solo ~ Lazy
07. Drums Solo ~ The Mule
08. Space Truckin'
09. Black Night


LINE UP

Ian Gillan - vocals, percussion
Ritchie Blackmore - guitar
Jon Lord - keyboards
Roger Glover - bass
Ian Paice - drums


Dopo il famoso tour del 1971, già immortalato su queste pagine, i Deep Purple scesero nuovamente in Italia nel 1973, a ridosso della pubblicazione di "Who Do We Thing We Are?" risalente al gennaio dello stesso anno. Il mini tour, comprendente quattro date, toccò i palasport di Bologna (5 marzo), Napoli (6 marzo), Roma (10 marzo) e Genova (11 marzo). Il tour di marzo proseguì subito a ruota in altre importanti città europee quali Vienna, Lione, Parigi, Zurigo, Bruxelles. In alcuni show l'open act fu affidato a Billy Preston e ai Medicine Head. Circolano molti bootleg di questo concerto, unica testimonianza del tour italiano del 1973, di qualità sonora piuttosto scadente e con titoli diversi. Ne possiedo ancora uno, dal suono decisamente cupo e metallico, intitolato "Lazy in Italy". Questo, che ci ha regalato il nostro amico e collaboratore Pelino, è il migliore che abbia finora avuto modo di ascoltare. ed è sicuramente un piacere condividerlo con voi. 



In questo tour i Deep Purple non presentarono i brani del nuovo album, fatta eccezione per MaryLong, che non venne proposta in tutte le tappe. Genova ebbe il piacere di ospitare questa traccia da "Who Do We Thing". Il resto del concerto propone versioni dilatate dei classici da "Machine Head", conditi con assoli di organo e di batteria. 
"Chi si ricorda dei Deep Purple a Genova?", questo il titolo di un breve articolo pubblicato sul giornale on line "La voce" che vi invito a leggere, Cliccate qui 
Bisognerà pazientare fino al 1987 per rivedere i Deep Purple nuovamente in Italia, fallito il celebre rock festival di Santamonica del 1974, in cui erano in cartellone. Nel 1987  la Mark 5 toccò le piazze di Milano ("Monsters of Rock"), Roma e Verona. Nel 1988, nuovamente in Italia, i Purple furono anche sul palco del palasport di Genova. Prima di passare al concerto vi lascio con qualche scatto fotografico della band nel 1973

            



 


Set #2 - Deep Purple - Genova, Palasport - 15 settembre 1988


TRACKLIST CD 1:

01. Highway Star (06:22)
02. Strange Kind Of Woman / Superstar (8:08)
03. Dead Or Alive (7:13)
04. Perfect Strangers (7:21)
05. Hard Lovin' Woman (4:11)
06. Child In Time (13:15)
07. Black Night (6:38)
08. Lazy (6:46)


TRACKLIST CD 2:

09. Difficult To Cure (8:46)
10. Knocking At Your Back Door (10:45)
11. Woman From Tokyo (3:02)
12. Speed King (6:00)
13. Hush (3:33)
14. Smoke On The Water (8:53)


LINE UP

Ritchie Blackmore - guitar
Ian Gillan - vocals
Jon Lord - keyboards
Roger Glover - bass
Ian Paice - drums



 

Ed eccoli di nuovo a Genova, dopo 15 anni, La formazione è ancora la stessa, quella della storica  Mark 2 in occasione della reunion con Gillan, Glover e Blackmore al fianco di Jon Lord e Ian Paice. Nel 1988 la band inglese affrontò un lungo tour italiano che toccò Jesi (31 luglio), Firenze (9 settembre), Cava De' Tirreni (10 settembre), Udine (13 settembre), Modena (14 settembre), Genova (15 settembre), Merano (17 settembre), Milano (19 settembre), Roma (20 settembre) e Torino (21 settembre). Nel frattempo la nuova incarnazione della Mark 2 aveva registrato "Perfect Strangers" nel 1984 e "The House of Blue Light" nel 1987, Contestualmente continuarono le immancabili tensioni tra Gillan e Blackmore. Il concerto qui proposto è grandioso e la qualità della registrazione è buona. Gillan propone ancora Child In Time, brano che verrà presto eliminata dalla scaletta dei concerti per "sopraggiunte difficoltà vocali". Anche in questo caso ringrazio Pelino per il prezioso contributo. Questi file, di non facile reperibilità, escono dai suoi archivi.

 Set #3 - Deep Purple - Genova, Palasport - 22 giugno 1994


TRACKLIST CD 1:

01. Intro
02. Highway Star
03. Ramshakle Man
04. Maybe I'm A Leo
05. Fireball
06. Perfect Strangers
07. Pictures Of Home
08. Jon Lord Solo
09. Knocking At Your Back Door
10. Anyone's Daughter
11. Anya


TRACKLIST CD 2:

01. The Battle Rages On
02. When A Blind Man Cries
03. Lazy
04. Satch Boogie
05. Space Truckin'
06. Woman From Tokyo
07. Paint It Black
08. Speed King
09. Smoke On The Water


LINE UP

Ian Gillan - vocals
Joe Satriani - guitar
Jon Lord - keybards
Roger Glover - bass
Ian Paice - deums


Dulics in fundo ecco il concerto dei Purple del tour 1994 che esce dai miei archivi. La piazza è ancora Genova, la formazione è quella classica con Joe Satriani al posto del fuggitivo Ritchie Blackmore.  L'anno prima del tour (1993) I Purple incisero "The Battle Rages On", con Gillan e Blackmore, un disco che comprendeva brani di un certo successo come la title track e Anya. Il conflitto fra Gillan e Blackmore però rimase irrisolto e questa volta fu Blackmore ad abbandonare definitivamente il gruppo. La band lo sostituì con con Joe Satriani (dopo il rifiuto di Steve Lukather, leader dei Toto) per le ultime date del tour in Giappone e per quello successivo in Europa, Italia inclusa. A Satriani fu chiesto di rimanere con la band, ma rifiutò per potersi dedicare pienamente al suo progetto "G3". Fra i chitarristi a cui i Deep Purple concessero un'audizione, la scelta cadde sullo statunitense Steve Morse, già nei Dixie Dregs. E da qui la storia continuerà fino ad oggi, con i Deep Purple praticamente presenti ogni anno sul nostro patrio suolo. 
Vi lascio sulle note di questo grande concerto augurandovi il classico buon ascolto.




Post by George - Music by Pelino & George (great Pelino!)



Caterina Caselli - 1972 - Caterina Caselli (the cover album - vinyl)

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TRACKLIST:

Lato A
01. I've Been Loving You Too Long (Otis Redding)  2:58 
02. L'uomo del paradiso (Lady In Black - Uriah Heep)  3:50 
03. Per chi (Without You - Harry Nillson)  2:56 
04. Il silenzio vale più delle parole (We Have All The Time In The World - Louis Armstrong)  3:09 
05. Lady Eleonora (Lady Eleanor - Lindisfarne)  3:16 
06. Triste amore (Sad Lisa - Cat Stevens)  3:36 

Lato B
01. Come è buia la città (Ain't No Sunshine - Bill Withers)  2:15 
02. Tu sei mio padre (Son Of My Father - Giorgio Moroder)  2:21 
03. Meglio morire che perdere te  4:01 
04. Cuore ferito  3:45 
05. Ascolta mio Dio (Peppino Gagliardi)  2:30 
06. Ci sei tu  3:50 


Pubblicato in Italia dalla CGD  e in Canada dalla Columbia nel 1972, il quarto album in studio di Caterina Caselli porta semplicemente il suo nome, così come quello precedente datato 1970. La Caselli, oramai cantante matura, lasciatasi alle spalle il beat degli anni '60 e il suo celebre "casco d'oro", entra di prepotenza negli anni '70 con uno splendido album di cover, di grande classe, come è nello stile del personaggio. Le mani affondano in brani piuttosto eterogenei, rispolverando capolavori di Otis Redding, degli Uriah Heep (ottima la versione di Lady In Black), di Cat Stevens, di Harry Nillson. 
Assolutamente degna di menzione, anche per la scelta inusuale, è la cover di Lady Eleanor dei Lindisfarne. Solo tre brani portano la firma di autori italiani. E'anche presente una reinterpretazione di una canzone di Peppino Galiardi, Ascolta mio Dio. Dall'album venne tratto un singolo contenente Com'è buia la città / Ci sei tu, con due copertine differenti.



Inutile ricordare che il disco non ha mai visto la luce in versione CD. Non esistono nemmeno ristampe in vinile,  Grande Caterina, semplicemente emozionante,
Buon ascolto



Post by George

Serie "bootleg" n. 290 - Cervello - Live 1974 (plus bonus track)

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Tra le reunion di storici gruppi prog italiani, una certa sorpresa l'ha destata quella dei Cervello, gloriosa band partenopea, guidata ancora una volta dal chitarrista Corrado Rustici.
E' fresca la pubblicazione ad opera di quest'ultimo del cofanetto CD+DVD intitolato "Live in Tokyo 2017", già immesso sul solo mercato giapponese nel 2017 dall'etichetta Belle Antique. La registrazione è relativa al concerto registrato il 27 luglio 2017 al Tsutaya O-east di Tokyo.
Della storica formazione che nel 1973 registrò il capolavoro "Melos" sono oggi rimasti, oltre al già citato Corrado Rustici, il sassofonista e flautista Giulio D'Ambrosio e il bassista Antonio Spagnolo. I nuovi innesti si chiamano Davide Devito (batteria), Sasà Priore (nostra vecchia conoscenza, con gli Osanna da 12 anni, alle tastiere) e Virginio Simonelli (voce solista).


La promozione di questa succosa novità discografica, che vi invito ad acquistare se ancora non la possedete, è banalmente l'occasione per presentarvi (scoprire o riscoprire) una breve serie di rarità attribuite ai Cervello. Quattro soli brani, di cui tre appartenenti ad un bottleg e uno inedito.

Cervello - Live 1974


TRACKLIST:

01. Melos # 1
02. Melos # 2
03. Melos # 3

Bonus track
04. Templi Acherontei (inedito)


FORMAZIONE

Gianluigi Di Franco (voce, flauto, percussioni)
 Corrado Rustici (chitarra, flauto, vibrafono, voce)
 Giulio D'Ambrosio (sax, flauto, voce)
 Antonio Spagnolo (basso, chitarra acustica, flauto, voce)
 Remigio Esposito (batteria, vibrafono


Questo bootleg, in circolazione su Youtube, raccoglie solamente tre brani, suonati dal vivo dai Cervello a ridosso del loro scioglimento, avvenuto proprio nel 1974, poco prima che Corrado Rustici si unisse agli Osanna per le registrazioni di "Landscape of Life". Luogo e data precisa della registrazione non sono indicati. Le notizie sul bootleg sono scarsissime. Ne parla Discogs in questi termini "Extremely rare bootleg, probably a test print. Features songs included in Melos and unreleased tracks. Recorded live in 1974. Good quality recording".  I tre titoli sono puramente indicativi e non ho la totale certezza che il boot sia completo. Non poteva mancare un cenno anche su Italian Prog di Augusto Croce: "Un disco dal vivo del gruppo intitolato Live 1974 venduto nel 2015 a molte migliaia di euro è in realtà quasi certamente un bootleg".
Un quesito sull'origine di questo disco è stato posto a JJ John sul suo sito "John's Classic Rock". La risposta è stata la seguente (e se lo dice lui ci possiamo credere): "Ho sentito qualche illustre collega, e siamo tutti dell'idea che sia un bootleg. Se non proprio una sola. Ciò considerato il prezzo richiesto, l'andamento dell'asta e il fatto che almeno un tentativo di licitazione sia già andato a buca il 10 dicembre (vedasi le "inserzioni scadute" di EBay). Quindi non si tratta di un acetato e nemmeno di un test pressing, là dove data, studio, titolo, brani ecc. si scrivevano a mano ed erano riconoscibili da labels particolari". Vediamo se qualche altro nostro amico ha qualcosa da aggiungere al riguardo.


Infine la bonus track, Templi Acherontei, è un brano strumentale inedito registrato quasi sicuramente  dal vivo (il fatto che si sentano gli applausi finali non significa che sia realmente un live), distribuito con download a pagamento dal sito di Corrado Rustici. Credo e spero di non provocare danni economici a Corrado né di offenderlo se, dopo molti anni, il brano viene finalmente pubblicato su un blog per essere ascoltato e apprezzato da tutti gli appassionati.
In ogni caso c'è da essere grati a Corrado Rustici, soprattutto per essere stato l'artefice della storica reunion dei Cervello, anche se per un solo concerto. Torneremo presto a parlare di lui ascoltandolo sia in studio che dal vivo. E' tutto. Vi lascio alla musica.
Buon ascolto

Corrado Rustici

Post by George

Serie "Cantautori ai margini" n. 16 - Gianni Neri - 1977 - Sono nato per errore (vinyl)

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TRACKLIST:

Lato A
01. Motel (banjo, strings – Bruno De Filippi) - 4:08 
02. Ma lascia stare (voce solista – Lalla Francia) - 3:34 
03. Zia Maria - 4:37
04. Se avessi io - 3:23 
05. Le mutande di Agnese (banjo, strings – Bruno De Filippi; violino – Lucio Fabbri) - 4:05 

Lato B
01. E poi la musica - 4:59
02. Nina (bongos, timbales – Tullio De Piscopo) - 4:20
03. Cantastorie (banjo, strings – Bruno De Filippi) - 2:56 
04. Dedicato a... - 5:20
05. Sono nato per errore - 3:23


MUSICISTI

Gianni Neri - voce
Stefano Cerri - basso
Luciano Ninzatti - chitarra
Stefano Pulga - tastiere
Mauro Spina - batteria
Maurizio Preti - percussioni
Paola Orlandi - cori


Togliamo le ragnatele da questo disco, da lustri presente nella capitanesca wishlist. Ho inserito volutamente Gianni Neri nella serie "Cantautori ai margini" date le scarse informazioni (e le immagini) sul personaggio e la altrettanto risicata discografia. Consultando Discogs (nella speranza che il sito sia aggiornato) si apprende che la stessa è composta da questo 33 giri, "Sono nato per errore", pubblicato dalla Dig-It nel 1977 e da due singoli tratti dall'album (nessun inedito), ovvero Dedicato a / Cantastorie del 1977 e Le mutande di Agnese / Nina del 1978. 


Gianni Neri nel periodo dell'incisione di "Sono nato per errore" pare che di professione facesse l'architetto. I 10 brani, in stile cantautorale, caratterizzati da un ottimo supporto musicale, sono stati scritti dal solo Neri, arrangiati e diretti magistralmente da Ninni Carucci. Degna di menzione la schiera di musicisti che lo accompagnano in questa isolata avventura musicale: Mauro Spina, Stefano Cerri, Lucio Fabbri, Tullio De Piscopo, Luciano Ninzatti, Bruno De Filippi, Stefano Pulga. Il disco venne prodotto da Pippo La Rosa e registrato al Trevisani studio di Milano. Pare che attualmente Gianni Neri svolga la professione di tecnico del suono. Se avete notizie aggiuntive ben vengano. 
Vi lascio, in modo un po' folkloristico, con l'immagine delle "mutande di Agnese color turchese", suo cavallo di battaglia.
Buon ascolto.



Post by George

Frizzi Comini Tonazzi - 1979 - Melodia* (vynil)

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TRACKLIST:

LATO A
1 Baruffo col papà
2 Nel Bronx
3 Perché non mi fate arrestare?
4 Minù
5 Sei andata via
6 Strafalgar’s where

LATO B
7 Libera
8 Punk
9 Quando vince la nazionale
10 Droga
11 Ludovica Govoja de Trombèr
12 D’amor

FORMAZIONE 

Massimo Frizzi- chitarra solista, armonica, banjo, cazzetti, voce
Sandro Comini- voce
Enrico Tonazzi- chitarra ritmica, piano, voce

Con:
Hugo Heredia- sax clarino
Flaviano Cuffari- batteria
Silvano Bozzoni- batteria
Franco Feruglio- chitarre, sedia, piano, celesta, puttanessi, bassi
Chico Cotelli- pianoforte honky tonky

Post agile per una proposta sicuramente leggera, ma non del tutto disprezzabile. Comprai il disco nei miei anni studenteschi romani (inizio Novanta), attratto, oltre che dal prezzo irrisorio, dalla copertina dal lettering stile Cramps, con quella foto in bianco e nero, di spalle, che sembrava alludere a un lavoro serio & pensoso, di quelli che piacevano a me. Mi ritrovai tra le mani, invece, un album buttato in caciara (d’altra parte titoli come “Ludovica Govoja de Trombèr” dovevano pur mettermi in allarme), con pezzi che vanno dall’umoristico all’apertamente demenziale (genere di cui la pagina Wikipedia a loro dedicata afferma pomposamente che i Frizzi Comini Tonazzi, d’ora in poi per brevità FCT, siano stati i capostipiti. Addirittura). A confermare definitivamente i miei dubbi fu la delicatissima foto nella lista interna che mostra la parte più nascosta dei tre alle prese con una seduta di registrazione.


Certo è che i friulani Massimo Frizzi, Sandro Comini ed Enrico Tonazzi cominciano dalla metà degli anni ’70 a segnalarsi per il loro stile scanzonato e irriverente, sia in italiano sia nella lingua che fu del primo Pasolini, fino ad arrivare a incidere il primo disco (“Craccole”) nel 1975 e a sfornarne a ritmo più o meno costante, altri 13 fino al 2013. “Melodia *” (l’asterisco, che fa parte del titolo, nel retro è esplicato come “parola d’ordine da pronunciare all’atto dell’acquisto”) è il loro quarto LP ed è quello, forse, che tradisce più ambizioni, se è vero che uscì per la CGD sotto gli auspici di Alfredo Cerruti (devo forse scrivere la parola Squallor? Va bene, l’ho scritta).


Fatta la tara ad alcune cadute di gusto, con passi a volte un po’ scontati, c’è da dire che il disco, mai ristampato in CD e non reperibile in rete, si rivela all’ascolto ancora piacevole, sia per la sua veste acustica, debitrice di una matrice country-blues variamente declinata e imbastardita, sia per alcune soluzioni di arrangiamento interessanti, anche se alcuni pezzi sono in veste abbastanza scarna. D’altra parte alcuni dei nomi dei session men, come quelli di Hugo Heredia e di Flaviano Cuffari sono di tutto rispetto. 

Tra i brani di segnalare c’è sicuramente “Punk”, presa per il culo senza sconti (curioso notare che negli stessi anni esercitano il loro sarcasmo sul movimento punk sia Davide Riondino con “Re del punk”, 1979, che Andrea Mingardi con la sua imperdibile “Pus” 1978 che delle tre a mio parere è la migliore). Che poi molti altri abbiamo fatto in quegli anni delle parodie involontarie ancora più esilaranti, è un altro discorso.


Curiose anche la quasi barrettiana “Droga” e “Perché non mi fate arrestare?”, l’unico pezzo che, in qualche modo rinogaetanesco, possiamo definire “serio”, un brano che è baciato  da una coda strumentale con i fiati di Hugo Heredia che si rincorrono come capitava nei dischi del Finardi di epoca Cramps (per l’appunto).

 
I FCT hanno continuato a divertirsi in musica per quarant’anni, portando in giro per il Friuli e non solo la loro voglia di cazzoneggiare, scrivendo tra l’altro la colonna sonora di “Un ferragosto all’italiana” e sfornando piccoli cult come “Il Manìago di Maniàgo” e “Le bigate”. Fresca fresca è la notizia di una loro reunion dopo quattro anni di pausa, con un concerto fissato pare, per fine aprile.


Buon ascolto.

NB- i due lati dell’LP sono stati rippati su un file cadauno.


LINK

Post by Andrea degli Sprassolati

Dalton - Riflessioni: idea d'infinito - 2006 - Ristampa CD con bonus track

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TRACKLIST:

Part 1
01. Idea d'infinito – 4:49
02. Stagione che muore – 4:20
03. Cara Emily – 4:55 

Part 2
01. Riflessioni – 3:50
02. Un bambino, un uomo, un vecchio – 3:35 
03. Dimensione lavoro / Idea d'infinito (live bonus track) - 12:30

Extra bonus track
04. Riflessioni (vocal version)


FORMAZIONE

Temistocle Reduzzi - pianoforte, organo, mellotron, moog, sintetizzatore, canto
Aronne Cereda - chitarra acustica a sei corde, chitarra acustica a dodici corde, chitarra elettrica, canto
Rino Limonta - basso, canto
Walter "Tati" Locatelli - batteria, canto
Alex Chiesa - flauto, canto


I grandi Dalton sono ritornati lo scorso anno sulla scena musicale tenendo qualche concerto e pubblicando un disco nuovo di pacca intitolato "Eden", pubblicato l'11 gennaio scorso dalla AMS. Si tratta del terzo album del quintetto - poi divenuto quartetto - lombardo, dato alle stampe dopo "soli" 44 anni dall'uscita di "Argitari" (1975), Lo zoccolo duro della band è ancora oggi composto da quattro membri originali, Ceresa, Chiesa, Brambilla e Limonta, affiancati dalla cantante e chitarrista Nicoletta Gentile. E' un disco decisamente di ottimo livello, con le immancabili atmosfere prog al fianco di sonorità folk e cantautorali. Procuratevelo perché ne vale la pena.
Questa nuova uscita ci porta a ricoprire il primo album del gruppo, datato 1973, ancora mancante sulla Stratosfera, qui proposto nella ristampa CD del 2006 con l'aggiunta di un brano live, Idea d'infinito, posto in chiusura dopo alcuni secondi di silenzio, La bonus track porta così il disco a superare quota 30 minuti. Ricordo che la durata complessiva del disco originale è di soli 28 minuti. 
Per ripercorrere la biografia dei Dalton (I e II) vi rinvio al post pubblicato su queste pagine nel 2015, che ritroverete qui


In merito al 1° LP vi riporto quanto brevemente tracciato da Augusto Croce (che amo sempre citare) su Italian Prog: "L'ottimo album d'esordio, Riflessioni: idea d'infinito, è caratterizzato da un grande uso del flauto e buoni riff di chitarra, Il disco contiene ottimi brani, come 'Idea d'infinito', con qualche somiglianza con i Jethro Tull, 'Riflessioni' e l'ultimo brano 'Dimensione lavoro', mentre 'Cara Emily'è una lenta ballata acustica. Il gruppo ebbe un moderato successo e vinse anche il primo premio in un festival pop svizzero, a Zurigo".
Come extra bonus track ho inserito la vocal version di Riflessioni, rimasta inedita fino alla sua pubblicazione sul CD compilation del 2008 allegato al volume "Italian prog".
Vi lascio con il consueto buon ascolto



Post by George

Federico Troiani - 1978 - Strade (vinyl) plus Live in Roma 1994 (bootleg)

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TRACKLIST:

Lato 1
01. Strade
02. Non ne posso più
03. Maria
04. 15 anni
05. Io so' io

Lato 2
01. Vento del Sud
02. Niente di te
03. Stanzetta di periferia
04. Amore addio


MUSICISTI

Federico Troiani -voce, pianoforte
Carlo Pennisi - chitarre, cori
Fernando Fera - chitarre
Dino Cappa - basso
Glauco Borelli - basso (in "15 anni" e "Stanzetta di periferia"), cori
Sandro Centofanti - tastiere
Giancarlo Aru - batteria
Mauro Chiari - armonica, cori
Linda Jaconelli - cori


Il primo disco solista di Federico Troiani, "Strade", venne pubblicato dall'etichetta Ricordi nel 1978. Troiani, dopo gli esordi con i Fholks, dal 1966 al 1972 (un solo 45 giri all'attivo nel 1970), entrò nell'organico della Reale Accademia di Musica, come tastierista, fino al 1975. Di questa gloriosa formazione di progressive rock, protagonista anche di due splendidi episodi al fianco di Adriano Monteduro e di Nada, abbiamo già a lungo parlato su queste pagine, quindi è inutile dilungarsi. Ho ascoltato più volte questo disco di esordio (tempo fa acquistai il vinile, anche perché non vi sono ristampe in CD) e francamente l'ho sempre trovato un pizzico deludente e poco convincente. Da Federico Troiani, alla luce del suo luminoso passato musicale, mi sarei aspettato un lavoro più articolato e innovativo. Invece quei pochi brani di una certa levatura (Vento del Sud su tutti) vengono soffocati da semplici "canzoni", di classico stampo cantautorale. Andiamo decisamente meglio con il successivo omonimo album del 1979 (già pubblicato sulla Stratosfera) e ancor di più con "Hotel Eden" del 1981. Un crescendo inarrestabile dopo l'esordio in sordina di "Strade". Poi, come sempre, ognuno è libero di esprimere il proprio giudizio, 

Bonus CD - Federico Troiani - Buena Suerte Live
Classico, Roma, 17.01.1994 (bootleg)


TRACKLIST:

01. Aiutiamoci
02. Lei vivrà
03. Mi cercherai
04. Sud
05. Buena Suerte
06. Aiutiamoci (Live Alpheus, Roma, 1994 - Bonus track)


FORMAZIONE (in 1-5)

Federico Troiani - voce, tastiere
Nicola Distaso - chitarra
Alessandro Saba - basso
Giancarlo Aru - batteria
Roland Ricaurte - flauti andini
Ruggero Artale, Jack Tama - percussioni

FORMAZIONE (in 6)

Federico Troiani - voce, tastiere
Nicola Distaso - chitarra
Massimiliano Di Loreto - percussioni


Ed ecco che la grandezza di Federico Troiani emerge prepotentemente in questo magnifico concerto live. I brani, registrati e pubblicati su Youtube dal suo storico amico e collaboratore Nicola Distaso (ce lo ricordiamo, tra le mille collaborazioni, nella RAM e nei Libra), appartengono al concerto romano tenuto al Classico nel 1994, in cui Troiani presentò anche alcuni brani che poi finiti su "Buena Suerte", suo ultimo lavoro del 1997, uscito tre anni prima della sua prematura scomparsa avvenuta nel 2000. Voce potente e una grande band a sostegno delle cinque tracce. Svetta su tutte una lunga e articolata versione di Sud. Ho inserito, in chiusura, una seconda versione di Aiutiamoci, registrata sempre nel 1994 in trio, con Troiani affiancato dall'onnipresente Nicola Distaso alle chitarre e da Massimiliano Di Loreto alle percussioni. 
E' tutto, Vi lascio alla musica. Buona ascolto.


LINKStrade
     LINK Live 1994

Post by George

Mario Pogliotti- 1961 - Il Cantacronache ben temperato n.7 (EP, vynil) e tutte le altre

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TRACKLIST
1 Tiro a segno
2 La ruota
3 Uno uguale a me
4 Questa democrazia
EXTRA:
5 E’ fatto giorno - Ricordo di Rocco Scotellaro (45 giri, 1964)
6 Un paese vuol dire non esser soli - ricordo di Cesare Pavese (45 giri, 1964)

FORMAZIONE 
Mario Pogliotti- voce 
Fausto Amodei- Arrangiamenti e probabilmente chitarra (tr. da 1 a 4)
Fiorenzo Carpi- orchestrazione (tr 5 e 6)

Sono doppiamente colpevole, lo ammetto senza riserve. Per prima cosa perché ciò che vi presento oggi non è esattamente raro o introvabile. Poi perché  sono ben consapevole che questa proposta esula un po’ dal solco Stratosferico, ma d’altra parte nel tempo abbiamo spesso portato i nostri lettori/ascoltatori su strade abbastanza eterogenee, sicché permettetemi di proporre alla vostra attenzione quello che personalmente reputo, con Fausto Amodei, uno dei più grandi autori degli albori della canzone d’autore italiana. 


Se Mario Pogliotti (Torino, 1927- Aosta 2006) non è celebrato e ricordato come il grande Amodei è soprattutto per la sua esigua produzione che praticamente è tutta qui, in questo EP di 4 brani uscito nel 1961 nell’ambito della produzione dei Cantacronache e in altre due canzoni apparse in un 45 giri del ’64, anch’esse legate allo stesso modello e orchestrate da Fiorenzo Carpi.


Già, i Cantacronache: impossibile qui tratteggiare in poche righe chi furono e cosa hanno rappresentato per la storia musicale del nostro Paese, sicché se volete saperne di più, potete leggere, tra le tante fonti, QUI. 
Per il momento, vi basti però sapere che i Cantacronache furono un’imprescindibile esperienza culturale e musicale che tra il ’58 e il ’62 stese in Italia le basi di certa canzone d’autore, basi sulle quali poi poggiarono i piedi giganti come Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori e, ancor più, Francesco Guccini.


Tra i tanti eroi di quella stagione (oltre allo stesso Amodei varrà la pena ricordare almeno Sergio Liberovici, Margot, scomparsa da poco, M.L.Straniero, Piero Buttarelli, Duilio Del Prete e, per la parte dei testi, autori come Gianni Rodari, Italo Calvino e Franco Fortini), il nostro  Mario Pogliotti si ritaglia una sua particolarissima posizione, non solo per la sua dislocazione romana (i Cantacronache avevano base a Torino, città di origine, peraltro dello stesso Pogliotti), ma soprattutto perché le sue canzoni, pur obbedendo a certi stilemi polemico-satirici, si stagliano con notevole forza grazie a testi intelligenti e precisi (millimetrici nella loro lucidità) e grazie a un’ispirazione musicale niente affatto banale. 

Nel pugno di canzoni che ci ha lasciato, la  più conosciuta è forse Un paese vuol dire,  una meraviglia ispirata dalle poesie di Cesare Pavese (nello specifico quello di “Lavorare stanca”) e a lui dedicata, un brano che ha goduto nel tempo di diverse esecuzioni, da Gigliola Cinquetti a Giovanna Marini, da Bruno Lauzi a Milly, dai Gufi a, più recentemente, Ernesto Bassignano. Ma il brano più impressionante, a mio parere, è Questa democrazia, satira perfetta dell’Italia del boom economico, di una società come quella degli anni ’50 che permette sempre più libertà superficiali per negare quelle sostanziali.
A prossimo di questo EP lo stesso Pogliotti ebbe a dire:

«Mentre gli altri usavano toni più diretti, da “j’accuse”, io avevo un approccio apparentemente più morbido, ma facendo finta di parlare a favore cantavo contro. Il mio disco del 1960 si chiamò, infatti, “Cantacronache ben temperato” perché applicai delle parole dure a motivi molto delicati, quasi bachiani. ”La ruota”, per esempio, è una fuga.»

Se “Tiro a segno” appare troppo ideologizzata e semplicistica (e, alla luce di quanto succederà nel decennio seguente, un po’ macabra), più centrate appaiono l’apologo storico de “La ruota”,  il quasi madrigale di “E’ fatto giorno”, tratta da una poesia dello scrittore, sindacalista e politico Rocco Scotellaro (interpretata anche da Maria Monti in “Dal vivo-Bologna 2 settembre 1974”, disco condiviso con Dalla, De Gregori e Venditti che potete recuperareQUI in un post dell'ottimo Franc-One) e “Uno uguale a me” in cui convivono impegno sociale e lirismo.


Dicevamo che la produzione di Mario Pogliotti, perlomeno quella a suo nome, termina qui, in questo breve volgere di tre anni.
Pogliotti, infatti, seguendo il consiglio dell’amico Piero Angela, preferì fare strada in RAI come autore (inventando trasmissioni cult come Non stop e La Sberla) e come giornalista a tutto campo, dai reportage di guerra a servizi culturali, tecnologici e d’inchiesta, fino a diventare caporedattore della sede RAI della Valle d’Aosta. Nella veste di autore RAI, tra i tanti meriti, ha quello di aver scoperto e portato in TV la Smorfia, il gruppo di Massimo Troisi, nonché quello di aver vinto nel 1962 con Ennio Santostefano il “Premio Italia” per il primo radio-documentario stereofonico della RAI, “Ascolto di una città”, la cui copia è andata purtroppo perduta. 

Pur coinvolto negli impegni lavorativi (cui aggiunge il romanzo "Il guanto della Beresina", Rusconi, 1980), e pur abbandonando la canzone impegnata e l’attività discografica, Pogliotti non lascia del tutto l’ambito musicale, circoscrivendola al jazz (con la montagna, la sua grande passione) scrivendo i testi di alcuni brani, tra cui “Caro Natalino” e “Dottor Swing”, interpretati da Natalino Otto, o  “Mi sei rimasta negli occhi” per Fred Buscaglione. Non disdegna, tuttavia, incursioni anche nel campo della musica leggera (“Sono timida”, per Jula de Palma, “Hai rifiutato le mie rose” per Marino Barreto Jr.) o del cabaret come la divertente “America” per Pippo Franco (“America, che ce vengo a fa? Io resto qui a Bergamo alta”), ma è anche da citare la sua collaborazione con Gigi Proietti per cui scrive due monologhi (“L’Avvocato” e “La telefonata”) del suo fortunato spettacolo “A me gli occhi, please”, poi testimoniato nell’album “Luigi Proietti dal vivo”, 1977. 

Per finire una curiosità che è anche un’ammenda: contrariamente a quanto affermato più sopra, il brano più famoso di Mario Pogliotti è probabilmente un altro, seppur non ufficialmente accreditato: parliamo de i “I crauti”, canzone da puro avanspettacolo che, attraverso Franco Nebbia, arrivò a Monica Vitti, che la rese nota in diverse apparizioni in TV,  tanto da essere scambiata per un pezzo popolare, con le sue false accreditazioni (Ivan della Mea) e le conseguenti varianti (si pensi a “I fichi”, che Guccini pose a chiusura del suo “D’amore, di morte e di altre sciocchezze”, 1996).

E’ tutto, più o meno.

Come sempre, buon ascolto!




Serie "Bootleg" n. 291 - Area - Novara '75 (plus bonus tracks)

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TRACKLIST:

01. L'elefante bianco (5:34)
02. Arbeit Macht Frei (10:09)
03. Nervi scoperti (7:54)
04. Cometa rossa - La mela di Odessa (intro) (11:24)
05. La mela di Odessa (cut - 9:34)
06. Luglio, agosto, settembre (nero) (fades in) (5:10)
07. Are(A)zione - L'Internazionale (20:26)

Bonus 1974 studio tracks
08. L'Internazionale (45 giri, lato A, 1974) (3:04)
09. Citazione da George L. Jackson (45 giri, lato B, 1974) (3:15)


FORMAZIONE

Demetrio Stratos - voce, percussioni, organo
Giulio Capiozzo - batteria, percussioni
Ares Tavolazzi - basso, contrabbasso, trombone, tromba
Patrizio Fariselli - pianoforte, clarinetto basso, percussioni, tastiere, sintetizzatore
Paolo Tofani - chitarra elettrica, sintetizzatore


1975: l'Italia è ancora prigioniera degli "anni di piombo (omicidio di Alceste Campanile, già ricordato sulla Stratosfera con un grande concerto-evento, morte di Pasolini, tensioni sociali e politiche, proteste operaie e studentesche) mentre sotto il profilo musicale viene relegata al ruolo di cenerentolada parte dei grandi gruppi stranieri. preoccupati degli episodi di violenza prima, durante e dopo i concerti. Poche e rare furono le eccezioni. Sul patrio suolo trionfava invece  in quel periodo l'International Popular Group, ovvero il gruppo degli Area, protagonista di numerosi "concerti alternativi". E' giunta l'occasione per proporvi un raro concerto live tenutosi presumibilmente al Palasport di Novara proprio nel 1975. La data esatta è sconosciuta. Di questo concerto se ne parla poco o niente sul web (unica eccezione il sito Maclen's Live Archive che presenta il bootleg con le due bonus track in studio che proponiamo anche noi per l'occasione.
Ringraziamo quindi l'amico Osel per averci inviato questi preziosi file.


Nel 1975 gli Area furono tra i protagonisti dello storico concerto al Parco Lambro di Milano e pubblicarono due dischi, "Crac!" in studio e "Are(A)zione" dal vivo. Nel concerto novarese, che presenta una buona qualità audio nonostante i suoi 44 anni, gli Area propongono brani da "Crac!" (L'elefante bianco, La mela di Odessa, Nervi scoperti) la fianco di classici quali Arbeit Macht Frei, Cometa rossa, Luglio, agosto, settembre (nero). Splendido il finale con una lunga improvvisazione sulle note di Are/A)zione che presenta in coda l'immancabile canzone manifesto L'Internazionale.
Le due bonus track comprendono il 45 giri del 1974 con la versione in studio de L'Internazionale e con Citazione da George L. Jackxon sul lato B, entrambe inedite su LP o CD.
Chiudo qui augurandovi il consueto buon ascolto.

Buona Pasqua da parte del Capitano e 
del suo Stratospheric Team



Post by George - Music by Osel



Serie "Battiato and Friends Special Fan Collection" n. 69 (serie "Bootleg" n. 292) - Franco Battiato - 16 Settembre 2005 - Piazza della Basilica, Tirano (SO)

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Ecco qui un bel concerto del settembre 2005 in Tirano, un villaggetto montano della provincia di Sondrio. Tremila abitanti, meno dei biglietti venduti per il concerto, circa tremilaseicento i presenti quella sera in piazza, davanti ad una bellissima chiesa rinascimentale. Il concerto culmina i festeggiamenti del quinto centenario di questo impressionante monumento. Battiato si presenta con il Nuovo Quartetto Italiano agli archi, Privitera alle tastiere e Guaitoli al piano, in una formazione completamente acustica, differente dalla versione elettronica della tourne d'inizio d'anno che promuoveva la sua allora recente produzione, "X Stratagemmi". Di quest'ultima opera in scaletta compare solo "Tra Sesso e Castità", stranamente riproposta una seconda volta come bis finale, e l'epilogo con Sgalambro, "La Porta dello Spavento Supremo". Il resto è una cavalcata su conosciuti cavalli di battaglia, anche se fortunatamente non vi sono coincidenze con i due live ufficiali dello stesso periodo, "Un soffio al cuore di natura elettrica" e "Last Summer Dance".


TRACKLIST CD 1:

01. Amici Non Ci Sono Amici - Sgalambro
02. I Maestri Del Sud - Sgalambro
03. Nietzche Sassofonista - Sgalambro
04. Come Away Come Away Death
05. Canzone Dell’amore Perduto
06. La Canzone Dei Vecchi Amanti
07. L’animale
08. Lode All’inviolato
09. Aria Di Neve
10. La Stagione Dell’amore
11. Tra Sesso E Castità
12. Povera Patria
13. La Porta Dello Spavento Supremo
14. La Mer (Sgalambro)
15. Donna (Sgalambro)



TRACKLIST CD 2:

16. La Cura
17. E Ti Vengo A Cercare
18. È Stato Molto Bello
19. La Quiete Dopo Un Addio
20. Lontananze D’azzurro
21. L’era Del Cinghiale Bianco
22. Stranizza D’amuri
23. Prospettiva Nevski
24. Magic Shop
25. Gli Uccelli
26. I Treni Di Tozeur
27. Summer On Solitari Beach
28. Voglio Vederti Danzare
29. Impressioni Di Settembre
30. Tra Sesso E Castità 


La qualità sonora è notevole, una buona immagine stereo e poche interferenze da parte del pubblico. Quello che si respira, rispetto ai live ufficiali, è la ricreazione dell'atmosfera dal punto di vista dello spettatore, che ascolta gli artisti a decine di metri, il suono non perfetto perché l'acustica è sempre precaria, gli applausi e i bisbigli dei vicini, i commenti di Battiato che mai passerebbero a un live ufficiale, i tempi morti tra canzone e canzone... E ci permette di riascoltare la partecipazione di Sgalambro ai concerti di quella stagione, presente qui con una serie di poesie proprie prima del concerto vero e proprio, e un piccolo set di tre canzoni a metà dello spettacolo, concedendo un istante di respiro al cantante vero e proprio. 
Battiato regge bene la lunga sequenza di canzoni, le sue possibilità vocali non straordinarie si adattano ancora bene alle risorse di potenza ed estensione richieste in una esibizione concertistica di questa durata. Unico punto dolente è secondo me la sua performance in "Magic Shop", al limite della stonatura. Ma questa scivolata viene compensata ampiamente dalla sua usuale professionalità e perfezionismo, e da tocchi di umore (...e radio Tirano... + risate in "Voglio Vederti Danzare") che denotano il buon ambiente in piazza di quella sera di fine estate.  


FORMAZIONE

Franco Battiato: voce
Mario Sgalambro: voce
Nuovo Quartetto Italiano: archi
Carlo Guaitoli: pianoforte
Vittorio Privitera: tastiere



Buon ascolto e un grandissimo grazie a Zuma66 per la registrazione e ad Antonio LM che ha curato la stupenda veste grafica di questa proposta, letteralmente spettacolare.

Post by Pelino (with a little help by George)


Serie "Historic prog bands live in Italy" - Capitolo 55 - Steve Hackett - Torino, Teatro Colosseo, 2 maggio 2019

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TRACKLIST CD 1:

01. Intro/Every Day (from Spectral Mornings, 1979)
02. Under The Eye Of The Sun (from At The Edge Of Light, 2019)
03. Fallen Walls and Pedestals (from At The Edge Of Light, 2019)
04. Beasts In Our Time (from At The Edge Of Light, 2019)
05. The Virgin and The Gypsy (from Spectral Mornings, 1979)
06. Tigermoth (from Spectral Mornings, 1979)
07. Spectral Mornings (from Spectral Morings, 1979)
08. The Red Flower of Tachai Blooms Everywhere (from Spectral Mornings, 1979)
09. Clocks - The Angel of Mons (from Spectral Mornings, 1979)


TRACKLIST CD 2:

Complete "Selling England By The Pound" album (1973)

01. Dancing With The Moonlight Knight
02. I Know What I Like (In Your Wardrobe)
03. Firth Of Fifth
04. More Fool Me
05. The Battle Of Epping Forest
06. After The Ordeal
07. The Cinema Show
08. Aisle Of Plenty


TRACKLIST CD 3:

01. Déja Vu (from Genesis Revisited, 1996)
02. Band Introduction
03. Dance On Volcano (from A Trick Of The Tail, 1976)
encore
04. Los Endos (from A Trick Of The Tail, 1976)


LINE UP

Steve Hackett - acoustic & electric guitar
Roger King - keyboards
Jonas Reingold - bass, guitar, vocals
Rob Townsend - sax, flute, percussion
Nad Sylvan - vocals
Craig Blundell -drums


Ebbene sì. Io c'ero e mi sono anche preso la briga di registrare l'intero concerto. Ci troviamo di fronte ad un concerto "freschissimo", visto che Steve Hackett e la sua band sono stati i protagonisti di questa eccezionale performance che si è tenuta  al Teatro Colosseo di Torino il 2 maggio, ovvero ieri sera.  La tappa torinese rientra nel "Genesis Revisited Tour 2019"  in occasione del quale Steve Hackett celebra i 40 anni della pubblicazione di "Specrral Mornings" e propone dal vivo l'intero "Selling England By The Pound", oltre che le highlights del nuovo disco "The Edge Of Light", pubblicato nel gennaio di quest'anno.

Queste le date del tour italiano 2019, suddivise in due tranche (aprile-maggio e luglio):
29 aprile, Roma, Teatro Brancaccio
30 aprile, Bologna, EuropAuditorium
2 maggio, Torino, Teatro Colosseo
3 maggio, Bergamo, Teatro Creberg
14 luglio,  Genova, Arena del Mare - Goazilla - Goa-Boa Festival
16 luglio, Pordenone, Parco San Valentino - Pordenone Blues Festival
17 luglio, Mantova, Piazza Sordello
18 luglio, Firenze, Piazza SS. Annunziata - Musart Festival


Ma parliamo del concerto torinese. Teatro Colosseo gremito all'inverosimile. Io stesso, che ho acquistato all'ultimo momento il biglietto sui circuiti on line, mi sono ritrovato nelle ultime file della galleria, decisamente nelle retrovie. Ma non importa, la gioia di riascoltare Steve dal vivo supera anche l'infelice  collocazione. Per la cronaca lo vidi per la prima volta al Palazzetto dello Sport di Torino nel lontano 1980 (registrazione inclusa e, se non sbaglio, inedita sul web). All'ingresso, per 10 euro, acquisto anche la brochure del tour corredata da splendide fotografie. Alle 21,15 le luci in sala si spengono e un tappeto di tastiere introduce Every Day, potente brano tratto da "Spectral Mornings" che verrà riproposto quasi integralmente nel corso della serata. 
. Dopo il saluto al pubblico di Torino Steve presenta tre brani tratti dal recentissimo album "At The Edge Of Light". Niente male. Il pubblico non li conosce, ma la risposta è comunque entusiasta. A questo punto Steve ricorda che quest'anno si celebra il 40° anniversario della pubblicazione di "Spectral Mornings", suo terzo disco solista, Oltre ad Every Day seguono altri 5 brani attinti da questo leggendario album. Stupende The Virgin and The Gypsy e la title track, con la magica chitarra di Steve che vola al di sopra della Mole Antonelliana.
Si conclude così il primo set. Venti minuti di pausa e la band riappare con l'aggiunta di Nad Sylvan.
Il clou della serata sta per arrivare.


La voce "gabrieliana" di Nad introduce Dancing With The Moonlight Knight. I ricordi riaffiorano con prepotenza, Sentii per la prima volta "Selling England" dal vivo  il 3 febbraio 1974, quando - allora ragazzino minorenne - venni letteralmente trasportato nel Palasport di Torino per assistere al leggendario "Selling England italian tour" dei Genesis. Certo, Nad è bravo, ma Peter Gabriel arrivava da un altro pianeta, In ogni caso la riproposta integrale di questo storico album è un evento nell'evento, Peraltro viene riproposto nella sua integrità seguendo esattamente le tracce del disco originale, incluse More  Fool Me (a suo tempo cantata da Phil Collins), After The Ordeal (che i Genesis non proposero mai dal vivo perché il brano non era gradito da Tony Banks) e, nientemeno che Aisle of Plenty, la reprise di Dancing posta sul disco a chiusura di The Cinema Show,  La "Genesis revisited"è affidata ai fiati di Rob Townsend, un mostro di bravura. Ascoltatelo  nella nuova versione di I Know What I Likeè ve ne accorgerete. 
Al termine dell'esibizione gli applausi e l'entusiasmo del pubblica durano parecchi minuti. Anche questo è documentato nella registrazione.


Il terzo e ultimo set si apre con Déja Vu. La genesi del brano viene spiegata da Steve. 
Déjà Vu è una canzone che Peter Gabriel aveva cominciato a scrivere nel 1973, all'epoca di Selling England by the Pound, e che rimase incompleta ed inedita finché Hackett non chiese a Gabriel il permesso di ultimarla appositamente per l'album "Genesis Revisited"  del 1996. La versione finale porta perciò la firma di entrambi.
Stiamo giungendo al termine. Il primo regalo si chiama Dance On a Volcano, arricchito dai fiati di Rob Townsend. La band si accomiata, ma viene presto richiamata sul palco per offrire una torrida versione di Los Endos. che segna  la fine di questo incredibile concerto. Steve Hackett, dall'alto dei suoi 69 anni (e di qualche ritocchino che lo aiuta a mantenere una certa freschezza) è un vero mattatore, infaticabile e incredibilmente padrone della scena, oltre che del suo strumento.
Sto ancora rivivendo le emozioni della serata, E per un fan dei Genesis non è poco. 
La registrazione, suddivisa in 3 file, tenuto anche conto della mia posizione non felicissima, è di discreta qualità, diciamo una buona audience.
Buon ascolto, amici,  e spazio ai commenti (sempre graditi)


LINK  CD 1
LINK  CD 2
NEW LINK  CD 3

Post, recording & suggestions by George

FIRST TIE ON THE WEB (TODAY)



Eugenio Bonomi & Biesse.030 - 1982 - Fiabe del Dopobomba (vinyl)

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TRACKLIST:

Lato A

Prologue  
01. Identikit 3:37  
 Cap. I  
02. Ninna nanna domani 3:47  
 Cap. II  
03. Il tempo delle iene 5:05  
04. Apocalisse quando 2:52  
 Cap. III  
05. Dolce Lella 4:25  
06. Cari benpensanti 2:23  

Lato B

 Cap. III (cont.)  
01. Galera 3:22  
02. Babilonia 6:13  
03. Cara Linda 3:57  
04. Valentina 8:45  


MUSICISTI

Eugenio Bonomi - voce, chitarra acustica
Ivan Tagliani - piano
Gabriele Colli - basso acustico, banjo, 
Domenico Masuno - tastiere
Alberto Buttarelli - flauto
Eros Morandi - batteria
Gianluca Tilesi - batteria, percussioni
Adriana Lopa - voce
Susy Lamperti - voce, voce solista


Impreziosito dalla copertina disegnata da Guido Crepax, nel 1982 viene pubblicato il primo album del cantante, compositore e musicista Eugenio Bonomi, Si fa accompagnare da un gruppo denominato Biesse.030. Trovare informazioni su questo disco, mai ristampato negli anni a seguire, è cosa ardua, così come è arduo trovare immagini di Eugenio. Youtube ci viene in aiuto, grazie ad alcuni scatti televisivi (quelli pubblicati) risalenti al 1983 in occasione di un più unico che raro concerto dal vivo. La sua produzione discografica si esaurisce nel 1985 con la pubblicazione del secondo e ultimo album "Oro, incenso e...mitra". Sia questo disco che gli spezzoni del concerto del 1963 saranno pubblicati a breve qui sulla Stratosfera.
Ma chi è Eugenio Bonomi? Per rispondere a questo epocale interrogativo mi limiterò - in assenza di altro - a riproporvi le note di copertina del 2° album.

"UDITE! UDITE! Ora, forse, De Andre’ ha un successore. È un giovane professore di lettere bresciano , Eugenio Bonomi, che compone testi e musiche bellissimi. Eugenio canta in coppia con Susy Lamperti, una splendida ragazza dotata di un'incredibile voce dai toni caldi e vibranti. (E. De Paoli - "Stop") Presentare Eugenio Bonomi è difficile perché egli non ama parlare di sé. Sappiamo dalle sue canzoni che è professore, che vive un rapporto di amore-odio con la città di Milano, che racconta storie di personaggi d'ogni genere, che il suo primo LP "Fiabe del Dopobomba" ha fatto molto discutere e che la sua canzone "Babilonia"è incorsa nelle ire della censura. Leggendo i nuovi testi notiamo che Eugenio, per niente spaventato, continua sulla sua strada spesso provocatoria".

Non resta che ascoltarlo. Ah, dimenticavo: altra sforbiciata alla wishlist.



Post by George

Parco Giochi Ore 21 - 1995/96 - Stella di luna (INEDITO)

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Premessa by Captain - Prima di iniziare, ringrazio di cuore Giudas, che si riconferma come lo scopritore di talenti della stratosfera, per aver portato alla luce questo bellissimo lavoro. Mai come in questo caso, infatti, gli artisti coinvolti avrebbero meritato maggiore visibilità. Con un ritardo più che ventennale, la stratosfera si propone dunque di rendere noto il loro lavoro. A margine, grazie a Giudas anche perchè mi ha dato l'occasione di scrivere sul blog dopo mesi di assenza.



Il materiale di questo cd è stato realizzato nel biennio 1995-1996.

01 – Il giornale di domani  (3’ 58”)
02 – Fallo spesso (4’ 50”)
03 – Stella di Luna (5’ 06’’)
04 – GX-Trans (4’ 41’’)
05 – Essere normale (4’ 40’’)
06 – Volo cancellato (4’ 16’’)
07 – Un uomo nuovo (4’ 11’’)
08 – Ci sono (4’ 20’’)
09 – I pali della luce (4’ 10”)
10 – Così domani (5’ 50”)


PARCO GIOCHI ORE 21 

In occasione del precedente mio post sulla Stratosfera, con gli Zero Artico, il mio principale informatore è stato il chitarrista dello stesso gruppo, Ciccio Cassanelli. Costui mi disse, a un certo punto, che in precedenza aveva militato in un altro gruppo musicale. Anche questo dalla vita breve ma sufficiente a realizzare una decina di brani inediti. In quel momento ero concentrato sugli Zero Artico e, conoscendo i tempi biblici del mio interlocutore, evitai di divagare e mantenni il discorso sul mio obiettivo del momento. L’accenno a questo sconosciuto gruppo fu però sufficiente perché il Cassanelli mi facesse ascoltare una trentina di secondi di un solo brano. Bastarono per accendere il mio entusiasmo e la mia curiosità.  Se tutto il lavoro era come quei trenta secondi ci sarebbe stato da divertirsi. Pertanto lo incasellai mentalmente nella lista delle cose da fare. E adesso finalmente è fatta.

La località è Bisceglie, in Puglia, il periodo è quello degli anni ’95 – ‘96 ed il gruppo si chiama PARCO GIOCHI ORE 21. Bel nome, se si pensa che a quell’ora in genere i parchi sono chiusi e, se sono aperti, è solo per attività estemporanee, come ad esempio i concerti. Quindi il nome ha anche il significato di un appuntamento, insomma… abbastanza originale !!

Il lavoro si compone di dieci brani decisamente belli e particolari. Per scrupolo mi sono nominato avvocato del diavolo ed ho tentato a lungo di cercare in quei brani somiglianze ed analogie con quanto da me conosciuto, al fine di demolire l’originalità del lavoro stesso, ma non ci sono riuscito. Ogni volta che riscontravo una qualche somiglianza con qualcosa (e ne ho trovate veramente tante) c’era qualcos'altro che lo differenziava. In sintesi siamo davanti ad un lavoro certamente inserito ed influenzato dall’ambiente musicale globale, ma che riesce a mantenere una sua collocazione autonoma.

Tanto per dire, ho fatto ascoltare il primo brano (senza qualificarlo) ad alcuni miei amici, dei quali ho un’elevata opinione in fatto di competenza musicale. In tutti i casi mi hanno detto che sembrava loro un brano della PFM di cui in quel momento non si ricordavano il titolo (e sfido io che non lo conoscevano…). Confesso che quando ho avuto modo di ascoltare il tutto non credevo alle mie orecchie. Il materiale risultava di ottima qualità e, in altra situazione, avrebbe avuto un destino certamente più luminoso. Sapevo che il tutto era stato realizzato da giovani che all’epoca avevano un’età compresa tra 25 e 35 anni; eppure mi sembrava un lavoro fatto da musicisti con alle spalle almeno trent’anni di esperienza. Il cd parte col botto. Il primo brano ha un violino che neanche Mauro Pagani, ed un riff accattivante che permea tutta la traccia. Ed è stato proprio il violino di quei trenta secondi di primo ascolto a farmi venire la pelle d’oca nel primissimo ascolto. Quale gruppo, negli anni novanta, avrebbe utilizzato un violino per la parte principale di una canzone ?!?  Una scelta così fuori contesto meritava attenzione.



Qualche dato sui singoli brani, visto che l’autore mi ha fatto dono anche di una breve e sintetica spiegazione del significato di ogni brano. Nel primo (Il giornale di domani) abbiamo un pilota che riflette su un sogno premonitore, prima di sganciare un’atomica. E se il secondo (Fallo spesso) e’ un Ironico e irriverente doppio senso su una relazione a tre, nel terzo (Stella di Luna) abbiamo una bella fiaba sulla vanità, nella quale la Luna, che non brilla di luce propria, decide di ricoprirsi di stelle per essere più luminosa e appariscente, ignorando che il suo gesto egoistico avrà effetti "collaterali". Il quarto brano (GX-Trans) è una curiosa e surreale storia della metamorfosi dei chicchi di grano modificati geneticamente, ovvero dalla felicità di avere una propria identità al non sapere  cosa si è diventati). E’ curiosamente introdotto da un coro di bambini (i figli del fonico della sala di registrazione) ed ha lunghe porzioni in 7/4, una scelta ritmica tanto bella quanto poco usuale; per non parlare della distorsione vocale creata ad arte in diversi punti tramite l’uso di un vocoder. Il brano scorre con naturalezza ma, ad un orecchio attento, non sfugge la particolare difficoltà vocale che vi faccio notare: la sequenza cantata all’inizio è molto lunga e senza stacchi – se sei un cantante e non prendi fiato al momento giusto rischi di crollare (provare per credere): chi ha composto il brano mostra spirito sadico. Poiché l’autore è il cantante stesso possiamo dire che, in questo caso, mostra masochismo. Una breve menzione sull’ultimo brano che, a stessa detta del cantante / autore è “Peter Gabriel style”. La voce del cantante è molto rock, senza essere metal. In molti momenti mi ha ricordato Franz Di Cioccio e Ivano Fossati, con una punta di Bernardo Lanzetti, senza che peraltro li scimmiottasse mai.

Per questo gruppo la maggior parte delle informazioni proviene dal cantante stesso – Michele Dell’Olio– che è stato così gentile da mettersi a disposizione nel fornire informazioni utili. Mi spiega che il progetto musicale nasce in studio. Tutti i brani sono composti dal cantante stesso, autore completo delle musiche e dei testi, peraltro ben conscio che l’atmosfera degli stessi ricorda l’ambiente della PFM. Tutto quello che sentite è stato realizzato con suoni sintetizzati e campionati, in sala di registrazione. Solo le parti di chitarra sono state realmente inserite dal chitarrista (Ciccio Cassanelli), oltre ovviamente alle parti vocali. Quando si è deciso di promuovere qualche concerto, si è posto il problema di reclutare dei musicisti veri per suonare dal vivo. La faccenda dei concerti è durata solo pochi mesi, giusto il tempo per una decina di date in ambito locale e provinciale.

I musicisti del gruppo che si sono alternati dal vivo sono stati i seguenti

Emanuele “Manu” Ratti (basso)
Gianni Caccialupo (basso)
Ciccio Cassanelli (chitarra)
Vito Rizzitelli (chitarra)
Sergio Daddato (chitarra)
Luigi Vania (violino)
Franco Scaringella (batteria)
Aldo Caputi (tastiere)
Michele Dell’Olio (voce)

Di fatto - mi dice il chitarrista Cassanelli - il progetto non è andato avanti perché nel frattempo lui e Ratti avevano fondato gli Zero Artico (cfr post precedente). Ma è anche vero che il progetto ha avuto una vita di pochi mesi e non è andato avanti soprattutto perchè, più che di un gruppo vero e proprio, trattavasi di una serie di “turnisti” messi insieme per necessità di tournee, che non si sono mai identificati col progetto ma che assecondavano semplicemente i desideri di chi di quel progetto ne era stato l’artefice. Infatti il cd in questione non è stato mai pubblicato e non esiste alcun progetto grafico ad esso inerente - la stessa copertina è stata realizzata per dare completezza a questo post.

Mi racconta l’autore che il materiale era stato fatto ascoltare anche a diversi produttori musicali i quali, pur ritenendolo molto buono, avevano deciso di non investire perché (udite ! udite!) la volatilità dei componenti non riusciva a dare un’identità stabile al gruppo. Se tanto mi da’ tanto posso solo immaginare quante altre situazioni simili possano essersi verificate in giro e quanto materiale ancora giaccia da qualche parte in attesa di essere resuscitato.



Oggi Michele Dell’Olio dirige un ufficio postale di Bisceglie (meriterebbe un capitolo a parte la scena in cui il sottoscritto si è presentato per la prima volta in detto ufficio, chiedendo di parlare col direttore e, a domanda diretta dell’impiegato, dichiarava che avrebbero dovuto parlare di musica)

Scopro infine che ha realizzato tanta altra roba inedita in diversi progetti, che gli ho chiesto di procurarmi. Se il destino sarà favorevole lo girerò sulla Stratosfera. Anche qui, a chiusura del post, una breve nota a margine: questa storiella della ricerca di gruppi e brani inediti mi sta intrigando e sta diventando una specie di catena di Sant’Antonio. Una volta scoperti gli Zero Artico mi era stato offerto il collegamento con i Parco Giochi ore 21, oggetto del presente post.  Nel frattempo sono venuto a conoscenza di altri due gruppi musicali da archeologia: ad oggi ne conosco solo il nome (Energetika – con la kappa il primo e Mediana Kasba il secondo), che facevano del prog di buon livello (forse), e che sono esistiti negli anni ’80-’90 (forse) sempre in quel di Bisceglie (forse). Prima o poi qualcuno si prenderà la briga di scavare a fondo in Italia in questo mare di sconosciume e verranno fuori cose tanto dimenticate quanto meravigliose.

Pertanto da questo momento sono a caccia – se son rose fioriranno e ve ne farò dono.
Un abbraccio musicale. Giudas


LINK

Post by Captain, sound words and art by Giudas

Serie “Bimbitudine” vol. 3- Giorgio Laneve - 1974/1976 - Viva Fantasia + Accenti (vynil)

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Giorgio Laneve
Il milanese Giorgio Laneve è stato, per un certo periodo, un cantautore  di discreto successo: la sua “Amore dove vai?”, il delicato primo singolo, partecipa a “Un disco per l’estate” del 1970 con ottimi riscontri di pubblico e di critica. Da lì parte una carriera discografica che, nella prima fase, lo porterà a incidere cinque Lp fino al ’77. Nelle sue canzoni, forte è l’influenza degli chansonniers francesi, soprattutto Brel, Moustaky e Barbara (di cui fu assiduo traduttore), e se è vero che ciò lo accomuna alla prima generazione di cantautori (Paoli, Endrigo, Lauzi, De André) ancora sugli allori al suo esordio, è anche vero che proprio questa matrice lo farà poi precipitare a nome di stretta nicchia, travolto come fu dalla nuova ondata, la cosiddetta seconda generazione di cantautori che meglio seppe esprimere speranze, rabbie e tensioni della generazione dei Settanta.
Forse è anche per questo motivo, nonché per il fatto che proprio nello stesso 1974 Sergio Endrigo era risorto discograficamente con “Ci vuole un fiore”, che Laneve si lancia nella produzione di due LP per bambini con i quali chiude, se non consideriamo l’appendice di un 45 giri nel 1980, la sua prima fase discografica (che ha avuto poi una inaspettata coda ben 36 anni dopo con un nuovo album “La mia più bella storia d’amore” pubblicato nel 2016). Un’altra ragione di questo percorso ce la suggerisce lo stesso Laneve in una bella e recente intervista di Francesco Caltagirone  apparsa sull’importante sito “L’isola che non c’era”: avendo già cominciato a lavorare come ingegnere elettronico in un’azienda  importante, la sua attività di cantante non era ben vista dai suoi superiori, sicché a un certo punto il cantautore milanese ha pensato che scrivere e cantare per bambini potesse essere più accettato nel mondo lavorativo. Oggi può sembrare strano, ma all’epoca a certe cose si badava.

VIVA FANTASIA (1974)


TRACKLIST:

01 Accenti
02 La girandola
03 Amedeo Wolfango
04 Gi-o-erre-gio
05 Le formiche
06 Augurissimi
07 Bernardo l’Eremita
08 Rocky Boom
09 L’uovo
10 I venti
11 C’era una volta

Giorgio Laneve- Voce
Riccardo Zara- voce
Le Mele verdi- coro

Arrangiamenti: Gianni Bobbio, Marcello Minerbi, Reddy Bobbio, Giulio Libano e Rodolfo Grieco

“Viva Fantasia” esce per la Decca nel 1974. Scritto per cinque episodi in collaborazione con Gianni Bobbio, è arrangiato dallo stesso Bobbio (ancora attuale collaboratore di Laneve) con Marcello Minerbi e Reddy Bobbio.
Per questo disco Laneve recupera dal disco precedente “Le tre sorelle”“La lancia d’oro”, quelle cioè che potevano essere più naturalmente inserite in questo progetto.
Si tratta di canzoni gioiose, dedicate a un pubblico di piccolissimi (come si evince anche dall’illustrazione di copertina e dai disegni interni ad opera di Annarita Montecroce) in cui prevalgono storielle, filastrocche e favole messe in musica con stile semplice adatto a questo target, anche se in qualche caso emergono stilemi più tipicamente cantautoriali (“Terra e mare”, “La fuga della fata”). La voce gentile di Giorgio Laneve è a volte accompagnata da un coro di bambini (non specificati nelle note di copertina).




"Viva Fantasia" ottenne anche il Premio della Critica Discografica Italiana “per la garbata vena poetica con cui l’autore ha saputo trascendere la realtà quotidiana dei più piccoli” ed il Premio Nazionale del Paroliere.
Il disco non è mai stato ristampato in CD e non è reperibile in rete, sicché ho proceduto a ripparlo dalla mia copia in vinile. Contestualmente fu pubblicato anche un 45 giri per l’Unicef che vedeva sul lato A l’inedito ”Può bastare un canzone?” (chi ce l'ha batta un colpo) e sul lato B “Viva Fantasia”.

ACCENTI (1976) + bonus track


TRACKLIST:

01 Accenti
02 La girandola
03 Amedeo Wolfango
04 Gi-o-erre-gio
05 Le formiche
06 Augurissimi
07 Bernardo l’Eremita
08 Rocky Boom
09 L’uovo
10 i venti
11 C’era una volta
12 BONUS TRACK- L'ispettore Nasy (45 giri, 1980)

Giorgio Laneve- Voce
Riccardo Zara- voce
Le Mele verdi- coro

Arrangiamenti:Gianni Bobbio, Marcello Minerbi, Reddy Bobbio, Giulio Libano e Rodolfo Grieco

“Accenti”, uscito per la Divergo di Mario De Luigi nel 1976, vede la collaborazione ai testi di Luciano Beretta (storico collaboratore di Celentano) e prolunga il disco precedente verso una fascia di età un po’ più alta, ampliando conseguentemente la tavolozza musicale con quadretti gustosi che vanno dal bandistico al cameristico, dal pop fino al country umoristico, con duetti tra lo stesso Laneve e il coro dei bambini de “Le mele verdi”, già presenti in un precedente post di questa serie di “Bimbitudine”. Si accentuano gli intenti didattici (la titletrack potrebbe ancora oggi essere adottata nella scuola primaria, e, aggiungo io, anche da molti utenti dei social…), e si aggiungono quelli civili, anche se non mancano divertissements senza troppe pretese, tra cui "Bernardo l’Eremita" e "I venti". C’è anche la curiosa "Amedeo Wolfango" che racconta l’infanzia di Mozart rielaborando proprio una musica dello stesso genio austriaco.
Degna di nota anche l’immaginifica copertina apribile dallo stile marcatamente fumettistico.


Laneve con i piccoli del coro de "Le Mele Verdi" nel retro di copertina di "Accenti"
L’album, arrangiato dagli stessi musicisti dell’album precedente con l’aggiunta di Giulio Libano e Rodolfo Grieco, nonostante la sua qualità, non ha grande successo e anche questo forse spingerà Laneve a dedicarsi esclusivamente alla sua professione di ingegnere elettronico. Il disco non è mai stato ristampato, tuttavia è disponibile in digitale sui maggiori canali. Per questo post ho però preferito utilizzare la versione in vinile (inguaribile nostalgico) tratta dal defunto storico blog “Il Golpe e l’Uva” che ringrazio ad memoriam.


Laneve con Francesco Guccini al primo Premio Tenco, 1974
Ultimo colpo di coda, dicevamo, un frizzante 45 giri in sapore dixie del 1980 “L’ispettore Nasy”, sigla dell’omonimo cartone creato da Pagot che andava in onda per la RAI all’interno dello storica trasmissione per ragazzi  “3…2…1…contatto!”. Per evidenti affinità, accludiamo come bonus track il lato A (purtroppo il B ci manca, sicché, amici, se ce l’avete, fatevi avanti!), anche se in versione "sporcata" da voce radiofonica.

Da segnalare che Laneve, oltre che con la RAI, in quegli anni collaborò anche con una trasmissione per bambini per la Televisione Svizzera (proprio come Beppe Chierici, di cui parlammo in un post precedente di “Bimbitudine”) che all'epoca era all'avanguardia in questo tipo di programmazione (qualcuno, a cavallo tra i 40 e i 50, ricorderà forse l'appuntamento irrinunciabile con "Scacciapensieri", il sabato sera).

A tutti i bambini di ieri e di oggi, buon ascolto!




Post by Andrea de "Gli Sprassolati"

Elio D'Anna production: Enzo Cervo - Musica è (1981, vinyl) & Enzo Carella - Sfinge (1981, vinyl)

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Due cantanti e compositori, due dischi pubblicati nello stesso anno (il 1981), entrambi uniti da un comune denominatore: la presenza di Elio D'Anna in veste di produttore e sassofonista. Elio D'Anna non ha certo bisogno di grandi presentazioni. A lui si ascrive una brillante carriera musicale come sassofonista e flautista ad iniziare dal 1968 con gli Showmen, al fianco di James Senese e Mario Musella, per proseguire con gli Osanna, gli Uno e i Nova. Ha vantato collaborazioni illustri con musicisti del calibro di Phil Collins, Narada Michael Walden, Percy Jones giusto per citarne alcuni. Proprio negli anno '80, conclusa la carriera di musicista, si concentra sull'attività di produttore e arrangiatore collaborando con artisti italiani quali Gino Paoli, Renato Zero, Zucchero, Enzo Carella e (il meno conosciuto) Enzo Cervo. Proprio questi ultimi due autori, con i rispettivi album, sono in protagonisti del nostro post.

Enzo Cervo - 1981 - Musica è


TRACKLIST:

01. Voglio te    4:37  
02. Solo mò    4:19  
03. Perla nera    4:08  
04. Galleggiare    4:38  
05. Musica è    3:22  
06. Sarai l'estate    3:50  
07. E non esserci più    3:54  
08. Delfina    4:08  
09. Ninna na'    2:52  
10. Zitto zitto - Bonus track, dal 12" del 1984)


Le informazioni su Enzo Cervo si perdono nelle brune. Ho già chiesto aiuto ad alcuni miei dottissimi amici ma al momento non ho avuto ancora riscontro. Ritengo sia di origine partenopea (Solo mò e Ninna na' lo confermano). Da qualche parte ho letto che deve essere già scomparso. Nell'attesa di ricevere ulteriori informazioni mi limiterò a dirvi che la sua discografia (fonte Discogs) si riduce a questo album, pubblicato dalla CGD e mai ristampato né in vinile né in CD, e ad un mini LP 12" con 4 brani dal titolo "Zitto zitto", pubblicato nel 1984. Da "Musica è" venne anche estratto un singolo contenente Voglio te/Music è. Nonostante la carenza di informazioni sui musicisti che lo accompagnano in studio si evince che Elio D'Anna non si limita alla sola produzione, ma appare anche in veste di sassofonista in alcune tracce del disco. Suo è lo splendido assolo di sax nella parte centrale di Voglio te, il brano posto in apertura, così come l'altro torrenziale assolo in chiusura di Delfina. "Musica è"è tutto sommato un buon lavoro, con forti venature funky. tipiche di una certa "scuola napoletana" anni '80 8 e non solo), Pino Daniele e Napoli Centrale in primis. Non ultimo, abbiamo dato una ulteriore sforbiciata alla wishlist del Capitano.


Enzo Carella - 1981 - Sfinge


TRACKLIST:

Lato A
a) Stai molto attenta   4:32  
b) Sì, si può    3:58  
c) Sex Show    3:04  
d) Mare sopra e sotto   3:40  

Lato B
a) Sfinge  (voce Hiliry Harvey)   3:29  
b) Che notte (qui con te)   2:46  
c) Contatto    3:52  
d) Lei no    2:55  
e) Riflessione finale    4:25  


MUSICISTI

Enzo Carella - voce, chitarra
Anthony R. Walmsley - basso
Fabrizio Milano - batteria 
Gianni Guarracino - chitarra
Fabrizio D'Angelo - tastiere
Adriano Giordanella - percussioni 
Elio D'Anna - sassofono e produzione


"Sfinge"è il terzo disco del cantautore romano pubblicato dalla RCA Italiana nel 1981, dopo l'esordio con "Vocazione" (1977) e il seguente "Barbara e altri Carella" (1979), dove Enzo si fa accompagnare in studio niente meno che dai Goblin. Da molti ritenuto il punto più alto della sua carriera musicale, "Sfinge" rappresenta il termine della trilogia anni 70-80. Carella si ritirerà dalle scene per un lungo periodo riapparendo solo nel 1992 con "Carella de Carellis". L'ultimo suo lavoro risale al 2007. Dopo qualche guaio con la giustizia Enzo Carella ci ha lasciti nel 2017 a seguito di un arresto cardiaco all'età di 65 anni. 


Ricordo che anche questo album, alla stregua di quello di Enzo Cervo, non è mai stato ristampato. Elio D'Anna è accreditato sia come produttore che come musicista. Impareggiabili, come sempre, i suoi interventi al sax. Ecco cosa scrisse Fabio Russo nel 2017 sul sito Ondarock a proposito di "Sfinge".

"La donna/leonessa egizia si staglia maestosa e sibillina su uno sfondo di immutabile tonalità chiara, azzurra, mentre una brezza leggera sale dal mare e giunge alla costa, contaminando la musica. Disco di pop sofisticato ed elegante nuovamente ispiratissimo, Sfinge è scritto e interpretato da grido, arrangiato e prodotto da Elio D'Anna, ex sax degli Osanna, musicista di spiccata sensibilità che assesta lo slancio fatale. Per molti è proprio questo l'episodio migliore della carriera di Enzo Carella, il colpo d'ala autentico. Lui è ormai scaltro araldo di un linguaggio lieve e sensuale, chiaro/scuro, limpido-torbido, sviluppato e arricchito sempre e solo su se stesso. Nessun battistrada sanremese questa volta a ornare o gravare la raccolta. Fuga ogni equivoco lo stesso insieme: Sfinge è forte in sé, una fenomenale prova di forza creativa e di collettivo: una bruciante "koinè" del pop nostrano con pochi eguali. Anzitutto il titolo, geniale, ambiguo, cruciale, simbolico, tra illusione e riflessività, e poi in questa parvenza muliebre felina, sensitiva ed enigmatica, l'ultima, risolutiva "forma" al desiderio carelliano. Essa induce e stimola un atteggiamento diverso, contemplante, passivo. Facendosi bramare, l'amante accende di desiderio l'amata.


La scaletta dei pezzi offre intriganti pastiche stilistici senza soluzione di continuità, un misto infettante di funk, jazz, creolo, sino a certa saudade tipica dei primi album di un altro incontenibile creativo, Alberto Camerini. Come su un'ondata scorrono dediche e fughe, "brucianti nostalgie", rapidi incontri, fulmini e vapori. Spasimi sentimentali che investono tutti, dal protagonista "fisico" Carella, alla "mente" Panella, ai "coreografi" strumentisti, sino all'ascoltatore. Tutto è spontaneo, speziato, allettante e intrigante sino al parossismo. Su "Si, si può", il Lungotevere romano da passeggiare trascolora, accentuando colori "west coast pop" da eterna estate californiana. I flutti di mare, pensato allo stremo sino al delirio, sino all'avaria, riaffiorano a tormento nostalgico su "Mare sopra e sotto" e "Che notte (qui con te)", in cui avviene l'abbandono, la definitiva capitolazione.
Dalla strepitosa intimità di "Stai molto attenta", con incedere acustico, sino al tripudio di tastiere a ritornello, Carella impara dai segni sulla propria pelle e reagisce. Più sfuggente, astuto, tenebroso, forse cinico, il suo verbo va ora a ribaltare il rapporto: la vittima si fa carnefice, la donna/musa/Sfinge non può più nulla, si porge. "Sex show", "Lei no", "Riflessione finale" sono flash cinematici obliqui, estasi pop per cortometraggi d'intrigo estivo con epilogo non scritto, storie animate e musicate in incessanti percussioni, volteggi di assolo elettrici à-la Larry Carlton e la somma densità di un sax indomito"


Il 22 febbraio 2017 arriva la notizia che gela tutti quelli che avevano seguito con affetto la sua singolare parabola: Enzo Carella è venuto a mancare per un arresto cardiaco: era ricoverato da mesi in terapia intensiva. Lascia il palcoscenico della musica italiana in punta di piedi, com'è stato per tutta la sua carriera, tanto brillante quanto ingiustamente sottovalutata.

Si conclude qui questo omaggio a Elio D'Anna e alle sue geniali produzioni. Elio oggi è dedito al settore imprenditoriale, con particolare attenzione a quello  educativo. È autore dell'opera letteraria "La Scuola degli Dei" nonché fondatore e presidente della "European School of Economics" e della relativa fondazione. Nel 2016 è stato pubblicato un altro suo volume, "La Tecnologia del Dreamer", dapprima in lingua turca, e successivamente sotto forma di ebook in lingua inglese. 

 

Elio D'Anna yesterday...and today

LINK  Enzo Cervo - Musica è
LINK  Enzo Carella - Sfinge

Post by George


Serie "Bootleg" n. 293 - Eugenio Finardi, Firenze, 28.08.1977 (soundboard)

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TRACKLIST:

01. Diesel
02. Scuola
03. Oggi ho imparato a volare
04. La radio
05. Saluteremo il signor padrone
06. Non è nel cuore
07. Caramba
08. Voglio
09. Scimmia
10. La C.I.A.
11. Musica ribelle
12. Tutto subito (encore)


FORMAZIONE

Eugenio Finardi -voce, chitarra, armonica
Lucio Fabbri - violino, pianoforte, chitarra
Walter Calloni - batteria
Roberto Possanzini - basso
Lucio Bardi - chitarra, mandolino, banjo


L'amico Marco Osel ci ha regalato questa volta un magnifico concerto di Eugenio Finardi registrato il 28 agosto 1977 a Firenze in un luogo rimasto sconosciuto. Il bootleg è piuttosto raro e le informazioni sul web sono pressoché inesistenti,  ad eccezione del sito Maclen's archive che lo indica sulle sue pagine (qui)
La registrazione è di ottima qualità: ci troviamo di fronte ad un soundboard.
Il tormentone dell'intero concerto risiede nella difficoltà di fare spegnere le luci al neon sopra le tribune. Altrettanto degne di interesse sono le presentazioni dei brani ad opera di Finardi. ma siamo nel pieno degli anni '70, buon dio, e certe prese di posizione (la premessa a "Scuola" ne è un esempio) erano naturali in quel periodo. 


Ma veniamo al concerto: "Diesel" era il terzo album in assoluto pubblicato da Eugenio, dopo "Non gettate alcun oggetto dal finestrino" (1975) e "Sugo" (1976). La scaletta propone alcuni brani da "Diesel" affiancati da episodi tratti soprattutto da "Sugo". Strepitosa la versione di Musica ribelle, con un gran lavoro di basso-batteria. La parte del leone la fa Lucio Fabbri, autore di due incandescenti assoli di violino in La radio e Caramba (quest'ultima riesumata dal primo LP). E che dire di Lucio Bardi? Ascoltate il suo assolo di chitarra in La CIA. Poteva forse mancare in scaletta Saluteremo il signor padrone? Non se ne parla nemmeno.
In conclusione si tratta di un buon concerto, un po' retro, con un Finardi della prima ora incazzato e ribelle, come la sua canzone-emblema. 
Osel mi ha anche inviati un altro live di Finardi intitolato "Musica Ribelle Live", che però risulta essere un disco ufficiale pubblicato nel 2013 (quindi troppo recente per la Stratosfera) e facilmente reperibile sul mercato on line.
Null'altro da aggiungere se non auguravi buon ascolto.



Post by George - Music by Osel

The magic sound of Clarion - Clarion (1993) & Bourrée (1995)

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Clarion - 1993 - Clarion


TRACKLIST:

01. Elf (3:53)
02. Reverie (4:09)
03. Chico Mendes (3:39)
04. Canzone del mare (3:23)
05. Riflessioni (8:36)
06. Viviana (2:56)
07. Oriana (3:46)
08. Endlich (4:06)
09. Orgelwaltz (3:09)


LINE UP

 Paolo Clari / organ, electric piano (2, 4, 7), synthesizers, church organ
Gianni Cristiani / flute, piccolo

with ZAUBER:
Liliana Bodini / vocals (4)
Massimo Cavagliato / drums
Mauro Cavagliato / bass, electric piano (2), glockenspiel 
Oscar Giordanino / electric piano, harpsichord

and
Claudio Bianco / electronic strings, background keyboards (2, 6, 8)


La magia del suono dei Clarion scende dolcemente sulla Stratosfera. Nascono come progetto parallelo a quello degli Zauber e hanno il tempo di registrare solo due album, l'omonimo del 1993 e "Bourrée" del 1995. Entrambi i CD sono stati pubblicato dalla Melloe Records. L'idea nasce da due componenti dell'ultima formazione degli Zauber, Paolo Clari, tastierista virtuoso e Gianni Cristiani, flautista. Al loro fianco, in sala di registrazione, tutti gli altri musicisti degli Zauber: Liliana Bodini, Massimo e Mauro Cavagliato, Oscar Giordanino.
Le ragioni per cui è sorto il progetto Clarion non sono chiare, anche perché non solo i musicisti ma anche le sonorità sono simili a quelle del gruppo madre. Il debut album propone 8 tracce strumentali e una sola cantata da Liliana Bodini, tutte di grande bellezza e delicatezza. Grande assente è la chitarra, compensata dai suoni del flauto e di una moltitudine di tastiere: organo, piano elettrico, sintetizzatore e perfino l'ecclesiastico organo a canne. Quest'ultimo è il protagonista della traccia finale, Orgenwaltz, registrata in una chiesa di Torino nel 1977. 


La maggior parte dei brani sono di ispirazione classica, romantica, con inserti ora jazzati ora barocchegginati. L'album è ispirato principalmente ai Jethro Tull più melodici (vedi "Christmas Album"), ai Genesis di "Nursery Cryme" e "Foxtrot", a Steve Hackett degli esordi e ai Caravan di "Land of Grey and Pink". Altre influenze? Non saprei, forse ve ne sono troppe. Ascoltate il finale di Chico Mendes e mi direte a chi si sono ispirati, anche in modo un po' troppo sfacciato. 
Gran disco per tutti gli amanti del prog tradizionale.

Clarion - 1995 - Bourrée


TRACKLIST:

01. House of the King (Akkerman) - FOCUS (2:24)
02. Talybont (Shulman, Shulman, Minnear) - GENTLE GIANT (1:50)
03. Impressioni di settembre (Mussida, Mogol, Pagani) - PFM (3:35)
04. Hands of the Priestess (Hackett) - STEVE HACKETT (4:48)
05. Suoni (Carletti, Contini) - I NOMADI (2:40)
06. Anthem (Gladwyn) - AMAZING BLONDEL (2:41)
07. Umanamente uomo: il sogno (Battisti, Mogol) - LUCIO BATTISTI (4:12)
08. R.I.P .(Nocenzi, Di Giacomo) - BANCO DE MUTUO SOCCORSO (5:00)
09. Caravan Song (Batt) - MIKE BATT (3:26)
10. Birdmand, the Reflection (McDonald) - MCDONALD & GILES (2:45)
11. Non so fingere (Giordanino, Cavagliato) - ZAUBER (4:10)
12. Bourrée (J.S. Bach) - JETHRO TULL (3:41)
13. For absent Friends (Poziakov, Cavagliato) - CLARION (2:10)
14. Nimbleness (Giordanino) - MYROS (3:11)


FORMAZIONE

 Gianni Cristiani / flutes, ottavino
Barbara Bonelli / oboe, English horn

With ZAUBER members
Massimo Cavagliato / drums, drums programming (2), metalophone 
Mauro Cavagliato / bass, classic guitar
Oscar Giordanino / keyboards, percussions programming

and 
Leo Fiore / vocals (3, 8)
Liliana Bodini / vocals (9, 11)
Davide Rossotto / electric guitar (11) 
Silvio Ferrero / keyboards (6), sequencer (6)
Manuela Mortara / voices (6)


Due anni dopo il disco di debutto i Clarion ritornano in sala di registrazione per regalarci un altro bellissimo album, il loro canto del cigno, composto quasi completamente da cover. Nel frattempo il duo viene rimaneggiato: Barbara Bonelli, all'oboe e al corno inglese, subentra a Paolo Clari, lasciando le tastiere nelle mani di Oscar Giordanino e dell'ospite Silvio Ferrero in un paio di brani. "Bourrée" (scritto con due "erre" come nella partitura originale di Bach) è un disco sorprendente e magnificamente suonato. Vengono proposti e ri-arrangiati grandi classici di gruppi e musicisti storici del prog internazionale, dai Focus ai Gentle Giant. dagli Amazing Blondel a Steve Hackett (splendida Hands of the Priestess) fino a McDonald & Giles. C'è anche spazio per il panorama nazionale: vengono ripescati dei "pezzoni" tratti dal repertorio di Battisti, Nomadi, PFM, Banco. Se devo dirla tutta le cover di Impressioni di settembre e di R.I.P. sono proprio quelle che mi convincono di meno. Ascoltare e giudicate. C'è anche lo spazio per due composizioni originali, una attribuita agli Zauber (presenti al gran completo anche su questo album), l'altra direttamente ai Clarion.
Altro grande disco sognante e magistralmente suonato.. 
Vi lascio augurandoci il mio consueto buon ascolto.

Zauber
LINK Clarion 1993
LINK Bourrée 1995

Post by George


Yu Kung - 1978 - Festa / Danze e balli popolari (vinyl)

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TRACKLIST:

01. Marcia a ballo (2:40)
02. Cassa battente (2:15)
03. 4 + 6 (3:48)
04. Verso la Monferrina (2:56)
05. Bagolino (2:55)
06. Aria bretone (3:00)
07. Saltarello di Salvatore (3:56)
08. Lu Zumpette (2:30)
09. Tiritera in re (3:16)
10. Quattro salti (2:00)
11. Moscufo (2:10)
12. L'acqua è bella (2:11)
13. Tarantella di Rossini (2:10)


FORMAZIONE

 Pier Paolo Perazzini - voce , chitarra classica, mandola, cassa battente
Angelo Maffezzoli - flauto, ocarina
Gigi Folino - basso
Franco Di Biase - mandolino, mandola
Roberto Del Bo - percussioni, tamburello
Mauro Bertani - voce, chitarra ritmica
Mimma Caldirola - voce, tamburello


Era da tempo che volevo procedere con il completamento della discografia degli Yu Kung iniziata nel lontano 2013 con un doppio post. Vi rimando a quella pagina cliccando qui.
Oggi abbiamo "sul piatto" il terzo album del gruppo milanese, "Festa - Danze e balli popolari", pubblicato dall'etichetta Vedette nel 1978 e mai ristampato. Noti per il loro impegno politico, nel corso degli anni '70 gli Yu Kung tennero numerosi concerti in fabbriche, cooperative e feste di piazza. Da ricordare la loro partecipazione allo storico concerto del Parco Lambro nel 1976. 
Questo disco centra in pieno il loro obiettivo, quello di diffondere la musica popolare nazionale. "Festa", nonostante i suoi 41 anni di vita, mantiene ancora una freschezza ineguagliabile, proprio perché le danze e i balli popolari sono immortali. Per ulteriori informazioni sul gruppo vi rimando al vecchio post del 2013. Per completare la discografia manca ancora "Il Pifferaio" del 1980. Qualcuno di voi lo possiede e lo vuole condividere? Fatevi vivi. 
Ultimissima annotazione che esula in parte dalla recensione del disco. La Stratosfera ha da sempre l'obiettivo di presentare e condividere dischi rari, concerti live e quant'altro, facilitando le operazioni di download grazie all'utilizzo di file hosting o file sharing di semplice e immediato utilizzo, leggasi mediafire o mega. Al contrario altri amministratori di blog, vedi il "sito amico" Centraldoprog", rendono praticamente impossibile il download dei file postati. Provate a scaricare "Festa" (da poco presente anche su questo blog) e mi direte. Percorso ad ostacoli difficilissimo da superare, rischio di scaricare file non richiesti, virus che entrano ovunque. Di cosa stiamo parlando? Vogliamo condividere la buona musica o vogliamo mettere alla prova la pazienza dei lettori? In ogni caso "Festa" degli Yu Kung ve lo regaliamo noi.
Buon ascolto



Post by George

Zauber & Dino Pelissero - 1997 - Venti (Live 1994-1996)

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TRACKLIST:

01. Est   4:39
02. Wendy   4:34
03. New Song For You   4:43
04. Ala bianca    4:03
05. Ottantuno   5:55
06. Scoop   3:47
07. Gabriel's Oboe   3:21
08. Viaggi   8:05
09. Minuetto   2:03
10. Serenade   3:20
11. Zakazan   3:59
12. L'aquila   3:52
13. La vita è altrove   3:46


FORMAZIONE

Mauro Cavagliato: basso, chitarra classica, tastiere
Massimo Cavagliato: batteria, percussioni
Marcello Capra; chitarra elettrica (track 8)
Dino Pelissero: flauto, kalimba (tracks 1, 2, 3, 4, 5, 6, 13)
Gianni Cristiani: flauto, ottavino (tracks 4, 7, 10, 11)
Liliana Bodini: voce solista (tracks 8, 10, 12)
Oscar Giordanino: voce solista, tastiere, chitarra acustica
Pino Chiarappa: percussioni (tracks 3, 7, 11)
Lisa Boccia: voce (track 4)

Dino Pelissero
Dopo il post dedicato al progetto parallelo agli Zauber, ovvero i Clarion, parliamo questa volta del "gruppo madre" e lo facciamo con questo bellissimo album live di non facile reperibilità, anche se la sua pubblicazione risale solo (si fa per dire) al 1997. "Venti (Live 1994-1997)" ,distribuito dalla Mellow Records, è il quinto disco, in ordine cronologico, realizzato dai torinesi Zauber e come si può vedere dalla copertina è condiviso con Dino Pelissero. Quest'ultimo conferisce al disco una connotazione ancora più progressive, grazie agli splendidi inserti di flauto.
I 13 brani sono stati tratti da una serie di concerti tenuti dagli Zauber nel triennio 1994-1996 e raccolgono tracce appartenenti agli album precedenti. Da segnalare la cover di Ala bianca dei Nomadi e la presenza del chitarrista Marcello Capra (già con i Procession e poi collaboratore di molti artisti italiani) quale gradito ospite nel brano Viaggi
Spero che mi perdonerete il fatto che i brani non sono suddivisi. L'album wrap consente però un ascolto più fluido senza percepire lo stacco tra le tracce.
Piccolo messaggio ai naviganti: per completare la discografia degli Zauber manca all'appello l'album "Est" del 1991. Chi ce l'ha si faccia vivo, in modo tale da postarlo  e condividerlo. 
Buon ascolto

Marcello Capra

Post by George

David Riondino- 1979- David Riondino (vynil)

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TRACKLIST

01 Ma provateci voi
02 Noi piedi
03 Re dei Punk
04 Lo Gnegno
05 Ci ho un rapporto
06 Samba 78
07 Diabolico rock
08 Perplessità

FORMAZIONE
Franz Di Cioccio- Batteria
Mario Lamberti- percussioni, aggeggi, rumori
Patrick Djivas- basso elettrico, flauto dolce
Renato Gasperini- chitarra, synt
Claudio Bazzari- chitarra
Claudio Fabi- piano, tastiere, arrangiamenti e direzione artistica

Eccoci arrivati alla terza tappa della carriera musicale di quel poliedrico, e sovente geniale, artista che è David Riondino. Nei precedenti post pubblicati qualche tempo fa sulla Stratosfera, abbiamo presentato i due album che incise con il Collettivo Victor Jara, che terminò la sua vita artistica nel '79. Ma già l'anno prima David Riondino si era lanciato verso la carriera solista seguendo gli arditi progetti musicali di quel vulcanico pioniere della canzone d'autore che fu Nanni Ricordi, il quale assieme a Ricky Gianco aveva fondato nel '74 un'etichetta indipendente, l'Ultima Spiaggia che, se è vero che dette alla musica italiana tanti bei dischi (Jannacci, Manfredi, Lolli, Gianco, Cattaneo...), altrettanti debiti lasciò ai suoi soci quando, proprio nello stesso '79, chiuse per fallimento.

Sta di fatto che Nanni Ricordi aveva convinto Riondino a passare alla sua etichetta e a pubblicare qui il primo lavoro a suo nome. Si tratta in realtà di un LP chiuso in pochi giorni, poco più che provini diventati in fretta e furia, per cause di forza maggiore, disco. Tutto ciò ha comportato un missaggio un po' approssimativo e suoni non sempre fulgidi, nonostante l'aiuto di un parterre di musicisti di tutto rispetto, a cominciare dai due PFM Di Cioccio e Djivas, probabilmente cooptati grazie a Claudio Fabi, che dirige il tutto, che della PFM è stato per anni il produttore. 


Il disco è espressione della vena sarcastica e irriverente di David Riondino che pasticcia allegramente con parecchi generi musicali, rileggendo in chiave parodica rock, funk, punk, swing, musica latina e chissà che altro con canzoni beffarde e a volte surreali, come l'iniziale "Ma provateci voi", in cui un disco si lamenta della sua straziante vita. Il pezzo più famoso è probabilmente "Ci ho un rapporto" (non a caso la riprenderà nel disco seguente) satira impietosa del mito della coppia aperta di cui all'epoca venne girato anche una sorta di videoclip (ma forse sarebbe meglio dire un cortometraggio musicale) per una trasmissione del giornalista Orio Vergani. Lo stesso pezzo verrà cantato da David Riondino in suo cameo nel film "Maledetti vi amerò" di Marco Tullio Giordana (1980)


Anche "Noi piedi", inno di rivolta delle nostre appendici inferiori, verrà molti anni dopo ripreso dal suo autore, sia in programmi televisivi (a partire dagli anni '80 il nostro sarà molto presente in certe trasmissioni cult del tubo catodico) sia su disco. "Re dei Punk" mette alla berlina la moda giovanile del momento (in Italia il punk arrivò con un certo ritardo, quando in Inghilterra era già morto e sepolto): "Strizzami le palle/ vomitami addosso/ vedrai sarò contento./ Staccami due denti e ti regalerò/ il mio sorriso sanguinolento".
Lo stesso atteggiamento perculante (consentiteci il termine) verso gli aspetti più estremi dello stile di vita punk, lo avranno in quegli stessi anni Andrea Mingardi con "Pus", Tony Santagata con"I love the punk (Ai lavate pank)" e Frizzi-Comini-Tonazzi con "Punk"(di cui parlammo QUI).
"Lo Gnegno"è un esercizio di stile che mette perfidamente in scena un Angelo Branduardi (il riferimento è palese) alle prese con il suo consueto mondo fatto di piccole cose. Da questo pezzo prenderà l'avvio un felice filone in cui Riondino di volta in volta negli anni a venire plagerà
lo stile, il canto e la poetica di diversi cantautori, da Battiato ("Franco a Catania") a De Gregori ("Giuseppina che cammini sul filo"), da Conte ("Divano Caimano") a Murolo (''Lo Sguargariello").
"Samba 78"è un ritratto impietoso di una generazione che si sta (dis)perdendo nel conformismo dell'anticonformismo (notiamo una certa vicinanza a Giorgio Gaber), o sta mettendo astutamente le pezze al mollo per occupare a breve i posti che contano. Sulle stesso tema Riondino tornerà, forse ancora più efficacemente, nel disco successivo (di cui parleremo a tempo debito).
Sorvolando sul demenziale "Diabolico rock", l'episodio più debole dell'album, il disco si chiude con "Perplessità" che si muove sardonica su una base swing passando in rassegna, con la solita amara satira, tutte le mode alternative di quegli anni.
All'epoca uscì anche un 45 giri (l'unico della discografia di Riondino) con "Lo Gnegno"e "Ci ho un rapporto", anche se probabilmente solo a scopo promozionale.
David Riondino al Tenco '79
In quello stesso '79 David Riondino avrà l'opportunità di aprire gli storici concerti di Fabrizio De Andrè e la PFM, condividendone anche i frequenti momenti di tensione che quella tournée
 dovette attraversare. Nell'autunno è invitato (la prima di innumerevoli volte) al Premio Tenco dove si fa apprezzare per la sua tenuta del palco e il rapporto che istaura con il pubblico, lascito evidente della sua esperienza con il Collettivo Victor Jara. Ciò nonostante, il fallimento dell'Ultima Spiaggia complica il lancio dell'LP che avrà diffusione limitata.


Il disco, che curiosamente sul retro di copertina riporta i testi di sole cinque canzoni sulle otto totali,  non è stato mai riedito in CD: solamente un pezzo era finora reperibile sul Tubo.

Come sempre, buon ascolto!


post by Andrea "Arrivano gli Sprassolati!"




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